Questa sezione, basata sugli studi pubblicati in anni precedenti da vari autori recensiti in questo sito, è dedicata alla precisazione delle origini dei nomi di località, zone, vette, insediamenti umani in Val d'Ayas. Verranno illustrati alcuni tra i principali macrotoponimi, oltre a similari tipologie di classificazione derivanti dal mondo latino, dal mito e dalle leggende, da nomi di persona. Esistono infatti numerosi antroponimi, ovvero le tracce tangibili degli uomini che vissero in posti determinati, assumendone il nome o, in altri casi, dandogli il proprio. Tuttavia occorre precisare che in alcuni casi i significati potrebbero risultare molteplici e divergenti, se non addirittura contrastanti ed oggetto di dibattito. In tali evenienze verranno forniti i principali toponimi proposti nel corso degli anni, lasciando il lettore libero di scegliere il proprio partito; si segnala che, nel volume Le Vette della Val d'Ayas, è stato dato ampio riguardo alla questione della toponomastica, in base a nuove acquisizioni. Nel marzo-aprile 2012 si è pubblicata la recensione de Chissà perché si chiama così. A spasso nel vocabolario dei monti valdostani, dedicato dal CAI valdostano alla problematica della toponomastica locale.
Nel dicembre 2010, Varasc.it ha infine approfondito inoltre l'evoluzione della Toponomastica fascista in Val d'Ayas. La ricerca è proseguita fino al marzo 2015.
Per "Macrotoponimi" si intendono nomi di villaggi e borghi di una certa importanza storica e sociale, oltre ai nomi di vette, torrenti e passi principali. E' da notare che in molti casi la grafia dei macrotoponimi è stata ricavata da fonti scritte.
Ayas: il significato di questo toponimo rimane misterioso, nonostante gli infiniti tentativi di delucidazione proposti nel tempo. Le sue forme storiche sono state molteplici: Eacia, Agacia, Ayeczo, Ayacio, Aiaz, per finire con il recente Aias d'epoca fascista, dove il termine appare italianizzato. Viene menzionato per la prima volta nella Carta della Svizzera di Aegidius Tschudi, nel 1538, mentre la forma estesa "Val d'Ayas" appare per la prima volta in una carta della Lombardia degli Eredi Homann, risalente al 1749. Tornando al significato di "Ayas", ecco alcune delle spiegazioni proposte: il nome attuale deriverebbe dal tedesco Eye, come piana o pianura, dal latino Area, ovvero spazio. Oppure al latino Avus, avolo, o ancora ad un'antica forma celtica, As, che designava un luogo isolato. Altre ipotesi indicano piuttosto ad un termine gentilizio latino, Agathius, oppure al termine Ad iacium, addiaccio, il luogo dove gli armenti sono chiusi per passare le notti. Infine, gli abitanti del Vallese definivano Ayas Im Nujatz, cioè "Quelli che sono al di là dei monti". Un ulteriore approfondimento in merito a questo toponimo ed alle sue radici è offerto da Renato Willien, nell'ottima Nouveau Guide de la Vallée d'Aoste, edita nel 1968.
Antagnod: deriverebbe dal termine latino Ante lignum, prima del bosco, così come Lignod avrebbe le sue origini nel termine Lignum. Forma storica di Antagnod è stata Antagren, e comparve per la prima volta nella carta degli Stati del Re di Sardegna di De Caroly, nel 1779. Il paese di Lignod, invece, venne nominato nella Carta Sarda del 1852, nell'ambito della Valpelline. Tra il 1650 e il 1664, secondo l'antico Cottet de la Parroisse d'Ayaz custodito nell'archivio dei Marchesi del Carretto di Balestrino, il borgo venne definito Anthagnoz. Lignod era citato invece come Lignoz, insieme a Mentenc, Pilla, Magnissolaz, Biczou
Arcesaz: secondo Mario Aldrovandi, deriverebbe dal latino arcus coesus, ovvero arco tagliato.
Brusson: sempre secondo Mario Aldrovandi, deriverebbe dal termine latino Bruxeum.
Champoluc: nominato per la prima volta nella carta degli Stati del Re di Sardegna del 1779, ha visto innumerevoli interpretazioni. Si va dalla comune definizione di Campo Lucis, Campo di luce, ad una derivazione del termine latino Lucus, bosco, fino a notare che la definizione del patois locale, Tchampoloûec, sembrava indicare con la voce loûec lo spazio per ogni animale all'interno della stalla. Il che è, in definitiva, riconducibile al termine latino Locus, luogo o posto; secondo Mario Aldrovandi il termine esatto dovrebbe essere Locus campi. Tra il 1650 e il 1664, secondo l'antico Cottet de la Parroisse d'Ayaz custodito nell'archivio dei Marchesi del Carretto di Balestrino, il borgo venne definito Champolluc.
Challand: curiosamente, secondo Mario Aldrovandi, il termine Challand non deriverebbe dalla celeberrima casata nobiliare degli Challant, bensì dall'antico termine Chafland, terra delle pecore.
Crest: questo toponimo indica la posizione della località, ed è facilmente riconducibile al nostro termine Cresta.
Cuneaz compare per la prima volta nella Carte du Théâtre de la Guerre, del Bacler d'Albe, risalente al 1799. Altri luoghi ayassini con simili definizioni d'origine geografica sono Cunéaz, che deriverebbe da Cuneus, Keugn, cuneo (nel senso di ai limiti della neve), e Corbet, che deriva da "curva". Corbet invece è citata dalla Carta Sarda del 1852, mentre il Crest appare nella Carta degli Stati Sardi dello Stagnone, del 1772. Particolarmente interessante è notare, sulla scia di Saverio Favre, la presenza di una famiglia Cunéaz a Gressan, molto distante dall'omonimo paese ayassino. Nel già citato Cottet de la Parroisse d'Ayaz custodito nell'archivio dei Marchesi del Carretto di Balestrino, il piccolo borgo venne definito Cunea.
Estoul: Deriverebbe dastabulum, mentre il toponimo La Croix risalirebbe ad una gigantesca croce, anticamente ivi posta a guardia della zona sottostante. Fonte: Mario Aldrovandi, 1969. Sua forma storica fu Estont, e comparve nel 1852 nella Carta Sarda.
Resy: potrebbe indicare l'antica presenza di alberi da resina, oppure una ancora più remota presenza sacrale, riconducibile al termine latino Res, visto nell'accezione di "cosa sacra". E' citato per la prima volta dalla Carta degli Stati Sardi del 1846.
Frantzé: secondo la leggenda, divenne la nuova casa di un certo migrante svizzero- tedesco di nome Franz. Compare per la prima volta nella Carta Sarda del 1852, nella sezione Monterosa. Anche Frachey, o Le Frachey, potrebbe essere collegato al cognome ancora diffuso nella Val d'Ayas. Appare nel 1799, nella Carte du Théâtre de la Guerre, del Bacler d'Albe.
Pilaz: deriva dal latino Pila, mortaio, che indicherebbe una conca. Compare anch'esso nella Carte du Théâtre de la Guerre, del Bacler d'Albe.
Magnéaz: potrebbe derivare dal termine latino Magnus, grande, in quanto questa località conobbe una certa grandezza, un tempo. Compare per la prima volta nella Carta degli Stati Sardi del 1846 e venne citato come Magnéaz dal Cottet.
Mascognaz: tra il 1650 e il 1664, secondo l'antico Cottet de la Parroisse d'Ayaz custodito nell'archivio dei Marchesi del Carretto di Balestrino, il borgo venne definito Mascogna.
La nascita dell'alpinismo, fenomeno relativamente moderno, ha denominato molte cime. La Val d'Ayas, tuttavia, possiede alcuni nomi ben più antichi per vette o località montuose che hanno accompagnato per centinaia e centinaia di anni la vita umana tra i suoi confini. Particolarmente interessante, a proposito, risulta la colorazione della montagna in questione: abbiamo infatti l'odierna Testa Grigia, un tempo definita Lo Gréno o, in tedesco, Grauhaupt per evidenti motivi, così come il Monte Nery, le Cime Bianche, il Mont Ros, la Becca d'Aran, così chiamata perché il colore rossastro delle sue rocce richiamava il rame. I laghi alpini sono stati chiamati a loro volta a seconda del loro colore: Lago Blu, Lago Verde, Lago Nero. Perfino il Monte Zerbion deriverebbe da un'origine similare: nel dialetto veniva chiamato Djerbiòn, vale a dire un terreno spoglio e scarso di vegetazione. Il Passo della Bettaforca deriverebbe invece dal termine latino Furca, o passaggio ristretto, così come il valico del Portola è riconducibile al latino Porta, apertura. Anche il Colle di Joux è riconducibile al latino Jugum, giogo, colle. Il termine Evançon, invece, deriva dalla forma dialettale che indica l'acqua stessa, éva. Potrebbe essere anche Eau Blanche, con riferimento all'acqua impetuosa e chiara provocata dallo scioglimento delle nevi invernali in quota; secondo Mario Aldrovandi, invece, deriverebbe da Avinçon, con riferimento all'acqua insaponata. Dora, invece, risale al termine latino Dor, acqua corrente, rapida.
Toponimi storici o d'origine leggendaria.
Vengono compresi in questa classificazione nomi di derivazione più o meno storica, oppure nomi storici ma mitizzati, se non propriamente provenienti dalle molteplici leggende della Val d'Ayas.
Lo Sétén, Challand-Saint-Victor: una zona oggi comprendente alcuni villaggi. Qui, nel 1630, infuriò una pestilenza così crudele da risparmiare unicamente sette abitanti, da cui il termine lo Sétén, appunto.
La Tatse dé l'Ors: in questa località, presso Issogne, cominciò nel 1860 la caccia ad un orso che morì poi in una pietraia.
Foutseya, presso Brusson: falce messoria. Secondo gli abitanti del borgo, si doveva pregare per essere risparmiati du cré de Foutsiye et du château de Grana, poiché lì c'era la ghigliottina o comunque il patibolo.
Lai de Bataya, lago della Battaglia. Qui combatterono i francesi contro gli austriaci, dal 1796 al 1800.
Tête de Comagne: deriva da Culmen Magnum, sommità, luogo dove nel Medioevo le vedette accendevano i fuochi in caso di attacco. Secondo l'opinione espressa da Mario Aldrovandi, il significato del toponimo deriverebbe dalla possenza di questa sommità bassa ed allungata che, se ammirata da Aosta, (...) "pare ostruisca l'intera Valle".
Chasten: oltre a nascondere tesori nei suoi crepacci, il ghiacciaio - vuole la leggenda - veniva ricoperto di terra per ordine dei signori di Graines perché non riverberasse sulla pelle chiara delle belle castellane. In realtà, si trattava di una pratica comune nell'agricoltura, per affrettare il disgelo e la conseguente, nuova produttività delle terre.
Dzerbion: dalle pendici del Monte Zerbion una frana avrebbe distrutto completamente un villaggio nei pressi di Pracharbon, mentre sul versante opposto, sotto al Corno Bussola, si intravede un analogo gruppo di pietre. La leggenda vorrebbe che gli antichi abitanti della Valle, i Salassi, volessero costruire con questo materiale un immenso ponte tra i due monti per impedire il passo alle legioni romane che li stavano annientando.
Nomi di origine Walser.
La Val d'Ayas, è bene ricordarlo, conobbe la colonizzazione dei migranti provenienti dal Vallese. Alcuni termini che hanno attraversato secoli e generazioni, dunque, sono direttamente riconducibili a queste popolazioni d'origine tedesco- svizzera. Alte: deriva, abbastanza chiaramente, da pendio. Ochtafa, Chtafa: richiama il termine Stafel, pascolo in quota. Lambronecca: deriverebbe dal termine tedesco Auf der brauen Ecke, "sull'altura bruna". Secondo il Kurz, i Walser avrebbero definito questa località alpina Am brun Ekko; i valdostani avrebbero semplicemente ripetuto il nome "L'Ambronecca" senza capirne il precedente significato. Humschmied proponeva addirittura un collegamento con il termine dialettale piemontese lambruna, mirtillo, definendo perciò la zona "Cresta dei mirtilli", riferendosi al clima molto più mite dei secoli tra il X ed il XII che avrebbe potuto permettere il disgelo. Ancora, potrebbe derivare da Lamb, agnello, oppure da Lambru, il partorire delle pecore, ed Ekke, morena, significando quindi"Morena delle pecore" o "Morena dove nascono gli agnelli".
Verra: oggi, in Ayas, questo nome designa un piano d'alpe, un ghiacciaio tra i più estesi della Valle d'Aosta, un passo alpino. Come specificato nel marzo 2015 nell'apposita sezione di Varasc.it, deriverebbe dal nome di una nobile famiglia di Zermatt, i Werra, che furono signori della località svizzera e particolarmente influenti dal 1415 al 1540. E' evidentemente ipotizzabile l'esistenza di valichi attualmente impraticabili perché ricoperti dal ghiaccio, come sostengono i coniugi Aliprandi.
Felik, punta o colle. Potrebbe derivare dal tedesco Felling, ovvero scosceso, oppure dal latino Filictum, felce, il che apre affascinanti ipotesi sulla possibile esistenza di un remoto valico transitabile e libero dalle nevi attuali.
5. Nomi di probabile origine ligure-salassa
Secondo un'ipotesi di Alessio Letey (Storia, usi, costumi e tradizioni della Valle AYAS, pag. 65), alcuni toponimi ayassini conserverebbero una radice ligure, espressa dalla desinenza "asc": tra questi, Barmasc, Varasc, Periasc, Lunasc ed altri.