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Toponomastica
Questa sezione, basata
sugli studi pubblicati in anni precedenti da vari autori recensiti in
questo sito, è dedicata alla precisazione delle origini dei nomi di
località, zone, vette, insediamenti umani in Val d'Ayas. Verranno
illustrati alcuni tra i principali macrotoponimi, oltre a similari
tipologie di classificazione derivanti dal mondo latino, dal mito e
dalle leggende, da nomi di persona. Esistono infatti numerosi
antroponimi, ovvero le tracce tangibili degli uomini che vissero in
posti determinati, assumendone il nome o, in altri casi, dandogli il
proprio. Nel dicembre 2010, Varasc.it ha infine approfondito inoltre l'evoluzione della Toponomastica fascista in Val d'Ayas.
Per "Macrotoponimi" si
intendono nomi di
villaggi e borghi di una certa importanza storica e sociale, oltre ai
nomi di vette, torrenti e passi principali. E' da notare che in molti
casi la grafia dei macrotoponimi è stata ricavata da fonti scritte. Ayas: il
significato di questo toponimo rimane misterioso, nonostante gli
infiniti tentativi di delucidazione proposti nel tempo. Le sue forme
storiche sono state molteplici: Eacia, Agacia, Ayeczo, Ayacio, Aiaz, per
finire con il recente Aias d'epoca fascista, dove il termine
appare italianizzato. Viene menzionato per la prima volta nella Carta
della Svizzera di Aegidius Tschudi, nel 1538, mentre la forma estesa
"Val d'Ayas" appare per la prima volta in una carta della
Lombardia degli Eredi Homann, risalente al 1749. Antagnod: deriverebbe
dal termine latino Ante lignum, prima del bosco, così come Lignod
avrebbe le sue origini nel termine Lignum. Forma storica di Antagnod
è stata Antagren, e comparve per la prima volta nella carta
degli Stati del Re di Sardegna di De Caroly, nel 1779. Il paese di Lignod, invece, venne nominato nella Carta Sarda del 1852, nell'ambito
della Valpelline. Arcesaz: secondo Mario Aldrovandi, deriverebbe dal latino arcus coesus, ovvero arco tagliato. Brusson: sempre secondo Mario Aldrovandi, deriverebbe dal termine latino Bruxeum. Champoluc: nominato per la prima volta nella carta degli Stati del Re di Sardegna del 1779, ha visto innumerevoli interpretazioni. Si va dalla comune definizione di Campo Lucis, Campo di luce, ad una derivazione del termine latino Lucus, bosco, fino a notare che la definizione del patois locale, Tchampoloûec, sembrava indicare con la voce loûec lo spazio per ogni animale all'interno della stalla. Il che è, in definitiva, riconducibile al termine latino Locus, luogo o posto; secondo Mario Aldrovandi il termine esatto dovrebbe essere Locus campi. Challand: curiosamente, secondo Mario Aldrovandi, il termine Challand non deriverebbe dalla celeberrima casata nobiliare degli Challant, bensì dall'antico termine Chafland, terra delle pecore. Crest: questo
toponimo indica la posizione della località, ed è facilmente
riconducibile al nostro termine Cresta. Altri luoghi ayassini con
simili definizioni d'origine geografica sono Cunéaz,
che deriverebbe da Cuneus, Keugn, cuneo (nel senso di ai
limiti della neve), e Corbet, che deriva da
"curva". Cuneaz compare per la prima
volta nella Carte du Théâtre de la Guerre, del Bacler d'Albe,
risalente al 1799. Corbet invece è citata dalla Carta Sarda del 1852,
mentre il Crest appare nella Carta degli
Stati Sardi dello Stagnone, del 1772. Estoul: Deriverebbe
da stabulum, mentre il toponimo La Croix risalirebbe ad una
gigantesca croce, anticamente ivi posta a guardia della zona
sottostante. Fonte: Mario Aldrovandi,
1969. Sua forma storica fu Estont,
e comparve nel 1852 nella Carta Sarda. Resy:
potrebbe indicare l'antica presenza di alberi da resina, oppure una
ancora più remota presenza sacrale, riconducibile al termine latino Res,
visto nell'accezione di "cosa sacra". E' citato per la
prima volta dalla Carta degli Stati Sardi del 1846. Frantzé:
secondo la leggenda, divenne la nuova casa di un certo migrante
svizzero- tedesco di nome Franz. Compare per la prima volta nella Carta
Sarda del 1852, nella sezione Monterosa. Anche Frachey,
o Le Frachey, potrebbe essere collegato al cognome ancora
diffuso nella Val d'Ayas. Appare nel 1799, nella Carte du Théâtre de
la Guerre, del Bacler d'Albe. Pilaz: deriva
dal latino Pila, mortaio, che indicherebbe una conca. Compare
anch'esso nella Carte du Théâtre de la Guerre, del Bacler d'Albe. Magnéaz: potrebbe
derivare dal termine latino Magnus, grande, in quanto questa
località conobbe una certa grandezza, un tempo. Compare per la prima
volta nella Carta degli Stati Sardi del 1846.
La nascita dell'alpinismo, fenomeno
relativamente moderno, ha denominato molte cime. La Val d'Ayas,
tuttavia, possiede alcuni nomi ben più antichi per vette o località
montuose che hanno accompagnato per centinaia e centinaia di anni la
vita umana tra i suoi confini.
Vengono compresi in questa classificazione nomi
di derivazione più o meno storica, oppure nomi storici ma mitizzati, se
non propriamente provenienti dalle molteplici leggende della Val d'Ayas.
Lo Sétén, Challand- Saint- Victor: una
zona oggi comprendente alcuni villaggi. Qui, nel 1630, infuriò una
pestilenza così crudele da risparmiare unicamente sette abitanti, da
cui il termine lo Sétén, appunto. La Tatse dé
l'Ors: in questa località,
presso Issogne, cominciò nel 1860 la caccia ad un orso che morì poi in
una pietraia. Foutseya, presso Brusson: falce messoria.
Secondo gli abitanti del borgo, si doveva pregare per essere risparmiati
du cré de Foutsiye et du château de Grana, poiché lì c'era la
ghigliottina o comunque il patibolo. Lai de
Bataya, lago della Battaglia. Qui
combatterono i francesi contro gli austriaci, dal 1796 al 1800. Tête de
Comagne: deriva da Culmen Magnum, sommità, luogo dove nel Medioevo le vedette accendevano i
fuochi in caso di attacco. Chasten: oltre a nascondere tesori nei
suoi crepacci, il ghiacciaio – vuole la leggenda- veniva ricoperto di
terra per ordine dei signori di Graines perché non riverberasse sulla
pelle chiara delle belle castellane. In realtà, si trattava di una
pratica comune nell'agricoltura, per affrettare il disgelo e la
conseguente, nuova produttività delle terre. Dzerbion: dalle pendici del monte Zerbion
una frana avrebbe distrutto completamente un villaggio nei pressi di
Pracharbon, mentre sul versante opposto, sotto al Corno Bussola, si
intravede un analogo gruppo di pietre. La leggenda vorrebbe che gli
antichi abitanti della Valle, i Salassi, volessero costruire con questo
materiale un immenso ponte tra i due monti per impedire il passo alle
legioni romane che li stavano annientando.
La Val d'Ayas, è bene ricordarlo, conobbe la
colonizzazione dei migranti provenienti dal Vallese. Alcuni termini che
hanno attraversato secoli e generazioni, dunque, sono direttamente
riconducibili a queste popolazioni d'origine tedesco- svizzera. 5. Nomi di probabile origine ligure-salassa Secondo un'ipotesi di Alessio Letey ("Storia, usi, costumi e tradizioni della Valle AYAS", pag. 65), alcuni toponimi ayassini conserverebbero una radice ligure, espressa dalla desinenza "asc": tra questi, Barmasc, Periasc, Lunasc ed altri.
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