Bec Forcü- Cresta intermedia Posto a 3041 metri nella zona orientale
dell'alta Ayas, il Bec Forcü è un massiccio torrione roccioso dalla
curiosa sommità a forma di pollice inclinato, o -volendo- di
periscopio. E' composto in realtà da due sommità distinte, difficili
da distinguere dal fondovalle: la principale (E, 3041) e l'antistante
(W, di poco inferiore). Esse sono unite da una breve e segreta sella,
punto panoramico privilegiato sulla zona del Monte
Rothorn (3152) e
sui 4000 della testata settentrionale di Ayas; durante la salita si
offrono anche insoliti colpi d'occhio, come quello alla cresta N della
Testa
Grigia (3314) o al monte Sarezza (2820). Vai
alla Galleria fotografica- Vai a GPS E' importante notare che questo itinerario comporta la salita alla sola sella intermedia, posta a N45 50.321 E7 46.682 ed a 2986 metri (rilievo GPS). La vetta a monte e ad oriente della sella è la Quota 3106 del Bec Forcü e viene trattata in un'altra pagina de Varasc.it. Salita alla sella:
avvicinamento Il nostro percorso parte non già dal monte
Crest, bensì ancora oltre, all'arrivo della nuova cabinovia (ex
seggiovia) di Ostafa, posta a N45 49.750 E7 45.920 (2418 m): da notare
che sulla carta APT è segnata in posizione errata, in luogo del Colle
Sarezza (N45 50.335 E7 46.187, 2717 metri). Da Ostafa diparte il
sentiero 12, che porta in un'ora e cinquanta al Colle
Pinter via laghi omonimi (EE): il sentiero attraversa inizialmente
dolci pascoli erbosi, piegando poi più a destra e salendo in costa
sopra l'alto vallone di Cuneaz. Lasciamo l'arrivo della cabinovia della
Alpe
Ostafa alle nostre spalle e
prendiamo il 12, il cui accesso è immediatamente visibile davanti a
noi appena usciti dalla stazione: un bel tracciato in terra battuta,
molto frequentato e conosciuto, che parte in direzione dell'incombente
Testa Grigia (3314). Guardando dall'Ostafa vediamo innanzitutto un
ampio poggio erboso che declina da sinistra verso destra,
inframmezzato di affioramenti rocciosi coperti dall'erba: il 12 lo
supera a destra, nel punto inferiore del rilievo. Immediatamente dopo
si accede ad una ampia conca cosparsa di grandi massi, parzialmente
interrati nell'erba: qui i sentieri si moltiplicano, le tracce
divergono a causa del notevole numero di viandanti che ogni anno vi
passano. Davanti e sopra di noi abbiamo l'alta bastionata rocciosa a
guardia del versante W della Testa Grigia, alla nostra sinistra i
fianchi della conca si rivestono di pietraie sovrastate da speroni
aguzzi e rilievi rocciosi: guardando a sinistra vediamo il versante S
del Forcü, al termine di ripidi ed ampi pendii erbosi sovrastati da
vaste pietraie. Tra le due cime distinte del monte notiamo infine la
nostra sella, al termine di un profondo intaglio a forma di U. Ancora
più a sinistra prosegue e discende la cresta W del monte, poggiata su
rilievi rocciosi e cenge erbose, alla volta del Colle Sarezza (2717).
Qui è necessario abbandonare il comodo sentiero 12, in luogo di prati
frammisti a grandi massi, privi di segnaletica: saliamo tuttavia verso
sinistra in un'ampia curva che ci porta a superare un modesto rivolo
d'acqua, puntando direttamente alla base del pendio erboso sotto la
sella. La risalita del tratto erboso è agevole, mentre i fianchi del
pendio si restringono ulteriormente: alla nostra destra, ora,
risalgono verso la vetta principale del Forcü (la cui cima a
periscopio, ora, non è più visibile dal basso), mentre a sinistra è
la bastionata rocciosa dell'anticima occidentale a chiuderci la
visuale. Verso i 2800 metri ci troviamo ormai sulla pietraia vera e
propria, tenendoci a sinistra del suo centro, dove si trovano i massi
più grandi: qui occorre prestare molta attenzione alle eventuali
scariche di sassi e detriti dall'alto, procedendo con ogni possibile
cautela per non smuovere l'abbondante materiale pietroso. Il terreno
è infatti cosparso di scagliette e sfasciumi, sassi e lastre
incastrate alla meno peggio tra i massi maggiori; la vegetazione
rupestre, perfino in questo panorama lunare ed ombroso, è abbondante.
Alle nostre spalle (S), la catena Gran Cima
- Monte Perrin scende alla volta del Monte
Chaleau, del Monte Pezzei e del Monte
della Nonna. Saliamo sulla pietraia
sempre più stretta alla volta di un grande masso grigio, ormai
sottostante la sella, sormontato da un masso minore e lievemente più
scuro, minacciosamente sporgente: lo superiamo sulla destra,
rimontando sulle rocce superiori, ormai pianeggianti. Ci troviamo a
2986 metri sulla ristretta sella tra le due cime del Forcü; alla
nostra destra lo spigolo della vetta orientale si alza ripido e scuro,
a sinistra la cresta occidentale procede in piano per qualche metro
ancora, prima di evolversi in fantasiosi spuntoni grigi, lievemente
tendenti al nord, come le innumerevoli dita lievemente flesse di una
mano sollevata. Sempre sulla destra, immani pietraie e nevai residui
guardano le basi del Forcü e, più oltre, della cresta intervalliva
Ayas- Gressoney alla volta del Rothorn (3152): quest'ultimo mostra in
tutta la sua imponenza il versante occidentale, poggiante su un'alta
ed uniforme bastionata rocciosa che affonda le sue basi in ripidi
pendii di instabile pietrame. Appena oltre, magnifici anche nella
distanza, i due Lyskamm ed il Castore; più sotto e più vicini,
l'erta Quota 2963 ed il retrostante Monte
Bettaforca (2971). La
discesa avviene rigorosamente per la via di salita, in quanto verso
nord il versante strapiomba e cade sui pendii instabili al di sotto.
Tempistica Ecco i dati rilevati nell'escursione esplorativa di Varasc.it al Bec Forcü e zona limitrofa, martedì 17 luglio 2007: è importante notare, tuttavia, che tale escursione si è inizialmente indirizzata alla volta del Colle Sarezza e del settore occidentale del Forcü, passando solo successivamente al versante meridionale, alla sella 2986 e alla zona del sentiero 12. La salita da Ostafa richiede ad ogni modo 1.30- 1.45 ore, con il pregio dell'intuitività del percorso; a rallentare l'ascensione sono invece le condizioni della pietraia sottostante la sella, il rischio di scariche dall'alto. Ripetiamo: non si tratta di una escursione accessibile a tutti, necessita molta cautela nella zona terminale, non va affrontata con terreno bagnato, innevato o ghiacciato. |