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Ayas. Aspetti geologici e geomorfologici 

 

Montagne, rocce, antiche miniere: un mondo affascinante e misterioso, analizzato in questa sezione ed in innumerevoli pubblicazioni scientifiche pazientemente e fortunosamente raccolte nella sezione Glaciologia, mineralogia e geomorfologia delle Recensioni di Varasc.it.

La storia geologica della Val d'Ayas, o meglio delle sue lontane radici e delle cause che ne hanno modellato l'aspetto attuale nel corso delle ere, non può prescindere dal più ampio panorama geologico delle Alpi e, di conseguenza, mondiale. L'origine diretta della nostra storia va cercata nel remoto periodo Cretaceo, o Cretacico, un'epoca direttamente successiva al Giurassico e caratterizzata da una indiscutibile lunghezza –circa settantacinque milioni di anni. Il Cretaceo, oltre a vedere il dominio dei grandi rettili terrestri e marini, divise l'Europa in due grandi zone, una zona settentrionale coperta da mari freddi ed una meridionale, più calda, appena settentrionale rispetto all'Equatore. Questa seconda zona era più temperata grazie all'influsso della Tetide, un immenso oceano d'origine giurassica, destinato a sparire in seguito alla deriva continentale e, più precisamente, allo scontro della zolla africana con quella europea. Del resto, in epoca precedente allo stesso Giurassico, Africa ed Europa erano confinanti con l'America, dalla quale sarebbero state progressivamente allontanate a causa della potente espansione dell'oceano Atlantico. Anche la Tetide era stata caratterizzata da un movimento d'espansione, terminato però circa cento milioni di anni fa, nell'epoca Cretacea. Qui i fondali della Tetide -sui quali s'erano accumulate le argille da cui sarebbero derivati i calcescisti d'oggi- dovettero soccombere alle spinte convergenti del continente africano, destinato difatti a collidere con quello europeo nell'epoca Terziaria. L'immane scontro portò parti avanzate della zolla africana spingere verso il basso altrettante porzioni europee, con un fenomeno chiamato subduzione che ancora oggi, seppure di minore entità, continua. Il fronte meridionale europeo si trova al di sotto delle Alpi Pennine, ad una profondità di circa quindici chilometri, in direzione Sud. Nelle Alpi occidentali, a titolo di esempio, appartengono alla zolla africana la bassa Valle d'Aosta (la zona che da Verrès va fino ad Ivrea), la Valpelline, parte della valle del Lys, oltre a parti della catena che dal Cervino arriva al Dent Blanche ed al Weisshorn. E' pure africano l'intero lato sinistro di Ayas, così come parte della catena che dal Bec di Nana o Falconetta scende al Col Tantané, più specificamente nella zona del Pillonet (2698 metri).  

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L'ultima traccia dell'antico oceano che portava il nome della figlia di Nereo, o quantomeno del suo fondale, è rintracciabile nelle cosiddette "pietre verdi" oppure rocce ofiolitiche, nome che deriva dal greco "ofis", serpente: sono infatti materiali dal colore verde e chiazzato, che ricorda la pelle di questi animali. Il colore, nelle sue varie tonalità, è dovuto alla presenza di minerali contenenti grosse percentuali di ferro e magnesio: questi minerali possono essere olivina, clorite, pirosseni, orneblenda. Esposte all'aria, le ofioliti assumono un aspetto rossastro, quasi una patina di ruggine naturale. A volte questo genere di rocce affiora in superficie, localmente: in Ayas, difatti, ne sono formati i due Tournalin con i relativi valloni, il bellissimo monte Zerbion con tutta la sua cresta fino al Colle di Joux, la maestosa Testa Grigia, il vallone di Bettaforca e, più oltre, tutto il massiccio dei Breithorn. Rocce ofiolitiche, con prevalenza di basalti metamorfici, formano  l'ampio versante del Bussola e della Punta Piure, ad eccezione di un ridotto affioramento di gneiss granitoidi d'origine africana sulla cresta a sinistra di quest'ultima. Rocce d'origine oceanica costituiscono anche il basamento della zona Polluce- Gobba di Rollin, della Bettolina e della Rocca di Verra, oltre che del Monte Rosso di Verra: si tratta, per precisione, di serpentiniti originarie addirittura del mantello terrestre, oltre che composte da ferro e magnesio. Aggregazioni ofiolitiche sono alla base della conca di Pila, oltre che di celebri vette quali la Grivola, la Tersiva e la Rosa dei Banchi. Perfino il lontano Monviso ha queste origini.  La zolla europea può vantare, invece, il massiccio del Monte Rosa e quello del Gran Paradiso, il Ruitor ed il Gran San Bernardo, oltre al Monte Bianco. In particolare, le cime del Rosa –dal monte Castore alla Punta Gnifetti- sono formate da gneiss e graniti d'origine europea.  Più correttamente, i materiali che compongono il massiccio del Rosa ne costituiscono anche l'omonima falda sotterranea, d'origine paleozoica e risalente a 350 milioni di anni fa. Anche le Cime Bianche appartengono alla zolla continentale europea: si tratta di affioramenti calcarei risalenti al Triassico, il periodo più remoto dell'era mesozoica, curiosamente similari alle lontane Dolomiti. In sintesi, possiamo dunque affermare che, nella zona compresa tra la Valtournenche e la Valle di Gressoney, predominino due tipologie di rocce, quelle ofiolitiche ed i calcescisti.  Il panorama geologico non manca neppure di fenomeni vulcanici di tipo esplosivo, naturalmente remoti, i cui coni sono scomparsi da tempo immemorabile. Questi fenomeni, risalenti all'Oligocene, periodo appartenente al Cenozoico e collocabile tra 35 e 22 milioni di anni fa, hanno lasciato tuttavia la loro traccia: alcuni camini vulcanici, ovvero le rocce scure che si possono trovare ancora oggi al Colle Palasina, nel vallone di Chasten e ad Arcésaz. Queste rocce –andesiti e lamprofiri- sono relativamente più prossime alla nostra epoca, e pertanto non sono state modificate dai processi orogenetici alpini. All'imbocco dell'alta Ayas possiamo trovare anche una faglia oligocenica risalente a circa 30 milioni di anni fa, proveniente da Aosta ed estesa fino al Colle Ranzola, che ha provocato la salita in superficie, alla Testa Comagna, di elementi appartenenti alla falda del Monte Rosa: si tratta di graniti di gneiss e di quarzo aurifero. Gli immani sommovimenti provocati da questa faglia, rimasta attiva per l'intero periodo miocenico e –forse- in quello pliocenico sono stati poi livellati dall'imponente massa glaciale del Ghiacciaio dell'Evançon congiuntamente, a tratti, con la risalita dell'immenso Ghiacciaio Balteo.

     

Osservazioni geomorfologiche, tratte da varie opere divulgative tra cui la rara “Sulla geomorfologia dell’alta Valle di Ayas”, professore Umberto Monterin, ne “L’Universo”, risalente al gennaio 1924

Ayas si presenta come la tipica valle trasversale rispetto alla catena alpina, posta quindi in direzione nord- sud. Si differenzia però dalle vicine e contigue vallate del Lys, ad oriente, e del Marmore, ad occidente, per via del suo “decorso assai sinuoso” (Umberto Monterin, op.cit.) con due anse molto pronunciate. Queste curve poste lungo l’asse che dal bacino glaciale di Verra corre fino a Verrès sono opposte l’una all’altra, la prima (nella zona di Champoluc) rivolta ad ovest, la seconda (presso i 1134 metri di Arcesaz) ad est. Un’altra differenza rispetto alla valle del Lys, o di Gressoney, è l’ampiezza del fondovalle, dovuta alla considerevole distanza delle due costiere laterali: là dove il Lys ha spazzato via la maggior parte dei depositi morenici, a causa della scarsa ampiezza del solco vallivo, la Val d’Ayas ne conserva molti, sia lateralmente che nel fondovalle. Motivo principale di questa netta diversità tra vallate così prossime sarebbe –sempre secondo il professore Umberto Monterin – la prevalenza in Ayas delle cosiddette “pietre verdi” (vedi sotto), in prevalenza calcemicascisti, mentre in Val del Lys incontriamo soprattutto gneiss, ad eccezione della testata valliva, anch’essa in pietre verdi. Tornando alla conformazione attuale di Ayas, è impossibile non notare la netta curva ad occidente tra la zona del Frachey ed il monte Zerbion: quest’arco è stato causato dal poderoso massiccio del Corno Bussola, costituito da “dure rocce prasinitiche”, che agendo da solido perno arginarono e contennero l’avanzata glaciale del Wurmiano. Le immani pressioni scatenate dall’antico ghiacciaio dell’Evançon, che un tempo colmava Ayas confluendo nell’ancora maggiore Ghiacciaio Balteo, si sfogarono piuttosto sul lato occidentale della nostra valle, là dove i calcemicascisti correvano dal Colle di Nana al Col Portola. Un altro punto a sfavore della costiera occidentale di Ayas, in questa antica lotta contro i ghiacci, fu segnato dalla mancanza assoluta di ghiacciai tributari che potessero contenere la spinta proveniente dall’alto bacino di Verra: non così sul versante orientale, dove, oltre alla già citata presenza del Bussola, si trovavano ghiacciai minori nei bacini di  Cuneaz e Mascognaz, le cui spinte gemelle contribuirono a deviare parte della massa glaciale principale ad oriente. Altra caratteristica ayassina, notata dal professore Umberto Monterin e ripresa in seguito da altri studiosi, è la sensibile asimmetria dell’asse vallivo rispetto alle dorsali laterali, con un netto sbilanciamento dell’asse verso oriente: prendendo ad esempio il letto del torrente Evançon, notiamo come questo corra ad una distanza di un Km.- quattro Km. in linea d’aria dalla catena orientale, restando ben più distante da quella occidentale, fino a sette chilometri. Ne consegue la maggiore esposizione del fianco orientale, a causa della maggiore erosione parietale provocata dalla scarsa distanza tra asse vallivo e dorsale: questa pendenza accentuata nel fianco orientale della Val d’Ayas è comprovata anche dalla presenza di un unico e breve vallone laterale, quello di Nana, mentre la catena di confine con la Valle del Lys presenta innumerevoli valloni: Dondeuil, Chasten, Graines, Palasina, Mascognaz, Cuneaz, Bettaforca. 

Focalizzando la nostra attenzione sul lato occidentale dell’alta Ayas, notiamo come la zona soprastante il “gradino” del monte Crest –attorno ai monti Sarezza e Cavallo, per intenderci- dovesse essere inglobata in un vasto altipiano glaciale, che ai tempi dell’ultima glaciazione terminava ai piedi dell’attuale Testa Grigia; questa zona –in prevalenza dal monte Rothorn al Sarezza- presenta ancora degli evidenti terrazzi orografici. Il monte Cavallo, più basso delle elevazioni retrostanti ed arrotondato, ha probabilmente sopportato lunghi periodi glaciali (nell'ambito della già citata grande glaciazione di Wurm) completamente immerso, finendo plasmato dalla pressione. La zona abbonda anche di laghi d’erosione glaciale, come Ciarcerio, Saler e Contenery; il lago Forcaz, osserva sempre il Monterin, è invece di sbarramento morenico. L’antico altopiano ai piedi della Testa Grigia e del Rothorn, in prevalenza attorno ai laghi citati, è formato da rocce prasinitiche. Anche la testata superiore di Ayas presenta una certa asimmetria tra i bacini di Verra e di Ventina. Il fianco orientale del bacino di Verra è formato da serpentiniti, dalla Gobba di Rollin alla Rocca di Verra sovrastante il Lago Blu, mentre il versante occidentale è meno inclinato e presenta numerosi bacini idrografici, tra cui quello del Monte Castore e della Perazzi. Nella zona di Fiery, sopra St.Jacques, il bacino glaciale di Verra si chiude in un ampio declivio, inciso dal solco fluviale dell’Evançon; le morene orientali sono in parte erose dalle acque provenienti dal vallone di Tzére, quella occidentale è più evidente, a partire dal Pian di Verra in su. Il versante sudoccidentale del Palon di Resy è composto infine da prasiniti, così come gran parte della zona di Ventina, mentre le serpentiniti corrono dalla Rocca di Verra alla Punta di Rollin.

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Le rocce di Ayas: una classificazione

In Val d'Ayas si possono trovare, dunque, tre diverse tipologie di rocce: gneiss granitici e scisti d'origine africana, gneiss occhiadini e scisti del Monte Rosa, d'origine europea, e per finire rocce ofiolitiche d'origine oceanica.  

1. Origine africana:

Gneiss granitici a grana fine, di colore grigio o verdastro, costituiti in prevalenza da epidoto, quarzo, albite, riscontrabili ad esempio al Corno Vitello ed ai Laghi di Frudiera. Gneiss minuti sono presenti anche al Col Tantané ed al monte Pinter, mentre micascisti caratterizzati da color ruggine –derivati dalla trasformazione millenaria di rocce metamorfiche d'origine paleozoica- si possono trovare alla Punta Valfredda, alla Punta Palasina, al Monte Pinter, sotto la Becca di Nana (Falconetta) e nella zona a meridione del Colle Pillonet.  

2. Origine oceanica:

Residui mesozoici dell'antico oceano della Tetide, le rocce ofiolitiche generalmente sovrastate dalla zolla africana affiorano localmente nelle Alpi Occidentali, creando quella che viene definita "Zona delle pietre verdi". Si tratta di composti di basalti, peridotiti originari del mantello terrestre, detriti e frammenti calcarei che, anticamente, formavano il fondale oceanico. Queste rocce ofiolitiche vengono dipartite in tre principali categorie: calcescisti, prasiniti e serpentiniti. I calcescisti sono rocce metamorfiche e friabili, che contengono calcite associata a diverse quantità di albite, clorite, quarzo e miche. Sono state create a causa delle forti pressioni e temperature, di almeno 10 Kbar e circa 300- 500° C, cui vennero sottoposte precedenti rocce composte da argilla e calcare. Poco adatte alla progressione in arrampicata, compongono interamente la Testa Grigia, attribuendole difatti l'aspetto superficialmente "marcio" e ricco di fragilissimi sfasciumi stratificati, come si può constatare ad esempio nel tratto terminale sotto la vetta semplicemente osservando le rocce sulla sinistra del sentiero; formano anche la parte più elevata del monte Zerbion e parte dei versanti inferiori dell'intera Val d'Ayas. Hanno colore grigiastro o bruno, a volte dall'aspetto superficiale lucido: quest'ultimo aspetto è valso loro il nome francese di "Schistes lustrés", "Bündnerschiefer" in tedesco. Le prasiniti –alternate a calcescisti- sono invece rintracciabili nella zona superiore del Monte Roisettaz, al colle Portola, presso i laghi della Battaglia (laghi Palasina) ed al Monte Bettaforca. Esse sono caratterizzate da un colore verde chiaro e dai piccoli cristalli di albite, oltre ad essere formate anche da epidoto e clorite. Prasiniti di dimensioni maggiori si incontrano invece al Sarezza, nei due Tournalin e sul lato occidentale della Punta Piure. Le serpentiniti, terza ed ultima componente delle rocce ofiolitiche, hanno colore verde scuro, aspetto superficiale scivoloso ed intaccato da spaccature irregolari. Sono formate da lamelle di serpentino antigoritico e da neri prismi di magnetite. Spesso contengono minerali talcosi, e se questa prerogativa le rende assolutamente insidiose se bagnate, ne aumenta anche la malleabilità. Vennero infatti usate, nei secoli passati, per il lavoro al tornio: da qui nacque il termine "pietra ollare", da "olla", recipiente. Formano due massicci: il primo va dai Breithorn alla Gobba di Rollin, alla Roccia Nera, al Polluce, alla Punta Bettolina ed al Monte Rosso di Verra, mentre il secondo massiccio è quello del Mont Avic. Anche i manieri di Verrès e Graines poggiano su questo tipo di materiale. Alcune rocce di questo tipo, a causa di presenza di mica di cromo, hanno assunto invece un denso color smeraldo: si trovano a Challand- Saint- Victor nella cava di Sizan e nella zona sottostante la Rocca di Verra, più precisamente nei detriti franati sopra il Lago Blu. Nella medesima zona si possono notare profonde modificazioni morfologiche derivanti dall'azione glaciale. Altre rocce originarie dai fondali più profondi della Tetide sono i cosiddetti gabbri metamorfici, caratterizzati da cristalli neri o verdi di pirosseno su uno sfondo bianco- giallognolo di albite ed epidoto. Si possono trovare al Monte Rothorn, nella parte superiore del vallone di Cortot –quel vallone che diede il nome al celebre Ru cominciato nel maggio 1433, dopo il permesso rilasciato da Ibleto di Challant agli abitanti di Saint Vincent nel luglio 1393- attorno al lago Ciarcerio, nella chiusa di Montjovet, ai piedi della parete orientale del Monte Zerbion e sul medesimo versante del Mont Lyan. Fasce di quarziti e di rocce calcaree di tipo dolomitico, d'origine mesozoica, si trovano al colle della Bettaforca e nella zona tra Champoluc e St. Jacques, oltre che nel vallone di Cortot, ai piedi della dorsale che va dai Tournalin al Mont Roisetta e soprattutto alle Cime Bianche. Hanno colore bianco e contengono saltuariamente fossili di corallo, gli unici trovati finora in Valle d'Aosta.  

3. Origine continentale (europea):

Piuttosto scarse nella Val d'Ayas, le rocce d'origine europea si possono descrivere in un insieme cristallino formato da gneiss granitici simili a quelli del Monte Bianco ed affioranti al Pian di Verra Superiore, presso il rifugio Ottorino Mezzalama e sul fronte di entrambi i ghiacciai di Verra, il Piccolo ed il Grande, oltre che da paragneiss metamorfici, mutati in micascisti dall'aspetto superficiale scuro e brunastro a causa dei processi di orogenesi. Questi compaiono nella parete meridionale del Monte Castore, nelle miniere d'oro di Fénilliaz presso Brusson e lungo l'affascinante cresta che dal Quintino Sella al Felik porta alla Bettolina. Rocce di questo tipo ospitano soventemente filoni trasversali di colore bianco, costituiti da feldspati, quarzo, cristalli di tormalina dal colore nero. Filoni del genere sono segnalati immediatamente a monte del rifugio Mezzalama.    

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    (Per ulteriori informazioni bibliografiche, si consiglia la consultazione della sezione Recensioni di questo sito, nonché la sezione Panoramiche).

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