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Ayas. Aspetti geologici e geomorfologici
Montagne, rocce, antiche miniere: un mondo affascinante e misterioso, analizzato in questa sezione ed in innumerevoli pubblicazioni scientifiche pazientemente e fortunosamente raccolte nella sezione Glaciologia, mineralogia e geomorfologia delle Recensioni di Varasc.it. La storia geologica della Val d'Ayas, o meglio
delle sue lontane radici e delle cause che ne hanno modellato
l'aspetto attuale nel corso delle ere, non può prescindere dal più
ampio panorama geologico delle Alpi e, di conseguenza, mondiale.
L'origine diretta della nostra storia va cercata nel remoto periodo
Cretaceo, o Cretacico, un'epoca direttamente successiva al Giurassico
e caratterizzata da una indiscutibile lunghezza –circa
settantacinque milioni di anni. Il Cretaceo, oltre a vedere il dominio
dei grandi rettili terrestri e marini, divise l'Europa in due grandi
zone, una zona settentrionale coperta da mari freddi ed una
meridionale, più calda, appena settentrionale rispetto all'Equatore.
Questa seconda zona era più temperata grazie all'influsso della Tetide,
un immenso oceano d'origine giurassica, destinato a sparire in seguito
alla deriva continentale e, più precisamente, allo scontro della
zolla africana con quella europea. Del resto, in epoca precedente allo
stesso Giurassico, Africa ed Europa erano confinanti con l'America,
dalla quale sarebbero state progressivamente allontanate a causa della
potente espansione dell'oceano Atlantico. L'ultima traccia dell'antico oceano che
portava il nome della figlia di Nereo, o quantomeno del suo fondale,
è rintracciabile nelle cosiddette "pietre verdi" oppure rocce
ofiolitiche, nome che deriva dal greco "ofis",
serpente: sono infatti materiali dal colore verde e chiazzato, che
ricorda la pelle di questi animali. Il colore, nelle sue varie tonalità,
è dovuto alla presenza di minerali contenenti grosse percentuali di
ferro e magnesio: questi minerali possono essere olivina, clorite,
pirosseni, orneblenda. Esposte all'aria, le ofioliti assumono un
aspetto rossastro, quasi una patina di ruggine naturale. A volte
questo genere di rocce affiora in superficie, localmente: in Ayas,
difatti, ne sono formati i due Tournalin con i relativi valloni, il
bellissimo monte Zerbion con tutta
la sua cresta fino al Colle di Joux, la maestosa Testa
Grigia, il vallone di Bettaforca e,
più oltre, tutto il massiccio dei
Breithorn. Rocce ofiolitiche, con
prevalenza di basalti metamorfici, formano l'ampio versante del Bussola
e della Punta Piure, ad eccezione di un ridotto affioramento di gneiss
granitoidi d'origine africana sulla cresta a sinistra di quest'ultima.
Osservazioni geomorfologiche, tratte da varie opere divulgative tra cui la rara “Sulla geomorfologia dell’alta Valle di Ayas”, professore Umberto Monterin, ne “L’Universo”, risalente al gennaio 1924. Ayas si presenta come la tipica valle
trasversale rispetto alla catena alpina, posta quindi in direzione
nord- sud. Si differenzia però dalle vicine e contigue vallate del
Lys, ad oriente, e del Marmore, ad occidente, per via del suo
“decorso assai sinuoso” (Umberto
Monterin, op.cit.) con due anse molto pronunciate. Queste curve
poste lungo l’asse che dal bacino
glaciale di Verra corre fino a Verrès sono opposte l’una
all’altra, la prima (nella zona di Champoluc)
rivolta ad ovest, la seconda (presso i 1134 metri di Arcesaz) ad est.
Un’altra differenza rispetto alla valle del Lys, o di Gressoney, è
l’ampiezza del fondovalle, dovuta alla considerevole distanza delle
due costiere laterali: là dove il Lys ha spazzato via la maggior
parte dei depositi morenici, a causa della scarsa ampiezza del solco
vallivo, la Val d’Ayas ne conserva molti, sia lateralmente che nel
fondovalle. Motivo principale di questa netta diversità tra vallate
così prossime sarebbe –sempre secondo il
professore Umberto Monterin – la prevalenza
in Ayas delle cosiddette “pietre verdi” (vedi sotto), in
prevalenza calcemicascisti, mentre in Val del Lys incontriamo
soprattutto gneiss, ad eccezione della testata valliva, anch’essa in
pietre verdi. Tornando alla conformazione attuale di Ayas, è
impossibile non notare la netta curva ad occidente tra la zona del Frachey
ed il monte Zerbion: quest’arco è
stato causato dal poderoso massiccio del Corno
Bussola, costituito da “dure rocce prasinitiche”, che agendo
da solido perno arginarono e contennero l’avanzata
glaciale del Wurmiano. Le immani pressioni scatenate dall’antico
ghiacciaio dell’Evançon, che un tempo colmava Ayas confluendo
nell’ancora maggiore Ghiacciaio Balteo, si sfogarono piuttosto sul
lato occidentale della nostra valle, là dove i calcemicascisti
correvano dal Colle di Nana al Col
Portola. Un altro punto a sfavore della costiera occidentale di
Ayas, in questa antica lotta contro i ghiacci, fu segnato dalla
mancanza assoluta di ghiacciai tributari che potessero contenere la
spinta proveniente dall’alto bacino di Verra: non così sul versante
orientale, dove, oltre alla già citata presenza del Bussola, si
trovavano ghiacciai minori nei bacini di Cuneaz
e Mascognaz,
le cui spinte gemelle contribuirono a deviare parte della massa
glaciale principale ad oriente. Altra caratteristica ayassina, notata
dal professore Umberto Monterin e ripresa in seguito da altri studiosi, è la sensibile
asimmetria dell’asse vallivo rispetto alle dorsali laterali, con un
netto sbilanciamento dell’asse verso oriente: prendendo ad esempio
il letto del torrente Evançon, notiamo come questo corra ad una
distanza di un Km.- quattro Km. in linea d’aria dalla catena
orientale, restando ben più distante da quella occidentale, fino a
sette chilometri. Ne consegue la maggiore esposizione del fianco
orientale, a causa della maggiore erosione parietale provocata dalla
scarsa distanza tra asse vallivo e dorsale: questa pendenza accentuata
nel fianco orientale della Val d’Ayas è comprovata anche dalla
presenza di un unico e breve vallone laterale, quello di Nana, mentre
la catena di confine con la Valle del Lys presenta innumerevoli
valloni: Dondeuil, Chasten, Graines,
Palasina, Mascognaz, Cuneaz, Bettaforca. Focalizzando la nostra attenzione sul lato
occidentale dell’alta Ayas, notiamo come la zona soprastante il
“gradino” del monte Crest –attorno ai monti Sarezza e Cavallo,
per intenderci- dovesse essere inglobata in un vasto altipiano
glaciale, che ai tempi dell’ultima glaciazione terminava ai piedi
dell’attuale Testa
Grigia; questa zona –in prevalenza dal monte Rothorn al
Sarezza- presenta ancora degli evidenti terrazzi orografici. Il monte
Cavallo, più basso delle elevazioni retrostanti ed arrotondato, ha
probabilmente sopportato lunghi periodi glaciali (nell'ambito della
già citata grande
glaciazione di Wurm) completamente immerso, finendo plasmato dalla
pressione. La zona abbonda anche di laghi d’erosione glaciale, come Ciarcerio,
Saler
e Contenery;
il lago
Forcaz, osserva sempre il Monterin, è invece di
sbarramento morenico. L’antico altopiano ai piedi della Testa Grigia
e del Rothorn, in prevalenza attorno ai laghi citati, è formato da
rocce prasinitiche. Anche la testata superiore di Ayas presenta una
certa asimmetria tra i bacini di Verra e di Ventina. Il fianco
orientale del bacino di Verra è formato da serpentiniti, dalla Gobba
di Rollin alla Rocca di Verra sovrastante il Lago
Blu, mentre il versante occidentale è meno inclinato e
presenta numerosi bacini idrografici, tra cui quello del Monte
Castore Le rocce di Ayas: una classificazione In Val d'Ayas si possono trovare, dunque, tre
diverse tipologie di rocce: gneiss granitici e scisti d'origine
africana, gneiss occhiadini e scisti del Monte Rosa, d'origine
europea, e per finire rocce ofiolitiche d'origine oceanica. 1. Origine africana: Gneiss granitici a grana fine, di colore
grigio o verdastro, costituiti in prevalenza da epidoto, quarzo,
albite, riscontrabili ad esempio al Corno
Vitello ed ai Laghi di
Frudiera.
Gneiss minuti sono presenti anche al Col Tantané ed al monte Pinter,
mentre micascisti caratterizzati da color ruggine –derivati dalla
trasformazione millenaria di rocce metamorfiche d'origine paleozoica-
si possono trovare alla Punta Valfredda, alla
Punta Palasina, al Monte
Pinter, sotto la Becca di Nana (Falconetta)
e nella zona a meridione del Colle Pillonet. 2. Origine oceanica: Residui mesozoici dell'antico oceano della
Tetide, le rocce ofiolitiche generalmente sovrastate dalla zolla
africana affiorano localmente nelle Alpi Occidentali, creando quella
che viene definita "Zona delle pietre verdi". Si tratta di
composti di basalti, peridotiti originari del mantello terrestre,
detriti e frammenti calcarei che, anticamente, formavano il fondale
oceanico. Queste rocce ofiolitiche vengono dipartite in tre principali
categorie: calcescisti, prasiniti e serpentiniti. I calcescisti sono rocce metamorfiche e
friabili, che contengono calcite associata a diverse quantità di
albite, clorite, quarzo e miche. Sono state create a causa delle forti
pressioni e temperature, di almeno 10 Kbar e circa 300- 500° C, cui
vennero sottoposte precedenti rocce composte da argilla e calcare.
Poco adatte alla progressione in arrampicata, compongono interamente
la Testa Grigia, attribuendole difatti l'aspetto superficialmente
"marcio" e ricco di fragilissimi sfasciumi stratificati,
come si può constatare ad esempio nel tratto terminale sotto la vetta
semplicemente osservando le rocce sulla sinistra del sentiero; formano
anche la parte più elevata del monte
Zerbion e parte dei versanti inferiori dell'intera Val d'Ayas. 3. Origine continentale
(europea): Piuttosto scarse nella Val d'Ayas, le rocce
d'origine europea si possono descrivere in un insieme cristallino
formato da gneiss granitici simili a quelli del Monte Bianco ed
affioranti al Pian di Verra Superiore,
presso il rifugio Ottorino Mezzalama e sul
fronte di entrambi i ghiacciai di
Verra, il Piccolo ed il Grande, oltre che da paragneiss
metamorfici, mutati in micascisti dall'aspetto superficiale scuro e
brunastro a causa dei processi di orogenesi. Questi compaiono nella
parete meridionale del Monte Castore, nelle miniere d'oro di Fénilliaz
presso Brusson e lungo l'affascinante cresta che dal Quintino
Sella al Felik porta alla Bettolina.
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