A l'è gro Breutsón èntó tui le chiè veulladjo, le mayèn, le mite isolà, le montagne, i arp, le bo, le tcharire, le valley, le tchamp è le pra. I l'an tuit un nòn qué le mape rèpórton, maque un moué l'an ibià.
Da Brusson, 1991.
Importante centro turistico posto a 1338 metri (N45 45.466 E7 44.484) nella bassa Val d'Ayas, Brusson è una località di media montagna caratterizzata da un microclima particolarmente secco tutto l'anno, oltre ad un Comune formato da svariati paesi minori, quali Arcesaz, Curien, Bringuez, Estoul, Extrapieraz, Fenilliaz, Fontaine, La Croix, Graines, La Pila, La Serva, Vollon, Pasquier. Attualmente Brusson è rinomata per lo sci nordico, sport che viene praticato in zona su più tracciati, tra i quali quello lungo le rive del torrente Evançon - sede dell'annuale Coppa Consiglio Valle e di altre gare di Coppa del Mondo. Numerosi sentieri partono da Brusson: il turistico 1 per il Colle di Joux, il turistico 1A che in quarantacinque minuti conduce alla Cappella di San Valentino, il 2 (E) che in due ore conduce a Extrapieraz ed a Salomon, il 2A per Thoule (1.30, E), il 3 per il Lago di Bringuez (3.30, E), il 4 per il Colle Palasina (3.30, E), il 10 per le miniere d'oro e La Croix (2.00, T), il 10A per Goille (1.30, T). Infine, notevole è anche il semplice e panoramicissimo itinerario per il villaggio di Salomon.
Secondo un raro volumetto, suo omonimo, Brusson (…) est limité au nord par Ayas, au levant par Issime et Gressoney, au midi par Challand-Saint-Anselme et au couchant par Saint Vincent. Il medesimo libro divideva Brusson in tre zone: (…) le bassin d’Arcesaz jusqu’à la chapelle de Saint-Valentin, le coteau du chef-lieu avec la belle plaine de Vollon et d’Extrepieraz jusqu’aux limites d’Ayas, le plateau des chalets depuis Fenilliaz, La Croix, jusqu’au village d’Estoul et au col de La Ranzola. Cetter dernière partie est entrecoupée de plusieurs lacs.
L’andamento della popolazione di Brusson è riportato nel volume omonimo. (…) En 1882 la population était de 1850 habitants, en 1921 de 1682. Au cours de l’année scolaire 1928/1929, 231 élèves fréquentaient les cours élémentaires; en 1953/1954 ils étaient encore 124. Actuellement les élèves des écoles élémentaires sont au nombre de 31; 17 enfants fréquentent l’école maternelle; 46 élèves, dont 24 de Brusson, fréquentent l’école moyenne. La population actuelle de la commune est de 925 habitants, concludeva il volume, edito nel 1991.
Brusson. Attività, eventi e manifestazioni contemporanee
L'articolo Dipendenza dal PC. La terapia del bosco di Francesco Cervasco, pubblicato su Il Corriere della Sera di sabato 27 marzo 2010, annuncia l'inaugurazione della Casa per la Salute della mente di Brusson, presso l'ex Colonia montana Olivetti. Al centro di un parco di quasi sei ettari, il nuovo centro ospita circa ottanta pazienti, quali adolescenti con disturbi di personalità o comportamentali ed adulti dipendenti dal gioco d'azzardo, dagli stupefacenti e così via. L'iniziativa deriva dall'impegno dell'imprenditore Gianni Caprara (Aosta Servizi Scarl.) e dal noto psichiatra Vittorino Andreoli, per un costo di 6.5 milioni di Euro; vi sono presenti psicanalisti junghiani e freudiani, esperti relazionali e comportamentisti.
Si segnala la pubblicazione del Reportage L'Oro della Speranza, la Val d'Ayas a Milano, in seguito alle visite de Varasc.it al Museo di Storia Naturale di Milano. Da febbraio 2010, la chiesa è oggetto di restauro; la seconda fase dei lavori partirà nella primavera 2011. Il rifacimento del pavimento di legno ha portato alla luce le mura perimetrali della chiesa gotica, evidenziandone l'antica disposizione verso oriente. L'opera è diretta dall'architetto Monique Lévêque. Da giugno 2010, ulteriori spunti di analisi sono offerti dalle fonti testamentarie medievali recensite da Varasc.it.
Sempre a Brusson, presso il Salone Manifestazioni, è stato presentato il volume Operation Pointblank. Bombardamenti alleati nel Nord-Ovest,domenica 26 dicembre 2010. Ulteriori spunti inerenti a questo villaggio, relativi all'epoca contemporanea, sono disponibili da fine novembre 2011 nella sezione Il primo turismo. Gli albori della tradizione alberghiera della Val d'Ayas attraverso le veline editoriali.
Brusson nella letteratura
Nel 1860, Edouard Aubert dipinse Brusson nella sua opera La Vallée d'Aoste,descrivendo la salita da Saint-Vincent al Colle di Joux. Arrivé au sommet de la montagne de Joux, je m'arrêtai pour bien graver dans ma mémoire la vue de la vallée d'Aoste. (...) Absorbé quelque temps par la contemplation de ce spectacle, je franchis enfin le plateau qui forme la crête de la montagne, et commençai à descendre dans la vallée de Challand. (...) Peu d'instants après j'entrai dans le village de Brusson, bâti à mi-côte d'une colline qui tient à la montagne située en face du bois de Joux. Brusson est le chef-lieu d'une commune assez importante, puisqu'elle compte sur son territoire treize villages ou hameaux. Ses maisons, construites en forme de chalets, ont une tournure assez pittoresque; l'église, dédiée à saint Maurice, ne remonte pas à une bien haute antiquité; cependant le clocher présente de belles proportions: pour peu qu'on l'examine avec attention, il devient évident que l'architecte a cherché à imiter les nombreux modèles qu'il avait autour de lui dans la contrée.
Pubblicato ad Aosta nel 1888 dal Chan. Séraphin Vuillermin, il volume Le Mandement de Graines et ses franchises si pose la domanda: Brusson ne serait-il pas la localité que Simler appelle la vallée des marchands? Il est permis de le croire si l'on tient compte du caractére général de cette population. L'habitant de Brusson est commerçant par tradition; ce commerce s'exerce avant tout sur le bétail. Aussi loin que l'on peut aller dans l'étude des moeurs de ce pays, le brussonnet nous apparaît marchand.
Nel 1896, Giovanni Bobba e Luigi Vaccarone descrissero il paese di Brusson - ab. 1850 - m. 1332 - Hotel du Lion d'Or; Albergo dell'Aquila - Ufficio postale - Guardie di Finanza - Villaggio in magnifica posizione, composto delle due grosse borgate Pila e Pasquier. Dal piazzale della chiesa, di recente costruzione, meno il campanile ch'è ancora l'antico, si gode una bella veduta del grazioso bacino sul quale si innalzano il M. Zerbion e la bifida Becca Torché, listata di ghiaccio e neve.
Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni Varale descrissero Brusson nell'opera Guida illustrata della Valle di Challant o d'Ayas. Brusson, comune di circa 1900 ab., a m. 1332, occupa il centro della valle. Ivi cessa la parte propriamente chiamata valle di Challant e comincia quella di Ayas, più fertile e pittoresca. Il capoluogo di Brusson è situato in magnifica posizione a solatìo, sulla riva sinistra dell'Evançon, sul dolce pendio di una scarpa montuosa, che succede ad una ridente pianura ricca di ubertose praterie ombreggiate dai frassini. (...) A nord, è dominato dalla punta Palon, a ponente, dalla catena del Zerbion sino alla testa di Comagna, colla depressione del colle di Joux, dai fianchi coperti da fitte foreste, a mezzodì, dal gruppo della Becca Torché, che sbarra la valle. (...) Tre villaggi, o meglio, frazioni formano il capoluogo di Brusson: la Pila, ove sorge la chiesa e in cui trovansi la casa comunale e l'ufficio postale; Pasquier, più a levante, ed a ponente, a partire dall'albergo dell'Aquila, l'ultima frazione di Fontaine. Si ricorda che l'Abbé Gorret dedicò al paese, nel 1886, il rarissimo volumetto Brusson station d'étè. Notices et excursions, Torino.
Secondo l'Abbé Joseph-Marie Henry (1929-VII), L'église de Brusson possédait un missel-martyrologe, de l'époque qui nous occupe (800-900 d.C.), extrêmement intéressant. Ce missel fut découvert à l'Hôpital Mauricien par M. le Prieur Gal. Il comptait d'abord 280 feuillets, mais les 87 premiers y manquaient déjà lorsque le chan. Gal le vit. (...) Ce seul exemplaire qui est parvenu jusqu'à nous indique quelle était la liturgie qui dominait dans la Vallée d'Aoste aux 9e et 10e siècles.
Originariamente, al posto dell'odierno abitato vi erano tre frazioni distinte, La Pila, Pasquier e Fontaine, la cui unione creò Brusson. Secondo Mario Aldrovandi, il toponimo deriverebbe dal latino bruxeum. Renato Willien, nell'ottima Nouveau Guide de la Vallée d'Aoste (1968), ricorda invece: (...) "Brusson est le pays des sabots et des chapeaux a grand rebords. Le siècle dernier, ses habitants portaient encore le costume, qui l'Abbé Gorret nous décrit ainsi: habit à basques, béret de laine, grand gilet de drap, culottes courtes et chaussures en bois ou sabots". Nel 1951, infine, l'opera Le Val d'Aoste di Jules o Giulio Brocherel definì Brusson (...) "une étendue de verdoyantes prairies, encadrées de bosquets, qui descendent se désaltérer aux eaux laiteuses du torrent, et poussent leurs avant-gardes à prohimité des habitations".
Da un punto di vista più scientifico, nel 1970 Uberto Tosco ed Ada Luzzati scoprirono che i terreni circostanti Brusson erano ricchi di manganese: nel 1970 pubblicarono un saggio di floristica inerente a Brusson, specificando, zona per zona, la quantità e presenza di singoli alberi e piante. Tra questi, Castanea sativa, Fraxinus excelsior, Acer pseudo-platanus, Populus tremula, Pinus silvestris, Aesculus hippocastanum. Più in alto, Pinus silvestris elarix decidua.
Il paese venne anche descritto da Eugenio Fasana, nel 1931, nelle pagine de Il Monte Rosa. Vicende uomini e imprese. Nel saggio La Chiesa di Brusson,Giuseppe Bréan stabilì la fondazione della prima chiesa di Brusson nel remoto 515 d.C., precisando: (...) Sembra però che sorgesse non già sull'area, che occupa la chiesa attuale, bensì là dove, oggi ancora, sorge la cappella di Saint Valentin, distante poche centinaia di metri dell'odierno capoluogo. Tale affascinante opera, risalente al 1938, si propone - unitamente con la precedente Vallée de Challand. Brusson - Guide et Folk-Lore dell'Abbé Louis Bonin - come valida bibliografia d'epoca dedicata a Brusson. I due testi intercettano, riprendono e preservano infatti memorie sei, sette ed ottocentesche attualmente non più reperibili.
Echi del passato contadino di Brusson si trovano ancora nella letteratura. Autrefois le territoire était bien cultivé et produisait du blé, due seigle, de l’orge, des pommes de terre… Chaque maison possède son jardin potager où une bonne quantité de légumes et de salades se pavanent pendant la saison la plus chaude.
In anni più recenti, la Parrocchia di Brusson ha iniziato l'edizione del bollettino "Em@il", disponibile anche online e recensito da Varasc.it.
Brusson nella storia
Come illustrato nel sunto archeologico della Val d'Ayas e dalle fonti testamentarie recensite da Varasc.it nel maggio 2010, Brusson cela una storia molto antica. Sovrastata a sud dalla boscosa Testa Comagna, antico punto di segnalazione e vedetta, la zona ha oggi una vocazione prettamente turistica e pertanto accoglie numerosissimi alberghi e locali, anche se il suo passato è radicalmente differente: si pensa infatti che il nome stesso del Comune derivi dal latino Bruxeum, miniera d'oro, con riferimento alle miniere circostanti i Laghi di Frudiera, sfruttate prima dai Salassi e, dopo il loro sterminio, dai Romani. Lo stesso nome venne trascritto nei secoli con le più svariate forme: Bruzon, Bruxonia, Bruçunum. Questo antichissimo passato venne testimoniato da alcuni ritrovamenti, tra i quali, nel 1911, un'urna funeraria romana ed un'armilla bronzea creata dal popolo dei Salassi. La Val d'Ayas divenne successivamente parte del vasto Mandement de Graines, un territorio che comprendeva i villaggi presso Challand-Saint-Anselme, Brusson, Ayas e buona parte di Gressoney La Trinité. Come ricordato da Giuseppe Bréan, nel 515 d.C. il re borgognone Sigismondo il Santo ricostruì l'abbazia di San Maurizio d'Agauno nel Vallese, risalente addirittura al 350 e fondata da San Teodoro vescovo: la dotò di terre e beni immobili, tra cui il maniero di Graines in Ayas. Il castello risale all'XI secolo, ricordando l'antica tradizione di un monastero fortificato in luogo del successivo castello: questa ipotesi si inserisce nel solco della più vasta leggenda che vorrebbe i monaci di San Maurizio responsabili della diffusione del cristianesimo in Ayas, e fondatori della chiesa di Brusson, votata appunto a San Maurizio.
Dal 1200 ebbe inizio il dominio dei signori di Challant sulla valle, contribuendo a rendere Brusson uno dei centri più importanti della loro signoria; il 30 agosto 1270 nella chiesa parrocchiale fu siglata la pace tra Ibleto di Challant, successo ad Ebalo Magno nell'ottobre 1323, e le curie valsesiane allo scopo di consentire il libero valico dei mercanti nei rispettivi territori.
L'antica chiesa originaria
A Brusson troviamo oggi la chiesa parrocchiale di San Martino, ancora sul luogo di un precedente edificio, molto più antico, nominato dalla Bolla pontificia di Alessandro III del 20 aprile 1176. Il canonico Giuseppe Bréan, nel 1938, descrisse una chiesa costruita nel XV secolo al tempo del parroco Lancellot d'Ussel, un edificio che (...) Misurava circa 25 metri di lunghezza su 8 di larghezza e 9 di altezza. Si componeva di una sola navata. La pianta era perfettamente rettangolare sino alla balaustra, ove, con due angoli retti, simmetricamente uguali, si restringeva alquanto, per poi prolungarsi di nuovo nel breve rettangolo del coro. La chiesa fu consacrata il 21 agosto 1470 da monsignor De Prez, rimaneggiata ancora nel 1717 con demolizione della volta del coro, allo scopo di costruire una cupola soprastante l'Altar Maggiore.
La chiesa originaria di Brusson, secondo il libro omonimo, (…) occupait l’emplacement de l’édifice actuel. Elle était cependant orientée sur l’axe Est-Ouest et mesurait 25 mètres de long sur 8 m de large et 9 m de haut environ. Cette église, à une seule nef, n’avait pas de façade et son front s’appuyait directement contre le clocher.
La chiesa attuale è invece opera del valsesiano Giuseppe Lancia di Bossoleto, risale al periodo 1869-1873 e venne consacrata dal vescovo di Aosta, Monsignor Duc. Si tratta di una struttura a tre navate ed è caratterizzata da colonne realizzate in un unico blocco di pietra, oltre che da altari settecenteschi valsesiani e da un pulpito scolpito. Essa, secondo Giuseppe Bréan, misura 35 metri di lunghezza, 13.50 di altezza e 18 di larghezza: Orientata da mezzogiorno a settentrione, dall'alto del poggio, su cui si eleva maestosa, domina vigile sull'intero paese. L'edificio fu danneggiato da un incendio probabilmente dovuto ad incuria, scoppiato il 18 marzo 1927; il parroco Barmaverain organizzò tuttavia collette ed iniziative pubbliche che portarono all'immediato restauro, realizzato da parte degli artisti Ponchia di Montanaro. Il grande quadro di San Maurizio, distrutto dall'incendio, venne rimpiazzato da una similare opera di Carlo Morgari, inaugurata il 22 marzo del 1931 durante la Messa. Il campanile è alto trentatré metri (di cui due interrati, come precisa don Giuseppe Bréan) e risale al XV secolo, realizzato dal gressoniardo Yolli de Wuetto o Julii, Jolli de Wuetto, come riportato da Mario Aldrovandi. La leggenda vuole che l'antica campana della chiesetta del maniero di Graines sia stata portata nel campanile della chiesa di Brusson, effettivamente rovinata da un fulmine e rifusa nel 1882; una delle quattro campane risale al 1540. Il precedente orologio, regalato al paese da emigrati nei paesi germanofoni, venne sostituito da un modello della ditta Granaglia nel 1926, al costo di 12.000 Lire. La prima scuola del paese nacque nel 1726, grazie al curato Gerbollier. Brusson, come ci informa l'interessante mostra permanente presso la Biblioteca Comunale (Rue La Pila 36), ebbe il suo corpo dei Vigili del Fuoco nel 1881. Da sempre i suoi membri sono volontari, mentre dal 1948 ai Vigili comunali si integrarono quelli ministeriali. Solo la Seconda Guerra Mondiale interruppe l'attività della sezione di Brusson.
Cenni storici di Brusson. I pannelli all'esterno della chiesa parrocchiale (anno 2010)
Le vicende dell'antica Brusson e della sua chiesa sono ripercorse da alcuni pannelli dell'Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Autonoma, collocati all'esterno del campanile attuale ed intitolati L'histoire de l'Eglise. Si tratta di un progetto volto a restituire l'antico patrimonio storico e culturale alla comunità locale. Con alcune pregevoli immagini d'epoca, essi raccontano come la tradizione popolare voglia collocare la chiesa primigena al posto della cappella di Saint-Valentin, mentre è risaputo che essa sia stata menzionata per la prima volta da una Bolla pontificia del 1176, come ricordato nel dettaglio da Varasc.it. Esistono invece alcune immagini della chiesa gotica, orientata su un asse est-ovest e demolita nel XIX secolo; ne restano solo il campanile e le piccole strutture che vi sono tuttora appoggiate, la cosiddetta Chapelle des blancs, sulla sinistra della chiesa (e dietro al clocher) per chi la guarda dal sagrato. Nel 1865 si decise pertanto di costruire una nuova struttura sacra, il cui progetto venne proposto dal geometra Innocenzo Manzetti (1826-1877) e realizzato dall'architetto Giuseppe Lancia. Ultimata dopo otto anni, la chiesa di Brusson venne consacrata nel 1873; l'interno venne decorato dal pittore Alessandro Altari (1832-1920), ad eccezione del grande quadro di San Maurizio, creato nel 1884 da Giuseppe Stornone e successivamente ricostruito da Carlo Morgari dopo il devastante incendio del 17-18 marzo 1927. I decori interni vennero ripristinati da Andrea e Giovanni Ponchia.
I recenti restauri hanno permesso di identificare, sepolti nel livello inferiore dell'attuale chiesa ottocentesca, alcuni elementi della chiesa quattrocentesca: il muro perimetrale nord, le lesene (oggi sepolte sotto la navata sinistra e la navata centrale), gli altari (sottostanti la navata centrale e la navata laterale destra), nonché alcune basi per arredi liturgici, celate sotto la navata sinistra.
Brusson. La "Maison du Comte"
La presenza comitale a Brusson è tuttora testimoniata, oltre al vicino maniero di Graines, anche dall'antica e dimessa "Maison du Comte" o "Maison Challant", situata in quello che un tempo era il villaggio di Fontaine, oggi Rue omonima. L'abitazione, bassa e grigia, è attualmente segnalata da due cartelli bianchi della Comunità Montana dell'Evançon e si trova lungo la vecchia strada che saliva al Colle di Joux. Il curioso nome dell'antica abitazione deriva da un importante evento storico che ebbe luogo proprio al suo interno: nel 1393, il conte Francesco di Challant vi autorizzò la creazione del Ru Cortot, il canale destinato a portare l'acqua dell'alta Val d'Ayas fin sui pendii di Saint Vincent ed Emarèse. Nell'agosto 1433 vi venne redatta un'altra importante franchigia, che reca tuttora il ricordo dell'abitazione: (...) in villa Bruczoni diocesis augusten ubi dicitur in Fontana in domo infrascriti domini comitis appellata domus de lafontana... Secondo lo storico Vuillermin, nel 1451 vi venne infine promossa l'inchiesta successiva alla sconfitta dei nobili ribelli, Caterina di Challant e Pietro Sarriod de la Tour d'Introd, quest'ultimo caduto in combattimento nel tentativo di rompere l'assedio e soccorrere la consorte a Châtillon. (...) Esisteva già all'epoca di Francesco, il primo Conte, uomo pacifico che vi risiedeva volentieri e che anzi vi si rifugiò in occasione di alcune pestilenze, scrisse nel 1963 lo storico Ugo Torra. (...) Sulla facciata vi è un'ampia finestra a crociera con doppio motivo a «goccia» ed altra della solita foggia. Sopra l'ingresso vi è un rozzo affresco riparato da una piccola protezione in pietra e sull'architrave si leggono alcune iniziali, LIG-PA-G, il simbolo di Cristo e della Vergine con la data 1647. Altra data, 1644, è su una pietra nella parte posteriore. Ricordano forse i miglioramenti apportati. L'incisione è tuttora ben visibile, mentre l'affresco nella rientranza, raffigurante la Sacra Famiglia e due figure ormai rovinate, versa in pessime condizioni.
Malgrado ad un primo sguardo l'abitazione possa sembrare alquanto dimessa e modesta, essa cela in realtà un ingresso protetto da una vera e propria meurtriére, un'antica feritoia progettata per alloggiare le prime bocche da fuoco spalleggiabili, quali schioppi ed archibugi. Per scorgere l'ingresso occorre guardare sotto il livello stradale, oltre la colonna: nella penombra si scorge un massiccio portone sovrastato dalla finestra a crociera con motivo a goccia citata da Ugo Torra. Tra la finestra ed il portone si nota a malapena la piccola feritoia, perfettamente in grado di "coprire" l'angolo di tiro dell'ingresso. L'abitazione non era solamente riservata al soggiorno dei nobili Challant. Vi viveva la famiglia dell'ufficiale locale della Casa, chiamato, secondo Torra, le sieur de la Fonteyne.
Brusson. Altre strutture sacre
Notevole è anche la piccola cappella dedicata alla Madonna del Carmine, ricostruita nel XIX secolo per volere di Don Luigi Marquis ove sorgeva una precedente struttura, risalente secondo Ugo Torra al 1662. Il suo altare maggiore è un trionfo cromatico, in legno dorato, mentre all'interno spiccano immagini di San Grato, San Giuseppe e della Madonna.
Di notevole interesse, anche se lievemente separata dal paese, è la cappella di San Valentino, posta lungo la curva della strada statale che immetta a Brusson. Secondo Monsignor Edoardo Brunod, (...) La tradizione orale afferma che, nella località dove ora esiste la cappella di San Valentino, vi era anticamente la chiesa parrocchiale. Questa opinione non è però suffragata da alcun documento. Si tratta di un edificio di medie dimensioni, la cui facciata anteriore è decorata da un grande affresco della Madonna, adorno di quindici medaglioni ritraenti i misteri del Rosario. La cappella venne citata il 17 agosto 1667 in relazione alla visita di Monsignor Ferragatta, da cui seguì il divieto di celebrarvi le veglie notturne.
Brusson. Aspetti mineralogici
Oltre alla ricca sezione dedicata agli aspetti geologici della Val d'Ayas, Varasc.it ha acquisito nel gennaio 2013 la rara opera Ricerche di minerali e cristalli in Val d'Aosta, edita nel 1971, che riportava un articolo di Achille Vineis, Il quarzo aurifero di Brusson. In esso, l'autore descriveva le gallerie minerarie di La Croix. Le gallerie sono scavate nella quarzite massiva e, sia sulle pareti che sulle volte, s'aprono geodi con bei cristalli di quarzo: a volte sono lattescenti, a volte ialini, molto intrecciati e purtroppo non sempre di agevole estrazione. Con un po' di fortuna si può anche trovare qualche inclusione di oro nativo in minute foglioline.
Tre miniere principali, secondo l’omonimo libro, furono sfruttate nella zona di Brusson: Gomba Toppa, Chaverina, Chamousira. La prima, una miniera d’oro il cui toponimo in patois significava crollo, cedimento oscuro, era situata nei pressi di Arcesaz e la sua storia risale alla concessione mineraria del 1901, ottenuta dalla famosa società The Evançon Gold Mining Company Limited, di Londra. La concessione durò fino al dicembre del 1906 e l’area venne successivamente abbandonata.
La seconda, Chaverina, era posta sulla riva destra del Torrente Evançon nei pressi di Arcesaz. La Evançon Gold Mining Company Limited ne esplorò una galleria, installando probabilmente un mulino a vento per processare l’oro; si narra che già gli antichi Salassi avessero sfruttato questo giacimento, oggi abbandonato.
La terza, Chamousira, è probabilmente la più famosa e si trova nei pressi di Fenilliaz, celando oro “intrappolato” nel quarzo. Venne sfruttata dal 1904 al 1915 dalla Evançon Gold Mining Company Limited e abbandonata nel 1938, per esser quindi ripresa e rimessa in funzione dai Rivetti, di Biella, fino al secondo dopoguerra. Nel 1947, tale Filippa di Gressoney Saint-Jean rilevò la miniera; a parte la galleria più orientale, successivamente sfruttata dal signor Florindo Bitossi, le altre vennero chiuse per il pericolo di crolli.
Nel marzo 2015, Varasc.it ha acquisito un raro articolo del 1982, intitolato Oro nativo di Brusson, pubblicato da B. Turconi nella Rivista Mineralogica Italiana.