Cleve di Moulaz L’ampia dorsale interna alla Val d’Ayas che
nasce dai 3075 metri della Becca Frudiera o Mont Nery, proseguendo a
dividere i valloni di Graines (a nord) e Chasten
(a sud) con le elevazioni della Punta di Soleron
e Punta
Champlon, si biforca in due creste separate in corrispondenza della
Champlon stessa. La cresta meridionale che ne risulta si abbassa fino ai
1885 metri dell’Alpe
Moulaz, mentre quella nordoccidentale, più lunga,
corre oltre il passo della Forchetta (2207) verso la Cleve di Moulaz
(2241) e la Becca Meriau (2200). L’ultimo tratto di questa
cresta nordorientale, ben visibile dall’alpe Moulaz, si presenta come una sorta
di “prua” slanciata e dai fianchi ripidi, il dorso frastagliato da
piccole gobbe e rilievi: sembra puntare direttamente la ben più
panciuta Testa Comagna (2099), dal lato
opposto della valle. Le Cleve di Moulaz sono raggiungibili sia da sud via
Allesaz (1120) via alpe Moulaz, sia da nordest dai 1684 metri di Restoly, nel
vallone di Graines. Qui verrà presentata il primo dei due itinerari; in
caso di innevamento abbondante, questo percorso è tuttavia da evitarsi
per pericolo di valanghe. Vai
alla Galleria fotografica Il sentiero è il numero 5, il dislivello da Allesaz
è di 1121 metri, con saliscendi. La difficoltà è
escursionistica, salvo in caso di neve o ghiaccio sui sentieri; in caso
di piogge recenti, come specificato nella pagina dedicata all’alpe
Moulaz, è meglio soprassedere. Dal villaggio occorre salire per 1.30 h.
alle
Cleve, a meno di trovare neve o ghiaccio. Giunti all’alpeggio
occorre semplicemente risalirlo fino ad arrivare alla sua parte
superiore, dove alcune malghe abbandonate incorniciano un piccolo
spiazzo: ad oriente e dietro di esso, impossibile sbagliarsi, una
piccola cappella ed un albero segnano il confine superiore del
villaggio, oltre al quale i prati risalgono fino ai piedi dei poderosi
contrafforti occidentali della Punta
Champlon. Al suolo vi è una vecchia freccia gialla, che tuttavia
indica la punta medesima, e non le Cleve. Alla nostra sinistra
notiamo lo spazio tra due malghe, la più lontana delle quali presenta
una facciata in cui campeggia una sola finestra, esattamente sulla
verticale di una piccola porta, entrambe delle quali con belli
architravi lunghi più del doppio del necessario. Qui si passa per
riprendere il sentiero che rientra subito nel bosco di conifere: un
ultimo colpo d’occhio a nordovest ci permette di scorgere la cresta
delle
Cleve, frammista ai rami, apparentemente vicina. Il sentiero (lo si vedrà bene dalla vetta) descrive un ampio semicerchio costantemente in piano, a mezza quota sul valloncello di Champlon e sotto le propaggini nordoccidentali della punta omonima. Supera tre ripidi canali laterali che cadono dall’alto sulla nostra destra, convogliando in inverno le valanghe e le scariche: l’ultima parte del semicerchio ci porta ad uscire dai boschi sotto la Cleve, risalendo sui ripidi pendii meridionali di erba olina. La pendenza del tracciato resta quasi sempre modesta perché sale diagonalmente, terminando in un tratto lievemente più ripido in cui descrive una sorta di “Z”: alla massima sinistra del percorso, prima di tornare a salire verso destra, puntiamo una vecchia croce abbattuta, appena sotto la “prua” della cresta sovrastante. Ancora pochi minuti e si raggiunge l’ampia dorsale delle Cleve, con un panorama magnifico e ventoso: finalmente si apre sotto di noi il vallone di Graines. Ancora un piccolo sforzo: alla nostra destra lungo la cresta sommitale si trova un modesto rialzo che ci presenta un versante d’erba e roccia, ricco di appigli ma da evitarsi per chi soffre di vertigini o non si sente a suo agio su questi terreni. Pochi metri tra la pungente olina e giungiamo alla vetta vera e propria, contrassegnata da un modesto totem al cui centro si alza una singola pietra dipinta di bianco, marcata con una criptica (e parimenti bianca) “B”. Ci troviamo a 45° 44’ 15.7’’ N,
7° 46’ 33.0’’ E, a 2241 metri. Il panorama è sensazionale. A SO
notiamo il lontano Avic e la conca aostana, il monte Bianco e più oltre
Brusson ed il Monte
Zerbion. A N-NO la Punta
Guà, il Corno
Bussola, la Punta del Lago e la Punta
Palasina, il Monte Perrin, il Monte
Bieteron e, lontanissimi, i Lyskamm. Più vicino, il Monte
Ciosé ed il Colle Ranzola (E- NE),
la Punta Regina e la Punta
della Garda, il Passo della Garda,
e soprattutto la dorsale Monte Rena- Taille-
Taf. Chiudono la carrellata il Marienhorn
(2767), all’estrema destra, la Punta Soleron (2887) e, vicina ed
imponente, la Champlon (2678). A sud, alle nostre spalle, notiamo (in
basso) l’Alpe Moulaz e (in alto) le
“becche”, la Torché (3016), la Vlou (3032), il Monte Voghel (2925)
salito da Varasc.it il 15 agosto 2009.
La cresta è ampia e, in primavera, bordata di cornici nevose di cui è
bene non fidarsi; rialzi rocciosi e spuntoni premettono il passo della
Forchetta (2207), o di Nanta. Per quanto riguarda la tempistica, ecco i dati
dell’escursione di domenica 04 marzo 2007, tenendo presente sia della
natura “esplorativa” della salita, sia della presenza di neve e
ghiaccio sul sentiero. Nota del 5 maggio 2008: in seguito alla salita effettuata in data 4 maggio 2008, si segnala la persistente presenza di grandi accumuli nevosi, particolarmente profondi e talmente fradici da non consentire il transito, se non con grande fatica. L'altezza dei cumuli, in buona parte del tragitto nel Valloncello di Champlon, arrivava alla vita di una persona di 1. 87 m. di altezza. I canaloni provenienti dalla Punta Champlon, invece, si sono mostrati ancora carichi di neve, ma più stabili. Si raccomanda la massima cautela nel caso di escursioni in periodo invernale o post invernale.
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