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Ayas. Aspetti naturalistici Ayas e le sue elevazioni principali
Caratteristica
imprescindibile per una qualsiasi descrizione fisica di una valle
montana, com'è naturale, è l'elenco -quantomeno sommario- delle
sue vette, famose o meno. Ayas, da questo punto di vista, non ha
niente da invidiare rispetto a qualsiasi altra vallata. Le sue
montagne, infatti, costituiscono un insieme variegato e dai molteplici
aspetti, la cui principale costante è rappresentata dalla quota
raggiunta, in molti casi vicina o superiore ai tremila metri. Di forma
allungata, disposta sull'asse nord- sud per circa ventotto chilometri,
la Val d'Ayas possiede un andamento che è stato descritto come
"ad S" oppure "a falcetto", dovuto alla pressione
glaciale del wurmiano e ad altri
aspetti geomorfologici del suo passato. Il suo tratto iniziale
è stretto, la parte mediana presenta invece un un fondovalle
generalmente pianeggiante ed assolato, sul quale si aprono valloni
laterali in quota. A settentrione, verso la testata della valle, due
sono i valloni principali e –indicativamente- paralleli: quello
delle Cime Bianche, ad occidente, e quello caratterizzato dai Pian
di Verra (Superiore ed Inferiore), dalle massicce morene e dal
soprastante Grande
Ghiacciaio di Verra. A proposito della cresta spartiacque occidentale, il Canonico G. Carrel nel numero 12 del Bullettino del Club Alpino Italiano, 1° semestre 1868 pubblicò il pregevole articolo La Vallée de Valtornenche en 1867, descrivendone i valichi: En jetant un coup d'oeil sur la carte on voit qu'on peut se rendre dans cette vallée de tout côtes. On y entre au nord par le col de la Forca et celui de Saint-Théodule, au levant par les cols de Portula près de la cime de Gerbion, de Tantané, de Pelonet, de Nana, du Tornalin et ceux des Cimes-Blanches vers le sommet de la vallée d'Ayas. (...) Il y a plusieurs passages pour se rendre dans la vallée d'Ayas. Pour aller au chef-lieu on pourrait choisir le col de Portola (2436m), au nord de la cime de Gerbion (2744m), en passant à Mulet par Chamois et La-Magdeleine. Sans mulet on peut passer presque partout, car l'arête qui sépare la vallée de Valtornenche de celle d'Ayas n'est pas bien élevée. Il y a d'ailleurs plusieurs passages bien fréquentés, celui de Tantaré, celui de Pelonet, ceux de Nana et du Tornalin. Le meilleur sentier pour les mulets c'est celui du col des Cimes-Blanches au nord-ouest en passant par les chalets d'Euilla et les hauts pàturages de Cleva-Greusa. Il faut près de 4 heures pour aller de Paquier sur ledit col. Dans 2 heures on peut arriver à l'Hôtel de Fières entre les chalets de l'Aventina et de Saint-Jacques d'Ayas. Le col des Cimes-Blanches est situé au midi de la Grand'Cemetta. La seconda catena, sull'altro versante della valle, nasce più in basso, dai 1958 metri del Monte Corma, proseguendo con i 2710 del Monte Crabun ed i 3032 della Becca di Viou, prima di raggiungere i 3076 del Monte Nery o Becca Frudiera ed i 2647 del Monte Ciosé. Da qui continua verso il Corno Vitello (3057) che fronteggia il Monte Perrin, verso i 3313 metri della Testa Grigia, i 3152 del Monte Rothorn ed i 2971 del Monte Bettaforca. Seguono ancora la Punta Bettolina a 2996 metri e l'aspra cresta che nasce ai piedi del Rifugio Quintino Sella al Felik, la cui altitudine va da circa 3400 ai 3585 metri del rifugio stesso. Ma la catena confinaria, è bene ricordarlo, termina solamente al Colle di Felik, avanguardia del vicino monte Castore, a 4176 metri di quota. La Comunità montana
dell'Evançon ed i suoi aspetti fisici La Val d'Ayas, com'è noto, si inserisce
nell'entità territoriale della Comunità montana dell'Evançon, dal
nome del torrente che la attraversa dai ghiacciai della testata per
confluire nella Dora Baltea. Questa Comunità, la cui estensione è
pari ad un decimo dell'intera Valle d'Aosta, consta di 36.613 ettari
ed è delimitata a sud dal Mont Charvatton, presso Arnad, situato alla
latitudine 45° e 56'. A nord, invece, abbiamo il Breithorn
Occidentale, alla latitudine 45° e 56', a circa 36 chilometri di
distanza. Una particolarità di questa Comunità montana, importante
se si considera la sua limitata estensione, è l'alto dislivello
vantato. Si parte dai 340 metri di Arnad, nel fondovalle, per arrivare
ai 4221 metri del monte Castore,
ai 4090 del Polluce o ai 4165 del già citato Breithorn Occidentale.
Questi dati possono suggerire come poche zone di Ayas, a causa della
notevole asperità del territorio, siano adatte ad abitare in
permanenza: si calcola infatti che appena il 12.5% della valle possa
ospitare insediamenti stabili. Ciò è motivato anche dai 12000 ettari
occupati dalla cosiddetta "Zona delle rupi e delle nevi
perenni", che si trova al di sopra dei 2800 metri di quota,
secondo rilevamenti satellitari del 1993: qui, per ben nove mesi su
dodici!, la temperatura impedisce la vita vegetale e quindi
l'agricoltura o la pastorizia. Non così per le più moderne attività
turistiche, quali quelle estive o invernali. I laghi ayassini In Ayas, secondo il glaciologo professore Umberto Monterin, prevalgono tre tipi di laghi, di forma triangolare, ovale, allungata e stretta. L’ultima appare nei laghi di escavazione, con l’asse parallelo alla relativa catena montuosa. Tali laghi risultano perlopiù raggruppati: solo due di essi risultano isolati, il Lago Blu ed il Lac Vert. Nessun lago poi si trova sul fondovalle, nemmeno il basso Lago Blu o quello di Contenery, che hanno sede lungo il limite superiore dei larici. La maggioranza dei bacini si trova dunque in una fascia compresa tra i 2200 ed i 2900 metri, quasi tutti derivanti dal fenomeno glaciale, essendo d’erosione o di sbarramento morenico. Inoltre sono quasi tutti posti sopra la “doccia” glaciale wurmiana, e tutti posti in una fascia ci circa 500 metri di altezza, su terrazzi o pianori ai piedi delle dorsali spartiacque. Interessante è notare come i laghi si trovino principalmente sul versante sinistro della valle, dove si rilevò un maggiore sviluppo delle masse glaciali wurmiane e post wurmiane, mentre l’unico bacino sul lato destro di Ayas, il Verde, si trova in una zona che per cause orografico- altimetriche conobbe a sua volta uno sviluppo glaciale post wurmiano. L’origine dei laghi ayassini è quindi derivante dal moto e dall’erosione provocata dalle masse glaciali. I ghiacciai nella
preistoria ayassina Il passato più remoto della Valle, tuttavia,
presentava un aspetto fisico ben differente a quello appena descritto:
nell'epoca Quaternaria, immensi ghiacciai ricoprivano infatti queste
terre, come gli attuali ghiacciai dell'Artico. In quest'era, un'enorme
lingua glaciale scendeva dall'attuale Monte Rosa lungo il profondo
solco scavato in precedenza dall'Evançon, confluendo nel sottostante ghiacciaio
Balteo, un'altra immensa estensione glaciale che, dall'attuale
Monte Bianco, occupava l'intera valle della Dora Baltea. La sua morena
laterale, è la lunghissima collina della Serra, tra le città di
Ivrea e Biella, in Piemonte: uno spartiacque morenico di 25 Km, il cui
frontale era formato dai laghi di Viverone e di Candia. Questo
inimmaginabile ghiacciaio riceveva il tributo di comprensori minori,
quali quelli provenienti dalla Valgrisenche, da La Thuile, dalle valli
di Cogne e di Rhêmes, dalla valle del Buthier, dalla Valsavarenche,
dalla valle dell'Evançon, dalla Valle del Lys e dalla valle di
Champorcher, più oltre. Dal 1923 la regressione dell'estensione
glaciale diminuì la lunghezza della lingua inferiore del Grande di
Verra di circa 500 metri, in quasi cinquant'anni. Nell'anno 1957, la
superficie complessiva dei ghiacciai ayassini era di 1320 ettari,
purtroppo in ritiro. Dagli anni Settanta invece una combinazione di
fattori ambientali portò all'avanzata dei ghiacciai, che raggiunsero
nel 1975 i 1412 ettari di estensione. Nel medesimo anno i ghiacciai di
Aventina e di Tzére avevano una lunghezza di 2.50 Km ed una
superficie di 369 ettari, il Grande
Ghiacciaio di Verra
vantava una superficie di 728 ettari per una
lunghezza di 5.10 Km, il Piccolo di Verra 241 ettari d'estensione per
una lunghezza di 3.12 Km. Il Martelli, invece, aveva 12 ettari
d'estensione per 0.47 metri di lunghezza, mentre il Perazzi vantava 62
ettari e 1.55 Km. Nella sua opera "La fronte del Ghiacciaio di Verra (Valle di Ayas) nel 1923", il torinese professore Federico Sacco - collega del Monterin - espone a sua volta le annotazioni riguardanti il Grande di Verra, effettuate tra il 1913 ed il 1923. Proprio in questa opera viene delineata l'età del Lago Blu, "(...) Infatti è probabile che il Ghiacciaio di Verra, che nel periodo del 1820 doveva trovarsi imprigionato tra le sue alte morene laterali, quando ritornò ad avanzarsi nel periodo del 1850 - 60, trovando il suo alveo in parte sopraelevato dai depositi alluviomorenici del precedente periodo di ritiro (1830 - 45 circa), abbia dovuto a sua volta sopraelevarsi, diventando in parte pensile, e quindi le sue acque di fusione cominciarono a fuoriuscire in parte attraverso il materiale incoerente della morena destra, alimentando così in parte la conca del Lago Bleu". Il Grande Ghiacciaio di
Verra Il maggiore -come anticipato- tra tutti i
ghiacciai ayassini, oltre che tra
le similari estensioni valdostane, il Ghiacciaio di Verra si
presenta come un ampio e bellissimo anfiteatro circolare, delimitato
ad occidente dalla massiccia Gobba di Rollin, ad oriente dal monte
Castore, e diviso in due entità separate – Grande e Piccolo,
appunto- dalla slanciata piramide rocciosa del Lambronecca, dove dal
1989 sorge il rifugio
Guide d'Ayas. Il grande anfiteatro sorge circa a 3000- 3100 metri
di quota, sopra il rifugio Ottorino Mezzalama, ma più in basso si
spinge ancora la lingua glaciale nascente da un'ampia seraccata. La
lingua glaciale, al momento in regressione, è delimitata lateralmente
da poderose morene, su una delle quali –la sinistra per chi sale- si
svolge il sentiero numero 7 per i due rifugi soprastanti. Il clima secco di Ayas Contraddistinta da precipitazioni piuttosto
scarse che raggiungono solo i 700 - 900 mm. di media, Ayas è anche
caratterizzata da una generale esposizione territoriale a sud o a
sudovest (in gergo, "adret") che provoca un'alta radiazione
solare sui terreni, con conseguente alta evaporazione dell'acqua in
essi contenuta, rispetto alle zone in ombra, dette "envers".
Per ovviare a questo problema, da secoli gli ingegnosi abitanti della
valle hanno saputo creare una
capillare rete d'irrigazione, che vanta circa venticinque canali
in Ayas ed il doppio nella conca di Brusson. Tra i più noti,
ricordiamo naturalmente il Ru Cortot, risalente al XV secolo, che
porta l'acqua del ghiacciaio di Ventina attraverso il Col de Joux fino
a St.Vincent, oltre ai medievali Ru d'Arlaz e Ru Herbal. Grazie a
queste acque industriosamente distribuite, l'agricoltura può
raccogliere i frutti del sole e del calore sui versanti "adret",
contribuendo così ad aumentare il valore dell'intera Val d'Ayas. La vegetazione Ayas, a causa del suo aspetto fisico, presenta un clima lievemente più umido rispetto alla vicina Valtournanche, con una più marcata risalita delle piante latifoglie all'interno del territorio. Sono presenti infatti aceri montani, betulle, frassini e ciliegi selvatici, fino alla quota di Challand- Saint- Anselme. Più in alto si incontrano invece pini silvestri, abeti rossi ed abbondanti lariceti. Per ulteriori
informazioni sugli argomenti trattati, si consiglia la consultazione
della sezione Recensioni
di questo sito.
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