Rosetta Loy
Ahi, Paloma
Giulio Einaudi Editore, serie “I Coralli” n. 141, Farigliano (Cuneo) 2000. Pagine 64, formato 21.5x13.5 cm. Prezzo Lire 10.000, Euro 5.16.
Estate del 1943, Brusson: i lunghi giorni estivi, apparentemente spensierati e vacanzieri, di un gruppo di ragazzi perlopiù coetanei, ragazzini ed adolescenti, villeggianti presso il Grand Hotel Brusson o l’Albergo Aquila. In realtà, la lontana presenza della guerra mondiale si rivela continuamente: nella povertà del vitto, nelle notizie filtrate clandestinamente da Radio Londra, nei remoti bagliori dei bombardamenti e degli incendi che sconvolgono la pianura. Il conflitto si rende indefinitamente più vicino quando le “flyng fortresses” americane e gli altri aerei alleati sorvolano silenziosamente la Val d’Ayas, al disopra delle montagne, scendendo ogni notte a mutilare e devastare le inermi città piemontesi e lombarde.
La figura iniziale (una partita di tennis, le racchette, la sera incombente) lascia ben presto il posto alla continua, sottile tensione che pervade ogni pagina, ogni paragrafo vissuto dalla dodicenne Rosetta: la paura, le divisioni che esplodono inevitabilmente dopo l’8 settembre, le scelte divergenti di due amici, uno immediatamente arruolatosi nelle Brigate Nere e morto in combattimento contro i partigiani, l’altro (studente, riflessivo, isolato) spinto verso la montagna e la Resistenza, dopo la cattura da parte dei nazisti di un comune amico di origine ebraica, Ettore.
Non si tratta di un romanzo descrittivo: pochi sono gli elementi riconoscibili della Val d’Ayas, il cui toponimo, del resto, non ricorre mai. La figura di uno “spallone” disceso dai Lyskamm, il Corno Bussola verso cui parte infine “Pirro”, dopo la delazione e la cattura dell’amico. I due alberghi di Brusson, costretti ad un vitto impoverito; la corriera, i cui orari non sono stati più nemmeno ristampati; il ricorrente torrente Evançon, Verrès, citata solamente all’arrivo di un Einsatzkommando delle SS. Un romanzo breve ed inquieto, un ricordo triste e vibrante, che vive e descrive una Val d’Ayas ridotta ad una semplice tappa di uno sfollamento, di una fuga temporanea per una famiglia romana.
A bsogna mostreje ij dent al luv..
Voci, ombre, ultimi ricordi di un’epoca inquieta.