Giuseppe Saragat. Il
Presidente della Repubblica che amava Ayas Malgrado l'ampia e
dotta mole di studi e monografie consacrate nel corso dei decenni ai
più differenti aspetti della Val d'Ayas e della sua evoluzione storica,
sociale, economica ed ambientale, permangono tuttora ampie "zone
d'ombra" scarsamente o addirittura non analizzate dagli storici.
Semplici dettagli o fenomeni di più ampia portata, a volte citati
sommariamente nelle note a pié di pagina di vecchi ed introvabili
volumi, queste storie obliate possono diventare, dopo un'accurata e
spesso complessa ricerca, spunti di discussione e punti di partenza per
nuove pubblicazioni. A volte si tratta di un
mistero da svelare, altre volte di
riprendere le fila di un discorso spesso accennato e mai veramente
approfondito, come nel caso del primo
turismo in Ayas o delle Bolle
pontificie inerenti al territorio ayassino; in altri casi ancora
occorre radunare decine e decine di fonti remote e spesso discordanti
per proporre un lavoro univoco e soprattutto redatto con moderni criteri
storiografici, come nel caso del Sunto
archeologico della Val d'Ayas o della Toponomastica
fascista. Il comune denominatore di queste indagini, profondamente
differenti tra loro, è semplice: malgrado l'immenso scibile dedicato
alla Regione Autonoma Valle d'Aosta, non sono mai state affrontate e
proposte al pubblico in modo univoco ed unitario, con ricorso ai
principali criteri storiografici (il rispetto e la rigorosa segnalazione
delle fonti, la precisa separazione tra verità e supposizione, la
verificabilità da parte del lettore di ogni affermazione e citazione). Alcune di questi approfondimenti, proposti da Varasc.it nel corso degli anni passati, erano inerenti a singoli personaggi, uomini e scienziati illustri: i professori Umberto Monterin e Federico Sacco, il celebre Orso della montagna, l'abate Gorret. Torniamo ora ad un'epoca meno remota, oggi forse dimenticata, un'epoca in cui Ayas era amata e frequentata dai grandi nomi della villeggiatura: la famiglia biellese Rivetti, Arturo Toscanini, Sem Benelli, Palmiro Togliatti, Pietro Nenni, Bruno Pontecorvo. Nel dicembre 2011, dopo lunghe analisi e grazie alla consultazione di svariati testi e testimonianze, Varasc.it ha dunque voluto ricordare con rispetto e stima la figura di un altro importante ed indimenticabile amante della Val d'Ayas, il Presidente della Repubblica Italiana Giuseppe Saragat. |
Giuseppe Saragat. Sunto biografico: vita, politica e Val d'Ayas Nato a Torino nel 1898,
Giuseppe Saragat divenne uno dei principali uomini politici
dell'Italia post-bellica e contemporanea. Nel corso della sua lunga
esistenza, infatti, fu nominato Ministro degli Esteri, Vicepresidente
del Consiglio dei Ministri, ricoprendo l'incarico di deputato dalla
prima alla quarta legislatura. Divenne infine il quinto Presidente
della Repubblica Italiana, prendendo il posto di Antonio Segni; si
sposò con Giuseppina Bollani, avendone due figli. La sua famiglia era di origini sarde, il padre ricopriva l'incarico di magistrato. Il giovane Saragat nacque in un'epoca turbolenta, gli anni giovanili scanditi dagli spasmi sempre più violenti che avrebbero presto precipitato il continente europeo, e successivamente il mondo intero, nel baratro della Grande Guerra. Inviato al fronte insieme a decine di migliaia di altri coscritti, Saragat combatté come soldato e quindi come ufficiale, ricevendo per il suo valore sul campo la Croce di guerra; sopravvissuto all'ecatombe bellica si laureò a Torino in Economia e commercio, scrivendo i primi articoli per testate quali La Giustizia e Quarto Stato. Le convinzioni che, in un futuro ancora da immaginare, lo avrebbero portato alla leadership del Partito Socialista Democratico Italiano, lo posero rapidamente in rotta di collisione con il nascente fervore fascista. Nei turbolenti anni del primo dopoguerra le tensioni sociali e la contrapposizione sempre più violenta tra "opposti estremismi" ante litteram crearono una diffusa e permanente condizione di disagio e malcontento popolare, a stento trattenuta dal pur ferreo controllo delle forze armate e delle sempre più cagionevoli autorità governative, a loro volta costrette in un panorama di politica nazionale ed estera che lasciava scarso margine a manovre e trattative. Nell'anno 1926, ormai pienamente conscio del clima politico italiano e dell'intolleranza del nascente regime, Giuseppe Saragat fuggì oltre le Alpi, vivendo tra Francia, Austria e Svizzera; nel primo Paese incontrò, tra altri espatriati, Giorgio Amendola ed il faentino Pietro Nenni. Malgrado la naturale avversione alla politica fascista, Saragat non gradì e giustificò nemmeno il contraltare degli eccessi comunisti, in modo particolare in seguito alla crudele guerra di Spagna. Saragat non tornò in Italia fino al 1943, durante l'epoca più cruenta dell'ormai dichiarata guerra partigiana; combatté come partigiano e venne catturato nell'agosto del 1944 da un reparto delle temibili Schutzstaffel naziste. Pur sopravvivendo alla cattura, venne condannato a morte senza alcun processo; rinchiuso sotto sorveglianza tedesca nel carcere di Regina Coeli, grazie al rocambolesco espediente di un gruppo partigiano guidato da Giuliano Vassalli ed aiutato dal medico del carcere, Alfredo Monaco, riuscì a fuggire insieme al compagno di prigionia Sandro Pertini. Invece di smettere i panni del combattente, malgrado la terribile esperienza, Giuseppe Saragat riuscì a tornare a Milano ove entrò clandestinamente nelle fila del Partito socialista italiano di unità proletaria. Nel giugno del 1944, a Salerno, l'avvocato mantovano Ivanoe Bonomi, già Presidente del CLN, fondò il suo secondo governo, destinato a durare fino al mese di novembre: Saragat ne divenne ministro senza portafoglio mentre, nel 1945 ed a guerra ormai conclusa, ricevette il suo primo e delicatissimo incarico di rilievo. Venne infatti inviato a Parigi, in qualità di ambasciatore italiano: il rappresentante di una nazione vinta, un Paese che nel giugno del 1940 aveva attaccato a tradimento la Francia, già invasa e sul punto di crollare innanzi alle colonne corazzate tedesche. Nel 1946 divenne
deputato dell'Assemblea Costituente che poi presiedette a partire da
giugno. Nel gennaio del 1947,
ormai rientrato in Italia, guidò l'ala più riformista del Partito
Socialista Italiano durante la penosa e travagliata fase di
separazione, destinata a dar luce, per volere di Saragat, al Partito
Socialista dei Lavoratori Italiani, poi denominato Partito Socialista
Democratico Italiano. Coerentemente, assumendo il ruolo di Segretario
politico del nuovo gruppo, Saragat si dimise dal ruolo di Presidente
della Costituente. Si trattò ad ogni modo di un periodo intenso e
spesso difficile, durante il quale venne ferocemente attaccato dai
precedenti compagni di partito; i giornali dell'epoca riportano ancora
decine di appellativi scarsamente comprensibili al lettore odierno e
tuttavia innegabilmente astiosi, quali socialfascista, rinnegato
e traditore. Nel 1949, durante il
quinto governo De Gasperi, ricoprì l'incarico di Ministro della
Marina mercantile, assistendola durante gli anni del grande recupero
successivo al conflitto mondiale; a questo periodo risalirebbe la sua
prima, matura villeggiatura in Ayas. Non abbandonò più gli incarichi
politici, mantenendo sempre il ruolo di deputato e ricevendo altre
importanti nomine; tra le altre, è opportuno ricordare l'incarico di
Ministro degli Esteri tra il 1963 ed il 1964, durante il primo e
secondo governo Moro. Come
anticipato, il 28 dicembre 1964 divenne infine il quinto Presidente
della Repubblica, mantenendo il prestigioso incarico fino al 1971;
tornò quindi a dirigere il Partito Socialista Democratico Italiano,
destinato ad infrangersi sugli scogli di Tangentopoli ed a sciogliersi
nel 1998. Giuseppe Saragat, amante della montagna ed a lungo ospite in
Val d'Ayas, morì a Roma nel 1988. Giuseppe Saragat in Val
d'Ayas. Spunti bibliografici e notizie Ada Crespi Pavesi, nel capitolo Gli ospiti illustri del prestigioso Ayas. Storia, usi, costumi e tradizioni della Valle, scrisse: L'attuale Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat da tanti e tanti anni fedele ammiratore e amico della nostra valle, trova ora qui ad Antagnod nella Villa Rivetti, durante le pause estive delle Sue alte fatiche, serenità e ristoro e Ayas gli è grata di questa sua predilezione. Una citazione dovuta, visto che la prima copia della prima edizione di questa bella e famosa opera venne regalata proprio al Presidente in quel di Antagnod, come descritto in seguito. Non sono molte le
citazioni inerenti alla presenza di Saragat in alta Ayas, malgrado
l'elevato rilievo politico e storico del personaggio. Nel 1982, nella
terza edizione del suo celebre volume La
Valle di Challant-Ayas,
Ugo Torra si limitò a scrivere, parlando della strada consortile e
della mulattiera che da Antagnod portavano al Barmasc ed al Colle
Portola: (...) Questo percorso sfiora
la Villa Rivetti (1924) che ospitò per alcune estati il Presidente
della Repubblica Saragat. Nel
1994, Enrico Carità scrisse a sua volta ne Alla
scoperta della Val d'Ayas:
Attorno al vecchio centro il turismo
ha fatto crescere molte nuove case, ma in modo abbastanza equilibrato,
fin dagli anni '60, quando Antagnod acquistò notorietà anche per i
soggiorni estivi del Presidente della Repubblica dell'epoca, Giuseppe
Saragat. Le fonti scritte non
sono, come premesso, abbondanti. Maggior fortuna, rispetto allo
scibile testuale, si ha sul versante giornalistico; in particolar modo
sono disponibili svariati articoli preservati attraverso i decenni
dall'Archivio Storico di una delle testate storicamente più attente
al Nord-Ovest ed alla Valle d'Aosta, La
Stampa di
Torino. Giovedì 29 luglio 1965, a
pagina 3, un articolo firmato g. f.
titolava: Saragat
è arrivato in Val d'Aosta. Trascorrerà le vacanze ad Antagnod. Sottotitolo:
A metà agosto tornerà a Roma per
qualche giorno. La sua villa è collegata con il Quirinale attraverso
radiotelefono e telescriventi. Conta di poter fare lunghe passeggiate.
Ha accettato volentieri l'invito di un gruppo di valligiani di posare
in mezzo a loro per una fotografia ricordo. Il
testo, dal nostro inviato speciale,
risaliva al 28 luglio. Sul
prato antistante la villa, nell'aria divenuta frizzante per il
tramonto del sole, due sedie a sdraio, una accanto all'altra: un uomo
e una giovane signora, il presidente della Repubblica Giuseppe Saragat
e la figlia, signora Ernestina Santacatterina. E' un quadretto di vita
familiare al cospetto degli alti monti, nella serenità di questo
scenario della val d'Ayas che ha per lontana cornice il monte Rosa. (...) Il Capo dello
Stato è arrivato qui poco dopo mezzogiorno. Era atterrato con l'aereo
presidenziale questa mattina a Caselle, in auto ha proseguito per
Antagnod, un paesino tipicamente valdostano a circa 1700 metri di
quota nella stupenda valle di Ayas, sopra Champoluc. La signora
Santacatterina col marito Gianni e i figli Augusto di 5 anni e
Giuseppina Maria di 2 anni e 8 mesi si trovano qui già da un paio di
settimane, in una villa che appartiene agl'industriali Rivetti di
Biella. "Mi fermerò - dice il Presidente - fino al 14 agosto,
poi dovrò andare a Roma per qualche giorno. Tornerò ad Antagnod sino
alla fine del mese". Giuseppe Saragat è
fedele alla val d'Aosta, da anni è qui che fa le vacanze. E non ha
voluto interrompere le sue abitudini o modificare i suoi gusti ora che
è Presidente della Repubblica. Queste sono le sue prime vacanze da
quando è assunto alla carica di Capo dello Stato; ha scelto la val
d'Ayas su suggerimento della figlia, e ne è rimasto soddisfatto.
"E' una valle aperta, tranquilla, - dice guardando verso il monte
Rosa, e il versante opposto ancora illimunato dal sole - forse la più
bella delle vallate laterali". E continua col tono d'un autentico
innamorato della montagna, mentre la mano accompagna le parole:
"Quello è il lyskamm, quella è la Testa Nera. Accanto è il
Rosa, peccato che le nuvole ne coprano la cima". Giuseppe Saragat
è uso fare lunghe escursioni in montagna, senza scorta, da buon
alpinista qual è. Giovedì 30 luglio 1965,
la Stampa Sera
pubblicò a pagina 13 una fotografia
intitolata Il Presidente Saragat con i
nipotini, scattata
il giorno precedente ad Antagnod.
L'articolo, firmato i. v.
ed inviato da Aosta, titolava Le
serene vacanze del Capo dello Stato. Saragat spera di fermarsi per
tutto agosto ad Antagnod. Il brano
riprendeva quanto riportato il giorno precedente, specificando una
diversa quota per Antagnod (1699
metri) e
definendo meglio il giudizio presidenziale su Ayas,
(...) E' una vallata aperta e
tranquilla, una delle più belle delle valli laterali, con la Val
Ferret di Courmayeur. (...) Villa Rivetti,
dove il Capo dello Stato trascorre le vacanze con i familiari, è una
caratteristica costruzione a due piani, in pietra a vista e in legno,
con balconi di tipo valdostano, che sorge su un verde poggio a qualche
centinaio di metri dal paese, che domina. All'ingresso della villa,
cintata, vi è una artistica statua della Madonna in legno dipinto.
Stamane alle 9 il Presidente si è affacciato al balcone, al primo
piano, della sua camera ed ha guardato verso il Monte Rosa, coperto da
qualche nube. L'aria era frizzante ma non faceva freddo. (...) E' in
programma per oggi pomeriggio una gitarella nei dintorni; al gruppo si
unirà il parroco del paese, don Alessio Letey, buon amico del
presidente Saragat fin dal 1949, quando egli era ministro della Marina
Mercantile e soggiornò per qualche tempo in Val d'Ayas. Saragat è in
vacanza ma non dimentica le cure dello Stato: linee dirette e
telescriventi lo tengono costantemente informato. Mercoledì 11 agosto
1965 La Stampa
pubblicò una bella fotografia di
Saragat nel prato della Villa Rivetti, soprastante l'articolo Cordiali
incontri di Saragat con turisti lungo i sentieri della quieta Val
d'Ayas. (...) Il guidoncino azzurro con lo stemma della Repubblica
ricamato in oro sventola su un pennone di legno greggio, nel prato
davanti alla villa dove Saragat trascorre le sue vacanze. E' l'unico
segno ufficiale della presenza del Capo dello Stato. Tutto il resto,
compreso il servizio di sorveglianza, si svolge senza formalità. (...) Saragat dice
sorridendo: "Per vedere il Presidente salgono anche lungo le
mulattiere dello Zerbion" (La montagna domina il prato dove sorge
la villa). Saragat pronuncia la frase come se il Presidente fosse un
altro e lui appartenesse alla colonia dei villeggianti. In questa
spontanea semplicità c'è forse il segreto delle serene vacanze del
Capo dello Stato. (...) All'ingresso della villa oggi hanno bussato
sette operai della centrale nucleare di Trino Vercellese. Sono stati
introdotti senza formalità. A nome di tutti i compagni di lavoro
hanno esposto a Saragat i loro problemi. Quando ci ha ricevuti il
Presidente aveva ancora in tasca il memoriale consegnatogli dagli
operai. Ha soggiunto: "Cercheremo di aiutarli". Martedì 31 agosto 1965,
la Stampa Sera
pubblicò a pagina 4 l'articolo Saragat
sosta a Porta Nuova di ritorno dalla Val d'Ayas,
riportando la notizia della fine
delle vacanze estive del Presidente. Il
Presidente Saragat ha lasciato stamane Antagnod in Val d'Ayas dopo un
periodo di vacanza trascorso assieme ai familiari. (...) Il treno
presidenziale, partito da Verrès, è giunto alla stazione di Porta
Nuova alle 11,55, ed ha ripreso il viaggio alle 11,50. Una breve
sosta, necessaria alle manovre della locomotiva, che ha consentito
alle autorità locali di rendere omaggio al Capo dello Stato. Lunedì 4 - Martedì 5
luglio 1966, la Stampa Sera
riprese a pagina 3 il resoconto delle nuove vacanze presidenziali,
pubblicando una bella fotografia di Moisio di Saragat con i nipotini,
ritratti all'ingresso della Villa Rivetti con il campanile di Antagnod
sullo sfondo. "Week end" del
Capo dello Stato in Valle d'Aosta. Breve visita di Saragat ad Antagnod
dove in agosto trascorrerà le ferie. Venerdì scorso il
presidente Saragat, accompagnato dalla figlia, dal genero e dai
nipotini, è arrivato ad Antagnod, una frazioncina di 170 abitanti a
circa 1800 metri d'altezza, nell'alta Val d'Ayas (una delle tre
"grandi trasversali" della Val d'Aosta) dove anche
quest'anno, come già nel '65, trascorrerà le ferie in un grazioso chalet
della famiglia Rivetti. L'articolo di
Gaetano Tumiati precisava come la permanenza di Saragat si dovesse
limitare a meno di quattro giorni.
Stasera stessa, lunedì, dovrà rientrare a Roma dove l'attendono
urgenti impegni di lavoro. Ma verso la fine di luglio, quando le
Camere sospenderanno la loro attività, ritornerà quassù, in questo
splendido "belvedere" a mezza costa che domina l'intera
vallata, laggiù in fondo il nastro azzurro-anice dell'Evançon. Ad
Antagnod vengono solo gli appassionati della montagna: il paese non ha
nessuna di quelle attrattive moderne - funivie, dancing, minigolf ecc.
- che col loro confort finiscono spesso per far dimenticare
l'esistenza stessa delle grandi vette. Poche case dagli antichi
balconi di legno, una grande chiesa famosa in tutta la valle per il
suo fastoso altare barocco, in legno dorato, che richiese ai suoi
autori ben settantacinque anni di lavoro - dal 1640 al 1715 - il
modesto albergo Lyskamm. Nient'altro. Di
"lussuoso" - ma un lusso misurato, compostissimo, che non dà
nell'occhio - ci sono soltanto, uno accanto all'altro, poco sopra il
paese, i due chalets della
famiglia Rivetti, gli industriali tessili di Biella, che Saragat
conosce da vecchia data. Una volta ci venivano sempre Giuseppe e
Rosetta Rivetti che il parroco, don Alessio Letey, mi descrive come
"numi tutelari" del paese; ora che la vecchia generazione è
scomparsa ci vengono i loro cinque figli. Lunedì 17 e martedì 18
luglio 1967, la Stampa Sera
pubblicò in quinta pagina l'articolo
Breve vacanza in Valle d'Ayas del
Presidente della Repubblica,
siglato i. v. Antagnod, lunedì
mattina. Una boccata di aria di montagna e, per di più, della
montagna che Saragat ha frequentato da sempre, al tempo della prima
giovinezza e dopo il ritorno dall'esilio; una sosta brevissima, 48
ore, un anticipo appena delle vacanze che tornerà a trascorrere quassù
quando le Camere, a fine luglio, verranno chiuse e l'attività
politica andrà in ferie. (...) Giuseppe Saragat è stato ricevuto
ieri alla stazione di Verrès dal presidente della Giunta di governo,
avv. Bionaz, dal presidente del Consiglio, prof. Montesano, e dal
presidente della Commissione di coordinamento, dott. Gerlini, dal
questore della Valle d'Aosta, dott. Perris e dal maggiore dei
carabinieri Rosetti. L'articolo non mancava
di evidenziare l'arrivo in famiglia di Pietro, (...)
l'ultimo nato, che non ha ancora un anno, invece è rimasto a St.
Vincent con la "bonne" all'Hotel Billia. Ieri il Presidente
si è recato a pescare nella riserva dell'Evançon, facendo un buon
bottino di trote. In mattinata ha assistito alla Messa, celebrata dal
parroco don Alessio Letey, suo buon amico, e si è intrattenuto con il
sindaco, Giulio Bouseat, venuto a riceverlo e a festeggiarlo con un
gruppo di valligiani e di villeggianti che avevano rinunciato alle
programmate escursioni per vedere il presidente.
(...) La Valle d'Aosta è stata da lui definita "la più bella
del mondo, anche se non conosco l'Himalaia". Ed è il terzo anno
che ci torna da presidente della Repubblica. Domenica 27 agosto 1967 La
Stampa titolò
ancora Saragat è rientrato a Roma
dopo la vacanza in Val d'Aosta. L'articolo
di Sergio Devecchi iniziava con l'ammaina bandiera del guidoncino
presidenziale ad Antagnod, ricordando come durante le tre settimane di
vacanza ad Antagnod
Saragat fosse più volte sceso a Roma ed a Torino, per le esequie del
professor Valletta. (...) Il
Presidente ha alternato alle lunghe passeggiate le letture. Le più
imporanti e improrogabili questioni di Stato lo hanno raggiunto ogni
giorno con linee telefoniche dirette, telescriventi e corrieri
particolari. (...) Da Antagnod il Capo dello Stato è sceso a Verrès.
(...) Nella stazione era in attesa il treno presidenziale sul quale
mezz'ora prima erano saliti la figlia Ernestina con i nipotini. (...)
Ha accettato con un cordiale "grazie" un piccolo cestello di
funghi. Si è informato dei progetti delle funivie della Val d'Ayas.
Ha stretto parecchie mani di amici che riconosceva tra la folla.
Appariva riposato e lievemente abbronzato. Le montagne sono sempre
state la sua passione: da autentico piemontese Saragat cominciò ad
amarle da giovane. Mercoledì 31 luglio
1968, La Stampa
riprese il fedele resoconto delle
vacanze ayassine del Presidente Saragat, a pagina 3. Si trattava del
quarto soggiorno presidenziale. Una fotografia in bianco e nero ne
ritraeva l'arrivo ad Antagnod, sullo sfondo del paese e del campanile,
insieme a figlia e nipotina: Il
presidente Saragat in vacanza nella Val d'Aosta accolto come in
famiglia dai montanari d'Antagnod. Il
breve articolo di Giorgio Lunt, riferendo le solite modalità di
arrivo e partenza da Verrès ad Antagnod,
chiosava in modo sostenuto sull'accoglienza della folla. (...)
Mentre gli ospiti stavano per salire sulle automobili e proseguire
verso Antagnod si sono ammassati intorno a Giuseppe Saragat i bambini
di una colonia. Anch'essi volevano porgergli, con infantile timidezza,
il loro saluto. Il Presidente ha accarezzato le testoline che non
osavano sollevarsi per guardarlo. Lunedì 12 e martedì 13
agosto 1968, in terza pagina, la Stampa
Sera proponeva
una bella foto di Saragat con i tre nipotini, ritratto come sempre sul
prato della Villa Rivetti, in giacca e cravatta. L'articolo di Sergio
Devecchi titolava: Cordiale incontro
ad Antagnod tra Saragat e le guide alpine.
Si tratta di un brano interessante,
che presenta l'importante figura del biellese Ezio
Zorio, scomparso nel 2011 e fondatore
dell'associazione Guide della Val d'Ayas, oltre alla celebre opera Ayas.
Storia, usi, costumi e tradizioni della Valle
in due volumi. Antagnod, lunedì
matt. Le guide della Valle di Ayas hanno offerto ieri mattina al
Presidente della Repubblica la "prima copia" dei due volumi
che illustrano, con splendide fotografie e appassionati saggi, la
storia, gli usi, i costumi e le tradizioni della vallata.
L'appuntamento era per le 9.30 ad Antagnod. Una quindicina di guide -
eleganti nelle divise di panno grigio, con i grandi cappelli adorni di
penne di galli di montagna - hanno percorso la breve salita che dalla
strada asfaltata porta allo chalet della famiglia Rivetti, dove il
Presidente trascorre un periodo di riposo. (...) Il dott. Ezio Zorio,
che presiede l'associazione guide d'Ayas, ha fatto le presentazioni.
Nomi assai noti come il capo guida Ernesto Frachey, Giorgio Colli,
Oliviero Frachey ed altri, giovani ed anziani, che sono entrati nella
storia dell'alpinismo internazionale. (...) "Sono venuto per la
prima volta in Valle di Ayas - ha raccontato Saragat - che avevo
quattro anni. Ricordo un vecchio che mi teneva sulle ginocchia e mi
faceva giocare. Era Edmondo De Amicis. Non dimenticate che compio
settant'anni tra un mese. Sono ricordi - ha soggiunto sorridendo - che
coprono ormai un arco di quasi tre quarti di secolo". (...) il
dott. Zorio ha illustrato brevemente a Saragat il libro sulla Valle
d'Ayas. E' una storia
patetica. Quattro anni addietro moriva in montagna la guida Giancarlo
Fosson. Tra i suoi progetti c'era un libro che fosse una testimoninza
d'amore per la Vallata. Lo hanno realizzato ora le altre guide, i
villeggianti ed il fotografo Bini di Biella. Gli scritti sono tutti di
persone che trascorrono da anni le vacanze in Valle d'Ayas. Diritti
d'autore per testi e fotografie una lira simbolica.
I proventi andranno alla Società guide.
"Faremo - ha spiegato il dott. Zorio - un'assicurazione per
roccia e ghiaccio, che costa carissima, a favore di tutte le guide di
Ayas in servizio attivo". (...) Saragat
ascoltava con grande attenzione Ernesto Frachey: "Signor
Presidente", ha soggiunto la guida - ci aiuti ad ottenere
l'apertura di una pista per campagnole che porti sino al Pian di Verra
Superiore. Si risparmieranno due ore di marcia per il Rifugio
Mezzalama e per il Sella. Serve al nostro lavoro". "Me ne
occuperò presso il presidente della giunta regionale valdostana"
ha promesso Saragat mentre piegava e riponeva in tasca l'appunto con
la richiesta delle guide. Poi ha commentato: "Sono salite
splendide. Tutta la Valle d'Aosta è magnifica. Un giorno ho detto al
mio amico Nenni: "E' la più bella valle d'Europa". Nenni si
è arrabbiato. Mi ha risposto: "E' la più bella del mondo".
L'articolo, inerente ai due volumi, era in realtà preceduto da un
brano risalente all'11 agosto 1968, Nobile
iniziativa delle guide e portatori. Un libro sulla Valle d'Ayas donato
al presidente Saragat, del
famoso giornalista Marziano Bernardi, autore nel 1922 del saggio Nel
regno dei Challant. La valle d'Ayas. Una fotografia era
sottotitolata La Maison des Guides è
un'istituzione di cui la Valle d'Ayas va fiera. Il
testo era quasi poetico. Quasi
settant'anni fa, all'alba del secolo, scarsa era la gente di città
che nell'aprica e pittoresca Val d'Ayas, smagliante di fioriture su
gli alti pascoli di Barmasc dai quali la grande conca verde s'apre
stupenda, veniva a cercar pace, silenzio, riposo estivo ai piedi del
Monte Rosa. (...) Ai villaggi a monte di Brusson, modestamente
frequentato: Champoluc nel suo nido di pini, Antagnod abbarbicato a
mezza costa sopra Periasc, il gruppetto di casupole di Saint-Jacques
des Allemands (feudo del celebre Abbé Aimé Gorret, l'erculeo prete
alpinista che alternava la lettura dei classici latini con bevute
formidabili di vino di Carema e di Chambave), raramente si pensava per
le villeggiature. (...)
Ayas è un nome caro a Giuseppe Saragat; parecchi dei personaggi che
abbiamo citato erano amici di suo padre, che era anche arguto
scrittore e firmava con l'anagramma "Toga Rasa". Perciò gli
sarà gradito il dono che oggi gli fanno le guide della valle. E'
un'opera in due solidi volumi intitolata Ayas, storia, usi,
costumi e tradizioni della valle, ed
è nata per iniziativa della "Società Guide e Portatori di
Champoluc-Ayas" allo scopo di far meglio conoscere la terra
valdostana, devolvendo i proventi della vendita del libro ai fini
associativi del sodalizio. Il 25 agosto 1971 la
permanenza di Saragat in Ayas meritò addirittura la prima pagina de La
Stampa, con
un grande articolo di Remo Lugli corredato da una bella fotografia del
Presidente, visibilmente canuto, insieme ad un gruppo di giovani in
costume tipico. Un appello di Saragat
ai lavoratori "Impegno per la ripresa economica".
Il discorso, che auspicava di tirar
l'acqua al mulino degli italiani, venne
pronunciato (...) sullo spiazzo erboso
che è di fronte alla villa di proprietà della famiglia Rivetti.
L'articolo descrive anche un toccante particolare dell'infanzia
valdostana del Presidente. (...)"Il
primo ricordo della mia vita è su queste montagne, a Torgnon, in
Valtournanche, dove ero in villeggiatura con mio padre. Avevo tre
anni, ero sulle ginocchia di un uomo che piangeva. Quest'uomo era
Edmondo De Amicis. Stringendo me piangeva perché pensava a suo figlio
Furio che si era ucciso all'età di 18 anni". L'amore
e l'attrazione per le montagne ayassine trapela anche durante i
momenti più ufficiali. (...)
Un funzionario gli ha detto cortesemente: "Presidente, stanno per
arrivare gli ospiti, bisogna che si ritiri per uscire poi all'inizio
della cerimonia". Saragat, avviandosi verso l'interno della
villa, ha scosso la testa: "Peccato, volevo vedere se la cima del
Castore si libera completamente dalle nubi per farla ammirare a questi
signori". |
Conclusioni. Una presenza dimenticata? Se lo scarsissimo
materiale testuale si limita a qualche citazione, a guisa di 'ricordo
per i posteri' che non va oltre l'aneddoto, le fonti giornalistiche
delineano un quadro pluriennale riassumibile come domestico, informale,
ben integrato con i residenti ed i villeggianti della Val d'Ayas
dell'epoca. Il tono dei giornalisti è sempre positivo, aggiungendo al
rispetto tuttora presente per il Presidente della Repubblica (molto
forte in questi anni di turbolenza sociale ed economica, a fronte di un
sistema politico carente e spesso vergognosamente inefficiente) quel
tono vagamente ossequioso e paternalista della stampa di una volta. Il
contesto alpino fa da sfondo ad un quadro familiare ai villeggianti in
Ayas di più lunga data: nonni e nipotini, lunghe settimane estive ed
escursioni, ascensioni, giochi e tempo libero, serenità familiare e
riposo dalle fatiche scolastiche e lavorative. Telescriventi,
collegamenti radio con il Quirinale e scorta non distorcono l'immagine
di una famiglia lieta di ritrovarsi, anno dopo anno, nell'amata
località di villeggiatura. La scarsità dello scibile
in merito alla presenza di Saragat in Ayas, pur fortunatamente
contrastata dalle tante notizie tuttora disponibili nel prezioso
archivio storico de La Stampa,
richiama lo stato di dimenticanza e
"rimozione" dei soggiorni ayassini di un così alto esponente
della vita pubblica e politica italiana. A
prescindere ovviamente dai ricordi dei singoli abitanti e dei
villeggianti più anziani, ben poco è rimasto. A fronte di ventotto
anni trascorsi in Ayas e di una lunga, costante e forte attenzione per
gli aspetti storici, culturali, tradizionali e per le pubblicazioni
dedicate a questa terra, chi scrive non ha memoria di saggi, pamphlets,
strade o piazze ad Antagnod,
mostre o installazioni museali permanenti
volte a ricordare la figura di un Presidente della Repubblica innamorato
di una valle dalla struggente bellezza, così lontana da Roma - e,
possiamo dire, dal caos e dallo stress quotidiano di tante altre città
alle quali anche gli attuali amanti di Ayas devono sempre tornare. Oltre all'archivio de La Stampa, che fornisce copie delle singole pagine in formato .pdf in perfetta risoluzione, alcune immagini di Saragat e di altri Presidenti in visita in Valle d'Aosta sono raccolte nel sito del giornale online AostaSera.it. Le fonti bibliografiche consultate, non strettamente inerenti ai soggiorni alpini del Presidente bensì alla sua figura politica, sono numerose; tra le tante, si segnala la Tesi di dottorato di Michele Donno, intitolata Giuseppe Saragat e la socialdemocrazia italiana 1947-1952, discussa nel 2007 presso l'Università di Bologna. Si è consultata anche la bella opera di Federico Fornaro, Giuseppe Saragat, pubblicata da Marsilio Editori nel 2004; il dottore Michele Donno, già autore della precedente Tesi di dottorato, ha pubblicato nel 2011 anche l'arguto ed inaspettato saggio Italia e Francia: una pace difficile. L'ambasciatore Giuseppe Saragat e la diplomazia internazionale 1945-1946, Piero Lacaita Editore. Esiste infine la Fondazione Giuseppe Saragat con sede a Roma e Modena. A fronte di più richieste di contatto per l'approfondimento di questa ricerca, rivolta ad un ambiente ed una questione ancora relativamente non dibattute della vita del Presidente - i soggiorni ayassini - la Fondazione non ha mai risposto. |
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