Nota: questo percorso dispone dei dati di Movescount, nonché di un tracciato GPS scaricabile.
Una lunga, intensa, robusta, piacevolissima passeggiata lungo uno dei simboli meno immediati, e al contempo più noti, della Val d’Ayas. L’integrale del Ru Cortaud è uno di quei percorsi che la maggioranza degli amanti di questa splendida valle avrà certamente compiuto, di anno in anno, almeno in parte; realizzarne l’intero percorso offre tuttavia una gratificazione particolare, tra storia e scenari mozzafiato, lungo l’intera dorsale occidentale di Ayas. Un’escursione davvero accattivante, panoramica, e perfino “sotterranea”, il cui tratto superiore - pur correndo in una zona speciale protetta - è purtroppo minacciato dal progetto di un collegamento funiviario.
Si tratta di un percorso semi-pianeggiante, il cui dislivello è stato calcolato nel maggio 2016 in circa 460 metri in salita e altrettanti in discesa. La lunghezza ammonta a 24,09 km, richiedendo pertanto un buon allenamento e l’accortezza di utilizzare due vetture; la segnaletica al Col de Joux valuta in 5.55 ore il percorso per le sorgenti del Rû Courthoud, indicate a 2080 metri, con difficoltà E. Avendo cura di realizzare il percorso in silenzio e fuori stagione, ad esempio in primavera o autunno, si possono incontrare numerosi animali: nel maggio 2016, nella primavera 2017 e nel 2019, ad esempio, abbiamo ammirato cervi e caprioli, marmotte, stambecchi.
L’itinerario sarà qui proposto in discesa, vale a dire dalla presa d’acqua del Ru fino al Col de Joux, ma è ovviamente reversibile. Si consiglia l’adozione di una pila frontale, per i tratti in galleria; vista la presenza di fronti di valanga all’imbocco delle stesse, si sconsiglia assolutamente la percorrenza nel periodo invernale, perlomeno del tratto che corre dal Col de Joux fino al pozzo piezometrico del Ru, come descritto in seguito. L’intero itinerario è segnalato in modo eccellente, oltre ad essere seguito dalle paline del progetto Le Ru Retrouvé. Inoltre, il percorso è fornito perfino di un’app realizzata da VisaMultimedia, Ru Courtaud, scaricabile direttamente sul posto (per buona parte dell’itinerario la ricezione è ottima, 4G) ripartita in cinque funzioni principali: Ru, Mappa, Gioco, Ospitalità, Info.
Il Ru e la sua storia secolare
Alternativamente denominato Cortaud, Cortot, Cortod, Corthaud, Courthoud e perfino Ru de Saint-Vincent (quest’ultimo sulla moderna Cartografia Escursionistica della C. M. Evançon), l’antico ru non è un semplice canale irriguo. Si tratta piuttosto di una geniale, ambiziosa opera d’ingegneria medievale, realizzata in un contesto alpino e su terreni a tratti estremamente ostili, in assenza di qualsiasi moderno supporto tecnologico. Non fu il solo: la Valle d’Aosta è ricca di questi canali, spesso realizzati superando baratri, dislivelli e problematiche a dir poco incredibili. Ad esempio, sin dal 1392 esiste anche il Ru Herbal, che portava l'acqua del torrente Evançon fino alle colline di Verrès e Challand.
Il Ru Cortaud nacque per sopperire all’esigenza delle genti di Saint-Vincent e di parte dell’alta Ayas, nel cuore del feudo degli Challant, per volere di alcune famiglie di Saint-Vincent e per beneplacito del grande Yblet, o Ibleto: il 14 luglio 1393 il nobile accordò agli abitanti di Saint-Vincent il diritto di derivazione delle acque del Ventina e di Nana, previo pagamento di 24 fiorini d’oro e mantenendo il diritto d’irrigazione delle sue terre ogni martedì. Il 13 maggio 1433, il conte Francesco di Challant ratificò l’infeudazione; il canale nei secoli seguenti divenne un bene importante per l’agricoltura della valle e della collina di Saint-Vincent, mantenuto con ogni cura per mezzo di corvées ben definite. E fu un capolavoro: il più lungo dell’intera Regione, posto interamente al disopra dei 1950 metri di quota, superando come premesso baratri e ostacoli con soluzioni spesso geniali, quali le ardite artse o passerelle di legno.
Per proteggere e far funzionare questo sistema complesso, sin dal 1433 vennero nominati i syndics o directeurs, sorte di “balivi” deputati specificamente alla gestione del canale, alla raccolta delle tasse e ai rapporti con la signoria feudale, nonché all’organizzazione delle corvées. I revan o ruan erano invece tenuti a percorrere il canale, sorvegliandone l’integrità e il perfetto scorrimento dell’acqua; in cambio, potevano riposare in alcune baite a loro riservate, come a Estoul e Nana. Nel 1630, piegata dalla peste, Émarèse cessò di curare la propria derivazione.
L’integrale del Ru. Un percorso da sogno
Sperimentato per la prima volta nella sua versione integrale da Varasc.it il 15 maggio 2016, il “giro del Ru” ha inizio a Saint Jacques, da dove occorre raggiungere un punto ben preciso: la dimessa e peraltro poco nota presa d’acqua del Ru Cortaud, sita ai piedi e all’imbocco del Vallone delle Cime Bianche.
Esistono svariati modi di raggiungere questo punto, che la Cartografia Escursionistica della C. M. Evançon colloca a 2079,8 metri di quota ma che un doppio rilievo GPS ha indicato a 2100 metri, in posizione N45 52.716 E7 42.503. Il più immediato e diretto consiste nel seguire la strada sterrata che sale da Saint Jacques all’imbocco del Vallone di Nana: essa, corrispondendo alla segnaletica numero 5, conduce difatti alla presa d’acqua senza tema di errore. Tuttavia, poiché occorrerà percorrere un tratto di questa stessa strada lungo il percorso del Ru, si può variare la salita da Saint Jacques grazie al pittoresco sentiero 8E che, partendo da Blanchard, imbocca il basso Vallone delle Cime Bianche attraverso boschi e magnifici pascoli. L’8E punta la lontana Roisetta. Supera così i due alpeggi rinnovati delle Gavine, risalendo in dolce pendenza nel bosco fino ai 1953 metri dell’antico forno della calce, in posizione N45 52.118 E7 43.157 e ben segnalato dalle grandi paline animate della serie Patrimoines en Chemin; proprio la palina dà Saint Jacques a 30 minuti di distanza, con difficoltà T. Il sentiero raggiunge la bella e solitaria alpe Courthoud, o Courtod (2018 metri, N45 52.422 E7 42.875), il tetto cadente e bordato da licheni arancioni; si trova anche il bivio tra il 5A e l’8E, su una roccia. Alle proprie spalle, lo sguardo spazia fino alla Testa Grigia e ai Rothorn. Si prosegue sul 5A verso la testata del grande vallone, intravedendo a distanza un palo con pannelli fotovoltaici che segnalano la posizione della presa d’acqua. Alla propria sinistra e più in alto, sopra il pendio e il pianoro erboso, corre la strada sterrata che raggiunge, come premesso, la presa d’acqua stessa.
Dalla presa d’acqua: lungo il Ru
Questa è la vera e propria partenza dell’intero itinerario. Una pietraia, il Torrent de Courthoud, la struttura interrata e simile a un piccolo bunker da cui spuntano le chiuse metalliche, alcuni pali per l’illuminazione e il già citato sostegno dei pannelli fotovoltaici; una zona ammantata di nevai fino alla tarda primavera.
La strada sterrata compie una prima e netta curva, allontanandosi dalla presa d’acqua, arrivando alle due paline numero 9 del Percorso storico naturalistico, che in più lingue descrivono La sorgente. In particolare, questa palina ricorda come la zona della sorgente - paradossalmente minacciata dal progetto di un collegamento funiviario - si trovi in un (…) ambiente molto particolare: ci si trova infatti all’interno della Rete Natura 2000 della Valle d’Aosta e più precisamente nel sito denominato “Ambienti Glaciali del gruppo del Monte Rosa”. Questo luogo così particolare è stato designato sia come Sito di Interesse Comunitario (SIC), sia come Zona di Protezione Speciale (ZPS), in virtù di normative europee di protezione del territorio e delle specie animali e vegetali che lo abitano. Il testo ricorda l’eccezionalità ambientale della zona, che comprende (…) oltre 60 specie a fiore, tanto che la zona è segnalata dalla Società botanica italiana tra i biotopi di rilevante pregio vegetazionale, precisando che (…) Il Ru Cortaud attraversa questa magnifica area protetta per i primi 800 m del suo corso, attualmente incanalato in una tubazione.
Si prosegue sul 5, sempre in piano o falsopiano, grossomodo verso sud e con bellissime vedute della testata superiore di Ayas, oltre che dei Rothorn e del Sarezza. Poco oltre, la prima galleria si scopre superabile agevolmente, all’esterno e sul lato sinistro, mediante una stretta ma comoda passerella in cemento, protetta e bordata sul lato più esposto, dalla roccia invece a destra. Da notare le piccole ma profonde sbreccature sul bordo della passerella, segno che, come nell’intero percorso, è sempre possibile qualche caduta di sassi dall’alto.
Si cammina lungo il letto, qui prosciugato e cosparso da un soffice strato di aghi di larice, del Ru. Si vede ancora il punto il cui il canale s’interrava, un foro scuro sulla destra della strada, che si rivela essere una sorta di piccola galleria protetta da un’arcata in pietra. Poco oltre, la strada si allarga in corrispondenza di una piccola e cadente baita in pietra, sulla destra del percorso, con panchine: qui si trovano svariate paline della serie, la cui prima è intitolata Caratteristiche fisiche, lo spirito dei pionieri. Le altre, Gestione del Ru e Breve storia del Ru.
Si prosegue fino ad arrivare all’apertura, splendida e panoramica, del profondo Vallone di Nana. Proprio qui, a Nana Inferiore o désot (N45 51.295 E7 42.962), corre una galleria, lunga 120 metri e costruita nel 1882: si tratta del primo intervento moderno lungo il percorso, a testimonianza del valore secolare del ru. Il panorama si apre fino al Facciabella e, per pochi metri, alla Becca di Nana; si incontra la palina numero 8 del Percorso ambientale. Si prosegue lungo la strada, nuovamente nei boschi, lasciando l’imbocco del vallone; seguono le due ben note gallerie, curiosamente precedute dal cartello Pericolo di crolli modificato negli anni da qualche buontempone nell’immortale Pericolo di polli. Nell'anno 2019, queste gallerie sono risultate interdette al transito tramite grate metalliche. Si nota anche la palina numero 7, Percorso ambientale.
Appena oltre segue uno spiazzo, recentemente ripristinato dopo uno smottamento e provvisto di nuove balaustre metalliche e trasparenti, con vista stupenda sui Quattromila del confine. Segue la sesta palina del percorso, il quale a sua volta conduce lungo un tratto di rara bellezza: si arriva infatti all’alpe Métsan, dopo aver superato in piano il bivio per il piccolo Lago Léichien. Vale la pena di raggiungere Métsan, anche se questo comporta una breve deviazione dal canale. Dai ridenti pascoli dell’alpeggio, che fornisce acqua potabile da una fontana nei mesi di apertura, si scende nuovamente al Ru lungo la sottile staccionata in legno di larice cui segue un piccolo ponte; proprio davanti, la poderosa sagoma della Punta Piure, e in primo piano la palina numero 5 del percorso ambientale.
Si procede verso lo Zerbion, lungo il canale. Una struttura in pietra, con alcune passerelle in grata metallica e balaustre in legno, mostra altre paline, Breve storia del Ru e Caratteristiche fisiche, spirito dei pionieri. Si procede sul bordo di ampi pascoli, al disopra di Mandrou, in costa; ci si avvicina ad Antagnod, superando la palina numero 4 del percorso ambientale e successivamente, in tratto panoramico, la numero 3. Si entra nel lariceto, sempre lungo il canale, fino alla palina numero 2 e successivamente alla 1, che premette ormai l’arrivo alla zona del Barmasc. Proprio qui, in vista dello Zerbion e sempre lungo il Ru, si scorge una palina gialla della segnaletica (sentiero numero 5): Ru Cortot, pozzo piezometrico, 1955 m, 40 minuti, difficulté E. Si prosegue nel bosco detto Bois d’Arpeillaz, con saltuarie e spettacolari viste sull’alta Ayas, tra gli alberi.
Il sentiero, ora più stretto, raggiunge a 1949 metri un ponticello ligneo in lieve salita e ben protetto sui lati; sotto, nel baratro, cade un ruscelletto. Si sale oltre il ponticello accedendo all’alta e moderna struttura del pozzo piezometrico, risalente all’anno 2013: una costruzione spoglia e caratterizzata da alte vetrate. A differenza di quanto indicato dalla palina al Barmasc in località Pian delle Dame, la struttura è indicata a quota 1963,5 metri dalla moderna Cartografia Escursionistica della C. M. Evançon. Di fianco alla struttura si notano tre paline gialle: due per il Rû Courthoud-Barmasc e Sorgenti, rispettivamente a 40 minuti e 3.50 ore di distanza, entrambi i tratti di difficulté E. La terza indica invece il percorso per il Col de Joux, 1638 metri, 1.45 ore, difficoltà T. Vi è anche un cartello rettangolare e giallo, Itinerario escursionistico del Rû Courthoud. In quattro lingue, il cartello indica la Presenza di gallerie non illuminate. Si consiglia di dotarsi di casco e pila frontale.
Si procede sul sentiero, ben evidente, traversando però un netto imbuto che fino a tarda primavera conserva neve, o una vera e propria valanga, strapiombante sul bosco di Pracharbon o Praz-Charbon. Di fronte, verso est, il gruppo Piure-Bussola-Guà. Voltandosi con attenzione alle proprie spalle, si scorgono i grandi tubi neri in cui cade ora l’acqua del Ru: colloquialmente, il punto è definitivo La grand tceita, ovvero “la grande caduta”. Poco oltre, dopo una ripida discesa che richieda qualche cautela in caso di acqua e soprattutto ghiaccio al suolo (!), si raggiungono altre paline della segnaletica che danno il Col de Joux a 1.35 ore di distanza, difficulté T. Il sentiero si amplia, scavato a tratti nella roccia con l’esplosivo, e conduce alla prima delle gallerie che ci separano ancora dal valico.
Le quattordici gallerie
Ha qui inizio uno dei tratti più scenografici, e paradossalmente meno panoramici, del percorso. Ben quattordici gallerie di varia lunghezza, alcune delle quali dritte e altre con lievi svolte interne, alcune perfino fornite di uscite verso brevi balconate panoramiche; l’intero tratto è stato recentemente messo in sicurezza ed è tuttora evidente l’apporto di calce all’interno delle volte e al suolo. Come premesso, occorre una torcia frontale per camminare in sicurezza, mentre a inizio stagione i coni di valanga chiudono facilmente gli ingressi delle gallerie fino e oltre al soffitto. Infine, solo alcune gallerie hanno piccole ma profonde pozze d’acqua stagnante al suolo, che possono facilmente bagnare i piedi in assenza di scarponi o calzature impermeabilizzate. Quasi tutte hanno le volte d’ingresso ben realizzate in pietra, e tutte sono indicate da piccoli cartelli in legno, del colore giallo della segnaletica.
La prima, la numero 14, è lunga 129 metri. La seconda, la 13, 60 metri e dà adito a una ripida forra sovrastata dai picchi rocciosi del gruppo Jetire-Zerbion. In basso a sinistra, si scorge Extrapieraz. La dodicesima è lunga 167 metri, e indica un passaggio esterno (EE) sulla sinistra; si tratta di un percorso attrezzato con scalini e canaponi blu, in discesa. La 11 è lunga 30 metri, la 10 ben 207 metri, e ha un’uscita a circa metà della sua lunghezza. La 9 è di 87 metri, protetta da un muro di contenimento per la breve distanza che la separa dalla numero 8, di 111 metri, con una curiosa volta interna seguita da un ampio spazio vuoto – che lascia intravedere, in parte, il cielo. La settima galleria è di 137 metri, la sesta di 42, ed è parsa quasi completamente chiusa dalla valanga nel maggio 2016. La quarta è di 92 metri e propone un percorso esterno, con ponticelli sospesi, molto scenografico. Alcune delle passerelle sono quel che resta del vecchio percorso del Ru, prima dell’intubazione. Si supera lungo la strada una struttura anonima e più recente, di proporzioni cubiche, accedendo quindi alla terza galleria (67 metri) e alla numero 2, di 66 metri. L’ultima, la numero 1, è di 75 metri.
Poco oltre, s’intravede già il laghetto di Brusson-Vollon. Alcune paline indicano sia la sorgente che il Barmasc (5.25 ore, 2.15 ore rispettivamente), che il sentiero 1 per Extrepierre, 35 minuti. Sempre sotto il segnavia 1 e non più 5, ora, si prosegue verso il Col de Joux, accreditato a 30 minuti di distanza, difficoltà T. Si supera Vollon, raggiungendo in una decina di minuti e in un bellissimo bosco il Col de Joux. Poco prima, un’ampia struttura simile a quella del pozzo piezometrico reca una targa bronzea del 1993: À la memoire imperissable de Lucien V. Morise, Elie Page, Presidents infaticables du Consortium “Ru Cortaud” (1962-1969 e 1969-1971), (…) qui ont tant travaillé à la realisation de cet ouvrage fondamental.
L’ultima palina, questa volta dell’intervallivo 107 proveniente da Nuarsaz, indica il Col de Joux a cinque minuti di distanza e a sinistra. Le altre indicano ancora l’1 per Extrepierre (55 minuti, E), per le sorgenti del Ru e per Barmasc (2.35 ore, 5.45 ore rispettivamente, E). L’ultima grande palina campeggia proprio al Colle, ed è giustamente intitolata Le Ru retrouvé. Degna conclusione di una passeggiata così lunga, intensa e bella lungo il bordo occidentale della splendida Val d’Ayas.