La Cascata di Isollaz
Posta a circa 695 metri, poco più a sud del
paese di Isollaz lungo il corso del torrente Evançon, l’omonima
cascata compie un salto di notevole altezza e bellezza, all’incirca
all’altezza dell’antica Torre
di Bonod (ad oriente) e del villaggio di Targnod
(ad occidente), nel
Comune di Challand-Saint-Victor. Il torrente attraversa il piacevole
villaggio di Isollaz, passando al disotto del nuovo ponte carrabile -
contraddistinto da una edicola sacra al centro e da una ben più ampia
cappella dedicata alla Madonna Nera di Oropa sul lato orientale – per
poi inabissarsi nel salto, più a valle, dopo aver superato le moderne
opere di canalizzazione e contenimento della diga. Anticamente, secondo
Ugo Torra, Isollaz avrebbe forse vantato un ponte romano; se la
provenienza di tale opera è incerta, rimane la citazione tratta dal
testamento del grande Ibleto di Challant,
redatto il 15 febbraio 1405, ove si parla chiaramente di un Ponte
de ysulayre. Profondamente incassata tra strette rive
ombrose, umide e dense di vegetazione superiore, la cascata rende
trasclucida la parte superiore della forra rocciosa, in un caleidoscopio
altamente scenografico dovuto alla miriade di spruzzi e particelle
d’acqua provocate dal salto di ben cinquanta metri. Vai alla Galleria fotografica - Vai a GPS A quelques m. sous
Isolaz et avant de recevoir le petit torrent de Dondeuil, l’Evançon
se précipite perpendiculairemente dans un gouffre de la hauteur de 40
m., formant une cascade, des plus belles que l’on connaisse. Choisir
bien le point idéal d’où on puisse l’admirer. D’Isolaz, on peut
descendre à Verrès en suivant la r. g. de l’Evançon jusqu’à
Rovarey, d’ou l’on arrive à la Bourgade, par la côté E. du Château. Secondo l'Abbé
Joseph-Marie Henry, il
quale scrisse ad appena un anno di distanza, Isollaz era parte
integrante di una importante centrale elettrica: (...)
Centrale de Challant-Saint-Victor à Isolla (670 m.): prend l'eau de
l'Evançon à Vollon (1316 m.); parcours, 7200 mètres sur la rive
droite de l'Evançon; 600 mètres de chute, 48000 chevaux. En activité
depuis 1928. Société S.I.D.E. La cascata è facilmente raggiungibile da
Isollaz, proseguendo brevemente a piedi o in automobile su strada
asfaltata che corre verso sud, fino ad una interruzione del guard rail
sul lato sinistro – per chi si dirige, indicativamente, alla volta di
Verrès – ove un cartello segnala l’inizio del sentiero. Questa via
è singolarmente ripida, contraddistinta da brevi tornanti e da fondo
sabbioso, erto, che in caso di pioggia diviene abbastanza fangoso;
saltuari tronchi parzialmente interrati trattengono il terreno, cui
segue, in ogni direzione, una fitta vegetazione. Si supera una cabina
abbandonata in cemento, probabile punto di controllo o di smistamento
elettrico, attualmente in rovina, scendendo per un centinaio di metri
rispetto alla strada soprastante. Il sentiero, giunto quasi a livello
dell’Evançon, piega repentinamente a sinistra (nord), bordato da una
recente staccionata lignea e da cartelli che segnalano il pericolo di
improvvise ondate di piena dovute all’apertura di opere idrauliche.
L’aria è densa di spruzzi e di rumore, ed occorre solo qualche passo
in avanti per ammirare appieno la bellezza della cascata; la passeggiata
è chiusa, oltre che dalla staccionata, da una vecchia e cadente
struttura nuda e sventrata, completamente bagnata e ricca di muschio
scivoloso, adorna di vecchia segnaletica di pericolo. E’ pericoloso
procedere oltre, vista la scivolosità del terreno e delle piante, nonché
l’esposizione alla cascata stessa, anche se più volte il bacino ai
piedi del salto d’acqua è stato luogo di.. Balneazione. Antica attività mineraria Proprio all’interno delle scure rocce che
costituiscono la parete da cui salta l’Evançon sono custoditi i
cunicoli minerari del complesso di Sache, adibito tra il 1820 ed
il 1867 all’estrazione di pirite non aurifera, preziosa per la
composizione del ferro. Un po’ a sinistra della traiettoria di caduta
della cascata si trovava il Ribasso Rizzotti,
dal quale mediante un sistema di piccoli vagoni si portava il minerale
grezzo fino a Chavascon; la zona del percorso è oggi insidiata dai
crolli, recenti ed antichi, e da alcune frane che rendono l’antico
scavo irraggiungibile. Ciononostante, l’imbocco della galleria è
tuttora ben distinguibile, come una sorta di scuro incavo nella parete
uniforme. La storia della miniera di Sache o La Sache
è confusa, e si intreccia con la supposta preesistenza di uno scavo
minerario romano, in seguito scartata dagli esperti; pare invece
assodato che il 15 dicembre del 1820 alcuni concessionari diedero il via
ai lavori per uno scavo di “vetriolo di ferro” al disopra del salto
d’acqua. Dopo più riprese ed abbandoni dell’attività, giudicata
non competitiva a livello economico, un ente cooperativo della
Lomellina, il Consorzio Agrario, rilevò nel 1916 l’intera
area, costruendo il citato Ribasso Rizzotti per aumentare la copertura
mineraria del filone di pirite: non più solamente al disopra della
cascata, ma anche a valle. Si trattò di un cantiere abbastanza
importante, ancora attivo a metà anni Venti, che si valeva dell’acqua
del Torrente Roesa per muovere un mulino. Venivano trattati dagli otto
ai dieci metri cubi di minerale al giorno. Per maggiori
informazioni in merito, si consiglia di visitare l’ottimo sito
Minieredoro.it, all’indirizzo Web www.minieredoro.it. |