Punta Soleron
Alta 2887 metri, collocata in posizione remota a metà dell'erta e panoramicissima dorsale che corre dal Monte Nery alla Punta Champlon, la Soleron si propone come vetta squisitamente piramidale, dalle linee accattivanti e pure, dominante a sud l'alto e selvaggio Vallone di Chasten (in precisione, l'affascinante zona di Pera Picolla) e, a nord, la profonda valletta culminante nei Laghi di Frudiera. La Soleron è posta a 1.4 km. dal Nery ed a 1.2 km., in linea d'aria, dalla contigua Champlon; tuttavia la cresta proveniente da occidente non è lineare, inarcandosi e curvando profondamente verso meridione e descrivendo così un percorso più esteso, in parte roccioso ed affilato, in parte più aperto ed erboso, sempre spiovente sul versante di Chasten e su quello, più dirupato e sassoso, del Vallone di Graines. Il toponimo, spesso citato al maschile (Il Soleron) indica, semplicemente, le grasse zolle di erba olina che gli alpigiani di Moulaz, fino a pochi decenni or sono, erano soliti tagliare ed inviare a valle mediante teleferica, per il bestiame. La pronuncia corretta pare essere Soleròn; nei mesi di ottobre e novembre 2010, Varasc.it è stato contatto dall'alpinista britannico Stephen Fox che, insieme a Roan Fair, salì per primo la Soleron ed il Marienhorn nel luglio 1994. La notizia, riportata con dovizia di dettagli e di immagini dalla prestigiosa rivista Mountain-HIGH Magazine del febbraio 1995, aggiungeva che i due alpinisti britannici salirono la North East Face della Soleron trovando difficoltà di III+ e scendendo dalla North East Ridge. Lo stesso Gino Buscaini, alpinista e scrittore, contattò i due alpinisti britannici confermando la "prima" ad entrambe le vette. La salita alla Soleron, a causa dell'esposizione della sua cresta e dei passaggi esposti su roccia ed erba olina che comporta, non è consigliata da Varasc.it. Inoltre, occorre innanzitutto guadagnare la Punta Champlon, recensita nel manuale Le Vette della Val d'Ayas e tuttavia adatta solo agli appassionati più allenati ed in grado di affrontare terreni impervi, in assenza di sentieri o segnaletica ben visibile. La presente pagina ha pertanto mero valore divulgativo, volendo da tempo incrementare l'esiguo (!) scibile cartaceo ed online dedicato a questa stupenda e selvaggia, panoramicissima e remota cima ayassina; ulteriori, future esplorazioni della zona (che promette altre possibili vie di salita, come constatato in data 17 agosto 2009) verranno debitamente illustrate nel sito. Per chi volesse comunque tentare la vetta, si consiglia di contattare personalmente il webmaster in modo da ottenere descrizioni più dettagliate, quote e waypoints GPS. Un articolo di Marco Soggetto inerente alla Champlon ed alla Soleron è stato pubblicato sul numero 68 (1.2010) de Brich & Bòcc, il semestrale di informazione della sezione CAI di Biella edito nel mese di marzo 2010 (pp. 40-46). Punta Soleron. Un doveroso
tributo Prima di illustrare nel dettaglio le caratteristiche di questa nobile e remota cima, è indispensabile segnalare la sconcertante scarsità bibliografica che la contraddistingue, malgrado la superba collocazione e le innegabili attrattive naturali. Unica citazione "cartacea", difatti, è quella di Gino Buscaini, il quale (Monte Rosa e Mischabel, p. 311) commentò significativamente: (...) Presenta ripide pareti e mancano notizie certe di ascensioni. Fino alla salita del 17 agosto, pertanto, la Soleron restava qualcosa di sconosciuto ed ammaliante, solamente intravista anni fa dalla vetta della Champlon, da cui non si riesce a percepire la reale estensione della cresta intermedia né l'effettiva imponenza di questo monte. Unica e bellissima recensione informatica era invece offerta dal sito Bivaccodidario.com, tuttora disponibile malgrado la tragica scomparsa del suo webmaster, l'alpinista di Chieri Dario Tomelini. In tale pagina, Dario attribuiva un tempo di salita di 3.50 ore lungo la cresta occidentale, con passaggi di I° e difficoltà F. Questo il commento della sua salita solitaria, avvenuta nel 2005 e qui riportato per preservarne le impressioni in caso di scomparsa del sito: (...)
Sono contento e soddisfatto, ho fatto una bella camminata, un buon
dislivello in poco tempo. Mangio tranquillo e guardo il Soleron. Sono a
due passi, il tempo e' ottimo, la cresta non sembra difficilissima. Non
e' tardi, ho un po' di tempo e posso andare a vedere com'e' la via.
Parto con l'idea di andare a dare un'occhiata ma alla fine so che sto
andando fino alla cima. La cresta che collega Punta Champlon a Punta di
Soleron presenta diversi passaggi esposti su ripido pendio di prato
verso il Vallone di Chasten e strapiombo su Frudiere. Alcuni passaggi su
blocchi e rocce sono facili altri piu' complicati ma e' tutto aggirabile
verso Chasten, sempre facendo attenzione a non scivolare sull'erba. E'
presente anche un bel diedro di circa 12 metri che pero' ho aggirato
sempre per il fatto che e' un rischio abbastanza alto quando si e' da
soli. Dal Champlon il dislivello e' poco ma il giro su cresta e'
delicato e mi ha richiesto 47 minuti. Dalla cima del Soleron si vede
molto bene il Mont Nery che da qui fa davvero impressione. La cresta che
dal Soleron sale al Mont Nery appare ancora meno breve e banale di
quella che ho appena percorso. Sono le 13,26 e adesso non ho davvero
tempo di tentare di arrivare sul Mont Nery. Dopo qualche scatto di foto
torno indietro, passo sotto Punta Champlon e mi porto a Moulaz in 1,35
ore. Da qui raggiungo Allesaz in 35 minuti quasi di corsa.
(Dario
Tomelini, Bivaccodidario.com).
Varasc.it
ha dunque voluto provare la salita alla Soleron, allo scopo di supplire
a questa carenza di informazioni, realizzando nell'agosto 2009 la
seconda relazione online dedicata a questa vetta. Questa
pagina è pertanto dedicata a Dario,
ricordando ancora una volta il Corno del
Lago, perché l'apatia e le mille, piccole meschinità umane non
potranno mai offuscare le poche, brillanti e vere personalità che si
possono ancora fortunatamente incontrare. A scopo meramente illustrativo, si precisa che la salita esplorativa del 17 agosto 2009 ha richiesto indicativamente circa 1.30 ore per l'andata, 1.40 ore per il rientro alla Champlon. L'acqua è disponibile, nel periodo estivo, solo all'Alpe Moulaz e poco oltre, nel canale principale sul versante ovest della Champlon, ma in modeste quantità nell'estate 2009. Vi si segnala l'ovvia presenza di vipere. Punta
Soleron. Salita in cresta Come
preannunciato, la salita ha origine ai 1120 metri di Allesaz, passando
per la bellissima Alpe Moulaz e,
successivamente, l'erto pendio erboso che conduce alla rocciosa cresta
sommitale della Punta Champlon o Champlong,
percorso illustrato nel manuale Le
Vette della Val d'Ayas tra le pagine 160 e 162. La cresta
che connette le due cime descrive un ampio arco, esteso per circa 1.5
km., dirupato e composto sia da tratti rocciosi, sia da zone erbose.
Dopo un primo ed ampio avvallamento completamente ricoperto da una
chiara e delicata pietraia grigia, ad oriente e sotto la croce sommitale
della Champlon, si eleva a cavallo della cresta un possente sperone
roccioso che pare bloccare il passaggio, precludendo l'avanzata. Due,
a questo punto, sono le possibili vie; entrambe presentano difficoltà
oggettive e forte esposizione, concorrendo a sconsigliare questa
salita al pubblico di Varasc.it, anche se la prima è indubbiamente più
precaria e pericolosa. La
prima soluzione,
percorsa all'andata in occasione della salita esplorativa del 17 agosto
2009, consiste nel percorrere erte cenge erbose sul fianco sinistro
dello sperone roccioso, altamente esposte sul versante
di Graines. Tali cenge mantengono quasi linearmente direzione e
quota, alternando tratti ampi a preoccupanti strettoie, sempre sul
fianco della montagna che, almeno sul lato destro, offre un costante
appoggio. La zona è permeata da tracce e lettiere di ungulati, mentre
si è trovato qualche minuscolo, precario ometto a lastre. Si procede in
assenza di traccia certa e, è bene ripeterlo!, in fortissima
esposizione, per circa 300 metri. Infine, dopo un tratto ancora più
erto, ove i fianchi della montagna divengono più ripidi e meno disposti
a concedere le suddette cenge erbose, si individua un labile percorso
semicircolare che piega verso destra, girando alle spalle del grande
torrione. Verso oriente, possente ed immota, la grande piramide della
Soleron attende. Alcune rocce verticali celano ciò che si trova oltre
l'erta e pericolosa svolta, ma scavalcando una grande lastra orizzontale
si scorge finalmente una ripida salitella in terra e sassi smossi,
profondamente incassata tra i blocchi del torrione a destra, della
cresta a sinistra. Risalendo con infinita cautela questa rampa si accede
al cosiddetto
Passaggio, un
grigio e netto intaglio posto a 2644
metri di quota, chiuso ad occidente ed oriente da verticali pareti di
roccia, aperto a nord ed a sud. Un toponimo locale per questo massiccio
intaglio, riferito a Varasc.it nel maggio 2012, è quello di
Porta di Grenon. Questa prima via, ad ogni modo, non è
giudicata corretta dal webmaster di Varasc.it e, per quanto effettivamente fattibile, viene
valutata troppo esposta e pericolosa in caso di qualsivoglia caduta o
scivolata per essere presa in considerazione; il presente paragrafo
vuole difatti descriverne gli aspetti principali, allo scopo di evitarne
la percorrenza da parte di ignari escursionisti. La
seconda via di salita,
malgrado presenti a sua volta notevoli difficoltà ed esposizione, è più
accettabile per chi ha saldezza di piede e non soffre di vertigini.
Lasciando la Punta Champlon occorre
scendere tenendosi verso destra, percorrendo l'erta ed instabile
pietraia verso il basso, sul lato del Vallone
di Chasten. Il medesimo, possente torrione roccioso di prima espone grandi rocce verticali e lucenti in questa direzione, intersecate da
vertiginosi tratti d'erba, in verticale. A ben guardare, tuttavia, si può
trovare un passaggio accettabile: occorre semplicemente cercare in
direzione del Colle di Chasten, al disopra della grande pietraia ai
piedi della Champlon e sulla destra
delle spioventi, lucenti pareti del torrione. Una ripida e stretta
striscia erbosa, una vera e propria rampa, risale fino ad un ampio
interstizio sulla destra del torrione, prima che una cresta rocciosa
riprenda a declinare verso il Torrente Chasten ed i suoi antichi
alpeggi. La salita ha forte pendenza, circa 45° in più punti, ma è
compresa tra fianchi rocciosi che offrono un qualche appoggio; l'erba
olina rende difficile la discesa, poiché cela ad ogni passo la prossima
posizione del piede. Segue un tratto su erba, meno esposto ma ripido sul
fianco destro di chi sale, lato Chasten;
qui, il 17 agosto, è stato rinvenuto un coltello tascabile
probabilmente abbandonato da qualche stagione (a disposizione
dell'eventuale proprietario). Si contorna il basamento
roccioso meridionale del torrione, che in alcuni punti offre cenge
erbose per una eventuale risalita, fino ad un fianco erboso e scosceso
che premette ad una vasta pietraia declinante verso meridione. In
costante pendenza, mantenendo la quota, si perviene dunque nuovamente al
Passaggio di quota 2644, particolarmente evidente da questo versante. Dal
Passaggio, profondo intaglio sulla cresta ben visibile a distanza (ad
esempio dalla Becca Torché o, lievemente meno, dal Monte Voghel),
occorre purtroppo piegare nuovamente a destra sul versante di Chasten,
contornando il secondo torrione presente subito dopo l'intaglio e
separato dal primo da circa 30 metri d'aria. Purtroppo, questo secondo
torrione oppone sul Passaggio ripide pareti di roccia, che si rimontano
su cenge esposte solo sul lato destro, scendendo di qualche metro e
risalendo con infinita cautela su esposti pendii d'erba olina. Si
risale in cresta a circa 80 metri in linea d'aria dal Passaggio,
mettendo piede sulla dorsale che è qui composta da grandi rocce
intersecate e contornate dall'erba. Il percorso mediano della cresta è
il più agevole, presentando difatti una sequenza erba- rocce piane più
agevole e mai eccessivamente affilata, consentendo sempre veloci
disimpegni sul versante di Chasten, ove si ritenga troppo esposto il
passaggio (anche se i tratti precedenti e successivi il Passaggio sono
notevolmente più scoscesi). La dorsale corre verso occidente, piegando
abbondantemente in direzione sud, sul versante
di Chasten: l'ambiente, selvaggio e pressoché scevro da qualsiasi
intervento o presenza umana, è fortemente accattivante, coinvolgente,
tutto da esplorare. Poco oltre la dorsale abbandona il carattere erboso,
diventando improvvisamente rocciosa, dirupata: una falce di grandi
blocchi grigi, accatastati a creare castelli e feritoie l'uno sugli
altri al disopra della linea di cresta, quasi ad evidenziare un antico
crollo. A destra, pendii erbosi molto inclinati; a sinistra, una
desolata, verticale conca franosa che si arresta solo al disopra del
grande Lago di Frudiera. Si procede contro i grandi blocchi, obbligati a continui saliscendi tra le pietre. Si punta la grande "spalla" apparentemente erbosa della Soleron, posta a sud- sudovest della cima e, da questa prospettiva, ingannevolmente simile alla vetta vera e propria; tale anticima sorge a 2795 metri di quota e si presta ad una pausa panoramica. Ove la dorsale si connette alla spalla, incredibilmente, risale una antica via pastorale proveniente dagli alpeggi dei Laghi di Frudiera, come spiegato (e dimostrato, sia in salita che in discesa!) da un giovane pastore il 17 agosto 2009. Tale via, estremamente dirupata e disagevole, consentiva anticamente una discesa nel Vallone di Chasten, probabilmente alla volta di Pra Baluard o addirittura delle segrete e dimenticate alpi Sort. Si prosegue in forte pendenza, rimontando da sud l'erta spalla della Soleron; il suo erto fianco erboso meridionale lascia intravedere solamente i minacciosi denti rocciosi del Colle Chasten. Essa mette a dura prova la resistenza, presentandosi infine come un semplice rilievo dal dorso erboso e panoramicissimo, che finalmente consente di scorgere l'intera dorsale dalla Punta Champlon in poi. Infine, la vera Soleron si rivela agli occhi del viandante, ricordando in qualche modo la forma e la disposizione del Corno Vitello scorto dal sentiero proveniente dai Laghi Valfredda, appena oltre il grande "dente" di roccia che caratterizza quella montagna. Si
risalgono pendii di roccette, sfasciumi ed erba minuta, restando sempre
sul lato e sulla cresta destra, evitando l'ampio, inclinato e franoso
pendio occidentale del monte. In ultimo, quasi a voler ammettere più
degnamente i suoi rari visitatori al proprio cospetto, la Soleron
concede più erba minuta e meno affioramenti, regalando al contempo un
primo colpo d'occhio mozzafiato sul retrostante Nery. La vetta, di per sé,
è piana e poco spaziosa, con un basso ometto al centro ed una stentata,
pianeggiante progressione di terra ed erbetta verso oriente, quasi un
trampolino; e tuttavia, una sola frase è adatta a descrivere la
sensazione di stupefatta scoperta che essa regala. Nunc
scio. Finalmente
si dipana la lunghissima e tormentata cresta proveniente dalla Champlon,
un chiaro e rovinato speroncino da questa prospettiva, paradossalmente
sovrastata dalla Testa Comagna; finalmente, ecco la possente dorsale
spartiacque declinante alla volta del Colle
Chasten, quasi a voler trattenere le cime del Lys e, solo molto più
a sud, nuovamente impennata nel rapace urlo di roccia del Voghel.
Possenti e semidivine da questo privilegiato balcone, le Dame di
Challand - Torché e Vlou - rivelano
impassibili il vuoto ombroso delle loro pareti nord, ove lo sguardo si
perde; in basso la bella Pera Picolla ed alla loro destra, oltre i
segreti nevai, ecco l'ultimo slancio, la fiera Mortens
da cui tutto - sguardo, pendii, inclinazione, spazio e vuoto - pare
prendere velocità alla volta delle case e delle stradine di Challand-
Saint- Anselme. In avanti e verso settentrione Zerbion,
Punta Guà, il Cervino, i
monti Perrin e Ciosé,
la Testa
Grigia e la piccola Punta
Regina si incastonano nella superiore e chiara linea dei grandi
"4000", dai Breithorn
al Polluce, dal Castore
ai Lyskamm, fino alla Punta
Gnifetti. In basso corre la catena dei monti Taf,
Taille e Rena,
incorniciando i due superiori Laghi di Frudiera; è tuttavia niente, al
cospetto del poderoso essere di pietra e verticalità chiamato Monte
Nery o Neryschthuare. Poderosi triangoli di roccia nera, sorti da
uno scosceso cratere di grigia pietraia e nevai, sorgono verso l'alto,
sovrastati in modo quasi beffardo dalla perfetta, plastica e quasi
feroce lama della vetta. Creste, canali, speroni e scivoli, pietraie e
linee dipartono tutte da questo unico, totalizzante ed impressionante
punto, magnetizzando lo sguardo ed obbligando a voltarsi nuovamente
verso oriente, prima di lasciare la vetta della Soleron ed i suoi
segreti. Una
volta percorsi pochi metri il Nery
scompare, lasciando libera la mente e permettendo così di notare
particolari già scorti ma annichiliti dalla sua preponderante presenza:
l'intera cresta del Tantané ed il laghetto azzurro di Brusson,
i monti Ros ed Obré
ed il minuscolo bacino della CVA, i prati soleggiati del Colle
Tzécore che paiono sullo stesso piano del grande solco centrale
della Vallée, l'isola rocciosa che affiora nel grande lago
di Frudiera. Si ritorna in balia della cresta e delle sue asperità,
procedendo verso l'immancabile pausa in vetta alla Punta
Champlon, prima della nuova, ripidissima corsa verso l'abbondante e
freschissima acqua di Moulaz ed i suoi
prati ridenti. Tempistica Malgrado tale percorso non possa essere consigliato, verranno forniti gli orari registrati durante la prima salita di Varasc.it alla Soleron del 17 agosto 2009. Partiti alle 07.05 da Allesaz abbiamo raggiunto Moulaz alle 08.10. Rifocillati da una cortese residente e ripartiti alle 09.20 abbiamo risalito integralmente il percorso indicato nel manuale Le Vette della Val d'Ayas, con particolare cura, per verificarne le condizioni estive 2009. Per le 11.20 eravamo nuovamente in vetta alla Champlon. Lasciata in solitaria la Punta Champlon alle 11.50 ho raggiunto la Soleron alle 13.10, ripartendone alle 13.30 ed impiegando circa dieci minuti a spingere verso il basso un branco di capre reclamato dal sottostante pastore (!). Scomparsi cani, capre e pastore alla volta dei Frudiera ho raggiunto il Passaggio alle 14.30, restando questa volta sul versante meridionale (lato Chasten) ed aggirando il grande torrione di roccia, scendendo fino alla pietraia sottostante la Champlon e tornando in vetta alle ore 15.00. Ripartiti alle 15.30 dopo un veloce pranzo pomeridiano, siamo rientrati alle 17.00 nell'accogliente alpeggio di Moulaz per una graditissima pausa, alle 18.20 ad Allesaz. Vai alla Galleria fotografica- Vai a GPS
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