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Palon di Tzére

Nota importante (2014-2021): aiutaci a difendere il Vallone delle Cime Bianche!

 

Punto panoramico collocato in posizione mediana nel Vallone delle Cime Bianche, il Palon di Tzére (o di Cere, varie versioni) è un'elevazione erbosa e vagamente tondeggiante situata alla sinistra dell'imponente bastionata rocciosa che sostiene il Bivacco Città di Mariano Comense. La quota del Palon di Tzère è di 2671 metri, e una misurazione GPS ne ha indicato l'anticima a 2656 metri; è una cima generalmente ignorata o confusa con altre, e conseguentemente poco salita. Non è una cima consigliata a bambini o a persone non avvezze a percorrere tratti esposti, potenzialmente scivolosi, senza sentiero. La zona è potenzialmente esposta a valanghe.

La sua posizione dominante permette un colpo d'occhio sull'intero Vallone che, dall'altezza di Fiery, si apre in direzione delle lontane Cime Bianche; nel complesso, si tratta di un'escursione lunga ma non eccessivamente impegnativa. La partenza avviene da Saint Jacques, o meglio ancora dal piccolo abitato di Fiery, bivio tra il già citato vallone e il soprastante Pian di Verra Inferiore, porta per la testata superiore della Val d'Ayas. Il percorso ci porta a risalire il vallone di Cime Bianche, seguendo il tracciato TMR (valido anche per più sentieri, quali 6, 6A,6B) e ricalcando in sintesi il medesimo itinerario per il Bivacco Città di Mariano: una prima salita nei boschi che celano l'ingresso del Vallone di Cime Bianche e quindi la continua risalita dei poggi verdeggianti sul versante destro del Vallone. In vista della bastionata sottostante il bivacco, scorgiamo perfettamente la spoglia sagoma del Palon, simile al Palon di Resy.

Il sentiero 6C per il Mariano transita proprio sotto le sue propaggini meridionali, descrivendo un semicerchio verso la zona del bivacco. E' sufficiente abbandonare il breve tratto di 6C sottostante il Palon e risalire i ripidi pendii soprastanti, che pur non offrendo alcuna traccia di sentiero si vincono facilmente in circa mezzora; in caso di cospicuo innevamento, tuttavia, è bene considerare la possibilità di smottamenti e valanghe in zona. E' comunque consigliabile abbandonare il 6C in prossimità delle rovine dell'Alpe Tzère, a 2534 metri: un rettangolo di pietre ben visibili dall'alto, resti delle fondamenta di un'antica alpe.

Si esce quindi in cresta, teoricamente in prossimità di un grande e visibilissimo totem di pietre, notando la caratteristica sagoma sommitale del monte: una lunga cresta a saliscendi, quasi del tutto pietrosa, con forma ad arco, la parte concava in direzione delle Cime Bianche.

Alla sinistra del grosso totem, ecco la prima e più bassa anticima, sovrastante il medio vallone delle Cime Bianche con i suoi laghetti ed i ruscelli; a destra invece la cresta si presenta inizialmente abbastanza larga, per poi mutare in un centinaio di metri di dorsale ristretta ed appuntita. Questo tratto, formato essenzialmente da minuti sfasciumi grigiastri e ruvidi, macchiettati di licheni verdastri, nasconde in realtà alla sua destra (poche decine di centimetri più in basso) una sorta di passaggio che, se non paragonabile ad un normale sentiero, offre comunque una maggiore sicurezza di transito, anche perché la cresta vera e propria forma in molto punti una vera balaustra, sulla sinistra. In questo tratto, comunque, è consigliabile tenere i non adeguatamente preparati per mano, prestando attenzione a non inciampare nelle piccole asperità del suolo.

Superata la parte più stretta ed appuntita della cresta si giunge senza altre difficoltà in vetta, l'ennesima sporgenza di questa lunga e caratteristica struttura sommitale: uno spazio ristretto ma dotato di comodi pendii dolcemente digradanti verso oriente, capace dunque di accogliere più escursionisti in contemporanea. Un altro totem si eleva in questo punto soleggiato e dall'eccezionale panoramicità: lontano a sud, ecco il Corno Bussola che spesso trattiene il maltempo in formazione nella pianura piemontese e nella zona di Verrès, a sudovest la sagoma del Monte Croce affiancata agli imponenti Tournalin, poi il Roisetta, gli appuntiti speroni delle Cime Bianche e del Cervino, il massiccio Dent d'Herens, la vicina Gobba di Rollin ed il sottostante bivacco Mariano, mentre più ad oriente il poderoso "retro" della Rocca di Verra. Ancora più in là, inconfondibile da qualsiasi prospettiva, il più alto dei tanti "denti" di Ayas, la Testa Grigia.

Il percorso, in data 30 aprile 2006, con un innevamento ormai decadente, ha richiesto 02.59 ore da Saint Jacques, comprendendo anche alcune pause.

La salita del 2 luglio 2018 non ha evidenziato differenze di nota rispetto a quanto descritto qui, né quella del 2020. La salita di giugno 2021 ha confermato quanto rilevato in questa pagina negli anni precedenti.

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