Marco Soggetto
Braccati. Prigionieri di guerra alleati in Piemonte e Valle d’Aosta
Aviani&Aviani Editori, Udine, dicembre 2013. Formato 16x23 cm, pagine 450. Repertorio fotografico a colori e in b.\n. Codice ISBN: 978-88-7772-178-5. Prezzo: Euro 28,00.
Seconda guerra mondiale, tardo autunno 1943, da qualche parte sui pendii glaciali ai piedi del Colle di Felik e del Monte Castore.
Tre stanche cordate risalgono lentamente il ghiacciaio: bizzarre cordate composte da uomini laceri e magri, drammaticamente privi di attrezzatura e vestiario, di calzature e protezioni per gli occhi. Farebbero inorridire qualsiasi alpinista moderno: non hanno piccozze né ramponi, non hanno zaini né dimestichezza con l’ambiente spietato delle alte quote. Oltre a semplici coperte, quei soldati portano sulle spalle l’orrore cruento di campi di battaglia quali Tobruk, El Alamein, Deir el Shein; sono sfuggiti all’invasione ellenica e sopravvissuti alla conquista tedesca di Creta, al violento naufragio delle loro navi, ad anni di difficile prigionia nei campi di concentramento, ai durissimi rastrellamenti nel Nord Italia occupato. Dopo tante sofferenze e tanta rabbia, anelano una sola cosa: la libertà, da guadagnare nella Svizzera ormai vicina.
Ma tra la Val d’Ayas e l’abbraccio di Zermatt si innalzano pericoli più grandi delle milizie di Salò e dei cacciatori nazisti, dei delatori e della guerra stessa. E per dei giovani cresciuti sulle dorate coste e nell’outback australiano, così come in Nuova Zelanda e nell’immenso Commonwealth britannico, la vera sfida ha inizio sui grandi Quattromila valdostani.
Iniziata grazie al ritrovamento di una fonte dimenticata e pressoché sconosciuta ai più, la ricerca storica alla base di Braccati si è estesa per tre anni. Dall’iniziale introduzione del canonico Bréan, la ricerca ha guadagnato ulteriori fonti del tutto inedite, memorie dei veterani pazientemente rintracciati in tutto il pianeta, documenti ufficiali: corroborato da una notevole mole di scibile specialistico e grazie all’accesso agli archivi governativi di Australia, Nuova Zelanda e Regno Unito, il materiale ha permesso un colpo d’occhio privilegiato e inedito su un fenomeno finora ignorato.
Braccati narra la storia dei circa 80.000 POWs o prigionieri di guerra che, successivamente allo sbando armistiziale, si diedero alla macchia in ogni angolo dell’Italia occupata. Segue in particolare alcuni sparuti gruppi di ex prigionieri che fuggirono dai campi di lavoro nel Vercellese, nel Novarese e nel basso Biellese per nascondersi nelle valli di Oropa, in Valle Cervo e sulla Serra, raggiungendo la contigua Valle d’Aosta. Qui, in Val d’Ayas così come in Valle del Lys, a Fénis ed in Valtournanche, essi vennero aiutati e soccorsi malgrado le terribili ritorsioni scatenate contro chiunque sfamasse o nascondesse un fuggiasco: conobbero sacerdoti e valligiani, partigiani e valorosi medici di montagna, giovani e Alpini, contadini e nobili, guide alpine e contrabbandieri.
Furono feriti e ricatturati dai nazisti, protetti e vestiti, braccati come bestie selvagge per forre e villaggi. Vissero nei fienili e nelle baite, nei boschi e sotto i massi; chi sopravvisse fino al sicuro internamento elvetico tornò in patria ricordando nel dettaglio i nomi, le gesta e le abitudini dei propri benefattori, realizzando un complesso affresco riportato alla luce dopo tanti decenni di oblio.
Seguito ideale del fortunato ed esaurito Operation Pointblank, il volume si avvale di una vasta ricerca e bibliografia, supportate da curatori museali e storici, ricercatori ed archivisti, giornalisti e family historians, oltre che dai ricordi delle famiglie dei veterani. Suddiviso in sedici capitoli e fornito di bibliografia e indice dei nomi, Braccati si presenta come un’avvincente, approfondita indagine storica votata ad uno degli aspetti più drammatici, toccanti e dimenticati dell’ultima guerra nel Piemonte ed in Valle d’Aosta: l’avventura incredibile degli ospiti più inattesi e straordinari mai giunti nelle nostre valli.
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