Picco Belin Una sommità dominante buona
parte dell'alta Ayas e, in particolare, la soleggiata conca di Antagnod
ed Extrapieraz, inserita nella declinante
dorsale spartiacque che dal Monte
Zerbion scende alla volta del Monte Jetire e della Cima
Botta: il Picco Belin o Bellin si presenta come una montagna
aspra ed erta, priva di sentieri e segnaletica, ben raramente sfiorata o
salita. Varasc.it, dopo alcuni
tentativi in cresta (presentati nel sito negli anni passati) ha voluto
raggiungere questa sconosciuta cima, realizzandone la prima relazione
esistente online. Per quanto concerne invece la manualistica, il Belin
è citato a pagina 269 da Gino Buscaini ne Monte
Rosa e Mischabel, che tuttavia attribuisce a questa
montagna la quota di 2586 metri; la sua raffigurazione, interna a Monte
Rosa, è peraltro corretta. La moderna cartografia, quali la Carta
dei sentieri n.8 de L'Escursionista Editore che la Cartografia
escursionistica della Comunità Montana Evançon, attribuiscono
invece a questa cima una quota di 2481 e 2481.4 metri, mentre la quota
rilevata mediante GPS da Varasc.it è di 2482
metri, per la posizione N45 47.031 E7 40.188. Il Belin sorge a meno di 700 metri in linea d'aria dallo Zerbion, lievemente fuori asse a causa della curvatura dell'aspra cresta rocciosa, ed a 1.9 km dalla Cima Botta. Vai
alla Galleria fotografica - Vai a GPS Occorre precisare innanzitutto
che la salita al Belin presenta, oltre ad un percorso interamente privo di
segnaletica e fonti d'acqua, tratti decisamente esposti e ripidi, su
roccia o erba. Il tratto finale richiede di rimontare per intero la parete
nord della montagna, affrontando grande esposizione su lame di roccia. Per
tali ragioni, questa pagina di Varasc.it ha un valore meramente
illustrativo ed è volta a conferire uno scibile a questa vetta, senza
voler in alcun modo proporne l'effettiva salita al pubblico. Il
dislivello, dai 1898 metri di Barmasc
alla vetta, è di 584 metri, mentre il tracciato si stende per meno di
dieci km. Il tempo di salita registrato il 7 agosto 2010 è stato di 2.20
ore, malgrado le pause per erigere circa 60 piccoli ometti ed alcune
lastre di pietra. Si tratta infine di un vecchio
e noto itinerario di caccia (pressoché percorso dai soli cacciatori, in
effetti), dunque occorre prestarvi maggiore attenzione durante la
stagione venatoria. Picco
Belin. La via della Freccia di neve Lasciato il parcheggio di Barmasc
si sale brevemente al Pian delle Dame, nel folto del Bois de Borbey,
superando il Ru Cortot. Poco oltre, sul margine del bosco, prosegue il
sentiero numero 2 che sale alla volta del Colle
Portola e dello Zerbion;
a sinistra si apre invece, ben evidente, un'ombrosa poderale che corre in
piano verso sud, in terra battuta. Si percorre questa bella strada, subito
isolata dal chiasso dei turisti al Pian delle Dame, per due km; a quota
1968 metri ed in posizione N45 47.864 E7 40.365 si volta a destra
(sudovest) tra le erbacce ed i noccioli selvatici che ingombrano il bordo
destro della via. Si scopre un recondito sentierino dal fondo
sommariamente ricoperto di pietre e massi; su uno di questi si nota la
scritta del censimento boschivo 100\99. Tale
scritta ricorre più in alto; il labile sentiero, che nella bella stagione
è seminascosto da erbe d'alto fusto, sale dritto verso la parete
orientale dello Zerbion, nel solco di un netto fronte di valanga - ben
visibile a grande distanza ed innevato fino all'inizio dell'estate -
denominato localmente Freccia di neve, per
come pare puntare radicalmente il fianco dello Zerbion. A 2070 metri di quota si piega
a sinistra (sud-sudest) su un piacevole e panoramicissimo poggio erboso,
camminando in piano verso il Monte Nery,
la Punta di Soleron e la Punta
Champlon che paiono fusi in una sola, colossale cima nera. Qui il
solco della traccia è ben visibile. Attraversando i prati in lieve
pendenza si arriva a quota 2151, ove si scorge il Belin e si sale verso
sud, tra mirtilli e rododendri; a 2200 metri la traccia diviene più
incerta, salendo dapprima verso sud e quindi ad ovest, puntando lo
Zerbion, tra radi larici. Si rimonta quindi un poggio densamente alberato
a quota 2238, cui segue una lieve discesa con un breve tratto di sentiero
perfettamente visibile, in terra e sabbia; subito dopo però è interrotto
da un ristretto fronte franoso, che obbliga a qualche passo esposto su
roccia lisa e spesso umida, se non addirittura ancora innevata. Ci si
inoltra quindi nella grande e recondita conca ai piedi del Belin e dello
Zerbion, fino a quota 2234, ove si attraversa un ristretto e profondo
canale di valanga. L'esile traccia lo punta richiedendo di risalire di
circa due metri sul bordo opposto, superando una vera e propria falange di
noccioli selvatici e rododendri, esattamente a destra di un giovane larice
dal tronco spesso una spanna. Si emerge dalla cortina di vegetazione
puntando a sud, superando una roccetta quasi coperta dai ginepri e
puntando nuovamente la sagoma del Belin, allungata verso oriente e scura. A 2235 metri si supera un altro
canalino di valanga, privo di noccioli ma denso di nobili cardi pungenti.
Si procede verso sud a mezza costa, fino a due fronti gemelli di frana,
posti a 2220 e 2223 metri di quota; si punta il colle definito Colle
SE (colle sudest) da Buscaini, una perfetta mezzaluna tra la
cresta dello Zerbion
ed il Belin. A 2250 metri si pone piede su una grande e vasta pietraia,
raggiungendo a 2304 metri l'ombrosa parete nord del Picco. Qui,
in prossimità di un grande tronco caduto, si ritrova la traccia che
contorna fedelmente la base della parete salendo erta verso destra
(ovest), in vista della Madonna dello Zerbion. A 2365 metri si comincia a
contornarne la sagoma, piegando a sud-sudovest, sempre su un'evidente
solco in terra; a 2414 metri e poco sotto il colle, il sentiero piega
improvvisamente a sinistra (est) contro la parete, inerpicandosi dapprima
con qualche svolta per pochi metri e quindi, molto più ripido ed erto,
saettando deciso verso l'alto. Qui si percorrono tratti molto
esposti sul lato sinistro (nord), più esposti e pericolosi rispetto al
breve tratto ripido del Monte Cavallo. Si
affronta una breve cengia erbosa, piegando quindi ancora verso l'alto su
speroni rocciosi esposti ma muniti di molti appigli, tra i rododendri; la
traccia diventa verticale, simile ad una scaletta a pioli, su singolari
lame di roccia disposte fianco a fianco, subito prima che la parete muti
improvvisamente in un ripido e strapiombante pendio erboso e fiorito.
Pochi metri di salita, sempre su traccia, portano ad uscire in cresta; si
tratta di un'ampia dorsale affilata e rocciosa disposta sommariamente da
est ad ovest, che culmina ad occidente in un piccolo pinnacolo roccioso,
panoramicissimo sul Colle SE e
sull'attacco della via di arrampicata "delle roccette" che sale
fino allo Zerbion. Più oltre, in asse con il laghetto di Brusson,
si notano il Jetire e la Cima Botta; la
sommità più elevata si trova a sinistra (est) del punto di uscita in
vetta. A sud, l'intero versante del Belin è estremamente dirupato, crollando in canali rocciosi di grande fascino e suggestione verso i sottostanti boschi di Chanoine, sopra Nuarsaz. Il monte offre una vista imperdibile sull'alta Ayas, dai villaggi ad entrambe le dorsali laterali, superata solo dalla splendida ed ampia visuale sull'impressionante sfilata di Quattromila sul confine. La via è stata segnalata con una sessantina di ometti di varia dimensione, come anticipato. Tuttavia, vista la morfologia della zona, è suscettibile di dubbio la sopravvivenza di questi segnali alla stagione invernale.
|