Punta Granlà 

 

Posta a 1907 metri e N45 39.978 E7 44.026, la Granlà o Graula si presenta come uno slanciato rilievo roccioso, situato ad occidente della Punta, o Monte, dell’Aquila (2581) lungo la dorsale proveniente dal Corno del Lago (2746). Questa dorsale chiude a meridione il lungo Vallone di Dondeuil, a N la zona di Arnad, Echallogne e Machaby. La Granlà, cima poco conosciuta e dalla limitata bibliografia (è citata dal solo Gino Buscaini, p. 328, op.cit.), non è tuttavia situata in zona del tutto deserta: antichi ruderi sono visibili sulla cresta che la precede a W, citati sulle mappe con il nome di Chizzagne (1784). Ad oriente, lungo la dorsale e dopo il rilievo a quota 2100 che cela il Monte dell'Aquila, è segnalato anche un villaggio, Champoussin (2163). Il tempo richiesto da questa vetta è di tre ore e mezza, che aumentano facilmente in assenza di dati precisi; non vi è infatti segnaletica, ad eccezione di vecchi ed indistinti segni rossi sulla dorsale, i sentieri sono poco visibili – specie sulla parte superiore, in cresta- e la cartografia non è accurata, ad eccezione della Carta dei Sentieri (1: 25.000) della Comunità Montana Mont- Rose. La difficoltà è valutabile in EE; non vi sono tratti particolarmente esposti, oltre alla vetta stessa ed alla pendenza del suo versante meridionale. Il dislivello, dai 790 metri di Omens (N45 40.660 E7 42.578), è di 1117 alla vetta, più alcuni saliscendi non valutabili.  

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La partenza, come anticipato, avviene ad Omens, frazione di Verrès prospiciente al celebre castello. Si lascia la macchina nel piccolo parcheggio antistante il bar trattoria Omens, da cui si gode una invidiabile vista sul Monte Bieteron e sul Monte Ciosé, sullo Monte Zerbion e sul Flambeau d’Arla, sul Mont Avic. Nel piccolo villaggio troviamo una fontana, vicina ad una stalla, e molti cani da pastore (prestare attenzione ai propri cani). Oltrepassata la stalla e la vasca, sulla sinistra della trattoria, si trova subito una bella carrabile sterrata priva di indicazioni. Essa risale con dolce pendenza, tra i boschi e con scorci panoramici, fino ai 969 metri di Pontarey (N45 40.325 E7 42.587): appena prima di questo hameau una seconda stradina si biforca dalla principale, scendendo tra pascoli alla volta di Posseil e Carogne (910), due alpeggi con bella vista su Verrès ed Arnad. Si resta tuttavia sulla poderale principale, che proprio a contatto con la malga piega a sinistra, risalendo verso NE e puntando proprio la bianca e lontana chiesetta di Ollion (1163, N45 41.296 E7 43.679), oltre ovviamente alle Cleve di Moulaz ed all’Alpe Moulaz. Si raggiunge anche Champorre (1144, N45 40.258 E7 42.832), estremamente panoramica a N ed a W: bella visuale sullo Zerbion e sulla Testa Comagna, su Torgnon e sul Colle d’Arla. Circa venti minuti più tardi si passa sotto l’alpe Vert (1335), dopo due tornanti: Vert non viene toccata, essendo esterna alla strada, collegata ad essa da un viottolo che porta prima ad un garage interrato e successivamente alle due moderne strutture dell’alpeggio. Un altro quarto d’ora di cammino in costa, tra i boschi ed all’ombra, riporta a puntare verso N-NE. Proprio qui incontriamo il valico del Col du Vert o Col Vert (1400 m., N45 39.930 E7 43.125), dove un sentiero scende per Ville di Arnad (388) e Fornelle. Qui sorge anche il boscoso Monte Carogne. Da qui si scorge la Croix Courma (1968), ad est, mentre la strada prosegue per il successivo ed ultimo alpeggio: vale tuttavia la pena di “entrare” nella conca prativa antistante il villaggio di Pralise, o Praussé (1459). Un vero gioiello abitativo e panoramico, poche casette ristrutturate tra prati e rilievi boscosi, in due differenti zone. A Pralise troviamo due fontane affiancate, di cui una in legno e l’altra in muratura con tanto di tettoia.

Rientrati sulla carrabile si continua alla volta di La Seura, ultimo alpeggio in funzione: è collocato su un pianoro erboso ed altamente panoramico, a quota 1544, N45 40.123 E7 43.395. Qui si trova una vasca, ovviamente vuota nel periodo invernale, e frecce gialle su roccette affioranti dal terreno.; magnifica vista a N sul Cervino e sui due Tournalin, praticamente uniti da questa prospettiva. Occorre girare intorno all’alpeggio, sulla destra nel senso di chi vi arriva, trovando una piccola strada che si restringerà presto in sentiero, inizialmente bordata sulla destra da un tubo in PVC e sostegni: la stradina, quasi in piano, è aperta sul lato sinistro sopra all’intero Vallone di Dondeuil, permettendo belle panoramiche sui suoi alpeggi e sulle vette soprastanti, tra cui la Becca Torché e parte del Corno del Lago. Una volta ristrettasi a sentiero, sempre in costa e tra le abetaie, si presenta un bivio (circa 1600-1610 metri): bisogna salire tenendosi sulla via principale, poiché l’altra discende probabilmente verso gli alpeggi di Curet e Liretta, soprastanti il Roesa. Salendo si entra nel tratto più impegnativo dell’escursione: ripide svolte del sentiero, sempre nel bosco e costantemente visibile, brevi tratti con forte pendenza, su fondo comunque stabile (ma scivoloso, se ghiacciato). Molte tracce di animali accompagnano la salita, fino all’uscita in cresta, preannunciata dal sole tra i fitti tronchi: siamo a quota 1720 metri, sul limitare degli alberi. Sotto di noi l’intera zona di Arnad ed il solco della Dora Baltea; più vicino, grandi massi parzialmente interrati e coperti da un tappeto di aghi di pino. Ad oriente si intravede una scura punta aggettante e rocciosa, la Granlà. Prestando attenzione si scorge una debole traccia di sentiero sulla cresta, segnalata da labili segni di vernice rocca: il sentiero è poco visibile perché coperto dall’erba, ma a tratti se ne percepisce ancora l’antico solco. Ad ogni modo occorre semplicemente restare in cresta, sulla dorsale, piegando ad oriente (sinistra, per chi è appena uscito dagli alberi dopo il tratto ripido): si superano i grandi massi, alternando tratti sulla destra soleggiata della dorsale, libera dagli alberi, ed altri a sinistra, nel bosco. La progressione non presenta comunque difficoltà. Circa venti minuti di cammino portano ai piedi dell’ampio e libero versante meridionale della Granlà, praticamente triangolare ed erboso, ripido: il sentiero passa alla base del versante, quasi in piano, doppiandolo fino ad un vecchio ometto (1890). Dall’ometto si risale con cautela la cresta orientale – sudorientale della vetta, tra erba e rocce stabili e grandi, fino ai grandi massi che sostengono la cima stessa. Qui si piega a sinistra (W) prestando attenzione durante il traverso, che avviene su basi rocciose lievemente inclinate verso il basso (S) e coperte di licheni morti, neri, che conferiscono minore aderenza alle suole. Superato il breve traverso orizzontale, che ha portato a puntare i monti Avic e Revic, si risale verso la vicina sommità per pochi metri, su roccia e terra battuta. La vetta è interamente rocciosa, segmentata tra diverse conformazioni ricoperte da licheni, tra le quali si aprono a mò di lame improvvisi strapiombi sul versante N della Granlà: occorre prestare attenzione e trattenere cani e bambini. Vi è spazio per circa quattro – cinque persone, con gli zaini. 

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Il panorama, come preannunciato, è notevole. A N notiamo il Cervino e l’intero arco dei “4000” di confine, dal Breithorn Centrale alla Punta Gnifetti, passando per Castore e Polluce; notiamo anche le Cleve di Moula e la zona di Palasina, la Punta Champlon, le becche Chalex, Mortens, Torché, la vetta del Corno del Lago. Ad oriente, un rilievo senza nome di circa 2100 metri preclude la vista sul pur vicino Monte dell’Aquila. A SE, la Croix Courma ed il Colle Finestra, la Tête de Cou, la spalla del Mombarone; a S, la pianura piemontese, la Tête de cou. A S- SW, il Bec Renon e le belle cime della valle di Champorcher, tra cui il Mont Glacier e la Rosa dei Banchi. Ad occidente, l’Avic ed il Barbeston, poi il Bianco, il Ruitor, il Grand Combin a N- NW; la zona di Saint Vincent, il Dent d’Herens, ed ancora il Cervino. Una vetta magnifica e poco conosciuta, anch’essa guardiana del vallone di Dondeuil. Il Monte dell'Aquila, viste le asperità di questa lunga dorsale che corre verso il Corno del Lago, non è visibile.

Tempistica

Ecco infine i dati registrati nel corso della prima salita di Varasc.it alla Granlà, venerdì 28 dicembre 2007: tali dati sono ovviamente passibili di riduzione temporale, visto il carattere esplorativo di tale salita. Partiti alle 08.10 da Omens siamo giunti alle 08.37 a Pontarey, 09.00 Champorre, 09.55 al Col Vert, con pausa contemplativa a Pralise; ripartiti, siamo arrivati alle 10.30 a La Seura. Al bivio sul sentiero, alle 10.50, all’ometto a quota 1890, alle 11.50. Otto minuti più tardi in vetta. Ripartiti alle 13.00 verso oriente per un’ulteriore esplorazione, dopo mezzora siamo rientrati, tornando a La Seura per le 14.55 e continuando verso Omens.

 

 

 

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