Gran Cima Bella sommità di 3023
metri (N45 48.664 E7 46.699) posta nella media Val d'Ayas, la Gran Cima costituisce una meta
poco conosciuta ma gratificante, oltre ad un eccezionale punto
panoramico sulla zona della costiera intervalliva Ayas-Valle del Lys. Posta
a sud della Quota 2934, essa
domina l'alto vallone di Cuneaz e, oltre al
sottostante lago Perrin, anche i tre laghi
Pinter; è compresa in una zona
poco frequentata ma di grande valore escursionistico, vicina al Monte
Perrin ed anche al Corno Vitello. La Gran Cima
possiede un primo rilievo di 2981 metri che si trova a sud del Colle
di Mascognaz, poi la sua cresta sommitale, ampia e frastagliata,
corre a nordovest verso la vetta. Le sue propaggini, degradanti dalla
vetta stessa, giugno fino ai 2635 metri del lago
Perrin. Per la mancanza di segnaletica aggiornata, per la lunghezza
del percorso e per le caratteristiche del terreno, la salita alla Gran
Cima deve considerarsi riservata ai soli "escursionisti
esperti", ben allenati e motivati, capaci di una sicura
progressione su roccia e tratti di sfasciumi anche instabili. Nota: in seguito al distacco nevoso che ha travolto una scialpinista verso la fine di marzo 2008, si ricorda che questa cima, ancorché una grande "classica" della pratica scialpinistica, può rivelarsi insidiosa e pericolosa. Si raccomanda pertanto grande cautela. Vai alla Galleria fotografica - Vai a GPS Come anticipato, la carenza di segnalazione recente priva questa bella vetta di un sentiero a lei dedicato: su alcune carte, quali ad esempio la vecchia Carta dei Sentieri precedentemente in vendita all'AIAT ayassina, è addirittura mancante. Il percorso è tuttavia facilmente intuibile e, come osservato nell'escursione del 23 luglio 2011e durante la salita al Corno Vitello di domenica 11 agosto 2013, non presenta variazioni di sorta. Gran Cima: primo itinerario La salita alla Gran Cima ha inizio dalle sponde del lago Perrin (2635 metri), raggiungibile mediante il sentiero 14A da Mascognaz, il 13 da Champoluc via Crest, il 13C dai vicini laghi Pinter (2689 metri). Raggiunto il Colle Perrin, ovvero l'ampia sella erbosa cui arrivano i sentieri provenienti dal Crest e dai Pinter, e guardando il lago sottostante, si sale a sinistra verso l'evidente vallone orientale cosparso di pietrame e chiuso in una sorta di gola dai contrafforti della Gran Cima (3023) e del Monte Perrin (2974). Questo vallone, singolarmente cupo nei giorni di maltempo, è lungo circa un chilometro e mezzo e pur non presentando grosse difficoltà richiede doverosamente tutta l'attenzione dedicata alle pietraie parzialmente instabili: il tratto più prossimo al lago Perrin, dove sfocia il rivolo immissario, è ampio ed in parte erboso, ed immette al valloncello. Sfortunatamente, le frane di luglio 2006 hanno stravolto l'orografia della zona, spostando grandi masse detritiche e cancellando lunghi tratti di sentiero, rendendo instabili interi campi di sfasciumi: la gola si affronta comunque sulla sinistra, inizialmente più erbosa, addentrandosi progressivamente in un ambiente caratterizzato da sfasciumi, muschio e pietrame di medie dimensioni. Pietre instabili, di grandi dimensioni, si sono notate a più riprese anche durante la salita del 23 luglio 2011, funestata dal maltempo; nella salita del 23 agosto 2011 si è identificato un percorso più agibile e ben segnalato da piccoli ometti che risale il centro del lungo valloncello detritico, tra nevai residui e conche di pietrisco. Più oltre, nella parte centrale e superiore del valloncello, il pietrame lascia il posto a rocce maggiori, frequentemente instabili, in un ambiente più simile al Colle Rothorn: occorre testare con cautela la tenuta di ogni singolo appoggio, anche nel caso di rocce e lastre di dimensioni ragguardevoli. L'intero percorso è volenterosamente contrassegnato da bassi ometti di pietra, spesso effimeri, che (se cercati con una buona dose di pazienza) facilitano l'ascesa, la cui direzione resta comunque intuibile; nell'agosto 2013 ne sono stati eretti circa trenta. Sempre salendo sul lato sinistro si giunge infine all'ultimo tratto, meno impervio e con un po' d'erba residua, che premette la prima conca pietrosa, caratterizzata da affioramenti ferrosi dal tipico colore rossastro. Ci si trova a circa 2850 metri, chiusi in un semicerchio di pietra e detriti dall'aspetto pressoché lunare, in realtà una vera e propria continuazione della cresta meridionale della Gran Cima. Si superano le basse pareti a semicerchio salendo sulla destra (con qualche attenzione, sono coperte da fasce detritiche piuttosto instabili) in direzione del cosiddetto Colletto, 2900 metri, una bassa sommità di roccette rosse contraddistinta da una vecchia croce di legno con le estremità ricoperte di metallo, persa dall'estate 2007 e ritrovata, integra anche se parzialmente danneggiata, nel tardo agosto 2011. Tale croce, posta a poca distanza dal colletto, è stata assicurata con roccette e sassi; nel 2013 non è stata più individuata. Ci si trova a pochi passi di distanza dall'attacco del possente sperone orientale del Monte Perrin, e continuando sulla cresta -ora ampia e perfino erbosa, con detriti grigi e piatti- si arriva al disopra della parete orientale della prima conca. Da qui scorgiamo perfettamente il Corno Vitello, inserito nella dorsale intervalliva tra il Colle di Mascognaz ed il Colle Valfredda. Nella seconda conca pietrosa si trova invece un laghetto (2883 metri, rilievo GPS; asciutto nel settembre 2007, ampio e ricco d'acqua nell'agosto 2013) sovrastato da una lunga e bassa fascia rocciosa su cui si risale per avvicinarsi al versante ovest del Vitello; secondo i dati del Catasto Laghi pubblicati dall'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente in base al rilevamento del 3 luglio 2007, tale lago si estendeva per 1170 metri quadrati. Derivante da escavazione glaciale di circo, privo di fauna e vegetazione, è provvisto di un rivo emissario ed è alimentato dai nevai della zona ad oriente del Monte Perrin e della dorsale Gran Cima-Corno Vitello. Per salire alla Gran Cima, invece, non si abbandona la cresta erbosa su cui ci troviamo, non scendiamo nella conca del laghetto e saliamo piuttosto verso sinistra, alla volta della cresta sommitale ormai vicina. Pochi tratti percorsi tra roccette e sfasciumi, che conservano lievi tracce di sentiero ed anche qualche minuscolo totem di pietra, ci portano in cresta, ancora alle spalle della vetta. La cresta sommitale della Gran Cima è ampia, molto panoramica sul lato superiore destro, ma caratterizzata da lastre di pietra grigia, punteggiate di licheni giallo brillante o neri: queste lastre, che possono essere veramente ampie e generalmente digradanti sulla sinistra, hanno l'antipatica abitudine di ingannare il viandante con la prospettiva di un facile e panoramicissimo percorso.. Presentandogli poi profonde fratture laterali che costringono al dietro-front. Il consiglio, in assenza di sentiero, è dunque obbligatoriamente quello di tenersi bassi sul lato sinistro della cresta, là dove una striscia erbosa corre ai piedi delle lastre maggiori, invece che sulla destra, il lato più alto e panoramico ma frastagliato. Le rocce sono piane e stabili, specialmente le maggiori, ma ogni tanto qualche "wafer" mimetizzato dai licheni risulta staccato dalla superficie, per cui bisogna prestare attenzione ai propri appigli. Il discorso è doppiamente valido in caso di pioggia, neve o ghiaccio. Tenendosi bassi sulla sinistra si incontrano meno roccette e più erba, evitando troppe svolte. Sotto la vetta si incontrano grandi lastre inclinate verso sinistra, semplici da risalire dopo aver valicato un profondo intaglio nel punto più stretto, di circa mezzo metro di larghezza. La vetta è sorprendentemente ampia ed assolata, coperta di sfasciumi piatti e muschio sulle stesse lastre piatte della cresta retrostante. Si tratta di una sommità allungata in avanti e contraddistinta da tre alti e vecchi totem di pietra che, dall'orlo settentrionale -sulla destra- offre una spettacolare vista sui sottostanti laghi Pinter e sull'intera Testa Grigia. Anche in vetta vi sono tagli laterali. Gran Cima: secondo itinerario Il secondo percorso, forse più semplice, permette un avvicinamento su sentiero: consiste infatti nel salire dai 2400 metri del Rifugio Arp, a sua volta raggiungibile dai 1815 metri di Estoul grazie al sentiero numero 5. Si percorre inizialmente il sentiero 5A alla volta dei laghi e del Colle di Valfredda, salendo (NE) sull'ampia e panoramica cresta orientale che corre verso la Punta Palasina ed il Corno Bussola. Qui, su poggi erbosi, il sentiero si biforca in presenza di un grande totem circolare appena ricostruito, tra 5A per il Colle Valfredda (2805 metri) e 5B per il Vitello. Quest'ultimo tracciato risale la cresta soprastante i laghi, ampia e cosparsa d'erba e roccette, in un'evidente curva che porta ad inserirsi nella dorsale intervalliva, lungo la cresta sudovest del Corno. Il sentiero è ben segnalato da frecce gialle e totem. Con qualche rialzo, il 5B sale generalmente in linea retta offrendo quasi sempre buoni appigli ai lati, anche se l'ambiente circostante resta detritico: scende al di sotto del "dente" roccioso, o spalla, attaccando la parete ovest del Vitello sugli ultimi metri dell'instabile ed abbondante fascia di sfasciumi alla sua base. Proprio qui si abbandona il sentiero piegando a sinistra (W) verso la Gran Cima, superando il falsopiano di rocce allungate e detriti seguendo gli ometti, fino a superare il laghetto e raggiungere l'attacco della cresta S della Gran Cima. Vai
alla Galleria fotografica Per quanto concerne la tempistica del primo itinerario, riportiamo i dati dell'escursione di Varasc.it alla Gran Cima ed al Monte Perrin, lunedì 7 agosto 2006. Partiti dal monte Crest alle 08.20, con tempo sereno, abbiamo raggiunto alle 08.33 i 2032 metri di Cuneaz e, alle 09.07, i 2176 metri dell'alpe Pian Long. Alle 10.15 eravamo al Colle Perrin, partendo alle 10.25 alla volta del valloncello detritico ad oriente del lago. Alle 11.10 eravamo alla prima conca, preannunciata da affioramenti rocciosi rossastri, da cui siamo saliti sulla cresta meridionale della Cima in prossimità del Colletto (2900 metri), constatando come la vecchia croce lignea sia difficilmente distinguibile dal basso. Dopo una salita esplorativa sulla cresta sommitale, con frequenti dietrofront causati dai suoi intagli!, siamo giunti in vetta alle 11.55, ripartendo alle 12.13 per la medesima via. Alle 12.25 eravamo all'attacco della cresta meridionale, tra la prima conca pietrosa e la conca del lago, alle 12.31 nuovamente al Colletto, da dove sono poi salito ai 2974 metri del Monte Perrin, la terza cima della triade Vitello- Gran Cima-Perrin. Per un ulteriore confronto, ecco i dati inerenti al secondo itinerario, registrati domenica 23 settembre 2007, provenendo dal Corno Vitello via sentiero 5B ( via Laghi Valfredda e Rifugio Arp). Partiti da Estoul alle 08.06 abbiamo raggiunto il rifugio alle ore 09.13, i laghi alle 09.57 (il superiore), la vetta del Vitello alle 11.15, proseguendo poi alla volta della Gran Cima, raggiunta alle 12.34, e del Monte Perrin. Non si sono riscontrate modifiche al percorso inerente alla Gran Cima; gli ometti nel falsopiano ai piedi delle tre vette sono ben visibili, così come quelli che salgono in cresta alla Cima. Il laghetto a 2883 è apparso prosciugato. Varasc.it è tornato alla Gran Cima mercoledì 08 agosto 2012 scendendo dal Corno Vitello, lasciato alle ore 13.25. La seconda vetta è stata raggiunta alle 14.40; ripartiti alle 15.20, siamo tornati alle 16.07 al Lago Perrin e, alle 17.30, al Crest.
|