Monte Nery o Becca Frudiera Posto al termine dell'imponente catena costituita dalla Punta Champlon (2678, N45 43.512 E7 47.308) e dalla Punta di Soleron, il Nery o Neryschthuare è alto 3075 metri; secondo Mario Aldrovandi un ulteriore toponimo sarebbe quello di Nerisch Horn. Si tratta ad ogni modo di una vetta imponente, quasi un massiccio a sé, basata su quattro creste, le cui propaggini formano il Colle di Frudiera (2271, N45 43.839 E7 49.314, a N) ed il Colle Chasten (2549, N45 42.335 E7 48.542). A N-NE del Nery prosegue poi un'ultima cresta che si rialza presto con il Marienhorn o Corno Maria, 2767. La prima salita al Nery avvenne nel 1873, da Issime, con la costruzione di un ometto sommitale; il due ottobre dello stesso anno vi salirono, da Chasten, il celebre Abate Gorret, Jean-Baptiste Bertollin e Jean Ronco. La prima invernale avvenne il 22 gennaio 1909. Lo scibile dedicato a questa importante ed "onnipresente" montagna -costantemente visibile, da lontano- è numeroso: citiamo "Monte Rosa", Gino Buscaini, Gressoney Ayas Valtournenche. 54 Escursioni naturalistiche, Bovio-Dellarole-Giglio, "Scialpinismo in Val d'Ayas", G. Merlo, e così via. Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni Varale descrissero il Nery nell'opera Guida illustrata della Valle di Challant o d'Ayas, definendolo anche Pointe de Tsamsec, Néristhorn, Pic de Marie o Marienhorn, magnifico belvedere delle montagne valdostane. Le condizioni della montagna - indicata come accessibile sia dal vallone di Graines a N, sia da quello di Chasten a sud - sono tuttavia cambiate nel tempo, rispetto a quanto riportato dall'abbondante manualistica: i grandi nevai perenni sono scomparsi o in via di sparizione, lasciando vaste distese di pietraie e rendendo più difficile la progressione. Qui verrà fornita la cronaca dettagliata della salita di Varasc.it dal Colle Frudiera, domenica 02 settembre 2007, conclusasi con insuccesso (viste le difficoltà ed il pericolo di smottamenti e scariche) a pochi metri dalla sella situata tra la vetta e l'anticima W (3027). La salita è stata ripetuta, con diverse attrezzatura e tempistica, sabato 04 luglio 2009. Nota importante: a seguito della salita del 04 luglio 2009, si consiglia caldamente di contattare direttamente il webmaster de Varasc.it per informazioni dettagliate in merito al canalone principale sul versante nord- nordorientale del Nery ed ai peculiari aspetti di questa microarea. Si conferma il giudizio di massima sulla pericolosità della via di salita settentrionale, fattibile ma, a parere personale del webmaster, eccessivamente rischiosa. La corretta via di salita al Nery è illustrata nella pagina dedicata, invece, alla più agevole Via meridionale. Vai
alla Galleria fotografica - Vai a GPS Monte Nery, via N:
itinerari di avvicinamento La salita da nord al Nery può avere origine
in due luoghi: dai 1375 metri di Graines,
con un dislivello di 1700 metri, oppure dal parcheggio di Estoul
(1900), con dislivello di 1175, ai quali va però aggiunto il
saliscendi comportato nella zona della Garda. Salendo lungo il vallone
di Graines si superano gli alpeggi di Charbonniére (1628) e Restoly
(1684, sottostante le Cleve di Moulaz,
2241), fino all'alpe Frudière (1847) che precede gli omonimi laghi.
Da Estoul si continua lungo la strada orientale alla volta del Colle
Ranzola (2170, N45 45.279 E7 48.202), deviando a destra (S) prima
del colle in prossimità della evidente alpe Finestra (2080, N45
45.298 E7 47.895): da qui -non dalla sterrata che prosegue
verso il vicino alpeggio, sottostante alla sella tra la Punta
Regina e la Punta della Garda,
bensì dal pascolo soprastante e poi in costa- si sale fino alla
suddetta insellatura, approssimativamente situata a N45 44.820 E7
47.932, lungo la cresta che, verso ovest, porta alla Garda. Si scende
lungo comodi sentieri (9, Graines / Colle Frudiera, 3.00 hs., E; 9A,
Graines - La Garda- Ranzola, 3.30, T) tra boschi e prati, superando
l'alpe La Garda (2074) sulla destra, fino al bivio dei sentieri 9, 9A
e 9B: ci troviamo ormai lungo il fondo del vallone, sul Torrent
Graines. Poco dopo le paline del bivio incontriamo il ponte (1899
circa) della deviazione per frana; continuando sul sentiero principale
-ormai ripulito ed agevole- raggiungiamo il primo lago, 2030 circa
(N45 44.115 E7 48.649), poi il maggiore (2039, N45 44.072 E7 48.690),
che si segue lungo la sponda destra (S). Si risale superando un
alpeggio del 1965, diroccato, fino al terzo laghetto (2233, N45 43.903
E7 49.193) che precede l'ampio colle, da dove prosegue il Vallone di
Forca alla volta di Pont Trenta, 1158, in Gressoney. Monte Nery, via N:
risalita dal colle Dal Colle di Frudiera si volta a destra (S), su prati e dossi erbosi, incontrando immediatamente un alpeggio abbandonato -caratterizzato da scala sul davanti, con una vasta apertura diroccata al di sopra di essa- e quindi una struttura minore, anch'essa in pietra chiara, difficile da distinguersi dai massi circostanti, da lontano. Si traversa una zona di grandi massi e rivoli d'acqua nascosti tra l'erba folta, a circa 2320 metri; si procede quindi in linea retta sull'ampia e stabile pietraia grigia, poco inclinata e punteggiata da licheni verdi, che costituisce la parte inferiore del grande "corridoio" posto tra il Nery, a destra, ed il Marienhorn, a sinistra. Tale corridoio culmina nella sella, denominata ufficiosamente "Colle Nery - Marienhorn" (2685 ca., N45 43.112 E7 49.562). Si punta una evidente cascatella, passandole a destra, con qualche ometto, ristrutturato nel corso della salita del 2 settembre: qui il "corridoio" compie una svolta intorno ad un ultimo sperone nero, proveniente dalla cresta che scende dalla nostra destra. Gli ometti, poco visibili se non da vicino, conducono ai piedi del primo, grande vallone proveniente dalla vetta del Nery, corrispondente all'itinerario "e" dello Schizzo 47 ("Monte Rosa", Gino Buscaini, p.307). Ci si trova cioè a 2500 metri, voltando verso SW (sinistra) e distinguendo già la sella tra la vetta e l'anticima: a 2550 metri si è ai piedi di una vasta placca a più livelli, poco inclinata e simile ad una colata cristallizzata di rocce fuse. La si sale sul lato sinistro in un intaglio erboso, passando poi verso destra su comode scanalature che tuttavia, se bagnate, risultano scivolose: si esce (aiutandosi con le mani) sulla destra, dove la roccia è più corrugata e coperta di abbondanti licheni, ideale per la salita. Sopra il salto di roccia il vallone riprende, ripido (35- 40°) e caratterizzato da moleste distese di sfasciumi, detriti e sabbia post- glaciali, che rendono difficile e noiosa la progressione: si tende a scivolare, è sufficiente muovere un passo per provocare piccoli smottamenti, occorre stringere a forza i lacci delle calzature. Si individuano tuttavia tratti di vecchia traccia, più sgombri dai detriti e contornati da basamenti di vecchi ometti. Ci si ritrova su un dosso pianeggiante di sassi grigi e detriti, con ometti, all'inizio dell'ultima conca (2700): uno stretto ed allungato anfiteatro di pareti rossastre e spioventi, slavate e piallate dagli antichi ghiacci, colma e bordata di sfasciumi rossastri e molto instabili. Dritto davanti a noi (S / SW) l'intaglio sottostante la sella, con l'accesso alla cresta sommitale del Nery: il tratto più pericoloso della salita. Ci si avvicina restando accuratamente al centro della conca, poiché i cumuli di detriti sul lato sinistro risultano pericolosamente insidiosi: in questo modo si accede ai resti dell'antico nevaio, sporco ed emaciato -ma ancora gelato- nella tarda estate 2007, completamente celato da vasti nevai nel luglio 2009. Dal canalino sotto la sella scendono
rivoli d'acqua (vere cascatelle nel luglio 2009!), rendendo pericolosamente umida
e cedevole la zona: a 2799 metri
si trova un insidiosissimo colatoio, o restrizione del canalino,
pressoché verticale e poggiata su roccette e placche spioventi, prive
di appigli ad eccezione di qualche tacca, perfettamente lisce a causa
dello sfregamento glaciale. Tutto, è bene ricordarlo - rocce, tacche,
rientranze, la pietraia stessa, il colatoio, ogni singolo gradino o
dorso di roccia.. - è completamente ricoperto dall'insidiosissima ed
instabile mistura post- glaciale, composta di detriti e minutaglie,
terra umida, sabbia, ghiaia. In questo colatoio in ombra era annidato
un minuscolo nevaio, bordato di ghiaccio; la visibilità è scarsa,
poiché si è anche in controluce. La salita all'intaglio sulla cresta
del Nery, dal suddetto canalone, è risultata oltremodo ostica e
pericolosa, soggetta a frequentissime cadute di pietrame ed acqua di
fusione, anche sabato 04 luglio 2009, malgrado le condizioni di forte
innevamento riscontrate. Vai
alla Galleria fotografica - Vai a GPS Seconda via di salita N-NE Un secondo vallone, parallelo e più a SE rispetto al precedente, è stato tentato: corrisponde all'itinerario "f" dello Schizzo 47 (G. Buscaini, op. cit.). Una volta tornati al dosso pianeggiante abbiamo voltato a destra (E) lungo una pietraia, scendendo e risalendo su grandi massi e pietre minori, molto più stabili dell'infido terreno appena lasciato. Segue una rampa detritica similare a quella precedentemente incontrata, priva però di traccia o ometti: il secondo vallone si chiude prima del precedente, con una similare ed arcuata bastionata di rocce composta dalla cresta sommitale e dalla vetta del Nery. Anche qui dominano gli sfasciumi e le pietraie instabili rimaste dopo la scomparsa dei grandi nevai; dritto davanti a noi, un massiccio e verticale intaglio ai piedi di un dente roccioso, di liscia placca. Sulla destra, invece, un canalino verticale, a sua volta cosparso di sassi e detriti: proprio per questa via è salito in vetta, nella medesima giornata del 2 settembre!, un abile scalatore torinese. Successivamente intervistato da Varasc.it ha descritto il canalino come verticale, esposto e colmo di detriti, obbligato a buttarli di sotto per sgombrare il passo: un posto in cui sarebbe stato necessario piantare qualche chiodo. I colpi delle pietre smosse hanno contribuito a consigliarci il rientro. La salita del 2007 si è conclusa al ventoso colle tra il Nery ed il Marienhorn, adiacente al cupo vallone di Stolen; qui sorge un alto ometto. La discesa è avvenuta in modo lineare dal colle al Colle di Frudiera, sulla vasta e stabile pietraia, evitando il salto di roccia a placche della mattina -quello sottostante il primo vallone del Nery- passando alla sua destra, su pietraia moderatamente inclinata. Un percorso insolito, che ha comunque permesso di ammirare l'imponenza delle rocce verdi alla base del Marienhorn. Tempistica Ecco i dati riportati nel corso della salita
del 02 settembre 2007: partiti da Estoul alle 08.12, abbiamo raggiunto
la sella Garda- Regina alle 08.47, il primo laghetto alle 09.40;
09.44, il lago principale di Frudiera. Alle 10.17 eravamo al colle,
ripartendone alle 10.55. Alle 11.50 eravamo sotto il salto di roccia a
placche, superato sulla destra; alle 12.20 eravamo nell'ultima conca
rossastra del primo vallone, dando forfait alle 12.55, quasi a 2800
metri (N45 43.128 E7 49.213). Alle 13.40 abbiamo provato il vallone
parallelo, rinunciando venti minuti dopo, una volta risalitolo (2763
circa, N45 43.070 E7 49.412). Alle 13.56 eravamo al "Colle Nery -
Marienhorn", 2683, N45 43.112 E7 49.562. Ripartiti alle 15.00,
siamo tornati in cinquanta minuti al Colle Frudiera, alle 17.44
all'alpe Finestra. Nota importante: a seguito della salita del 04 luglio 2009, si consiglia caldamente di contattare direttamente il webmaster de Varasc.it per informazioni dettagliate in merito al canalone principale sul versante nord- nordorientale del Nery. Si ricorda ancora, in calce al testo, la presenza della più agevole Via meridionale, salita nell'estate 2008. |