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Il passato della Val d'Ayas, dalla preistoria all'epoca romana, nel contesto valdostano 

La storia di queste terre, percorse da millenni per guerre, migrazioni, commercio ed abitate sia stanzialmente che occasionalmente, è complessa ed antichissima. La cronaca archeologica che la ricostruisce, sfortunatamente, è molto più recente: la notizia del primo ritrovamento archeologico tramandato fino ai tempi moderni risale al 1564, quando, come illustrato nel sunto archeologico della Val d'Ayas realizzato da Varasc.it nel maggio 2010, il conte Filiberto Pingone descrisse monete consolari rinvenute a Torille, presso Verrès. 

Dal 1564 occorre purtroppo aspettare molto tempo, fino alla fine dell'Ottocento ed agli inizi del Novecento, grazie all'intelligenza di singoli personaggi locali (spesso sacerdoti, solitamente i più colti della popolazione) per trovare nuove notizie di scoperte archeologiche. Sfortunatamente l'entusiasmo di questi occasionali scopritori non era accompagnato da una opportuna formazione scientifica, com'è ovvio, e quindi mancano spesso informazioni sulle modalità o l'esatta locazione dei ritrovamenti.     

Preistoria della Val d'Ayas  

Senza ironia, si può affermare che la storia ayassina dovette attendere per un periodo estremamente lungo il proprio incipit. Fino a 10-12.000 anni or sono la Val d'Ayas, così come l'intera Valle d'Aosta, era ricoperta dagli immensi ghiacci della glaciazione di Würm, fenomeno tipico dell'Olocene, che vide due immense calotte glaciali ricoprire sia l'Europa centrale che il Nord America, oltre alla Siberia ed altre zone del pianeta. Anche le Alpi, ed altre catene minori, erano completamente inglobate da questi ghiacciai oggi inimmaginabili, il cui spessore raggiungeva facilmente il chilometro. Nel frattempo, paradossalmente, il livello dei mari scendeva di quasi cento metri rispetto a quello odierno, per poi ritornare ad alzarsi nel successivo periodo interglaciale. Fino ad oggi in Valle d'Aosta non sono stati effettuati ritrovamenti delle epoche che vanno dal Paleolitico al Mesolitico. Il Neolitico, epoca iniziata verso il settimo millennio avanti Cristo e caratterizzata dai primi insediamenti stanziali, dalla tecnologia della ceramica, dalla levigazione delle pietre, dall'inumazione dei morti e dalla prima agricoltura, è invece presente in Valle. Ne sono state trovate tracce sulla riva sinistra della Dora, a Saint-Pierre ed a Vollein, oltre che a Villeneuve. Il territorio dell'Evançon vede le sue prime comunità umane –a meno di futuri ritrovamenti d'epoca precedente- con l'Eneolitico, epoca databile verso il terzo millennio avanti Cristo. In quest'epoca la Valle d'Aosta vede un innegabile sviluppo tecnologico e sociale: si pensi all'area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans presso Aosta, oltre che alla diffusione di agricoltura, allevamento, attività minerarie e commercio. Il sunto archeologico della Val d'Ayas illustra alcuni ritrovamenti di questo periodo.

A Challand-Saint-Anselme l'attività estrattiva era già molto avviata, probabilmente quella aurifera; Ayas, infine, è da sempre ricca di "pietre verdi" quali rocce magnesiache, serpentine e prasiniti, materiali che nel Neolitico e nell'Eneolitico probabilmente venivano scambiati a grande distanza per la fabbricazione di armi e strumenti d'uso quotidiano. La Val d'Ayas in quest'epoca aveva anche scambi e contatti, probabilmente, con il vicino versante svizzero a causa della diversa posizione dei ghiacciai che oggi ne rendono difficoltoso il valico. I possibili passaggi erano quattro: la Schwarztor o Porta Nera, a 3734 metri, il Colle di Verra o Zwillingsjoch a 3848, il Felikjoch a 4061, il Lysjoch a 4248 metri di quota. Più recentemente, verso i secoli X-XII, i limiti glaciali erano molto più elevati rispetto a quelli odierni, la vegetazione terminava molto più in alto, rendendo probabilmente possibile e comune il transito di questi valichi. Per tornare all'epoca preistorica e, più precisamente, Eneolitica, possiamo affermare che il commercio portava la Valle d'Aosta a confrontarsi con altri popoli europei: a Zermatt è stata infatti rinvenuta un'ascia "bretone" fabbricata con materiali provenienti dalla Valle, mentre a Vollon si segnala la presenza di un tumulo funerario di ben novanta metri e forma sub-ellissoidale allungata, la cui conformazione rimanderebbe a tipologie similari comuni in Francia, Inghilterra e Germania.    

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L'Età del Bronzo  

L'Età del Bronzo, periodo situato tra l'Età della Pietra e quella del Ferro, è tecnologicamente caratterizzata dalla capacità di estrarre il rame, di adoperarlo e perfino di crearne delle leghe, ma non ancora dal passaggio ai materiali ferrosi. In Europa iniziò verso il secondo millennio avanti Cristo per durare fino alla prima metà del primo millennio avanti Cristo, mentre in Egitto ed Asia Minore era già cominciata nel terzo millennio. Il rame era abbondante e facile da estrarre; non così lo stagno, che si ipotizza fosse inizialmente importato dalla Cina e dall' Indocina, finché grazie all'estensione delle linee commerciali marittime ad opera dei Fenici questo materiale venne estratto dalle isole Cassiteridi, le odierne isole britanniche. Il bronzo fu fondamentale per un incremento tecnologico della produzione bellica; a questo periodo risalgono infatti i poemi omerici ed anche l'epoca aurea della civiltà cretese. In Valle d'Aosta sono state rinvenute molte testimonianze di questa Età, specialmente nelle zone circostanti Montjovet, Brusson e Challand-Saint-Anselme. Ci sono pervenuti insediamenti molto popolati nelle zone di Graines nei pressi del celebre castello, e di Châtillonet presso Challand-Saint-Anselme, oltre che a Ciseran, Montjovet e Champérioux. A Tilly, infine, sono state trovate tombe di quest'epoca. Dal secondo millennio avanti Cristo la raffinata tecnologia agricola e pastorale permise di concentrarsi anche sulle attività estrattive, come dimostra l'aumento di reperti metallici databili a questo periodo. Molti di questi reperti, inumati come corredi funebri, sono riconducibili per fattura o tipologie alle zone svizzera e dell'Europa centrale. Altrettanto comune è la presenza di incisioni rupestri, che in Val d'Ayas si possono ammirare con facilità su un grande masso al Pian Portola.

L'Età del Ferro  

Databile alla fine del secondo millennio avanti Cristo e successiva all'Età del Bronzo, quest'epoca è caratterizzata dalla produzione di materiali ferrosi, generalmente impiegati nella pratica bellica. E' incerto chi ne fu l'artefice, se gli ittiti o i cretesi; certo è che il ferro si diffuse rapidamente tra i popoli determinando, a causa dell'aumento del potenziale offensivo, il tramonto degli insediamenti costituiti da semplici capanne o casupole, in favore di alture, caverne e luoghi più difendibili. In questo periodo fiorirono le culture egizia ed assira, si verificarono le espansioni greche e la potenza etrusca, la fondazione di Roma, mentre questa età sorgeva anche in India e Cina. In Africa si passò invece dall'età neolitica direttamente a quella del ferro, sebbene in tempi molto diversi, mentre l'America non la conobbe affatto. Tra il VII ed il V secolo avanti Cristo la prima Età del Ferro ha lasciato testimonianze anche in Val d'Ayas ed a Challand-Saint-Anselme, in località Châtillonet. La successiva seconda Età del Ferro ha lasciato reperti maggiori, sempre nella medesima zona, con il rinvenimento di bicchieri e tazze simili a quelle prodotte nella zona padana e prealpina. Altri ritrovamenti sono stati effettuati nelle località di Issogne, Verrès, Brusson, Montjovet e Ciseran, dove vicino ad una villa romana sono state ritrovate sepolture ad inumazione ed incinerazione oltre ad una grande opera muraria a secco. Anche ad Arnad si sono trovati reperti andanti dalla fine del primo secolo avanti Cristo alla metà del primo secolo dopo Cristo. Resta il mistero dei Salassi, noti dal secondo secolo avanti Cristo, una popolazione probabilmente di provenienza ligure dedita al commercio, al controllo dei valichi montani ed all'estrazione mineraria: infatti tutti i reperti rinvenuti finora appartengono a tipologie celtiche, importate con l'emigrazione del medesimo ceppo a partire dalla metà del secondo millennio avanti Cristo.    

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L'epoca romana    

I migliori resoconti relativi alla misteriosa popolazione dei Salassi sono opere dei cronisti romani. E' facile immaginare le grandi Alpi, e la stessa attuale Valle d'Aosta, agli occhi di questi relatori: immensi territori boscosi e misteriosi, abitati da popolazioni ostili e selvagge, Salassi e gruppi di origine celta sul versante meridionale delle Alpi, Uberi, Vergari, Seduni e Nantuati sul lato settentrionale. Terre minacciose e pericolose, che tuttavia celavano il passaggio per l'Europa.

I romani, presenti in Valle d'Aosta dal secondo secolo avanti Cristo, nutrivano due principali interessi riguardo l'aspro territorio aostano: il controllo delle sue ricche miniere e dei suoi valichi verso la Gallia, valichi da tenere aperti e fruibili ad ogni costo. Un tentativo di inserirsi come arbitri nelle diatribe locali non portò fortuna ai romani: nel 143 avanti Cristo il console Appio Claudio fu costretto alla battaglia con i Salassi, le cui tattiche di guerriglia e la perfetta conoscenza del territorio montuoso resero precaria la resistenza al nemico. Nel 140, tuttavia, la potenza militare romana prevalse e con un colpo di mano il console annientò numerosi nuclei tribali dei Salassi, obbligando i superstiti ad un progressivo ritiro verso le montagne. I romani si stabilirono permanentemente in Valle d'Aosta, inizialmente con mercanti e pubblicani, entrando ancora occasionalmente in conflitto con la bellicosa popolazione locale. Nel 25 avanti Cristo, in seguito ad una ribellione dei Salassi coalizzatisi con i Nantuati, i Seduni ed i Veratri, l'imperatore Augusto inviò il legato Aulo Terenzio Varrone che sbaragliò i Salassi ed i loro alleati. Per questa campagna bellica e per i loro successivi interessi, i romani realizzarono un'imponente rete di strade verso le Gallie, lungo la quale nacquero borghi ed insediamenti tra cui Arnad, Verrès e Montjovet. Una seconda rete viaria si spingeva invece verso la Val d'Ayas, puntando al Teodulo ed al Vallese. Il centro romano nelle vicinanze dell'odierna Verrès non è stato localizzato con precisione, sebbene dovesse trovarsi in posizione leggermente elevata per evitare catastrofiche alluvioni. Tuttavia la sua esistenza è certa, poiché riportata in numerosi documenti con i nomi di Utricio, Vitricium, Bitricium. Era una delle molte stationes lungo la via per le Gallie e nei paraggi furono trovate molte monete di varie epoche, dal primo al terzo secolo dopo Cristo. Posto a sua volta lungo la via consolare, l'abitato romano di Montjovet (Mons Jovis, monte di Giove) ha lasciato svariate testimonianze: una villa in località Ciseran, costruita su un precedente insediamento, un sarcofago trovato nel 1934 a Champérioux e, nella stessa zona, resti di un insediamento. Non mancano le monete, risalenti al primo, terzo e quarto secolo dopo Cristo. Anche Issogne ha conosciuto una presenza romana. Nelle fondamenta del suo castello sono stati rinvenuti segni di opere preesistenti di epoca tardo- repubblicana, oltre ad un'iscrizione funeraria per una certa Cassia Prisca, nutrice di Cassius Karicus, risalente al primo o secondo secolo dopo Cristo. L'iscrizione, nota sin dal XVII secolo, è tuttora visibile nelle mura che delimitano il giardino del castello. Nel 1927, infine, fu scoperto un nascondiglio di monete romane a Corliod, tra i comuni di Challand- Saint- Victor e Challand- Saint- Anselme. Si trattava di quattordici pezzi noti come "antoniani", con effige di tre imperatori: Gordiano, Valeriano padre, Valeriano figlio. Presso Antagnod venne trovata un'urna cineraria costruita in pietra ollare, mentre un'altra tomba romana fu scoperta a Lignod. Molte voci, ormai diventate leggende, parlano del rinvenimento di piccoli tesori d'epoca romana in valle, testimoniando a loro volta gli echi del passato remoto della zona.  

Fine di un'era

Quando le frontiere imperiali cedettero, il caos travolse le popolazioni interne: Piemonte e Valle d'Aosta conobbero la loro parte di selvaggi saccheggi e distruzione, con il passaggio di Burgundi e Franchi, Ostrogoti e Longobardi, insediatisi anche nel vicino Vallese. Nel X secolo, i feroci Saraceni giunsero fino ai piedi delle Alpi, mettendo a ferro e fuoco le terre pedemontane ed alpine.

 

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