Corno Vitello Interessante sommità rocciosa, caratterizzata da una sagoma distinguibile a grande distanza il Corno Vitello o Kalberhorn sorge lungo la costiera intervalliva Ayas-Valle del Lys, in una zona ricca di mete interessanti e poco frequentate quali la Gran Cima ed il Monte Perrin; più precisamente, è collocato tra il Colle di Mascognaz ed i 2807 metri del Passo di Valfredda, precisamente a N45 48.269 E7 47.312. La sua risalta offre, da entrambe le vie, una escursione panoramica ed altamente gratificante, giustamente rinomata. La quota del Corno Vitello è di 3057 metri e, per chi sale da Ayas, si presenta come un'imponente "pinna" rocciosa con un'ampia parete occidentale, subito affiancata ad un grande "dente" di roccia (2920 metri, N45 48.138 E7 47.194) che la rende inconfondibile. La salita al Vitello, sia per l'area isolata e poco frequentata, sia per le caratteristiche del percorso, è da riservarsi ad escursionisti capaci e ben allenati, in grado di affrontare percorsi su roccia e detriti anche instabili. Una più esauriente descrizione, completa di dati GPS e cartografia, si trova nel volume Le Vette della Val d'Ayas, pubblicato nell'estate 2008; nominalmente, essa richiede 2 ore dal rifugio ARP, con difficoltà EE. Un nuovo itinerario con partenza dal Colle Palasina è stato aperto nel 2013 e recensito nella stessa estate da Varasc.it.
Corno Vitello o Kalberhorn. Storia, letteratura e toponomastica Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni Varale
descrissero il Corno Vitello nell'opera Guida
illustrata della Valle di Challant o d'Ayas; tale passo
spiega anche l'ambigua ed ormai dimenticata leggenda alla base del nome,
in lingua italiana, e della sua versione in antico dialetto Walser,
Kalberhorn. (...) Secondo essa, uno sciocco
pretocolo, trovandosi agli alpi di Loage, mentre una vacca partoriva,
avrebbe impartito il battesimo al vitello. Lo scandalo sollevò rumore
ed al prete fu imposto per penitenza di alternare lo studio colla
preghiera. Ritornato egli alla montagna, un dì s'accorse che una frana
stava per piombare sull'alpe e sulla mandra e fu a tempo di porsi con
questa in salvo. Da quel dì, la figura del prete sarebbe rimasta
impressa sulla roccia e la punta avrebbe preso il nome di Corno di
Vitello. In realtà, poco sopra una gran frana che sovrasta ai pascoli
di Loage, osservasi, nel mezzo di una rupe, una estesa chiazza nerastra,
raffigurante, assai grossolanamente, un prete e prodotta evidentemente
da stillicidi d'acqua che scola lungo la parete squarciata dalla frana.
Tale macchia è designata appunto col nome locale di Pfaffe (pretaccio).
Cfr. su questa bizzarra tradizione lo scritto dell'ab. A. Carestia, in Bollettino
del C.A.I., N.15. Nel 1923, l'opera "Itinerari alpini V. Dall'Attendamento S.A.R.I. in Valle d'Ayas" descrisse il Corno Vitello. Corno Vitello-Kalberhorn, m. 3057. Dal Passo di Mascogna si sale assai facilmente per la cresta nord, ore 6 da Champoluc. Vai alla Galleria fotografica - Vai a GPS Corno Vitello. Le vie di salita Per quanto concerne la Val d'Ayas, il Corno Vitello si raggiunge mediante tre possibili itinerari: il primo rinnovato nell'estate 2006 ed in anni più recenti, vale a dire il comodo sentiero 5B che sale dall'ARP via laghi Valfredda (2533 metri) in due ore, classificato "EE". Il secondo percorso è molto meno segnalato, poco conosciuto e forse più impegnativo, non riportato dalle carte: prevede la salita dal lago Perrin. Un terzo e nuovo sentiero, marcato 3D, è stato notato nell'estate 2013: parte dal Colle Palasina salendo alla volta del Corno Vitello (1.40 ore, EE). Il primo percorso, come annunciato, parte
dal Rifugio Arp, a sua volta raggiungibile dai 1815 metri di Estoul
grazie al sentiero numero 5. Si percorre inizialmente il sentiero 5B
alla volta dei laghi e del Colle Valfredda, raggiungibile in circa
un'ora dal rifugio: la zona è stata recentemente rinnovata con
rifacimento del fondo in terra battuta, dei totem e della segnaletica,
molto curata e visibile. Si superano i due laghi nella loro valletta, salendo verso nordest
oltre il più alto fino a guadagnare l'evidente cresta che chiude la
valle sopra ai laghi. Qui, su poggi erbosi, il sentiero si biforca in
presenza di un grande totem circolare appena ricostruito, tra 5A per il Colle
Valfredda (2807 metri) e 5B per il Vitello. Quest'ultimo tracciato
risale la cresta soprastante i laghi, ampia e cosparsa d'erba e roccette,
in un'evidente curva che porta ad inserirsi nella dorsale intervalliva,
lungo la cresta sudovest del Corno. Qui il terreno diviene detritico,
caratterizzato da rocce maggiori ed abbondanza di sfasciumi: il recente
lavoro di rifacimento, tuttavia, ha fatto sì che il fondo sia spesso
ben battuto (pure sul pietrame) e generalmente stabile, ben segnalato
da frecce gialle e totem. Con qualche rialzo, il 5B sale generalmente in
linea retta offrendo quasi sempre buoni appigli ai lati, anche se
l'ambiente circostante resta detritico: scende al di sotto del
"dente" roccioso, o spalla, attaccando la parete ovest del
Vitello sugli ultimi metri dell'instabile ed abbondante fascia di
sfasciumi alla sua base. L'ultimo tratto di sentiero sale in linea
verticale, con brevi svolte spesso su fondo umido o cedevole (sabbia e
pietrisco bagnato) tra roccette rossastre. Si sbuca a poca distanza
dalla vetta vera e propria, una sommità molto panoramica ma poco
spaziosa, caratterizzata da un ampio basamento di sfasciumi rossi dal
quale s'alza una croce di legno del 1996. Il secondo percorso, come premesso, è sensibilmente più impegnativo, sia per le condizioni del terreno, sia per la mancanza di segnalazione recente come quella del 5B. Per tali motivi è da affrontarsi solo con debito allenamento e capacità, ed è sconsigliabile ai bambini. Paradossalmente, si tratta di un itinerario non segnalato né riportato sulle carte, ma intuitivo e rettilineo. Parte dai 2635 metri del lago Perrin, raggiungibile mediante il sentiero 14A da Mascognaz, il 13 da Champoluc via Crest, il 13C dai vicini laghi Pinter (2689 metri). Raggiunto il Colle Perrin, ovvero l'ampia e larga sella erbosa cui arrivano i sentieri provenienti dal Crest e dai Pinter, e guardando il lago sottostante, si sale a sinistra verso l'evidente vallone orientale cosparso di pietrame e chiuso in una sorta di gola dai contrafforti della Gran Cima (3023) e del Monte Perrin. Questo vallone, singolarmente cupo nei giorni di maltempo, è lungo circa un chilometro e mezzo e, pur non presentando grosse difficoltà, richiede doverosamente tutta l'attenzione dedicata alle pietraie parzialmente instabili: il tratto più prossimo al Perrin, dove sfocia il rivolo immissario, è ampio ed in parte erboso, ed immette al valloncello. Sfortunatamente, le frane di luglio 2006 hanno stravolto l'orografia della zona, spostando grandi masse detritiche e cancellando lunghi tratti di sentiero, rendendo instabili interi campi di sfasciumi: la gola si affronta comunque sulla sinistra, inizialmente più erbosa, addentrandosi progressivamente in un ambiente caratterizzato da sfasciumi, muschio e pietrame di medie dimensioni. Più oltre, nella parte centrale e superiore del valloncello, il pietrame lascia il posto a rocce maggiori, frequentemente instabili, in un ambiente più simile al Colle Rothorn: occorre testare con cautela la tenuta di ogni singolo appoggio, anche nel caso di rocce e lastre di dimensioni ragguardevoli. L'intero percorso è volenterosamente contrassegnato da bassi ometti di pietra, spesso effimeri, che facilitano l'ascesa, la cui direzione resta comunque intuibile. Sempre salendo sul lato sinistro, si giunge infine all'ultimo tratto, meno impervio e con un po' d'erba residua, che premette la prima conca pietrosa, caratterizzata da affioramenti ferrosi dal tipico colore rossastro. Ci si trova a circa 2850 metri, chiusi in un semicerchio di pietra e detriti dall'aspetto pressoché lunare, in realtà una vera e propria continuazione della cresta meridionale della Gran Cima, sommità che si allunga in alto, alla nostra sinistra. Si superano le basse pareti a semicerchio salendo sulla destra (con qualche attenzione, sono coperte da fasce detritiche instabili) in direzione del cosiddetto Colletto, 2900 metri, una bassa sommità di roccette rosse contraddistinta da una vecchia croce di legno con le estremità ricoperte di metallo. Si perviene, a pochi passi di distanza, all'attacco del possente sperone orientale del Monte Perrin, e continuando sulla cresta (ora ampia e perfino erbosa, con detriti grigi e piatti) si arriva al disopra della parete orientale della prima conca. Esattamente alle nostre spalle, il valloncello detritico proveniente dal Perrin; sulla sinistra, la dorsale sale verso la cresta sommitale della Gran Cima (3023). Scendendo, sempre verso est e tenendoci genericamente sulla sinistra, ci troviamo in una seconda e più ampia conca, caratterizzata dagli stessi abbondanti sfasciumi e da qualche ometto, oltre che (soprattutto) da un modesto laghetto, 2883 metri secondo rilievi GPS. Secondo i dati del Catasto Laghi pubblicati dall'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente in base al rilevamento del 3 luglio 2007, tale lago si estendeva per 1170 metri quadrati. Derivante da escavazione glaciale di circo, privo di fauna e vegetazione, è provvisto di un rivo emissario ed è alimentato dai nevai della zona ad oriente del Monte Perrin e della dorsale Gran Cima-Corno Vitello. Le acque blu e tranquille del bacino senza nome sembrano singolarmente fuori posto nell'ambiente lunare della zona, e vengono quasi dimenticate quando si supera la fascia rocciosa retrostante: una lunga e bassa dorsale, declinante verso destra, oltre la quale si apre un ampio falsopiano sempre inclinato a destra ed attraversato lateralmente in tutta la sua larghezza da similari fasce rocciose, basse, arrotondate e grigioverdi. Queste formazioni si superano senza problemi, pur imponendo un continuo saliscendi: davanti a noi, lievemente spostato sulla destra, appare ormai la sagoma del Corno Vitello con il suo "dente" laterale e l'ardita pinna del versante occidentale. Pochi ometti di sassi, volenterosi ma sfortunatamente mimetici, ci indicano il percorso più rapido per varcare gli ultimi saliscendi, senza possibilità d'errore a causa dell'imponente vetta bene in vista. La sua base, però, è difesa da un'ampia ed alta fascia di sfasciumi di medie dimensioni, altamente instabili, del tutto simile a quella ai piedi del rifugio Guide d'Ayas al Lambronecca: la parete soprastante appare quasi verticale ed estremamente rocciosa, di colore rossastro cupo. Valicata con cautela ed attenzione la prima fascia detritica, però, notiamo sopra di noi alcune lastre di pietra appositamente erette, con frecce gialle evidenti anche dal basso: viene infatti in soccorso il già citato sentiero 5B, ed è con sollievo che si constata come il tratto terminale sia comune ai due percorsi. Puntando la freccia più prossima arriviamo al sentiero, ripido e dal fondo spesso umido, ma apprezzabilmente segnalato, che in pochi minuti ci conduce in vetta. Il terzo percorso è stato invece sperimentato da Varasc.it nell'estate 2013. Si tratta del nuovo sentiero 3D che, in cresta, collega il Colle Palasina alla Punta Palasina ed al Corno Vitello, unendo in un unico e magnifico percorso il Corno Bussola ed il Vitello. Il percorso è segnalato al Colle Palasina (Corno Vitello, 1.40 ore, 3057 metri, EE) con un dislivello di 389 metri (più svariati saliscendi) dal valico alla vetta; la segnaletica è nuova e frequente, accompagnando in ambo i sensi la progressione con frecce gialle e segnavia. La lunghezza è di circa 2.7 km in linea d'aria. Parti del 3D hanno richiesto un notevole lavoro di sterro e consolidamento, presentando anche tratti attrezzati. Dal Colle Palasina (segnalato con una quota di 2661 metri, errata) si sale verso oriente, lasciando alle spalle la continuazione del 3D per la Punta del Lago ed il Corno Bussola, oltre al grande ometto segnavia; si affronta una cresta inizialmente molto ampia, con bassa erbetta e roccette chiare, mentre il sentiero punta il primo risalto roccioso seguito da altri rilievi. Piega a destra sul lato meridionale, a 2727 metri, passando sopra un ampio pendio di grandi rocce ormai parzialmente interrate; prosegue in piano ed in costa tra l'erba sul fianco meridionale della Punta Palasina, descrivendo un ampio semicerchio sotto alla vetta dopo aver superato una piccola e panoramica sella erbosa a quota 2740. Il sentiero in terra battuta curva, salendo da sud su erba fino alle spalle e ad oriente della vetta, lievemente soprastante; si può raggiungere agevolmente la cima della Punta Palasina da questo punto, segnalato da una piccola lastra con freccia gialla. Tornando alla spalla erbosa appena sottostante la
vetta, si prosegue in cresta su un tratto ampio e protetto verso sud da
rocce e rialzi erbosi; a sinistra (ovest) si scorgono la Punta
Piure ed il Monte della Nonna nel
vallone di Mascognaz, a destra (sud) la Punta
Valnera ed il Monte
Bieteron, il Lago Litteran, il
rifugio ARP. Si notano ampi gradini di pietra rossastra ai piedi di un
enorme ometto, alto circa 120 cm e dominato da una grande lastra, a quota
2747; qui termina il tratto ampio e protetto della cresta. Il 3D si
inabissa, profondamente scavato nel terreno, in costa; scende ripido con
due mancorrenti ed un gradino di ferro per svariati metri, ai piedi delle
scure rocce della Palasina, proseguendo quindi più dolcemente su roccette
rosse ed erba a mezza costa. Le frecce gialle, in questa zona spesso
avvolta nelle nubi, sono numerose; sulla destra si apre il bacino dei
Laghi di Valfredda. Si torna in cresta affrontando a quota 2705 un breve
tratto attrezzato sul lato sinistro (occidentale) della dorsale, munito di
canapone blu; si risale per qualche metro inerpicandosi sulle facili
roccette di un rialzo, fornito di due lunghi mancorrenti in ferro, salendo
a 2720 metri. La cresta torna ampia ed erbosa, panoramicissima, con
qualche roccetta e molto spazio per la progressione. Si sale verso
nordest, all'altezza del Monte Perrin che
si erge sulla sinistra; la cresta raggiunge infine l'importante bivio tra
i sentieri 5A e 5B ed il 3D, in un punto soprastante i Laghi Valfredda e
posto a quota 2769, N45 47.921 E007 46. 559. Si ignora la deviazione a
destra, che scende sul pendio erboso verso i laghi ed il rifugio ben
visibili, procedendo verso est; da qui procede il sentiero 5B che sale
come già descritto in Varasc.it verso il Corno Vitello, in una zona
solitamente frequentata da grandi branchi di stambecchi, puntando
indicativamente il Colle Valfredda e piegando verso sinistra, abbandonando
la cresta percorsa sin dal Colle Palasina,
solo nei paraggi del grande e caratteristico "dente" del Corno
Vitello. L'ultimo tratto del sentiero 5B su roccette e sfasciumi ai
piedi del Corno Vitello si è presentato in buone condizioni nell'agosto
2013, malgrado la presenza di due grandi nevai estesi sul pendio tra il
"dente" ed il Vitello stesso; tali nevai, vista la pendenza e la
presenza di buche nella neve, richiedono una certa cautela durante la
progressione. Vai alla Galleria fotografica - Vai a GPS Corno Vitello. La tempistica Per quanto concerne infine la tempistica relativa al secondo itinerario, riportiamo i dati registrati nel corso dell'escursione di Varasc.it di sabato 5 agosto 2006 al Corno Vitello, esperienza che ha coniugato entrambi gli itinerari proposti in questa sezione esponendone pregi, difetti, rischi e potenzialità. Partiti dai 1553 metri Champoluc alle 08.22 con
tempo nuvoloso, abbiamo raggiunto Cuneaz alle 09.20, salendo lungo il
sentiero 13 ed intersecando il 13C alle ore 10.40. Per le 11.02 eravamo
al Colle Perrin, trovando il lago ancora colmo di fanghiglia
superficiale dopo le precipitazioni di luglio. Ripartiti alle 11.25,
abbiamo pazientemente risalito il vallone orientale tra i detriti,
superando la prima conca e giungendo al lago senza nome alle 12.20; per
le 13.10 eravamo in vetta al Vitello, ormai avvolti dalle nuvole e
sferzati dal nevischio gelato. Abbiamo prudentemente optato per il 5B,
non fidandoci delle rocce bagnate del valloncello per il lago Perrin!,
lasciando la vetta alle 13.26 sotto la nevicata. A metà della grande
parete ovest, il sentiero si stabilizza quasi in piano, correndo ben
battuto alla volta del "dente" tra i detriti, con frecce
gialle e frequenti totem. Per le 13.54 eravamo sulla dorsale
intervalliva proveniente dai 2805 metri del Passo di Valfredda, sotto
una forte pioggia a tratti gelata: la dorsale piega gradualmente sulla
cresta interna proveniente dalla Punta Palasina (2782), tra la zona
di Palasina e l'alto vallone di Mascognaz. Da qui siamo scesi
agevolmente ai laghi Valfredda, su tracciato ben segnalato (sentieri 5A-
5B), arrivando al lago superiore per le ore 14.25 e ripartendo alle
15.00, dopo aver pranzato. Per le 15.17 eravamo sulla strada dell'alpe
Palasina (2406 metri), recentemente rifatta grazie ad inserti di
cemento, mentre alle 15.32 il lago della Battaglia si apriva davanti a
noi, vantando il suo nuovo ponticello in stile vagamente gressoniardo.
Percorsa la sua riva destra e preso il sentiero numero 4 per il Colle
Palasina (2668 metri, N45 47.604 E7 45.501), salivamo alle 15.56 al Lac du Couloir, accolti
dallo stesso fronte temporalesco incontrato prima e dopo il Vitello;
nove minuti più tardi eravamo al colle, alle 16.55 sulla carrabile per
gli alpeggi di Mascognaz, sotto il diluvio. Alle 17.55, ormai fradici e
ricoperti di grandine, abbiamo trovato riparo nel paesino. Per quanto riguarda invece l'itinerario più "classico" di salita al Vitello, quello via sentiero 5B ( via Laghi Valfredda e Rifugio Arp), ecco i dati registrati domenica 23 settembre 2007. Partiti da Estoul alle 08.06 abbiamo raggiunto il rifugio alle ore 09.13, i laghi alle 09.57 (il superiore), la vetta del Vitello alle 11.15, proseguendo poi alla volta della Gran Cima e del Monte Perrin. Non si riscontrano modifiche inerenti al Corno Vitello, tranne un breve tratto di sentiero parzialmente franato (2946), immediatamente dopo la cresta orientale cui si accede dai laghi, su pietraia, nei pressi del grande "dente" meridionale del Corno. La progressione è comunque agevole, le frecce gialle della segnaletica e gli ometti restano ben visibili. In vetta è stata posta una croce, un bussolotto ligneo ed un secondo libretto, identici a quelli posizionati sulla Becca Mortens da parte di un membro del CAI Savona. Nota del settembre 2007: Il "Dente" del Vitello Poche parole per illustrare la salita anche a questa vetta a sé stante e tuttavia "satellite" del Vitello. La si può raggiungere comodamente dal sentiero 5B nel punto in cui esso piega a sinistra (N) per inserirsi sotto il versante occidentale del Corno, su sfasciumi; in vetta - N45 48.138 E7 47.194, circa 2985 metri - è posto un basso ometto. Il panorama sulla vetta maggiore è singolare, almeno quanto l'esposizione sui tre lati del "Dente", apprezzabile anche dalla sella ombrosa tra le due elevazioni. Aggiornamento del primo agosto 2009. Nubi e grandi nevai Varasc.it è tornato al Corno Vitello sabato
primo agosto 2009, verificando la correttezza e l'aggiornamento delle
informazioni contenute inizialmente nel sito e, dall'agosto 2008, nel
manuale Le Vette
della Val d'Ayas. Partito da Champoluc
ho raggiunto l'arrivo delle funivie del
Crest alle
ore 8.15, riscontrando una forte umidità che ha reso
"pesante" la salita, raggiungendo Cuneaz
alle 08.25 e, alle 8.40, il bivio del sentiero 13 per l'alpe Pian Long.
Alle ore 09.35 ero al Lago
Perrin, alle 11.20 in vetta al Corno Vitello, ai cui piedi -
fino al Lago Perrin - permangono grandi nevai. Sono salito per lo
spigolo settentrionale del monte, intercettando il sentiero 5B solo
negli ultimi metri. Per via delle nubi che preannunciavano temporali a
sudest, previsti dai servizi meteo, ho giudicato prudente rinunciare
alle pur vicine Gran Cima e Monte
Perrin, scendendo alle 11.40 e rientrando alle 12.24 al Lago Perrin,
grazie ai continui nevai. Ripartito alle 12.55 per il Crest, ho
raggiunto Cuneaz alle 13.40 ed il Crest dodici
minuti più tardi. Una salita dal Rifugio Arp è avvenuta domenica 19 settembre 2010, raggiungendo il "Dente" e la vetta del Vitello in due ore esatte. Varasc.it è tornato al Corno Vitello mercoledì 08 agosto 2012, partendo alle ore 08.30 dal Crest e raggiungendo dapprima il Lago Perrin alle ore 10.10, il Vitello alle 12.20. La salita ha evidenziato la presenza di numerosi ometti nel canalino orientale che dal lago sale tra la Gran Cima ed il Monte Perrin; molti altri ometti sono stati eretti in giornata.
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