Monte Rosso di Verra

 

Spettacolare sommità rocciosa dal colore chiaro e dall'aspetto aspro e pianeggiante sulla cima, situata tra il più noto Palon di Resy e la Punta Bettolina, il monte Rosso è alto 3021 metri e si trova in posizione N45 52.986 E7 45.889 nella testata superiore dell'alta Val d'Ayas.

Scarsamente frequentato, esso costituisce forse il migliore e più privilegiato punto d'osservazione sull'arco dei "4000" di confine e sul sottostante Pian di Verra Superiore, permettendo inoltre magnifiche vedute sulle principali cime dell'alta Ayas, tra le quali il Monte Bettaforca. Si presenta come un massiccio e torreggiante rilievo di roccia chiara, ben visibile sin da Champoluc sulla destra del ben più verde Palon; qui ne verrà proposto l'itinerario sudoccidentale, passando dal comprensorio lacustre di Resy e (volendo) abbinando anche la salita del Rosso a quella dello stesso Palon, utile per studiare la cima appena a nordest. Questa escursione sarebbe qualificabile come EE nella sua massima parte; la presenza di brevi tratti di arrampicata, di modeste placche e di un piccolo camino roccioso obbliga doverosamente a qualificarla F, come già riportato d'altronde da Gino Buscaini ("Monte Rosa", p. 218). Il monte è descritto anche nel più recente manuale Le Vette della Val d'Ayas, edito nell'agosto 2008; già nel 1929, Virginia Gennaro descrisse la mineralogia della zona nella sua opera Thomsonite e scolecite dell'alta Valle di Ayas e delle Valli di Lanzo, Già diversi autori si occuparono frammentariamente dei giacimenti di pietre verdi dell'alta Val d'Ayas, descrivendone alcuni interessanti minerali. Per primo il Novarese diede notizie del giacimento della Bettolina Nord, valico situato appena a settentrione del Monte Rosso di Verra, che mette in comunicazione l'alta Valle di Gressoney con l'alta Valle d'Ayas: quivi nella massa prasinitico-serpentinosa che va ad appoggiarsi ai gneiss-micascisti del M. Rosa compaiono nuclei ben evidenti di granato, epidoto, diopside, clorite, anfibolo, magnetite ed altri minerali. 

Anche F. Zambonini analizzò l'area nel 1903, descrivendola ne Sull'epidoto del Passo Bettolina, Vallone di Verra, in Rendiconto della Regia Accademia dei Lincei, serie V., XII, Roma 1903. La mineralogia del Monte Rosso venne analizzata anche da T. Carpanese ne L'epidoto del Monte Rosso di Verra (Gruppo del M. Rosa), articolo pubblicato ne Rendiconto della Regia Accademia dei Lincei, serie VI, II, Roma 1903. Nel 1923, l'opera "Itinerari alpini V. Dall'Attendamento S.A.R.I. in Valle d'Ayas" descrisse a sua volta il Monte Rosso, m. 3014. Dirupato costone di roccie rossastre che si stacca dalla cresta spartiacque Lys Evançon a nord del Passo di Bettolina e che termina col Pallon de Resy. Appare salibile senza troppa difficoltà dalla cresta ovest. Nessuna importanza alpinistica.

Si tratta di una cima priva di segnaletica e sentieristica, con tratti esposti e possibili cadute di materiale roccioso. E' dunque da riservarsi a persone capaci di affrontare terreni instabili, pietraie, assenza di segnaletica e possibile scivolosità delle rocce, oltre ai citati passi di arrampicata e ad una certa esposizione. Si esclude la presenza di bambini o persone non allenate, così come la salita in caso di neve o ghiaccio. Il dislivello è di 1332 metri da St.Jacques, di 949 da Resy. Il tempo necessario è valutabile in trenta minuti per Resy, più tre ore per la vetta. L'acqua è disponibile a Resy. Un aggiornamento relativo all'agosto 2009 è disponibile in calce alla pagina. 

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Monte Rosso: avvicinamento 

La partenza, come annunciato, avviene ai 2072 metri di Resy (N45 51.959 E7 44.405) lungo la carrabile che porta alla Bettaforca (sentiero 9). A poca distanza dal paese, sulla sinistra, un modesto cumulo di sassi e solitamente un bastone del tipo usato d'inverno sulle piste segnala il bivio per il Palon di Resy (2100 metri circa, N45 52.033 E7 44.866): si oltrepassa il canale di scolo ed accediamo alle roccette ed al bosco soprastante. Ci si trova sul percorso 8C (due ore, EE) che da Resy porta al Palon, superando il bosco ed i prati soprastanti fino alla vetta ed alla croce sommitale: poco prima della vetta, su prati interrotti solo da qualche antico muretto a secco, incontriamo un secondo bivio, quello tra 8C ed 8D (vernice gialla, N45 52.433 E7 45.045). 

Si prende a destra (est) l'8D, dato per 1.30 ore da Resy e valutato in E. Il sentiero corre brevemente in piano su erba, piegando poi a sinistra (N) verso la sella che unisce il Palon al Rosso ed abbassandosi nella sassosa regione dei sette laghi, priva d'erba. Si tratta ora di raggiungere il lago superiore, per poi salire ai piedi della bastionata sommitale del Rosso: questo infatti è composto da due differenti livelli, il primo dei quali declina sui laghi, il secondo (più arretrato verso nord) costituisce il basamento della vetta, difesa da rocce scure e spioventi. Scendendo dalla traccia proveniente dal Palon, non deviamo a destra (est) nel punto indicato, vale a dire dove essa accede alle rocce piane ed ampie circostanti i laghetti: proseguiamo invece, seguendo gli ometti, verso N e verso la Roccia Nera, visibile attraverso l'ampia sella tra il Palon ed il Rosso. Ci si porta quindi a destra su erba, tra roccette e placche rosa, affioranti: davanti a noi qualche placca premette un'ampia e facile pietraia rosata con licheni gialli, interrotta solo occasionalmente da bassi rododendri e sassi minori, in modesta pendenza. La risaliamo in direzione nordest, alla volta di uno scivolo sassoso dal colore grigiastro, posto alla sinistra di una massiccia bastionata nera di roccia. Proprio su questo erto scivolo (2700 metri circa) troviamo tracce di passaggio, evitando le pietre per portarci a destra, quasi sotto la scura bastionata rocciosa: i due Tournalin (Grand e Petit) sono esattamente alle nostre spalle, saliamo su sabbia grigia e saltuari chiazze di sfasciumi. Si raggiunge quindi la soprastante sella (2736, N45 52.713 E7 45.598): uno spazio aperto ed allungato verso i Laghi di Resy, dal quale si gode di un'ottima vista sulla Punta Bettolina, ad est. A sinistra (N) vi è la parete meridionale del Rosso, difesa da un'alta e continua bastionata scura di rocce strapiombanti sulle estese pietraie che, con alcuni salti e dossi, declinano alla volta del pianoro dei laghi. Si procede direttamente a sinistra (N) su erba frammista a rocce grigie e rosate, trovando alcuni ometti e puntando lo spigolo occidentale del monte; a sinistra (W) il Monte Roisettaz (3334, N45 53.235 E7 40.860). Intorno ai 2800 metri si sale una stabile pietraia rosata, frammista a brevi svolte erbose, ed occasionali placche di roccia rosa e liscia, poco inclinate. Gli ometti continuano, visibili però solo da vicino: la loro manutenzione deve essere affidata alla disponibilità dei viandanti. Un'ultima svolta a destra porta sotto alla nera bastionata sommitale del Rosso, il punto chiave dell'intera salita. 

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Monte Rosso: tratto terminale e vetta 

Vi sono due vie d'accesso alla placca soprastante, unica via di accesso al piccolo camino che conduce al falsopiano soprastante: la prima è più diretta ma esposta, e pertanto sconsigliabile, la seconda più arzigogolata ma riparata. La bastionata davanti a noi è rappresentata, nell'immediato panorama, da una grande sporgenza grigia ed aggettante alla nostra volta, simile ad un singolo masso ma unita alla roccia retrostante; ai suoi piedi, poca erba e comode roccette dove terminano -per ora- gli ometti di sassi. A sinistra sale, in moderata pendenza, una liscia cengia, molto esposta ad occidente ed estremamente panoramica sul Lago Blu: la cengia non è infattibile, purché non sia bagnata o ghiacciata, ma richiede assoluta sicurezza di piede e totale refrattarietà a vertigini e simili. Essa si restringe moderatamente nella parte mediana, curvando a destra e salendo dietro alla grande sporgenza grigia, permettendo di superarla; volgendosi, permette anche di questa è la prima via, sconsigliata da Varasc.it. La seconda consiste nel volgersi brevemente a destra, sempre ai piedi della sporgenza grigia: la parte inferiore della roccia accanto, anch'essa grigia, declina fino a terra. Poco sopra vi è un piccolo intaglio, fornito di utili appigli in basso e sulla destra, che permette (con un semplice passo allungato, appoggiandosi con le mani e prestando attenzione) di rimontare la grande sporgenza aggettante. Troviamo una superficie liscia, scivolosa se bagnata, continuando a salire per rocce e roccette: l'impressione, qui, è di aver smarrito la traccia, tale è la dicotomia tra il percorso precedente (segnalato dagli ometti) e la zona attuale. Incontriamo invece una seconda, modesta striscia erbosa, ovviamente frammista a sfasciumi e detriti e, probabilmente, priva di prospettive a lunga scadenza: sopra di essa, ecco l'attacco di una erta placca liscia, rosata, con curiose e plastiche coperture grigiastre, quasi rapprese sulla superficie. 

La placca (2858 metri circa, N45 52.861 E7 45.627) è ampia e sensibilmente inclinata, ma non richiede di poggiare le mani, in salita: la si risale seguendone la depressione centrale, cortesemente segnalata da una crepa. Pochi passi alle sue spalle ed una svolta a destra, ed ecco il camino, ultimo ostacolo alla salita: esso è posto a quota 2875 (N45 52.869 E7 45.635), alto poco più di due metri -niente a che vedere con il similare ostacolo del Polluce (4091, N45 55.669 E7 47.119), ma ugualmente delicato. Si presenta in questo modo: una minuscola soglia erbosa e singolarmente fiorita, malgrado l'abbondanza di detriti. Alla sua destra, una pianeggiante e liscia roccetta chiara, ottima per accedere al livello soprastante, una seconda e più ampia roccia grigia, liscia ma rovinata da fratture e crepe verticali, che descrive una curva verso destra, elevandosi e creando un terrazzino, un metro e mezzo sopra la timida chiazza erbosa. La seconda parte del caminetto comincia qui: troviamo un'ampia parete rosa sulla sinistra, inclinata e priva di appigli, ad eccezione di una piatta e triplice sporgenza, troppo lontana per i nostri scopi. A destra abbiamo invece abbondanza di appigli, accedendo quindi alle roccette rosa (coperte di licheni gialli) che ne chiudono l'uscita: l'importante è ricordare come questo camino, sebbene oggettivamente semplice, resti in ombra fino alla tarda mattinata, presentandosi quindi costantemente umido o gelato. La massima cautela e l'ausilio di una corda, eventualmente, sono necessari; si sconsiglia fortemente la salita in solitaria. Una volta usciti dal caminetto si accede ai dolci pendii sommitali, coperti di pietrame e schegge, inizialmente intervallati da strisce erbose; l'attacco del camino è segnalato da più lastre rosa, erette allo scopo. Si prosegue individuando il percorso più comodo per accedere alla vetta, volgendosi a NE per poi curvare a sinistra sotto l'ultimo rialzo roccioso, a circa 2954 metri; appena prima dell'ultimo tratto si scorge, sulla destra, l'attacco del pericoloso canalino orientale del Rosso, tentato nel settembre 2006 da Varasc.it e ritenuto troppo problematico per essere consigliato al pubblico -motivo della presenza, per un anno, di un giudizio negativo riguardo a questa bella vetta. Si salgono gli ultimi metri su placchette ricoperte da sfasciumi e pietrisco, fino all'ometto sommitale (3021, N45 52.986 E7 45.889): impressionante in ogni direzione (soprattutto a nord) la visuale, impossibile da descrivere a parole. La vetta, invece, merita una breve descrizione: a picco sulle baite del Pian di Verra Superiore, essa è conformata in una cresta coperta da roccette grigiorossastre, che sale da W fino all'ometto sommitale. Qui, essa compie una sorta di semicerchio verso N, quasi un punto interrogativo stilizzato: all'interno del semicerchio un canalino di sfasciumi declina subito nel vuoto. A N, verso gli spettacolari 4000 del confine italo- elvetico, sono posti altri due ometti minori, uno dei quali conserva ai suoi piedi tracce di un vecchio riparo in pietra, simile alle abbozzate fondamenta di una tana di volpe. La discesa avviene per il medesimo percorso dell'andata, avendo cura di individuare esattamente l'accesso del canalino (non scendere assolutamente da qualsiasi altro punto!, anche se apparentemente migliore, poiché strapiombante sulla bastionata meridionale) e di evitare, possibilmente, la cengia esposta verso il Lago Blu. E' possibile, superata infine la sella 2736, scendere verso S alla volta dei laghi, compiendo poi un lungo traverso in direzione E, tornando infine a curvare a destra sopra al lago principale. 

Tempistica 

Ecco i dati raccolti da Varasc.it durante la prima salita al Rosso, venerdì 24 agosto 2007: dati ovviamente sensibili di riduzione, visto il carattere "esplorativo" della giornata. Partito da Saint Jacques alle 08.23, ho raggiunto Resy alle 08.50, ripartendone -consultata ancora una volta la cortesissima signora Fausta, al G. B. Ferraro - alle 09.14 e toccando il bivio per il Palon di Resy alle 09.20. Alle 10.00 ero al bivio 8C- 8D, otto minuti più tardi in vetta al Palon, per una ricognizione visiva del Rosso: alle 10.27 ero nuovamente al bivio, prendendo l'8D. Alle 11.13 ero alla sella 2736, alle 11.50 avevo appena risalito l'umido e scivoloso caminetto, arrivando in vetta per le 12.12. Ripartito alle 12.35, ho superato camino e placca alle 12.53, scendendo alla sella 2736 e da lì fino al maggiore dei laghi di Resy, raggiunto alle 13.50, con pausa pranzo. Ripartito alle 14.34, sono tornato a Resy alle 15.10, ripartendone alle 15.27 e tornando a Saint Jacques per le 15.50. 

Varasc.it è tornato al Monte Rosso martedì 11 agosto 2009, partendo alle 08.10 da Saint Jacques e raggiungendo Resy alle 08.40, alle 09.45 ai Laghi di Resy. Una lunga attesa si è resa necessaria nel tratto sottostante il "camino" che porta al plateau sommitale, vista la troppa acqua piovana che ne rendeva scivolosa la percorrenza. La vetta è stata raggiunta solamente alle 12.00; si è tuttavia voluta inaugurare una nuova via di discesa, con tratti esposti in costa, che da sopra la sella di connessione con il Palon di Resy ha portato nuovamente al versante meridionale del Rosso. Tale percorso non verrà illustrato in questa sede. 

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Aspetti mineralogici

Oltre alla ricca sezione dedicata agli aspetti geologici della Val d'Ayas, Varasc.it ha acquisito nel gennaio 2013 la rara opera Ricerche di minerali e cristalli in Val d'Aosta, edita nel 1971. Essa conteneva un dotto articolo di Paolo Salza relativo al Monte Rosso e provvisto perfino, a pagina 15, di una cartina schematica tracciata a mano. Fra tutte le località della Val d'Aosta conosciute per motivi mineralogici, quella di Monte Rosso, Cima e Colle della Bettolina, Palon di Resy, Becca di Verra e Lago Blu è senz'altro tra le più importanti. Sono infatti diversi i minerali che, in discreta quantità, si possono rinvenire nella zona menzionata. (...) Geologicamente però tale regione deve essere considerata suddivisa in tre parti:

1) La parte Nord, costituita da tutto il versante nord del Monte Rosso, è essenzialmente formata da gneiss, in cui si trovano facilmente conglobati micascisti, rocce pirosseniche e granatifere, oltre a giadeiti.

2) La parte centrale e di Nord-Ovest è, invece, costituita perlopiù da peridotiti, serpentine, cloritoscisti a volte attinolitici, clorinoscisti granatiferi ed epidositi.

3) La parte Sud, di interesse mineralogico alquanto ridotto rispetto alle altre, ha come elementi costitutivi principali prasiniti, rocce anfiboliche e a glaucofane, oltre che granatifere.

Come accade per moltissime località delle Alpi Occidentali, la zona di maggior interesse mineralogico ha origine magmatica e le rocce che la costituiscono appartengono al grande gruppo degli ortoscisti. 

(...) Passando alla zona sinistra della valle e ritornando a salire, come per la parte destra, conviene considerare subito il punto più interessante, che è costituito da un affioramento roccioso sulla fiancata Nord-Ovest del Monte Rosso. Da tale formazione e dalla montagna vera e propria si sono staccati numerosi massi che, rotolando a valle, hanno costituito una discarica relativamente poco consistente ma di buon interesse mineralogico. Infatti, si possono rinvenire campioni molto belli di granati nelle più varie colorazioni, dal verde-giallo al rosso-giacinto, al rosso-vino, fino al nero più lucente. Caratteristica è la rassomiglianza della matrice e delle colorazioni di certi granati con quelle della Val d'Ala. (...) Oltre ai granati, sulle medesime matrici di rocce serpentinose si possono trovare buone cristallizzazioni di diopside color bianco opaco o, se di color verde pallido, anche abbastanza limpido. E' facile notare la presenza anche di cristalli di titanite rosa. Altri minerali interessanti sono la vesuvianite bruna e la clorite che si presenta in belle cristallizzazioni unita ai granati.

L'autore concludeva citando, più in alto, la presenza di (...) esemplari interessanti di magnetite ottaedrica di notevoli dimensioni (14 mm di spigolo) immersi in massi di roccia serpentinosa. Altre specie relativamente facili da trovare sono l'actinolite bianca e grigio-verde, la titanite in cristalli di grosse dimensioni ma mal cristallizzati, l'epidoto bruno in grossi ma imperfetti individui.

 

 

 

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