Brusson
Importante
centro turistico posto a 1338 metri (N45 45.466 E7 44.484) nella bassa Val d'Ayas, Brusson è una
località di media montagna caratterizzata da un microclima
particolarmente secco tutto l'anno, oltre ad un Comune formato da svariati
paesi minori, quali Arcesaz, Curien, Bringuez, Estoul,
Extrapieraz, Fenilliaz,
Fontaine, La Croix, Graines, La Pila, La Serva, Vollon, Pasquier. Attualmente Brusson è rinomata per lo sci nordico,
sport che viene praticato in zona su più tracciati, tra i quali quello
lungo le rive del torrente Evançon - sede dell'annuale Coppa Consiglio
Valle e di altre gare di Coppa del Mondo. Numerosi
sentieri partono da Brusson: il turistico 1 per il Colle
di Joux , il turistico 1A che in quarantacinque minuti conduce alla
Cappella di San Valentino, il 2 (E) che in due ore conduce a Extrapieraz
ed a Salomon, il 2A per Thoule (1.30, E), il 3 per il Lago
di Bringuez (3.30, E), il 4 per il Colle
Palasina (3.30, E), il 10 per le miniere d'oro e La Croix (2.00, T),
il 10A per Goille (1.30, T). Infine, notevole è anche il semplice e
panoramicissimo itinerario per il villaggio di Salomon.
Brusson.
Attività, eventi e manifestazioni contemporanee
L'articolo Dipendenza
dal PC. La terapia del bosco di
Francesco Cervasco, pubblicato su Il Corriere della Sera di sabato
27 marzo 2010, annuncia l'inaugurazione della Casa
per la Salute della mente di Brusson,
presso l'ex Colonia montana Olivetti. Al centro di un parco di quasi sei
ettari, il nuovo centro potrà ospitare circa ottanta pazienti, quali
adolescenti con disturbi di personalità o comportamentali ed adulti
dipendenti dal gioco d'azzardo, dagli stupefacenti e così via.
L'iniziativa deriva dall'impegno dell'imprenditore Gianni Caprara (Aosta
Servizi Scarl.) e dal noto psichiatra Vittorino Andreoli, per un costo di
6.5 milioni di Euro; saranno presenti psicanalisti junghiani e freudiani,
esperti relazionali e comportamentisti.
Si
segnala la pubblicazione del Reportage L'Oro
della Speranza, la Val d'Ayas a Milano, in seguito alle visite de
Varasc.it al Museo di Storia Naturale di Milano. Da
febbraio 2010, la chiesa è oggetto di restauro; la seconda fase dei
lavori partirà nella primavera 2011. Il rifacimento del pavimento di
legno ha portato alla luce le
mura perimetrali della chiesa gotica, evidenziandone l'antica
disposizione verso oriente. L'opera è diretta dall'architetto Monique Lévêque. Da
giugno 2010, ulteriori spunti di analisi sono offerti dalle
fonti testamentarie medievali recensite da
Varasc.it.
Sempre
a Brusson, presso il Salone Manifestazioni, è stato presentato il volume Operation
Pointblank. Bombardamenti alleati nel Nord-Ovest,
domenica 26 dicembre 2010. Ulteriori
spunti inerenti a questo villaggio, relativi all'epoca contemporanea, sono
disponibili da fine novembre 2011 nella sezione Il
primo turismo. Gli albori della tradizione alberghiera della Val d'Ayas
attraverso le veline editoriali.
Brusson nella
letteratura
Nel 1860, Edouard Aubert dipinse
Brusson nella sua opera La Vallée d'Aoste,
descrivendo la salita da Saint-Vincent al Colle
di Joux. Arrivé au sommet de
la montagne de Joux, je m'arrêtai pour bien graver dans ma mémoire la
vue de la vallée d'Aoste. (...) Absorbé quelque temps par la
contemplation de ce spectacle, je franchis enfin le plateau qui forme la
crête de la montagne, et commençai à descendre dans la vallée de
Challand. (...) Peu d'instants après j'entrai dans le village de Brusson,
bâti à mi-côte d'une colline qui tient à la montagne située en face
du bois de Joux. Brusson est le chef-lieu d'une commune assez importante,
puisqu'elle compte sur son territoire treize villages ou hameaux. Ses
maisons, construites en forme de chalets, ont une tournure assez
pittoresque; l'église, dédiée à saint Maurice, ne remonte pas à une
bien haute antiquité; cependant le clocher présente de belles
proportions: pour peu qu'on l'examine avec attention, il devient évident
que l'architecte a cherché à imiter les nombreux modèles qu'il avait
autour de lui dans la contrée.
Pubblicato ad Aosta nel 1888 dal Chan.
Séraphin Vuillermin, il volume Le Mandement de
Graines et ses franchises si pose la domanda: Brusson
ne serait-il pas la localité que Simler appelle la vallée des
marchands? Il est permis de le
croire si l'on tient compte du caractére général de cette population.
L'habitant de Brusson est commerçant par tradition; ce commerce s'exerce
avant tout sur le bétail. Aussi loin que l'on peut aller dans l'étude
des moeurs de ce pays, le brussonnet nous apparaît marchand.
Nel 1896, Giovanni
Bobba e Luigi Vaccarone descrissero il paese di Brusson - ab. 1850 - m.
1332 - Hotel du Lion d'Or; Albergo dell'Aquila - Ufficio postale - Guardie
di Finanza - Villaggio in magnifica posizione, composto delle due grosse
borgate Pila e Pasquier. Dal piazzale della chiesa, di recente
costruzione, meno il campanile ch'è ancora l'antico, si gode una bella
veduta del grazioso bacino sul quale si innalzano il M. Zerbion e la
bifida Becca Torché, listata di ghiaccio e neve.
Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni Varale
descrissero Brusson nell'opera Guida
illustrata della Valle di Challant o d'Ayas. Brusson,
comune di circa 1900 ab., a m. 1332, occupa il centro della valle. Ivi
cessa la parte propriamente chiamata valle di Challant e comincia quella
di Ayas, più fertile e pittoresca. Il capoluogo di Brusson è situato in
magnifica posizione a solatìo, sulla riva sinistra dell'Evançon, sul
dolce pendio di una scarpa montuosa, che succede ad una ridente pianura
ricca di ubertose praterie ombreggiate dai frassini. (...) A nord, è
dominato dalla punta Palon, a ponente, dalla catena del Zerbion sino alla
testa di Comagna, colla depressione del colle di Joux, dai fianchi coperti
da fitte foreste, a mezzodì, dal gruppo della Becca Torché, che sbarra
la valle. (...)
Tre villaggi, o meglio, frazioni formano il capoluogo di Brusson: la Pila,
ove sorge la chiesa e in cui trovansi la casa comunale e l'ufficio
postale; Pasquier, più a levante, ed a ponente, a partire dall'albergo
dell'Aquila, l'ultima frazione di Fontaine.
Si ricorda che l'Abbé Gorret dedicò al paese, nel 1886, il
rarissimo volumetto Brusson station d'étè.
Notices et excursions, Torino.
Secondo l'Abbé
Joseph-Marie Henry (1929-VII), L'église
de Brusson possédait un missel-martyrologe, de l'époque qui nous occupe
(800-900 d.C.), extrêmement intéressant. Ce missel fut découvert à l'Hôpital
Mauricien par M. le Prieur Gal. Il comptait d'abord 280 feuillets, mais
les 87 premiers y manquaient déjà lorsque le chan. Gal le vit. (...) Ce
seul exemplaire qui est parvenu jusqu'à nous indique quelle était la
liturgie qui dominait dans la Vallée d'Aoste aux 9e et 10e
siècles.
Originariamente, al posto dell'odierno abitato vi erano
tre frazioni distinte, La Pila, Pasquier e Fontaine, la cui unione creò
Brusson. Secondo
Mario Aldrovandi, il toponimo
deriverebbe dal latino bruxeum. Renato
Willien, nell'ottima Nouveau
Guide de la Vallée d'Aoste (1968), ricorda invece: (...)
"Brusson est le pays des sabots et des chapeaux a grand rebords. Le
siècle dernier, ses habitants portaient encore le costume, qui l'Abbé
Gorret nous décrit ainsi: habit à basques, béret de laine, grand
gilet de drap, culottes courtes et chaussures en bois ou sabots".
Nel 1951, infine, l'opera "Le
Val d'Aoste"
di
Jules o Giulio Brocherel definì Brusson
(...)
"une étendue de verdoyantes prairies, encadrées de bosquets, qui
descendent se désaltérer aux eaux laiteuses du torrent, et poussent
leurs avant-gardes à prohimité des habitations". Da
un punto di vista più scientifico, nel 1970 Uberto
Tosco ed Ada Luzzati scoprirono che i terreni circostanti Brusson
erano ricchi di manganese: nel
1970 pubblicarono un saggio di floristica inerente a Brusson,
specificando, zona per zona, la quantità e presenza di singoli alberi e
piante. Tra questi, Castanea sativa, Fraxinus excelsior, Acer
pseudo-platanus, Populus tremula, Pinus silvestris, Aesculus hippocastanum.
Più in alto, Pinus silvestris e larix decidua.
Il paese venne anche descritto da Eugenio
Fasana, nel 1931, nelle pagine de "Il
Monte Rosa. Vicende uomini e imprese".
Nel saggio "La
Chiesa di Brusson",
Giuseppe Bréan stabilì la
fondazione della prima chiesa di Brusson nel remoto 515 d.C., precisando: (...)
Sembra però che sorgesse non già sull'area, che occupa la chiesa
attuale, bensì là dove, oggi ancora, sorge la cappella di Saint
Valentin, distante poche centinaia di metri dell'odierno capoluogo. Tale
affascinante opera, risalente al 1938, si propone - unitamente con la
precedente "Vallée
de Challand. Brusson - Guide et Folk- Lore"
dell'Abbé Louis Bonin - come
valida bibliografia d'epoca dedicata a Brusson. I due testi intercettano,
riprendono e preservano infatti memorie sei, sette ed ottocentesche
attualmente non più reperibili.
In
anni più recenti, la Parrocchia di Brusson ha iniziato l'edizione del
bollettino "Em@il",
disponibile anche online e
recensito da Varasc.it.
Brusson nella
storia
Come illustrato nel sunto
archeologico della Val d'Ayas e dalle fonti
testamentarie recensite da Varasc.it nel maggio 2010,
Brusson cela una storia molto antica. Sovrastata a sud dalla boscosa Testa
Comagna, antico punto di segnalazione e vedetta, la zona ha oggi una vocazione
prettamente turistica e pertanto accoglie numerosissimi alberghi e locali,
anche se il suo passato è radicalmente differente: si pensa infatti che
il nome stesso del Comune derivi dal latino Bruxeum, miniera d'oro,
con riferimento alle miniere circostanti i Laghi
di Frudiera, sfruttate prima
dai Salassi e, dopo il loro sterminio, dai Romani. Lo stesso nome
venne trascritto nei secoli con le più svariate forme: Bruzon,
Bruxonia, Bruçunum. Questo antichissimo passato venne testimoniato da
alcuni ritrovamenti, tra i quali, nel 1911, un'urna funeraria romana ed
un'armilla bronzea creata dal popolo dei Salassi. La Val d'Ayas divenne
successivamente parte del vasto Mandement de Graines, un
territorio che comprendeva i villaggi presso Challand-
Saint- Anselme,
Brusson, Ayas e buona parte di Gressoney La Trinité.
Come ricordato da Giuseppe
Bréan, nel 515 d.C. il re
borgognone Sigismondo il Santo ricostruì l'abbazia di San Maurizio d'Agauno
nel Vallese, risalente addirittura al 350 e fondata da San Teodoro
vescovo: la dotò di terre e beni immobili, tra cui il maniero di Graines
in Ayas. Il castello risale all'XI secolo, ricordando l'antica tradizione
di un monastero fortificato in luogo del successivo castello: questa
ipotesi si inserisce nel solco della più vasta leggenda che vorrebbe i
monaci di San Maurizio responsabili della diffusione del cristianesimo in
Ayas, e fondatori della chiesa di Brusson, votata appunto a San Maurizio.
Dal 1200 ebbe inizio il dominio dei signori di Challant sulla valle, contribuendo a rendere Brusson uno
dei centri più importanti della loro signoria; il 30 agosto 1270 nella
chiesa parrocchiale fu siglata la pace tra Ibleto di Challant, successo ad
Ebalo Magno nell'ottobre 1323, e le curie valsesiane allo scopo di
consentire il libero valico dei mercanti nei rispettivi territori. A
Brusson troviamo la chiesa parrocchiale di San Martino, ancora sul luogo
di un precedente edificio, molto più antico, nominato
dalla Bolla pontificia di Alessandro III del 20 aprile 1176. Giuseppe
Bréan, nel 1938, descrisse una chiesa costruita nel XV secolo al
tempo del parroco Lancellot d'Ussel, un edificio che (...)
Misurava circa 25 metri di lunghezza su 8 di larghezza e 9 di altezza. Si
componeva di una sola navata. La pianta era perfettamente rettangolare
sino alla balaustra, ove, con due angoli retti, simmetricamente uguali, si
restringeva alquanto, per poi prolungarsi di nuovo nel breve rettangolo
del coro. La
chiesa fu consacrata il 21 agosto 1470 da monsignor
De Prez, rimaneggiata ancora nel 1717 con demolizione della volta del
coro, allo scopo di costruire una cupola soprastante l'Altar
Maggiore.
La chiesa attuale è
infine opera del valsesiano Giuseppe Lancia di Bossoleto, risale al
periodo 1869- 1873 e venne consacrata dal vescovo di Aosta, Monsignor Duc. Si tratta di una struttura a tre navate ed è
caratterizzata da colonne realizzate in un unico blocco di pietra, oltre
che da altari settecenteschi valsesiani e da un pulpito scolpito. Essa,
secondo Giuseppe Bréan, misura 35 metri
di lunghezza, 13.50 di altezza e 18 di larghezza: Orientata
da mezzogiorno a settentrione, dall'alto del poggio, su cui si eleva
maestosa, domina vigile sull'intero paese. L'edificio fu
danneggiato da un incendio probabilmente dovuto ad incuria, scoppiato il 18 marzo
1927; il parroco Barmaverain organizzò tuttavia collette ed iniziative
pubbliche che portarono all'immediato restauro, realizzato da parte degli
artisti Ponchia di Montanaro. Il grande quadro di San Maurizio, distrutto
dall'incendio, venne rimpiazzato da una similare opera di Carlo Morgari,
inaugurata il 22 marzo del 1931 durante la Messa. Il
campanile è alto trentatré metri (di cui due interrati, come precisa Giuseppe
Bréan) e risale al XV secolo, realizzato dal
gressoniardo Yolli de Wuetto o Julii, Jolli de Wuetto, come riportato da Mario
Aldrovandi. La leggenda vuole che l'antica campana della
chiesetta del maniero di Graines sia stata
portata nel campanile della chiesa di Brusson, effettivamente rovinata da un fulmine e
rifusa nel 1882; una delle quattro campane risale al 1540. Il precedente
orologio, regalato al paese da emigrati nei paesi germanofoni, venne
sostituito da un modello della ditta Granaglia nel 1926, al costo di
12.000 Lire.
La
prima scuola del paese nacque nel 1726, grazie al curato Gerbollier. Brusson,
come ci informa l'interessante mostra permanente presso la Biblioteca
Comunale (Rue La Pila 36), ebbe il suo corpo dei Vigili del Fuoco nel
1881. Da sempre i suoi membri sono volontari, mentre dal 1948 ai Vigili
comunali si integrarono quelli ministeriali. Solo la Seconda Guerra
Mondiale interruppe l'attività della sezione di Brusson.
Cenni storici di Brusson. I
pannelli all'esterno della chiesa parrocchiale (anno 2010)
Le vicende dell'antica Brusson e della sua chiesa
sono ripercorse da alcuni pannelli dell'Assessorato Istruzione e Cultura
della Regione Autonoma, collocati all'esterno del campanile attuale ed
intitolati L'histoire de l'Eglise. Si
tratta di un progetto volto a restituire l'antico patrimonio storico e
culturale alla comunità locale. Con alcune pregevoli immagini d'epoca,
essi raccontano come la tradizione popolare voglia collocare la chiesa
primigena al posto della cappella di Saint-Valentin, mentre è risaputo
che essa sia stata menzionata per la prima volta da una Bolla pontificia
del 1176, come ricordato nel dettaglio da Varasc.it. Esistono
invece alcune immagini della chiesa gotica, orientata su un asse est-ovest
e demolita nel XIX secolo; ne restano solo il campanile e le piccole
strutture che vi sono tuttora appoggiate, la cosiddetta Chapelle
des blancs, sulla sinistra della chiesa (e dietro al clocher)
per chi la guarda dal sagrato. Nel 1865 si decise pertanto di
costruire una nuova struttura sacra, il cui progetto venne proposto dal
geometra Innocenzo Manzetti (1826-1877) e realizzato dall'architetto
Giuseppe Lancia. Ultimata dopo otto anni, la chiesa di Brusson venne
consacrata nel 1873; l'interno venne decorato dal pittore Alessandro
Altari (1832-1920), ad eccezione del grande quadro di San Maurizio, creato
nel 1884 da Giuseppe Stornone e successivamente ricostruito da Carlo
Morgari dopo il devastante incendio del 17-18 marzo 1927. I decori interni
vennero ripristinati da Andrea e Giovanni Ponchia.
I recenti restauri hanno permesso di identificare,
sepolti nel livello inferiore dell'attuale chiesa ottocentesca, alcuni
elementi della chiesa quattrocentesca: il muro perimetrale nord, le lesene
(oggi sepolte sotto la navata sinistra e la navata centrale), gli altari
(sottostanti la navata centrale e la navata laterale destra), nonché
alcune basi per arredi liturgici, celate sotto la navata sinistra.
Brusson.
La "Maison du Comte"
La presenza comitale a Brusson
è tuttora testimoniata, oltre al vicino maniero di Graines, anche
dall'antica e dimessa "Maison du Comte" o "Maison
Challant", situata in quello che un tempo era il villaggio di
Fontaine, oggi Rue omonima. L'abitazione, bassa e grigia, è attualmente
segnalata da due cartelli bianchi della Comunità Montana dell'Evançon e
si trova lungo la vecchia strada che saliva al Colle di Joux. Il curioso
nome dell'antica abitazione deriva da un importante evento storico che
ebbe luogo proprio al suo interno: nel 1393, il conte Francesco di
Challant vi autorizzò la creazione del Ru Cortot, il canale destinato a
portare l'acqua dell'alta Val d'Ayas fin sui pendii di Saint Vincent ed
Emarèse. Nell'agosto 1433 vi venne redatta un'altra importante
franchigia, che reca tuttora il ricordo dell'abitazione: (...)
in villa Bruczoni diocesis augusten ubi dicitur in Fontana in domo
infrascriti domini comitis appellata domus de lafontana... Secondo
lo storico Vuillermin, nel 1451 vi venne infine promossa l'inchiesta
successiva alla sconfitta dei nobili ribelli, Caterina di Challant e
Pietro Sarriod de la Tour d'Introd, quest'ultimo caduto in combattimento
nel tentativo di rompere l'assedio e soccorrere la consorte a Châtillon. (...)
Esisteva già all'epoca di Francesco, il primo Conte, uomo pacifico che vi
risiedeva volentieri e che anzi vi si rifugiò in occasione di alcune
pestilenze, scrisse nel 1963 lo
storico Ugo Torra. (...)
Sulla facciata vi è un'ampia finestra a crociera con doppio motivo a «goccia»
ed altra della solita foggia. Sopra l'ingresso vi è un rozzo affresco
riparato da una piccola protezione in pietra e sull'architrave si leggono
alcune iniziali, LIG-PA-G, il simbolo di Cristo e della Vergine con la
data 1647. Altra data, 1644, è su una pietra nella parte posteriore.
Ricordano forse i miglioramenti apportati. L'incisione
è tuttora ben visibile, mentre l'affresco nella rientranza, raffigurante
la Sacra Famiglia e due figure ormai rovinate, versa in pessime
condizioni.
Malgrado ad un primo sguardo
l'abitazione possa sembrare alquanto dimessa e modesta, essa cela in realtà
un ingresso protetto da una vera e
propria meurtriére, un'antica feritoia progettata per
alloggiare le prime bocche da fuoco spalleggiabili, quali schioppi ed
archibugi. Per scorgere l'ingresso occorre guardare sotto il livello
stradale, oltre la colonna: nella penombra si scorge un massiccio portone
sovrastato dalla finestra a crociera con motivo a goccia citata da Ugo
Torra. Tra la finestra ed il portone si nota a malapena la piccola
feritoia, perfettamente in grado di "coprire" l'angolo di tiro
dell'ingresso. L'abitazione non era
solamente riservata al soggiorno dei nobili Challant. Vi viveva la
famiglia dell'ufficiale locale della Casa, chiamato, secondo Torra, le
sieur de la Fonteyne.
Brusson.
Altre strutture sacre
Notevole è anche la piccola cappella dedicata alla Madonna
del Carmine, ricostruita nel XIX secolo per volere di Don Luigi
Marquis ove sorgeva una precedente struttura, risalente secondo Ugo Torra
al 1662. Il suo altare maggiore è un trionfo cromatico, in legno dorato,
mentre all'interno spiccano immagini di San Grato, San Giuseppe e della
Madonna.
Di notevole interesse, anche se
lievemente separata dal paese, è la cappella di San Valentino, posta
lungo la curva della strada statale che immetta a Brusson. Secondo Monsignor
Edoardo Brunod, (...) La tradizione orale
afferma che, nella località dove ora esiste la cappella di San Valentino,
vi era anticamente la chiesa parrocchiale. Questa opinione non è però
suffragata da alcun documento. Si tratta
di un edificio di medie dimensioni, la cui facciata anteriore è decorata
da un grande affresco della Madonna, adorno di quindici medaglioni
ritraenti i misteri del Rosario. La cappella venne citata il 17 agosto
1667 in relazione alla visita di Monsignor Ferragatta, da cui seguì il
divieto di celebrarvi le veglie notturne.
Brusson.
Aspetti mineralogici
Oltre alla ricca sezione dedicata agli aspetti
geologici della Val d'Ayas, Varasc.it ha acquisito nel gennaio 2013 la
rara opera Ricerche
di minerali e cristalli in Val d'Aosta, edita nel
1971, che riportava un articolo di Achille Vineis, Il
quarzo aurifero di Brusson. In esso, l'autore descriveva le
gallerie minerarie di La Croix. Le gallerie sono
scavate nella quarzite massiva e, sia sulle pareti che sulle volte,
s'aprono geodi con bei cristalli di quarzo: a volte sono lattescenti, a
volte ialini, molto intrecciati e purtroppo non sempre di agevole
estrazione. Con un po' di fortuna si può anche trovare qualche inclusione
di oro nativo in minute foglioline.
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