Monte Pezzei
Posto a 2670 lungo la costiera interna che
dalla Gran Cima (3023) e dal Monte
Perrin (2974) scende al Lago
Perrin (2635), al Monte
Chaleau (2658), al Pezzei stesso, al Monte
della Nonna (2534) ed alla Quota 2777, il Pezzei coniuga un magnifico panorama ad un
ambiente unico e pressoché inesplorato, unitamente alla bellezza
della sua linea di salita. Si tratta infatti di una montagna ignorata
dalla manualistica -ad eccezione di un brevissimo cenno da parte del
celebre Gino Buscaini -
e poco conosciuta, anche localmente. Da nord, dal vallone di Cuneaz
ed anche da ovest, da Champoluc,
il Pezzei ha forma di un solitario "dente" o spuntone dalla
cima smussata; da sud, invece, presenta pendii erbosi ripidi ma
accessibili. E' stato salito da ovest il 12 settembre 1978 da A.
Gogna, incontrando passi di IV, II e III grado. Qui verrà riportata
la relazione della salita al monte Pezzei da sud, via vallone di
Mascognaz; la partenza avviene ai 1568 metri di Champoluc (dalla
Cascata), per cui il dislivello affrontato è di 1102 metri. Da
Mascognaz (1822) è invece di soli 848 metri. Per la pendenza del
versante S, la carenza di segnaletica, la presenza di erba scivolosa e
di semplici passi di roccia sul torrione sommitale, il Pezzei è
classificabile EE, adatto ai soli escursionisti allenati, ottimi
conoscitori della zona e capaci di muoversi su pendii infidi e
scivolosi. Per gli stessi motivi questa escursione è sconsigliata ai
bambini, oltre che nel periodo invernale o in caso di terreno bagnato. Una
più esauriente descrizione, completa di dati GPS e cartografia, si
trova nel volume Le Vette della Val
d'Ayas, pubblicato nell'estate 2008. Vai
alla Galleria fotografica - Vai a GPS Il Pezzei è situato a N45 49.049 E7 45.174.
La partenza avviene dalla località Cascata di Champoluc,
comodamente raggiungibile dalla route Varasc con la deviazione posta
tra la chiesa e l'AIAT. I sentieri 14 e 14A raggiungono Mascognaz
(1822, N45 49.404 E7 43.775) e proseguono oltre la piazza del paese
-nel 2007, ancora ingombra di materiali edili a causa dei lavori in
corso nella zona - lungo la bella carrabile che porta agli alpeggi del
vallone omonimo. Risalendo questa sterrata, inizialmente nel bosco, si
giunge alle case di Vieille (1930, N45 48.989 E7 44.107) e
successivamente, lungo il torrente, a Chavannes (2011, alcune case
abbandonate lungo la strada, N45 48.673 E7 44.593). Appena oltre
Chavannes la carrabile presenta un bivio, in una zona di enormi massi,
con tanto di piccola croce, con targa e tettoia: prendiamo la
deviazione sulla sinistra che compie una curva e sale tornando
indietro. Seguiamo dunque il tracciato del sentiero 14A per il lago
Perrin (02.30 ore da Mascognaz, E) e, con tracce alternamente evidenti
e scomparse, superiamo i radi alberi che precedono i prati di Toulassa
(2250 circa, N45 48.920 E7 44.826). Si tratta di un altro alpeggio
abbandonato, ai piedi del Monte della Nonna e base per la salita a
questa vetta, prospiciente al Pezzei: possiamo ora scorgere entrambe
le elevazioni, il Monte della Nonna a sinistra e sopra di noi, il
Pezzei più a destra, ancora defilato ed aspro. A Toulassa seguiamo il
tracciato del 14A, come marcato in giallo sull'angolo destro della
vecchia malga, portandoci ad est: poche tracce all'inizio, che però
diventano più consistenti dopo il primo, basso poggio erboso. Segue
l'ampio e soleggiato pascolo pianeggiante nel quale sorge una vecchia
vasca lignea per la raccolta dell'acqua, circolare ed ampia poco meno
di due metri, ancora in funzione nell'estate 2007. Un tubo arrugginito
vi riversa l'acqua convogliata tramite moderne tubazioni interrate nei
prati; appena oltre la vasca, simile ad una semibotte, la traccia 14A
prosegue in campo aperto nel prato, verso est. Alla nostra sinistra si
scorge il versante S del Pezzei: raggiunta una bassa roccia
pianeggiante sovrastata da un grosso ometto (circa 2320 metri),
abbandoniamo il 14A piegando a sinistra, attraversando il prato e
raggiungendo l'imbocco del versante. La base del versante è guardata
da alcuni massi interrati e coperti d'erba e fiori, alle cui spalle
inizia il pendio. La salita inizia in un canale erboso molto ampio:
sopra di noi, sulla destra, un promontorio di roccia scende a
delimitarlo. Lo superiamo a circa 2470 metri, incontrando pochi tratti
pianeggianti: la pendenza si è infatti accentuata e stabilizzata sui
30 gradi, mostrandoci ora il proseguimento del canale (ben più
stretto) verso il torrione sommitale. Ai nostri piedi innumerevoli
stelle alpine e fiori di genepy, specie protette. Pieghiamo lentamente
verso destra, ritrovandoci (2570 metri circa) sotto al massiccio
torrione sommitale: una uniforme parete rocciosa dal colore scuro, che
però si abbassa sulla destra, verso est, fino ad intercettare gli
ultimi metri del canalone erboso che stiamo risalendo. Qui la pendenza
raggiunge saltuari tratti sui 35- 40°, tra zolle erbose spesso molto
alte che obbligano a passi faticosi o a continui zig- zag per
valicarle; altro rischio, sebbene raro, è costituito dalle tane o dai
semplici buchi nascosti dall'erba a zolle, molto fitta ed
apparentemente uniforme. Prima di piegare a destra lungo la bastionata
rocciosa che sostiene la vetta, notiamo una piccola spalla panoramica
sulla nostra sinistra: da qui godiamo una bella vista del Monte della
Nonna. Costeggiando la roccia passiamo verso destra: in pochi metri
raggiungiamo il primo gradino roccioso, composto in realtà da due
serie di basse rocce lisce e coperte di vecchio muschio nero,
all'ombra nella prima mattina e lievemente inclinate verso sud. Qui
abbiamo due possibilità: la prima consiste nel metter piede sulla
parte inferiore della roccetta, solo poche decine di centimetri
dall'erba, e da lì salire la breve gradinata sopra la quale si apre
una bella cengia erbosa e soleggiata, ampia e pianeggiante; occorre
prestare attenzione alla propria destra, poiché il terreno sotto il
gradino è scosceso. Dalla cengia (ricca di arnica) si torna
brevemente a sinistra accedendo al pendio erboso ai piedi della vetta.
La seconda consiste nel non toccare il gradino, costeggiandolo invece
restando sull'erba e passando oltre: dopo il gradino infatti la cresta
del Pezzei ha termine, strapiombando più avanti sul vallone di Cuneaz.
Qui è possibile rimontare sul torrione sommitale camminando su erba e
roccette, passando praticamente sopra al gradino e trovandosi ai piedi
della vetta; non si accede alle roccette descritte sopra, ma la
pendenza è maggiore. Vai
alla Galleria fotografica - Vai a GPS Torrione sommitale e
vetta In entrambi i casi -due vie a pochissima
distanza e praticamente equivalenti, in realtà- ci troviamo ora sul
pendio erboso sottostante la vetta, a S. Alle nostre spalle,
imponente, la Punta Piure (2902) veglia la nostra salita: qui è bene
evitare movimenti bruschi e restare prossimi al pendio erboso - come
in tutta l'ascensione, si rivela utile una picca piccola, specie in
discesa. Saliamo in diagonale verso sinistra per pochi metri: sopra di
noi, una uniforme linea di roccette scure segna la vetta del Pezzei.
Nel suo punto mediano, questa sorta di piccola bastionata sommitale è
più bassa ed accessibile: da qui saliamo in vetta, a 2670 metri.
Siamo su una cresta sommitale allungata in direzione E / W, abbastanza
larga e spaziosa, occupata da grandi rocce grigie con licheni verde e
neri; alla nostra sinistra si erge un ometto particolarmente alto e
vagamente tendente al sud, ma solidamente costruito. Le rocce maggiori
sono salde, non così i sassi piatti ai nostri piedi, tra
l'onnipresente erba. A N corre, oltre le roccette, una bella cengia
erbosa e sgombra, vero balcone sul sottostante vallone di Cuneaz:
tuttavia è piuttosto esposta, sconsigliabile a chi non gradisce
questo genere di cose. A sinistra dell'ometto (W) si apre una bella
area pianeggiante e sgombra, vagamente triangolare. Il panorama è
notevole in ogni direzione, specie sul vallone di Cuneaz ai nostri
piedi, sulla zona di Ostafa
e sul Bec Forcü, ma anche sulla cresta
interna lungo la quale ci troviamo. Particolarmente apprezzabile è la
vista del vicino Monte Chaleau e del Monte
della Nonna, rispettivamente alla nostra destra (il primo) e
sinistra (il secondo). La discesa, con molta cautela a causa
della pendenza, avviene lungo l'itinerario di salita: si può ripetere
il breve gradino dopo la cengia o, sempre dalla cengia erbosa,
proseguire verso sinistra fino al ripido pendio erboso che ci riporta
al canalone per il quale siamo saliti, dopo aver costeggiato in parte
la parete del torrione sommitale. In discesa si corre il rischio di
scivolare sui ripidi pendii erbosi o di inciampare nei buchi nascosti
nell'erba. Tempistica: ecco
i dati rilevati nel corso della prima salita di Varasc.it a questa
vetta bella e quasi dimenticata, mercoledì 18 luglio 2007. Lasciata
la Cascata alle 08.27, sono giunto a Mascognaz alle 08.45,
ripartendone alle 08.50 dopo aver riempito le borracce. Alle 09.05 ero
a Vieille, 09.20 Chavannes, 09.41 Toulassa, 09.50 al bivio tra il 14A
e l'itinerario per il Pezzei. Alle 10.10 ero a 2420 metri, alle 10.25
a 2490, sopra al bastione roccioso. Alle 10.43 ero al gradino, 10.54
in vetta. Ripartito alle 11.20, ero nuovamente sul 14A per le 11.56,
alle 12.28 sulla carrabile oltre Chavannes, alle 12.55 a Mascognaz,
alle 13.11 alla Cascata di Champoluc. Nota del settembre 2008:
in data 26 agosto 2008 si è compiuta una prima attraversata
esplorativa della cresta che collega il Monte
Chaleau ed il Pezzei. La difficoltà è valutabile in F, con
tratti esposti, tratti scivolosi e costante rischio di rovinose
cadute; il tempo necessaio, quaranta minuti da una vetta all'altra.
Partendo dal monte Chaleau, si procede verso nordovest oltre il
residuo cenno di traccia sull'erba, in piano, superando su erba il
primo modesto affioramento, cui segue qualche metro di ripida discesa
su placche inclinate. Tale tratto risulta scivoloso nelle prime ore
mattutine, poiché il sole non arriva ad asciugare le roccette se non
verso le ore undici, d'estate. Si punta il primo, grande rilievo
roccioso, superandolo a destra (nord) su cengia erbosa
semipianeggiante e priva di ostacoli. La
cresta si assottiglia e discende lievemente, diventando affilata, con
due metri di roccette spioventi ed esposte sui due lati, a meridione
ed a settentrione: occorre estrema cautela. Si procede su erba ripida
sul versante meridionale del secondo corno, più prossimo al Pezzei,
al disotto dei due gendarmi rocciosi gemelli, ben visibili dai
dintorni di Toulassa e dal sentiero 14A. Da qui, contornando l'ampio e
ripido versante erboso del torrione, si discende lievemente e si
risale immediatamente, alla volta della paretina d'erba e terriccio
che premette la cengia erbosa, ricca d'arnica nel periodo estivo.
Anche questo tratto è molto erto e si presta facilmente alle
scivolate, vista la presenza massiccia d'erba olina e di buchi tra le
zolle. |