Challand-Saint-Anselme
Posto a N45 42.910 E7 44.122 ed alla quota di circa 1070 metri, Challand-Saint-Anselme è uno dei nove comuni che costituiscono la Comunità Montana Evançon. Si trova lungo la SR45 che, salendo da Verrès, percorre tutta la Val d’Ayas; è geograficamente compreso, per quanto concerne la bassa Ayas o Valle di Challand, tra i comuni di Challand-Saint-Victor e di Brusson. Prerogativa di queste aperte e ridenti zone è una vocazione turistica solo accennata, rispetto alle località superiori della valle, quali Champoluc o Antagnod, mentre più accentuato è l’aspetto residenziale ed abitativo; diffuse, tuttavia, le seconde case. Le frazioni di Challand-Saint-Anselme sono Corliod, Tilly, Châtillonet, Quinçod, Plesod, Pejan, Orbeillaz, Arbaz, Maé, Tollegnaz, Rivière o Ruvére, Allesaz e Moussanet. Challand-Saint-Anselme è vegliata, ad oriente, dalle slanciate e possenti sagome della Becca Mortens o Morteuil, della Becca Torché, della Punta Champlon, della Soleron e del Monte Nery, cime che creano un profondo e selvaggio vallone declinante sul paese dal Colle Chasten. La fiera Mortens e le vette satelliti, Chavernie e Chalex, custodiscono il segreto valloncello di Trön, ad oriente di Tilly. Ad occidente, cime più tondeggianti e boscose separano il territorio comunale da Emarèse e Montjovet: si tratta del Mont d’Arbaz o Mont Obré e del Mont de Ros. Siamo appena oltre i mille metri e la montagna sa ancora di collina canavesana, scrisse nel 1975 Renato Willien. I castagneti hanno segnato il passo e le pendici del monte sono ricoperte, ora, da larici, abeti e pini silvestri. Il paesaggio si è aperto più ancora dopo lo sperone di Tilly.. Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni
Varale descrissero Challant-Saint-Anselme nell'opera Guida
illustrata della Valle di Challant o d'Ayas. Challant
St-Anselme non è che da un secolo comune e parrocchia. Prima, i due
comuni attuali ne costituivano uno solo ed anche un'unica parrocchia,
sotto la giurisdizione del comune di Verrès. La valle superiore dovette
sostenere lunghe pratiche per sottrarvisi ed erigersi in comune
autonomo, Verrès mostrandosi geloso di serbare nella loro integrità i
proventi di beneficii che ne derivavano. Ulteriori spunti inerenti a questo villaggio, relativi all'epoca contemporanea, sono disponibili da fine novembre 2011 nella sezione Il primo turismo. Gli albori della tradizione alberghiera della Val d'Ayas attraverso le veline editoriali. Vai alla Galleria
fotografica - Vai a GPS Toponomastica Interessante è la questione toponomastica legata a questa terra. Il toponimo Challand- Saint- Anselme venne citato, semplicemente come Challant, nella Carta del Piemonte e del Monferrato di Magini, risalente al 1620; come Challant S. Anselme nella Carte Routière Suisse, risalente al 1820. Immutato è invece il toponimo Corliod rispetto alla sua prima menzione cartografica, avvenuta nella Carta Sarda, Foglio 31, del 1852; Orbeillaz era invece Orbeglia secondo la Carte des Alpes del cartografo Raymond, nel 1820. Tollegnaz era Tolegna, secondo la Carte du Théâtre de la Guerre, pubblicata dal Bacler d’Albe nel 1799; Quinçod era, infine, Chirson nella Carta degli Stati Sardi del cartografo Jacopo Stagnone, edita nel 1772. Più generalmente, il significato dello stesso termine Challand pone affascinanti interrogativi, legati addirittura ad epoche preromane: esso deriverebbe da kalanco \ a, termine inerente ad un canale valangoso o ad un pendio protetto dal vento. All’epoca romana viene invece fatto risalire la potenziale base toponomastica calere, “essere caldo”, naturalmente riferito alla posizione soleggiata del territorio; Mario Aldrovandi suggerì addirittura la radice originaria Chafland, o “terra delle pecore”, poi mutuata nel più comune “Challand”. In patois, secondo Saverio Favre, esiste infine il termine tsaléc, che designa il pascolo antistante alla casa dell’alpeggio. Altre fonti suggeriscono invece il termine celtico Cal, inerente ad una "parete ripida", o ancora Chal, solitamente usato per designare alberi cavi. Interessante è il palese
riferimento, insito nel toponimo Torrettaz, ad una torre, mentre Châtillonet
inerisce ad una struttura fortificata. Così scrisse, nel 1928, l’abbé
Bonin: (…) situé au pied d’un promontoire
sur lequel il y avait probablement un fortin.
La medesima fonte sancisce che Tollegnaz era (…)
ainsi appelé a causa du voisinage de la forêt (lignum). Tilly,
infine, deriverebbe dal termine latino Tilium, tiglio… Un
concentrato di borgata dal gentile nome del tiglio, secondo Ugo
Torra. Nel 1935 vi vennero scoperti alcuni braccialetti di
provenienza preromana, secondo il professor Barocelli, nell’opera La
préhistoire en Vallée d’Aoste. La toponomastica del
luogo, ad ogni modo, avrebbe conosciuto altra evoluzione in tempi
recenti, come vedremo in seguito. Storia Antichissima è la storia della
presenza umana nell’area attualmente occupata dal Comune di
Challand-Saint-Anselme e nelle aree limitrofe, come
illustrato nel sunto
archeologico della Val d'Ayas realizzato da Varasc.it nel maggio
2010; vi
vennero addirittura ipotizzate primitive attività estrattive nel periodo
Eneolitico, posto circa 3000 anni prima di Cristo. Tale attività
mineraria venne diffusamente incrementata, su tutto il territorio
valdostano, intorno al 2000 a.C.; un insediamento appartenente all’Età
del Bronzo venne scoperto in località Châtillonet, mentre altri
centri abitati di quest’epoca si trovavano a Montjovet,
Graines. Lo studio dell’insediamento di Châtillonet
portò alla luce prove di presenza umana estese nella prima età del
Ferro, compresa tra il VII ed il V secolo a.C., mentre una necropoli
risalente alla seconda età del Ferro venne scoperta a Tilly. Nel 1927
venne infine ritrovato un piccolo tesoro in monete romane presso Corliod,
nello specifico alcune monete con effigie inerenti agli imperatori
Gordiano, Filippo Padre, Otacilia, Traiano Decio, Etruscilla, Traboniano
Gallo, Valusiano, Valeriano Padre, Mariniana, Gallieno, Salonina,
Valeriano figlio. Ne venne data notizia nel 1931 nel Bollettino della
Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti: Immediatamente
accosto all’abitato, a monte della strada provinciale, entro una
piccola cassetta di pietra venne recentemente in luce un tesoretto di 45
antoniniani, in cattivo stato di conservazione. Nel Medio Evo, Challand-Saint-Anselme divenne feudo della grande casata degli Challant, che da queste terre presero il nome. Intorno al 1287 Châtillonet, secondo Ugo Torra, era - sotto Amedeo V di Savoia - feudo dei potenti Vallaise, i signori della Valle del Lys, che la citavano con il termine Chatellionet. Nel 1227, la ferme di Châtillonet venne ceduta alla Collegiata di Saint Gilles di Verrès, che la mantenne almeno fino al secolo XVI. Nel 1295 Ebalo Magno barattò la viscontea aostana con Amedeo V di Savoia, ottenendo in cambio terre e possedimenti più prossimi a quella Val d’Ayas che, in futuro, avrebbe riunito sotto l’egida degli Challant. Jean- Baptiste De Tillier, nato nel 1678, così descrisse la zona di Challand: (…) La vallée de Challand ou de Greines des plus fertiles, des plus grandes et des mieux peuplées d’habitants. Elle n’a que trois paroisses, mais elles sont aussi des plus fortes de tout le duché. On y travaillié anciennement a l’excavation et a la fonte de plusieurs sortes de minieres, ainsy qu’on en peut juger par les ouvertures qu’on a creusées dans la profondeur des rochers pour en suivre les veines.. La parrocchia di Challand-Saint-Anselme anticamente era attribuita alla frazione Quinçod, e venne
ufficialmente istituita dal vescovo aostano Pietro Francesco De Sales il
6 giugno 1746, su pressante richiesta della gente locale, in data 16
febbraio 1746. Il problema era effettivamente concreto, considerando la
lunghezza del percorso necessario per recarsi a Messa a Challand-Saint-Victor: (…) La vaste étendue du territoire
rendait par trop difficile le service paroissial, au grand détriment de
ces religieuses populations, secondo l’abate
Louis Bonin. Una curiosa lotta di potere tra prelati accompagnò la
nascita di questa parrocchia. Primo ministro ecclesiastico fu un
sacerdote di Arnad, Jean-François Challancin; questo provvedimento
suscitò, incredibilmente, le ire dei canonici di Verrès e del parroco
della sottostante Saint Victor, i quali non esitarono a ricorrere al
Vaticano per dirimere la controversia. Venne deputato il vescovo di
Ivrea, che annullò la decisione del collega aostano, intimando al
neonominato parroco di non officiare l’Eucaristia presso la nuova
chiesa; gli abitanti tuttavia ricorsero addirittura al senato sabaudo, a
Chambéry. Il tutto si risolse con un accomodamento tra il vescovado
aostano ed il priorato verrezziese, siglato il 17 maggio del 1754. La
precedente cappella di Quinçod, votata alla Madonna della Consolazione,
a San Valentino e Santa Barbara, servì dunque per alcuni anni come
prima sede parrocchiale per Challand- Saint- Anselme; nel maggio 1762
venne inaugurata una struttura più
grande, dopo l’abbattimento della
vecchia cappella, come narrato da Monsignor
Edoardo Brunod. Notevole il bel tabernacolo in legno dorato
ed intagliato, risalente al secolo XVIII, decorato da otto colonne
tortili; interessante anche l’altare laterale votato alla Madonna Nera
di Oropa, risalente al XIX secolo ed a sua volta in legno dorato ed
intagliato, nonché il parallelo altare del Sacro Cuore. Questa chiesa
conobbe almeno due episodi sfortunati: nel maggio del 1800 venne
depredata dalla truppa napoleonica, mentre nel 1921 un incendio
distrusse l’altar maggiore. Il campanile, secondo Ugo Torra, ospita
quattro campane, di cui tre recano le date 1838, 1772 e 1771. Particolarmente interessante è
il risultato del censimento parrocchiale ordinato dal vescovo aostano
Aubriot de la Palme nel 1820, in virtù del quale si scoprì che a
Challand-Saint-Anselme, così come ad Ollomont, ad Aymavilles ed a Verrès,
si trovavano molti operai “stranieri”, provenienti dal Piemonte o
dalla bergamasca; secondo Andrea Zanotto,
(…) A Challand- Saint- Anselme, les uns sont
occupés à tirer de la térébenthine, d’autres font cuire le charbon
et le transportent aux fabriques. La medesima fonte specifica
come l’attività mineraria in cui erano coinvolte le ragazze di
Challand- Saint- Victor preoccupasse il parroco locale, vedendo le
giovani esposte alla ‘concupiscenza’ dei charbonniers étrangers.
Nel 1782, Challand- Saint- Anselme aveva 1044 abitanti, nel 1838
erano 1028; 1127 nel 1881, 1317 nel 1901, 1324 nel 1928. Nel 1928, l’abate
Louis Bonin descriveva con queste parole lo sviluppo turistico di
Challand-Saint-Anselme: (…) C’est un lieu
de villégiature dont la renommée augmente tous les jours. Le pays est
attrayant et on y trouve tout le confort qu’on peut désirer, dans une
modeste station d’été. Le séjour en est conseillé aux personnes
qui ne supportent pas une altitude plus élevée, ou qui ne tiennent pas
à faire de l’alpinisme. Séjour tranquille et reposant. Sempre
Bonin precisa le strutture alberghiere disponibili nel 1928: la Pension
Denina, a Corliod, il Restaurant
de L’Evançon, di proprietà Pie Favre, l’Hôtel
Thiebat a Quinçod. Più tardi, riassunse in poche parole lo
stesso Renato Willien: (…)
A Quinçod, come a Villa, si possono trovare alberghetti lindi e a
prezzo economico. E la zona offre anche qui un’infinità di
passeggiate in un ambiente distensivo e assolato. Challand-Saint-Anselme divenne
Comune autonomo, separato da Saint-Victor, nel 1754. Lo storico Ugo
Torra, nel 1963, ha tuttavia provato che un documento preservato
nell’Archivio vescovile aostano cita la presenza di un Consiglio
Comunale, in data 21 luglio 1771, creando così un piccolo mistero
amministrativo. Ben noto è invece il rinnovato accorpamento del 1928,
sancito dal Regio Decreto numero 1088 del 26 aprile ed entrato in vigore
a partire dalla fine del maggio 1928. Secoli di storia, cultura e
tessuto sociale vennero burocraticamente sacrificati nel giro di poche
settimane, creando un unico Comune di Challant, con sede a Villa
(Challand-Saint-Victor). Una testimonianza d’eccezione deriva
proprio dall’abbé Louis Bonin, che nel 1928 pubblicò la propria
affascinante guida a Mondovì: (…) En suite
de la récente réorganisation des Communes,les deux Challand ont été
unis de nouveau et ne forment plus qu’une seule Commune avec un
Podestat unique. Nel corso del luglio 1939, grazie al Regio Decreto numero 1442 - quasi a voler premettere ben altri abusi - gli antichi e millenari toponimi vennero stravolti nel nuovo ed improbabile Villa Sant’Anselmo, a sua volta divenuto parte della storia di queste terre dopo la caduta del Fascismo. Il D.L. del 7 settembre 1945 riportò alla denominazione comunale pre-fascista; si rispolverò il toponimo generico di Challant. Un anno più tardi, il 12 settembre del 1946, venne decretata la definitiva ripartizione dei due comuni di Challant-Saint-Victor e Challant-Saint-Anselme; l’ultimo atto di questo lungo viaggio tra guerra, burocrazia e toponomastica si ebbe nel dicembre del 1976, quando la Legge regionale numero 61 sancì l’adozione del termine Challand per entrambe le entità comunali. Il 7 ottobre del 1848 la Legge sull’ordinamento comunale e provinciale piemontese sottopose Challand-Saint-Anselme a Verrès, insieme agli altri otto comuni che, in futuro, avrebbero dato vita alla Comunità Montana dell’Evançon. La cappella
di San Giovanni Battista Posta sulla destra della SR45, ormai ignorata dai più, la piccola cappella di San Giovanni Battista precede l’ingresso nel paese di Quinçod, nel Comune di Challand-Saint-Anselme. Una struttura massiccia, quasi acquattata sul bordo della strada, protetta da un porticato poggiante su due colonne, con una finestra munita di archetto gotico a goccia aperta nella facciata a valle ed abside rotondo; sia il Torra che Monsignor Edoardo Brunod ne ignorano la vera data di costruzione, limitandosi a notare che vi venne fondata una messa nell’anno 1630. Proprio Ugo Torra, nel 1963, trovò le parole più semplici ed indovinate per descrivere questa piccola e solitaria cappella, che oggi conosce solamente il rumore delle vetture: Sa di abbandono, anche se è a pochi passi dall’abitato e in posizione gradevole; tutt’al più ci si ferma oggi al suo riparo per una breve sosta. (…) Triste destino di tante cappelle e di tante piccole opere d’arte valdostane. La cappella custodiva fino a qualche anno fa, secondo Brunod, un bell’altare in legno intagliato e dorato, risalente al XIX secolo, che in tre nicchie mostrava le statue della Madonna, di San Giovanni Battista e di San Giuseppe. Le statue risalivano invece al XVII secolo e vennero rubate nel corso del 1957. Dal sopralluogo effettuato da Varasc.it nel febbraio 2009, invece, risultano presenti solo due statue, mentre la nicchia centrale è occupata da fiori; un crocifisso ligneo è appoggiato per terra alla parete sinistra, accanto all’altare, che a sua volta è debitamente incerato. Da fonte locale si è appreso che, recentemente, la porta di questa cappella è stata sottratta. Al disopra di Corliod, in frazione Châtillonet, si trova il bellissimo e panoramico Santuario di Sant'Anna. Si segnala, infine, un piccolo ed interessante sito Internet dedicato, En souvenir de Alberto, a Challand- Saint-Anselme da Jean Voulaz. http://www.tsanchalland.org/. Un secondo sito, ricco di immagini relative al paese ed alle sue montagne, è invece disponibile all'indirizzo Web http://www.albergolesclochettes.it/. Aspetti mineralogici Oltre alla ricca sezione dedicata agli aspetti
geologici della Val d'Ayas, Varasc.it ha acquisito nel gennaio 2013
la rara opera Ricerche
di minerali e cristalli in Val d'Aosta, edita nel
1971. Secondo tale opera, Challand-Saint-Anselme sorge su una
zona (...) costituita essenzialmente da gneiss
e micascisti, talvolta con tormalina, attraversati da filoni di quarzo.
Nei giacimenti di tipo filoniano mesotermale racchiusi in questa ganga
quarzosa, con oro nativo, pirite, arsenopirite e calcopirite aurifera,
sono state praticate fin da tempi remoti ricerche e miniere per estrarre
oro e rame. Indicando la zona analizzata a poca distanza dal villaggio di Arbaz, l'autore descrisse i minerali individuati: Quarzo: frequentissimo e sempre in bei cristalli, di dimensioni anche notevoli. Talvolta ricoperto da una patina di limonite, talvolta bianco latte, o di un delicato colore rosa dovuto alla presenza superficiale di ematite. Calcite: in romboedri di circa 1 cm ricoperti di siderite, associati a cristalli di quarzo che talvolta ricopre. Inconsueta. Malachite: in
spalmature o in esili ciuffettini di aghetti di color verde intenso, in
prossimità delle miniere di rame (che sono le prime che si incontrano
partendo da Arbaz) e nella discarica della piccola miniera verticale
poco a destra la sommità del Col Zucore. Azzurrite: stesse
caratteristiche e giacimenti della malachite. Orneblenda: due
tornanti prima del paesino di Arbaz, in un masso sporgente dalle zolle
erbose, attraversato da una specie di fessura riempita con finissima
clorite verde scuro. Questa clorite, molto compatta, molto compatta, è
fittamente attraversata da cristalli neri, lucentissimi, fragili ed
appiattiti di orneblenda. Il masso è una tenace granatite molto
ferrifera, di color quasi nero.
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