Cima Botta e Colle di Fromy
La Cima Botta è posta al confine tra la media Val d’Ayas e la Valtournanche, situata a nord del Colle di Joux e del boscoso Mont Fremies o Fromies (1856 metri), appena sopra e ad occidente del Ru Cortod. Essa è alta 2042 metri, 2048 secondo Gino Buscaini che, nell’edizione del 1991 de Monte Rosa, la definì, insieme al Mont Jetire (2146 metri): Modeste elevazioni sulla cresta SE del M. Zerbion. Senza interesse. Si raggiungono da S e SO per terreno infido. Il grande Autore e divulgatore si limitò quindi a porre queste cime in un’ottica di secondo piano, inferiore, senza tuttavia aver mai salito le suddette sommità poste tra il Colle di Joux ed il celebre Mont Pers. Fu inoltre l’unico, a quanto si evince dalla bibliografia finora vagliata da Varasc.it, a dedicare un seppur minimo spazio alla Cima Botta. Nemmeno la cartografia si è molto soffermata su questa vetta, il cui toponimo, secondo lo studioso Piergiorgio Cretier, deriverebbe dalla forma arrotondata o bombata della sua sommità: il Foglio n. 29 quadrante III Saint Vincent della Carta d’Italia alla scala di 1.25.000 (IGM) le attribuì i 2048 metri riportati da Buscaini, 2042 la Carta dei Sentieri dei Comuni di Ayas e di Brusson e, come anticipato, sempre 2042 metri dalla più recente Carta dei sentieri n. 8 de l’Escursionista Editore. E’ peraltro frequente nominare (e confondere) questa vetta al plurale, Cime Botta, probabilmente equivocandone il termine francese Cime (vetta, sommità, al singolare). In romancio, "botta" o "bot" significherebbe invece collina, piccola altura. Un ulteriore enigma è comportato dalla citazione, da parte di Gino Buscaini, di un misterioso Monte Croi (1855 metri), di cui non viene specificata la posizione. Tale toponimo non ricorre in alcuna altra sede, nemmeno nella carta IGM. Si tratta forse del Mont Fremies o Fromies? Vai alla Galleria fotografica - Vai a GPS Tante inesattezze ed uno scibile cartaceo ed
online così ridotto non potevano evitare di attrarre l’attenzione di
Varasc.it, ed in effetti la salita di domenica 17 maggio 2009 si è
rivelata una vera avventura all’insegna dell’esplorazione. La nostra sconosciuta cima, ad ogni modo, è
posta a 2.5 km. in linea d’aria dal Colle
di Joux, superbamente visibile da Salomon
e da Amay; la salita è grossomodo paragonabile a quelle del Mont
de Ros e del Mont Obré, con maggiori
difficoltà. In assenza di sentiero ed in presenza
di forte pendenza, terreno impervio e rocce instabile, boschi fitti,
questa salita viene sconsigliata da Varasc.it, che
pubblica la presente pagina con l’unico scopo di dotare finalmente
questa panoramica cima di una sua propria bibliografia. Il tratto
terminale presenta un ripido canalone d’erba olina, cui segue una erta
paretina di roccia ed erba, valutata F, con passaggi insidiosi di I°
(vedere descrizione sottostante). L’ulteriore salita da nord, dal Mont
Jetire, non è stata ancora testata da Varasc.it. Il tempo necessario è
di circa 2.30 ore. Salita alla Cima Botta La partenza avviene al paesino di Fremies o
Fromy, posto al disopra di Amay ad una quota di 1585 metri ed in
posizione N45 45.614 E7 41.595: poche case sapientemente ristrutturate,
ampi pascoli in lieve pendenza e vaste foreste di conifere, a poca
distanza dal valico di Joux. In
alternativa, lasciando la vettura al parcheggio del colle, si può
imboccare il sentiero numero 12 che risale la dorsale attraverso il Bois
Pesse e, successivamente, il Bois Fremies, raggiungendo il medesimo
paese. Per giungere a questo antico villaggio è altrimenti sufficiente
valicare il colle e scendere sul lato occidentale (Valtournanche) alla
volta della nota Cappella dei Partigiani, senza tuttavia raggiungerla.
Si scende in automobile per
alcuni tornanti ed ignorando dapprima una stradina minore che diparte
sulla destra, quindi prima deviazione asfaltata sulla destra. Si imbocca
pertanto la seconda strada asfaltata che si stacca a destra della via,
con segnalazione per Fromy. Il paese è molto diradato, la sua bellezza
deturpata da una inopportuna toilette bianca sulla sinistra dello
sterrato, in un prato; secondo Piergiorgio Cretier, il toponimo
deriverebbe dai formicai o Fromiés,
effettivamente presenti in gran copia nei boschi. Si cammina quindi verso nord, superando sia la
citata toilette che, sulla destra, un divieto di accesso ed un rudere
che premette al margine del bosco; a sinistra, sotto un albero, si nota
ancora un altare costruito dagli Alpini di Saint Vincent. La zona è
povera d’acqua. Subito dopo si incontra un bivio sull’ampio
sentiero, contraddistinto da un “14” biancorosso del censimento
della Forestale. Si prosegue verso nord; la strada sterrata si eleva
dolcemente, piegando quindi verso nordovest ed ovest. In circa dieci
minuti si perviene ad un secondo e più importante bivio,
contraddistinto da una palina gialla per l’alpe Nuarsaz (sentiero 12),
in posizione N45 45.829 E7 41.432. Si piega a destra (nord) seguendo
l’ampio sentiero per magnifici boschi di conifere, ombrosi ed aperti,
caratterizzati da grandi massi ormai sepolti dalla vegetazione e dal
muschio; dopo circa 600 metri, a 1720 metri di quota ed in posizione N45
46.087 E7 41.362 si perviene ad un ulteriore bivio nel folto del bosco,
ove occorre semplicemente seguire lo sterrato principale verso nord. La
stradina compie quindi una percettibile, ampia curva verso destra
(oriente) risalendo fino alla boscosa, ampia sella del Colle Fromy o
Fremies, dimenticato valico tra Extrapieraz, Vollon ed Amay. L’ombroso
valico sorge a 1764 metri di quota, in posizione N45 46.194 E7 41.590 ed
è privo di panorama, presentandosi come un avvallamento nel bosco, ove
termina il sentiero; poco oltre, sulla sinistra, si scorgono antichi
resti di un muretto perimetrale, mentre nella zona si susseguono ben più
moderni cartelli bianchi di divieto di caccia. Ne scrisse, in
precedenza, il solo Buscaini:
Insellatura boscosa a N del Colle di Joux,
separata da questo dal M. Croi 1855 m. Si può raggiungere in breve da
E, dal canale irriguo di Cortoz. Inizia qui la parte più
complicata della salita, che richiede notevoli capacità di navigazione
in assenza di riferimenti, nonché in presenza di folta vegetazione e
terreno accidentato. Nella zona si notano copiose tracce di cinghiali,
per cui è bene aver cura dei propri cani. Volendo proseguire – malgrado, ripetiamo,
Varasc.it lo sconsigli ufficialmente
– si volta a sinistra (nord) superando un primo tratto di bosco rado,
con numerosi alberi al suolo. Si incontra quindi subito un terreno in
forte e prolungata pendenza, salendo in assenza di traccia nel
sottobosco fitto di ramaglie; il terreno è coperto da erba ed aghi di
pino, terriccio. Si piega intorno ad un primo affioramento roccioso,
raggiungendo una piccola radura erbosa a quota 1873, sull’apice della
dorsale. Si procede quindi verso occidente sulla dorsale spartiacque,
passando a sinistra di grandi affioramenti rocciosi che sbarrano la
progressione nel bosco; a 1938 metri si supera una prima, piccola
pietraia grigia cui segue un lembo di bosco. Si perviene subito dopo ad
una ben più vasta e ripida pietraia, parte estrema della corona di
pietra che difende ad occidente la Cima Botta; sulle rocce sono
tracciati i ben evidenti segnali biancorossi della Forestale. Si risale
con notevole cautela. La pietraia è antica e parzialmente interrata, ma
relativamente instabile; essa diviene quasi subito ripida, interrotta in
alto dal bosco in forte pendenza. Raggiunto il bordo superiore della
pietraia si nota un curioso riparo in roccia, bordato di sassi e
probabilmente ancora utilizzato dagli animali selvatici; sulla destra,
una bellissima ed effimera panoramica sulla possente dorsale che
proviene dal Corno
Bussola e discende dapprima alla Quota 2899
o Punta Cris ed infine alla Punta
Guà ed al Monte Palon. Notevole il colpo d’occhio su Vollon e su Brusson,
con il laghetto artificiale; la zona è abitata dalla fauna superiore
(ungulati) e, certamente, da vipere, vista la posizione soleggiata ed
esposta a sud della pietraia. All’apice superiore di questo tratto di
pietraia si apre un erto ed ombroso canale in erba olina, schiacciato
contro i bastioni rocciosi che sorreggono la vetta soprastante; sopra al
canalone si raggiunge un recondito spiazzo a quota 2028, celato dagli
alberi ed addossato alla rupe sommitale. Immediatamente a sinistra dello
spiazzo (sudovest) si erge una paretina irregolare di circa 20 metri,
ripida e disomogenea, che premette alla vetta. Tale parete è
attraversata in verticale da due formazioni rocciose parallele che
cadono fino allo spazio, intervallate da lame di roccia e, soprattutto,
erba olina; nella parte superiore si erge un albero morto, le cui radici
sono di qualche utilità come appigli. La salita non è tanto difficile,
quanto oggettivamente rischiosa; roccette non bene infisse nella parete,
terra cedevole negli anfratti, erba olina pettinata verso il basso,
continui spuntoni rocciosi da tener presente durante gli spostamenti
verso l’alto. Una possibile via consiste nel salire letteralmente sotto
le radici dell’albero morto, deviando lievemente a destra su un
terrazzino roccioso, quindi nuovamente a sinistra su una cengia molto
esposta sull’intera paretina, superata la quale si accede, per grandi
rocce stabili, alla vetta. La zona sommitale della Cima Botta (2042
metri) è ampia, conformata a “fortino” merlato di rocce e lastre,
un po’ come nei casi della Becca Mortens
o della neobattezzata Punta Ornella, successiva ai Due
Denti. Vi si erge una piccola croce lignea, alla cui congiunzione
dei pali si trova una targhetta in memoria di Charles Vittorio (1907-
1986), realizzata dalle Onoranze Funebri Page di Saint Vincent. Sotto la
croce si trova ancora un’assicella di legno, alquanto provata, con
incise le parole Pietro e Zio 1983,
oppure Pietro Ezio 1983. Il panorama è notevole e permette di
comprendere meglio la zona della dorsale a nord del Colle di Joux e
della possente Testa Comagna. Ad
oriente, oltre alle citate cime del Corno
Bussola, della Quota 2899, della Punta
Guà, si notano anche il Monte
Bieteron, il Monte Ciosé, le Dame di
Challand; verso settentrione si scorgono la Roccia Nera ed il Polluce,
nonché il Monte
Facciabella, la Becca
di Nana o
Falconetta, il Grand
Dent e l’ampia conca di Antagnod,
vegliata dal Monte
Zerbion. A sud, ecco il boscoso e tondeggiante Mont Fromy o,
probabilmente, il Mont Croi citato da Gino
Buscaini. Una cima altamente panoramica e soddisfacente, ben raramente conseguita, che permette insoliti colpi d’occhio sulla zona e sulle vette della media Val d’Ayas. Un'esplorazione interessante e piacevolmente varia, sulle tracce di antichi viandanti e, ormai, solitari cacciatori.
|