Grand Dent

 

Alto 2832 metri e posto lungo la linea intervalliva Ayas- Valtournenche, il Grand Dent si trova a N45 50.240 E7 40.253 e, in linea d’aria, a 980 metri dai Due Denti, a 1600 metri dalla Becca di Nana o Falconetta ed infine a 840 metri dall’arrivo degli impianti di risalita del Pian Pera. Si propone come una vetta estremamente panoramica ed isolata, posta a nord- nordest del Colle Pillonet ed a sudovest della suddetta Becca di Nana (Falconetta), distando 1200 metri in linea d’aria dal valico in luogo dei citati 1600 che lo separano dalla Becca. Il Grand Dent, se osservato dalla sponda orientale di Ayas, è difficilmente percepibile, anche se immediatamente a sud è contraddistinto da un brusco abbassamento della dorsale intervalliva. Non così da nord, ove si nota l’ampio ed erboso pendio settentrionale del Dente, e tantomeno da ovest. Questa vetta, secondo Gino Buscaini ne Monte Rosa e Mischabel, ricevette il suo toponimo proprio a causa dell’aspetto che offre a chi la guarda dalla Comba di Chamois, con un minaccioso salto roccioso verticale ai piedi della parte sommitale.

Nel 1962, La Valle del Cervino di Francesco Cavazzaro descrisse questa montagna, con una tempistica di 45 minuti dal Colle Pillonet (...) oppure dal vallone di Chamois. Le Gran Dent (m 2832 IGM, 2836 TCI). Quando da Chamois si arriva alle terrazze prative oltre Foresus, ci si trova di fronte una caratteristica vetta a forma triangolare che pienamente merita il nome di Dente. Osservandola da N si vede che dal punto più alto della cresta spartiacque parte una breve cresta NE la quale, dopo un centinaio di metri, cade verticale sul vallone di Chamois formando come un immenso tagliamare. La parete N, di circa m. 100-150, è giallastra e verticale. Non è stata certamente mai salita; nella sua estremità NE si presenta solcata da una fessura (o camino) e quindi si può certamente scalare.

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La medesima fonte, nonché altri antichi testi, segnalano come via di salita la cresta che diparte dal Colle Pillonet. Ancorché non infattibile, tale percorso è stato giudicato più erto, visto il carattere roccioso e dirupato di alcuni tratti di cresta successivi ai Due Denti; si propone invece la ripida ma sicura salita dal Pian Pera, secondo due diversi itinerari, consigliati per chi voglia esplorare nuove aree della Val d’Ayas. Il dislivello è di 997 metri dai 1835 di Mandriou, di 581 dai 2251 m. della Cappella Sarteur all'alpe Vascoccia. Il tempo necessario è valutato in 3.00-3.30 ore, la difficoltà, EE in assenza di traccia, con ripidi tratti su erba. Pur non presentando zone esposte, si raccomanda cautela sul tratto sommitale del Grand Dent, specialmente nella sua parte meridionale. 

Grand Dent, primo itinerario 

La partenza avviene a Mandriou, da dove si sale alla Cappella Sarteur, mediante semplice poderale via Ru Cortot ed alpe Soudaz (1978), oppure grazie al sentiero 3 che dall’alpe Métsan conduce all’edicola in quindici minuti, come illustrato nel volume Le Vette della Val d'Ayas in merito alla Becca di Nana (Falconetta). Dalla Cappella Sarteur si accede al ben visibile sentiero 3A o Sentiero degli Alpini, diretto alla Becca di Nana, puntando verso occidente ed osservando la cresta intervalliva. Su di essa spicca un grande e scuro intaglio, profondo ed incassato, segnavia per la ripida salita che segue. Giunti infatti all’inizio della bella e pianeggiante valletta (2460 ca.) ai piedi della Falconetta, ove il sentiero 3A piega verso nord, si volta nel prato a sinistra della via (ovest) salendo in assenza di traccia i pendii erbosi retrostanti, puntando ad ovest verso la dorsale intervalliva soprastante. La pendenza raggiunge in certi casi i 50°, limitandosi nella maggior parte del tratto ai 40°, senza tuttavia presentare altre difficoltà che un modesto e basso tappeto erboso. Salendo in linea retta si accede inizialmente ad una piccola e verdeggiante conca, punteggiata nell’estate 2008 di caratteristici sassi bianchi, cui segue immediatamente la dorsale vera e propria, a 2805 m. ed approssimativamente in posizione N45 50.476 E7 40.677, a 710 m. in linea d’aria dal Grand Dent. Si piega a sinistra (sud) sulla cresta, fino ad un vicino rialzo, con ometto: sulla destra si hanno le caratteristiche “rocce bianche” ben visibili durante la salita della Becca di Nana dal versante meridionale.

Si scorge da questo rialzo, guardando verso ovest, il vasto pendio settentrionale del Dente, che declina fino a creare un ampio pianoro erboso; tra questo pianoro e la dorsale intervalliva si cela una caratteristica ed erbosa conca a foggia di canale, dai bordi arrotondati, accessibile e traversabile in ogni punto. Tale canale è esteso da nord a sudovest, punteggiato da affioramenti scistosi; è sufficiente scendere con qualche cautela dal ciglio del rilievo fino alla conca, risalendo dalla parte opposta i pochi metri d’erbetta e terra che premettono al vasto pianoro soprastante. Il bordo di tale piano è posto a 2789 m. e consente una vista imperdibile sui Tournalin, sulla Becca Trecare, sul possente Cervino. Si volge a sinistra, risalendo per dieci minuti scarsi il semplice pendio erboso restando lungo l’ampio bordo, fino a raggiungere una sorta di spalla rocciosa a quota 2831, con un alto ometto di sassi visibile dalla distanza. Si procede in cresta verso sudovest, adottando maggiore cautela in caso di colpi di vento vista la ristrettezza della dorsale, caratterizzata da erbetta, terra e qualche saltuaria scheggia detritica. La cresta compie una sorta di breve curva, accedendo alla vetta del Grand Dent: uno spazio ristretto e culminante in un basso ometto di pietre scure, adorno, nell’estate 2008, di uno sbiadito palo segnaletico LiSki. La corta cresta sommitale prosegue per pochi metri verso sinistra e sudovest, terminando con una roccia grigia (non superarla, attenzione) oltre la quale il pendio declina nel citato salto di quota. Più oltre, sempre lungo la cresta, si scorgono lo sperone isolato di quota 2795, la retrostante Punta Ornella ed i Due Denti. Il panorama, a nordest, spazia sulla Becca di Nana, a nord sui Tournalin, sulla Becca Trecare, sul Monte Roisettaz. A nordovest si nota il lago di Cignana. Ad ovest, la conca di Chamois ed il paese omonimo, il lago di Lod, la Becca di Luseney. A sudovest, la piramide dell’Emilius e la sottostante Becca di Nona, il Gran Paradiso; a sud, inconfondibile, lo Zerbion, ad oriente, la Punta Piure. Impressionante il salto roccioso, con annessa parete verticale, che precipita ad occidente verso i pascoli dell’alta Comba di Chamois. 

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Grand Dent, secondo itinerario 

Un secondo percorso, temporalmente equivalente al primo e con pendenza lievemente meno accentuata, diparte invece dalla stazione superiore degli impianti di Pian Pera, posta a 2296 m. ed a N45 49.848 E7 40.576. Tale stazione si raggiunge sia dal Barmasc, come illustrato nell’ambito della salita al Colle Pillonet, sia da Mandriou, sulla agevole carrabile che segue il tracciato della pista – continuazione della carrabile che, sempre da Mandriou, sale fino all’alpe Vascoccia ed alla Cappella Sarteur. Su una delle tante, grandi rocce sul bordo della sterrata si nota una vasta targa in bronzo in memoria di tre sciatori. Il Grand Dent è visibile come grigia bastionata sporgente dalla dorsale, durante l’avvicinamento alla stazione. Dall’impianto Leitner si procede verso nordest (destra, per chi arriva dalla strada) per pochi metri, fino alla botola di una vasca o serbatoio per il rifornimento idrico invernale. Si abbandona il tratto erboso pianeggiante, risalendo in un ampio canale inizialmente poco percettibile verso nord, i cui bordi diventano via via più marcati. La pendenza è di circa 35°, sempre su erba; si nota un ruscello che scende al centro di questo solco, prima di diventare interrato e sparire alla vista. Si supera il tratto più ripido accedendo ad una prima balza erbosa, ampia e panoramica. Si continua a salire verso occidente puntando la visibilissima bastionata rocciosa della dorsale, fino a trovarsi, a circa 2600 metri, tra due grandi massi grigi. Tali massi sono posti in un’area punteggiata da altri affioramenti e massi minori; i due in questione sono posti a circa 70 metri in linea d’aria l’uno dall’altro, disposti in linea retta. Raggiunto il grande masso superiore si piega a destra, con tratto erboso più erto (30 – 25°), puntando un colletto erboso appena sottostante la bastionata rocciosa del Grand Dent; vi sono saltuari, antichi ometti nell’area dei due massi e verso il colletto, che però è interessato da scariche di detriti. Il colletto non è altro che la parte terminale del canale descritto nell’ambito del primo itinerario di salita. Si risale questa comoda conca erbosa, allungata da sudovest a nord, risalendone il modesto bordo d’erba e terra fino al vasto pianoro ai piedi del versante settentrionale del Dente, procedendo come illustrato in precedenza.  

Conclusione 

Il Grand Dent è una vetta solitaria e, come nel caso dei Due Denti, posta in un ambiente caratteristico ed isolato la cui esplorazione ripaga, di per sé, dell’erto tratto affrontato per rimontare la dorsale Ayas – Valtournenche; il panorama, poi, è assolutamente eccezionale e, nella maggioranza dei casi individuali, inedito. Punto sfavorevole di entrambi gli itinerari è l’assoluta carenza di segnaletica o di tracce, eccettuati i pochi ometti dei percorsi di caccia, e la citata pendenza; ciò rende indispensabile una radicata abitudine riguardante la navigazione con bussola e cartografia, oltre all’istinto per la direzione più logica da seguire. Si può comunque concatenare i due itinerari, salendo dall’alpe Vascoccia e scendendo dal Pian Pera, fruendo quindi della comoda carrabile per il rientro a Mandriou.  

Nota del settembre 2008: Varasc.it ricerca informazioni inerenti al tratto di cresta posto tra i Due Denti ed il Grand Dent.

 

 

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