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Punta Piure 

 

La Punta Piure è una vetta ampia e massiccia, posta in ambiente estremamente isolato e non frequentato malgrado la sua centralità nel contesto dell'alta Val d'Ayas. Ben visibile da Champoluc e da Antagnod, nonché dall'intera zona soprastante il Crest o dalla costiera occidentale di Ayas, si conforma a guisa di punto d'incontro di grandi ed estese creste, molto dirupate e spoglie, adorne nella parte superiore di numerosi speroni e punte rocciose. Sopra l'abitato di Mascognaz (1822), una di queste poderose creste declina a formare la boscosa e dimenticata Croce di Becquet. Nel 1976, il canale nord della Piure venne salito da tre alpinisti, tra cui Ottavio Bastrenta e Massimo Mila. Tale canale è tuttora meta di escursioni invernali di sci ripido, come si evince da alcuni filmati immessi di recente su YouTube. La Piure vanta una scarsissima bibliografia, tra cui la breve descrizione offerta da Piergiorgio Bosio a pagina 93 de Val d'Ayas itinerari escursionistici, Musumeci Editore (Quart, Aosta). La quota della Piure è stata valutata in 2902 metri da Gino Buscaini, nell'opera Monte Rosa e Mischabel,, mentre la recente cartografia 1: 25.000 de L'Escursionista Editore le attribuisce 2907 metri. L'elevazione registrata da Varasc.it nel corso della salita del 19 luglio 2008 corrisponde, in parte, avendo individuato tre vette poste in fila da nord a sud: 2902, 2913 e 2910 metri, rilievo GPS. Si precisa che Varasc.it, per primo, ha pubblicato su Web una relazione completa ed affidabile della salita a questa punta, che, malgrado la propria posizione invidiabile e centrale, è stranamente vittima di una inspiegabile carenza bibliografica. 

La relazione di una salita in solitaria, avvenuta il 16 luglio 2009, è disponibile in calce alla pagina; il 6 agosto 2010, Varasc.it è salito al Colle Ruines da Corbet.

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Punta Piure. Via di salita da Mascognaz

Assumendo quindi una quota media di 2908 metri (2908, 33) il dislivello da Champoluc (1568) risulta di 1340 metri, più alcuni saliscendi. L'acqua è disponibile a Mascognaz, la difficoltà, E fino ad appena oltre il bivio precedente Pra Sec, EE in assenza di traccia fino ai piedi della cresta Piure - Punta Ruines. In seguito, si affrontano tratti di pietraia, tratti di terreno erboso in forte pendenza, tratti di pietraia altamente instabile su sabbia e pietrisco. La cresta pone elementari ma esposti tratti di arrampicata; si ricorda che questa zona, purtroppo, ha già causato vittime. Per tali considerazioni, tale vetta dovrebbe essere riservata ai soli escursionisti molto esperti, capaci di affrontare terreni impervi ed infidi, abituati alla navigazione in zone remote e dotati di eccellente - non "buon" - allenamento. La salita richiede dalle 4.30 alle 5 ore. Si declina fermamente ogni responsabilità per qualsiasi incidente accorso a persone, animali o cose durante la salita a questa vetta, sulla base del materiale informativo ivi illustrato. Dai 2011 metri di Chavannes, alpeggio caratterizzato da lavori in corso nell'estate 2008, si prosegue verso i 2152 metri di Pra Sec, deviando tuttavia in corrispondenza della curva in salita e scendendo fino ad oltrepassare il Torrente di Mascognaz. Si piega verso una alpe a quota 2093, puntando, come illustrato nel volume Le Vette della Val d'Ayas, uno dei due ruscelli in salita verso occidente, ai piedi del Corno Bussola. Si supera la cascatella a quota 2240, raggiungendo il colle a quota 2466. In prossimità di questo valico si è individuato un masso coppellato di ignota fattura, simile a quello di Mazu o Mazut, ed ancora a quello del Pian Portola; ne è stata data notizia e rivendicazione nel numero invernale 2008- 2009 de "Carnet Val d'Ayas".

Da qui si raggiunge, tramite un ampio e verdeggiante pianoro, una conca minore a quota 2600, umida e lussureggiante, colloquialmente definita "Mekong" per il piccolo ruscello che la attraversa verso oriente. Da qui, osservando verso occidente, si scorge la massiccia e dirupata cresta tra la Piure e la Ruines, con un grande sperone simile ad un fumaiolo navale che precede la vetta vera e propria della Ruines (2824). Si traversa il bordo del "Mekong" verso ovest, tra grandi massi isolati, fino ai piedi dell'alta cresta. A circa 2657 metri si perviene ai piedi di una erta rampa, inclinata di circa quaranta gradi verso ovest, che risale bruscamente verso la parte superiore della dorsale intermedia. La rampa termina a 2700 metri, ai piedi dell'estremo sperone della cresta sud della Piure, che si erge verticale sopra l'uscita; qui campeggiano i resti di due vecchi cartelli bianchi di divieto di caccia. La fine della cresta meridionale ed il proseguimento della cresta Piure - Punta Ruines creano una segreta valletta, in parte erbosa, che si traversa verso nord, accedendo ad una vasta pietraia grigia. Si risale la suddetta pietraia verso nord, seguendo saltuari ometti all'interno del canale o depressione centrale, fino ad un poggio roccioso a 2750 metri. La zona è altamente suggestiva: la Ruines si eleva alle spalle, verso sud, lo Zerbion a sinistra, il Grand Tournalin  ed il Cervino a settentrione. A destra, poi, immensi speroni rocciosi della Piure aggettano pareti verticali e silenti sopra la via. Si seguono i radi ometti verso nordest, tornando verso nord in prossimità di un breve traverso in assenza di traccia su pendii erbosi frammisti a sfasciumi, con pendenza tra i 45 e 50°, inclinati verso sinistra (ovest). Seguono zone d'erba olina e perfino ortiche, prima di ritrovare una pietraia relativamente stabile, a 2800 metri. Si risale anche questa pietraia, verso destra e verso l'alto, accedendo a 2830 metri ad un secondo poggio sassoso, che appena oltre alcuni grandi massi - ometti - rivela un raro ed inaspettato angolo prativo. Si è già sotto la seconda e terza cima della Piure, ma occorre proseguire - su instabili pendii di sfasciumi e massi posti su sabbia altamente cedevole - ancora brevemente verso nord, passando sotto ed oltre la grande sporgenza rocciosa soprastante. Contornandola si notano due canali gemelli con pendenza sui 40 - 45° che risalgono verso l'alto. Entrambi sono alti circa 15 - 20 metri, su pietra grigia e rossastra, invasi dall'instabile sabbia che rende pericolosi perfino grandi massi e pietre maggiori. Il canale di destra (sud) offre qualche appiglio stabile su grandi rocce, mentre quello di sinistra (nord) solo saltuariamente permette di poggiarsi su rocce interrate, ed esce in zona ripida e franosa, in basso. La zona consta purtroppo di eccessivo materiale detritico in equilibrio precario: è quindi inevitabile dover salire uno alla volta, avendo cura, per chi segue, di ripararsi all'esterno della linea di caduta creata dai due canali, fino all'uscita in cresta del precedente escursionista. Non sussistono altri modi logici per evitare il rischio latente di colpirsi a vicenda.  

Punta Piure. Le tre vette 

Entrambi i canali escono in cresta in prossimità della prima cima, o anticima, settentrionale. Essa vanta un ometto visibile ad occhio nudo da Champoluc, con una bassa pietra grigia alla sua sinistra, simile ad un tavolino. Lo spazio circostante è ampio, il panorama, eccezionale. Tornando verso sud oltre le uscite dei due canali detritici si risale una seconda vetta, grigiorossastra, probabilmente la vera elevazione superiore della Piure. Da essa, scendendo sul lato sinistro (est) con tratto aereo ed esposto - cautela - si accede ad un sottile passaggio di cresta che porta ad un rialzo. Qui si è invece esposti sul lato destro (ovest), incontrando sassi non stabili. Si risale arrampicando con ottimi appigli, eccettuati i citati sassi instabili, per circa tre metri, accedendo alla terza sommità, a sua volta dotata di un basso ometto scuro. Le tre creste si trovano in quasi perfetta e rettilinea successione, lungo una cresta sommitale di circa 105 metri di estensione; l'ultima, a sud, punta genericamente il Corno Bussola e la Punta Ruines. Il panorama, in generale, è eccezionale e libero sul monte Rosa, dalla Piramide Vincent ai Breithorn, al Cervino, al Dent d'Herens, al Gran Combin ed alla Becca di Luseney, al Bianco, al Ruitor, all'Emilius, alla Grivola, al Gran Paradiso, alla Tersiva. Interamente visibile il solco vallivo dell'alta Ayas da St.Jacques ad Extrapieraz, con la sua catena occidentale, così come il lungo vallone di Mascognaz, con i più bassi Monte della Nonna, Monte Pezzei, Monte Chaleau, Monte Perrin e Gran Cima. Incantevole la Testa Grigia ed il gruppo dei possenti Rothorn, così come, a sud, l'insolita vista della Ruines, dell'arco del Corno Bussola. Si raccomanda un buon binocolo.  

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Punta Piure. Via di salita Corbet-Colle del Camoscio 

Varasc.it, dopo ricerche estese per più stagioni estive, ha percorso venerdì 6 agosto 2010 l'antica ed affascinante via di salita che, dai 1509 metri di Corbet (N45 47.834 E7 41.887) sale dapprima ai circa 2800 metri del Colletto Ruines o Colle del Camoscio, collocato tra la cresta del Corno Bussola e la Punta Ruines, e quindi alternativamente alla Punta Ruines oppure alla Punta Piure. La prosecuzione per il Corno Bussola, testata il 6 agosto, è apparsa esageratamente esposta in alcuni tratti di cresta rocciosa per essere consigliata o illustrata in questo sito; per maggiori informazioni, ad ogni modo, si suggerisce di contattarne il webmaster. La salita richiede 3.00 ore da Corbet al valico, per un dislivello di circa 1290 metri. La salita è riservata, dall'alpe Boussolaz in poi, ai soli escursionisti allenati e perfettamente in grado di affrontare terreni ripidi, in assenza di segnaletica, nonché di utilizzare correttamente bussola e cartografia. 

La salita ha inizio praticamente dalla SR45. Avara di parcheggi, Corbet presenta (per chi sale da Verrès e Brusson) una prima, anonima casa di recente costruzione sul lato destro della strada, mentre il lato sinistro, a parte l'antico forno ed un villino bicolore, non mostra altro che prati fino all'hotel Zerbion, in ristrutturazione nel 2010. Il sentiero 16A inizia esattamente a destra dell'evidente cartellone ligneo con dicitura bianca CORBET, appena prima dell'abitazione, di cui ne costeggia per qualche metro la staccionata lignea. Si tratta in realtà di una vera strada sterrata, in ottime condizioni, frequentata da boscaioli, cercatori di funghi e cacciatori, ed è riportata nella recente cartografia. Dopo pochi metri si incontra un palo con due frecce gialle; il 16A volta a sinistra in salita, tralasciando la strada in piano che prosegue nel bosco, parallela alla regionale, verso sud. Il sentiero sale nei magnifici ed intonsi boschi di Maseruel, raggiungendo a 1653 metri un albero caduto di traverso al tracciato, ancora in ottime condizioni e bordato da un piacevole sottobosco. A 1700 metri di transita in una radura creata dalle valanghe, procedendo verso sud-sudest, con un'incantevole panoramica a destra verso lo Monte Zerbion. A 1818 metri si supera una seconda radura ove occorre seguire attentamente le frecce gialle, verso est, tra l'erba; poco dopo si oltrepassa un fronte di valanga in zona molto popolata da caprioli, ove la strada diviene un ristretto sentiero. Tra le betulle, ben visibili, si trovano purtroppo alcuni vetusti bidoni arrugginiti; alcuni di essi sono marcati, in modo poco rassicurante, Quaker Chemical. Il coperchio di uno di essi è visibile ad una certa distanza. A 1889 metri, nel folto del bosco, si trova un'importante deviazione segnalata da un piccolo affioramento, su cui è dipinta una freccia inclinata verso destra; sulla roccia è posato un sasso dipinto in giallo. Occorre smettere di procedere verso nord, piegando a destra (est), tornando a nord solo dopo qualche tempo ed attraversando minuscoli fronti di frana con piccoli sassi scuri, tra l'erba. Lo Zerbion ed il Jetire restano ad ovest, il sentiero è ben segnalato; da qui in poi si trovano indicazioni inerenti al solo 16, non più al 16A. Il percorso sale fino a quota 2010 metri, al disotto di un'evidente parete rocciosa, preannunciata sulla sinistra da un primo sperone; qui è sufficiente portarsi a sinistra (nord) per pochi passi, curvando quindi in presenza di un tronco abbattuto e scortecciato, passando quindi esattamente ai piedi della grande parete verso destra (sud-sudest), in presenza di ortiche. La traccia corre contro la parete e tra qualche affioramento, tra magnifici esemplari di pino cembro, fino ad una vecchia vasca in legno scavato ed un moderno abbeveratoio circolare in plastica bianca. Si procede sempre dritti, in piano e verso est, superando una minutissima pietraia e rientrando nel bosco di pini cembri; a 2156 metri si esce dal fronte boscoso in un'ampia radura alla base della colossale, ampia rampa erbosa che culmina nel Colletto Ruines. Si sale ad est su erba, seguendo le frecce, fino alle rovine dell'alpe Boussolaz (2184 metri, posizione N45 47.588 E7 42.981). L'alpe, diroccata ai piedi di un masso e defilata verso sud sull'ampio e ridente poggio, dista 1.1 km in linea d'aria dal valico; qui termina la segnaletica gialla e qui sale un antico sentiero dalle alpi Rioulaz o Rivola e Cleva Bella, da Extrapieraz.

Due sentieri corrono verso l'apice della rampa, uno sulla sinistra, uno più a destra, al centro del prato inclinato, sempre verso oriente. A 2475 metri la pendenza è di 35°, mentre la rampa si restringe in un vero canalone erboso, un po' come nella parte superiore della Punta Champlon; stupefacente il panorama ad occidente verso Zerbion, Jetire, Cima Botta e Colle Portola. A 2609 metri si pone piede su una vecchia frana interrata, in forte pendenza; a 2665 metri si scorge il colle, ormai con più di 40° di pendenza, sempre su erba. Il colle è preceduto da un ampio pendio, in parte erboso e, sulla destra, roccioso; qui decadono i contrafforti inferiori della lunga cresta sommitale del Corno Bussola, mentre a sinistra è possibile salire la bella Punta Ruines, descritta nel manuale Le Vette della Val d'Ayas. Questa via di salita, anche se erta, è intuitiva dall'alpe Boussolaz in poi e permette, come realizzato venerdì 6 agosto, una stupefacente traversata da Corbet a Mascognaz. Si tratta inoltre di un'importante via di salita alternativa per le punte Ruines e Punta Piure mentre, come premesso, Varasc.it non consiglia la prosecuzione in cresta alla volta del Corno Bussola.  

Il collegamento in cresta tra le punte Piure e Ruines 

In totale assenza di vertigini, essendo dotati di grande sicurezza di piede e di abitudine ai tratti di cresta esposti, con passaggi di roccia, si può affrontare l'aereo collegamento tra le due punte. Scendendo dalla Piure verso sud, si perviene seguendo gli ometti fino al primo poggio panoramico. Qui, tenendosi sulla destra - diffidando del filo di cresta, naturalmente, vista la franosità del complesso - si accede all'inizio della dorsale intermedia alle due vette, a quota 2763, ove si incontrano alcuni bassi speroni di roccia scura e coperta da licheni, spaccati da profondi intagli verticali. Li si aggira con comodo sul lato sinistro (oriente) procedendo verso sudovest, su rocce più chiare ed esposte; la cresta, in certi tratti, è larga meno di un metro, esposta ad est ed a ovest. A 2780 metri si incontra un rilievo più esposto, che prima oppone una roccia poco più elevata, da scavalcare con grande cautela per via dell'esposizione. Superato il primo rilievo - attenzione ai colpi di vento - si risale un secondo rialzo di cresta, scendendo sul lato sinistro (est) lungo una sorta di cengia declinante. Qui si sono rilevati sia buoni e stabili appigli laterali, sia cedevoli wafer rocciosi, praticamente già erosi e pronti a staccarsi al minimo contatto. Si perviene così ad un prato cosparso di pietre, a 2752 metri, sul fianco destro (ovest) di un massiccio rilievo. Procedendo verso sud si superano alcune rocce stabili, accedendo all'ampio corridoio che caratterizza la "schiena" della dorsale nord della Ruines: tutti i frastagliati speroni rocciosi visti durante l'avvicinamento, in particolare dalla zona del "Mekong" e dalla successiva pietraia, sono in realtà una guarnizione laterale, ad oriente. Ad ovest si eleva una più compatta e scura cresta parallela, creando in questo modo una rampa non esposta e riparata perfino dal vento occidentale. Il canale porta a risalire un erto pendio erboso, con rocce affioranti, fino alla cresta orientale, che declina ai piedi della vetta in un poggio d'erba e roccia. Qui, nel luglio 2008, era infisso un bastone ligneo; poco sotto, a sinistra, vi sono due stinti cartelli bianchi. Si procede fino alle rocce del bastione sommitale, contornandole verso sinistra (oriente), non sull'esposto lato destro. Si incontra in modo pressoché consequenziale una comoda cengia erbosa, che dopo pochi passi sale modestamente, sempre verso sud, parzialmente esposta ad est. Questa uscita porta esattamente ai piedi della paretina della Ruines, sopra al Colletto omonimo o Colle del Camoscio, là ove il gradino d'accesso alla parete è guardato da un cartello Reserve de Chasse, provvisto, come noto, di un insidioso chiodo arrugginito e sporgente nell'angolo superiore destro (attenzione!). Un grande spuntone roccioso, ai cui piedi si apre un buco naturale (premette ad un terrazzino roccioso caratterizzato da spuntoni abrasivi, immediatamente sotto alla parete meridionale della Ruines. Si sale la placca esposta, inclinata sui 35° e punteggiata di licheni rossi e neri, guarnita da comoda fessura verticale al centro; due spuntoni o gradini si aprono nella sua parte inferiore, agevolando il passaggio. Sopra la placca vi è un ripiano erboso, sovrastato da una bassa bastionata di roccette scure, che si costeggia brevemente sulla destra per poi risalirla nel punto più basso e comodo, con appigli ed un anonimo sasso al contempo instabile ed incastrato, impossibile da rimuovere. Da qui si sale in vetta superando alcune rocce alte ed esposte, oppure si procede brevemente verso nord (destra) su erba e roccette, fino ad una sporgenza ai cui piedi corre una brevissima cengia grigia: la si supera senza difficoltà, aiutandosi con le mani solo per non strisciare i lati dello zaino sulla roccia aggettante. Superatala, si risale a sinistra (ovest) fino alla vetta, stretta e caratterizzata da un basso e scuro ometto nel quale, nel luglio 2008, sono incastrati due sottili bastoni sbiancati dal sole, ad imitazione di una piccola croce. La discesa può avvenire dunque, come illustrato ne Le Vette della Val d'Ayas, verso il colle Ruines. Si ricorda che quanto descritto ed illustrato - la Punta Piure, il collegamento in cresta alla Ruines, la stessa Ruines e la discesa - comportano rischi per persone e cose, richiedendo un elevato grado di attitudini e capacità individuali in tutti i componenti dell'escursione.  

Tempistica 

Ecco i dati relativi alla salita delle punte Piure e Ruines di Varasc.it, effettuata il 19 luglio 2008. Partiti alle 6.45 da Champoluc, abbiamo raggiunto Mascognaz - sempre simile ad un grande cantiere edile, purtroppo - alle 7.15. Da lì, alle 9.40, eravamo ai piedi della rampa erbosa d'immissione in cresta. Per le 11.03 ero in vetta alla Piure, ripartendone alle 12.07, giungendo alle 12.56 all'attacco della dorsale per la Ruines e, alle 13.25, in vetta. Ripartiti alle 13.50, eravamo alle 14.00 al Colletto Ruines, con pausa pranzo. Ripartiti nuovamente alle 14.14, siamo rientrati a Mascognaz alle 16.20, alla Cascata di Champoluc per le 16.45.

Tempistica (salita da Corbet)

Partiti alle 8.50 da Corbet, siamo giunti alle ore 10.20 all'alpe Bussola, raggiungendo il Colle del Camoscio o Colletto Ruines alle 12.00 e la vetta della Ruines alle 12.20. Dopo la salita al Corno Bussola, siamo discesi verso Mascognaz, arrivando alle ore 17.20.

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Solitaria del 16 luglio 2009. Aggiornamento

Varasc.it è tornato alla Punta Piure, in solitaria, giovedì 16 luglio 2009. Partito alle 05.30 dalla Cascata di Champoluc ho raggiunto Mascognaz alle 05.41, proseguendo verso meridione sul sentiero 14 e pervenendo a Chavannes alle ore 06.17. Dopo aver perso venti minuti per valicare il Torrente di Mascognaz, ingrossato e difeso da grandi ed inopportuni nevai residui, ho superato infine il Traverso della Cascata alle 7.10, con notevole fatica. La zona inferiore è coperta da un nevaio principale, bordato dagli insidiosi residui di frana (acqua stagnante, fango, radici ed alberi divelti, sassi e pietrame). Per le 07.30 ero al masso coppellato già descritto nel numero invernale de "Carnet Val d'Ayas", scoprendo una quinta coppella a poca distanza, più altri segni di probabile origine naturale. Alle 08.20 ero alla conca soprastante la rampa erbosa, all'incirca sotto la cresta che collega la Punta Ruines alla Piure, favorito dal grande nevaio insolitamente cosparso di copiosissimo sangue fresco. Per le 08.50 mi trovavo sull'insidiosa depressione erbosa ai piedi delle cime della Piure, particolarmente ostile a causa dei danni del disgelo e, come sempre, esposta a sinistra (ovest). Vi ho osservato quattro scariche di sassi minuti ed una composta da una singola pietra di dimensioni maggiori, a giudicare dal suono. Grazie ad alcuni stambecchi, dopo averne schivato le sassate (!), ho individuato un più comodo canale di risalita che mi ha permesso di uscire in cresta più a sud dei due canali precedentemente individuati, alle ore 09.07. Il passaggio, parimenti infido ma più diretto, va affrontato velocemente e consente di emergere tra la seconda e terza vetta della Piure, dopo un solitario sperone roccioso che lo cela parzialmente dal basso.

Dopo l'erezione di un secondo ometto sull'anticima nord e le fotografie di rito, si è sperimentata una telemetria a distanza dalla zona delle funivie di Champoluc, per un lavoro di prossima pubblicazione. Dopo la veloce salita alla terza vetta, la discesa è cominciata alle 09.50, rientrando sulla strada all'altezza di Pra Sec per le 11.50 ed a Mascognaz alle 12.27, alla Cascata di Champoluc per le ore 12.43. Durante la salita sono stati eretti ventisette ometti di varia dimensione sul solo percorso lineare per la Piure (non nella depressione erbosa, per evidenti motivi), alcuni certamente effimeri, ed è stato ripristinato il vecchio cartello sottostante la dorsale Ruines- Piure. E' stata altresì individuata una piccola incisione quadrata o romboidale su una roccia a quota 2755 metri, il cui significato è ignoto.

Viste le condizioni postnevose della montagna, la portata d'acqua del ruscello che cade sul Torrente di Mascognaz e le piccole scariche di sassi osservate sul tratto ad ovest e sottostante le tre vette, Varasc.it sconsiglia attualmente (luglio 2009) questa salita al proprio pubblico. Tale valutazione e suggerimento implicano la totale declinazione legale di qualsivoglia responsabilità inerente a danni a persone, animali o cose avvenuti durante la salita a questa vetta, malgrado il parere espresso dal webmaster. Le condizioni della cresta sommitale non sono invece mutate né, ad una analisi mediante binocolo, risultano esserlo quelle della dorsale di connessione alla vicina Ruines, il cui "corridoio" superiore è tuttora colmo di neve.

 

 

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