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Palon di Nana

Posto a 2764 metri di quota ad oriente ed a poca distanza dal Rifugio Grand Tournalin, il Palon di Nana è una cima poco frequentata, conformata ad aguzza sommità in parte rocciosa ed erbosa, dai versanti estremamente scoscesi. La vetta dista un chilometro in linea d'aria dal rifugio, dal quale tuttavia non è direttamente visibile, mentre la distanza dalla vicina Quota 2726 è di soli cento metri, settecento circa dalla cima del Monte Croce, posta a nord del Palon. Il Palon di Nana, ad eccezione de Monte Rosa e Mischabel, di Gino Buscaini, è del tutto sprovvisto di bibliografia, come del resto la gemella Quota 2726, illustrata solamente ne Le Vette della Val d'Ayas. Il Palon oppone difatti delle oggettive e considerevoli difficoltà, tali per cui Varasc.it, di concerto con i gestori del Rifugio Grand Tournalin, sconsiglia caldamente la salita di questa vetta. La qui presente descrizione ha dunque carattere meramente illustrativo e descrittivo, per evitare casuali risalite che possano mettere a repentaglio la vita degli escursionisti. La salita ha inizio all'ottimo Rifugio Grand Tournalin, da dove si prosegue verso settentrione sul sentiero 4, alla volta del Monte e del Colle Croce.

Poco prima di giungere ai piccoli Laghi Croce, il sentiero perde qualche metro in un tratto solitamente costituito da terra smossa, tra pascoli e grandi massi parzialmente interrati; nel tratto in questione è presente una freccia gialla della segnaletica. Appena oltre tale tratto si piega a destra e ad oriente, puntando l'ampio ed erto versante occidentale del Palon, in perfetta vista. Esso, visto da sinistra (nord) a destra (sud) si presenta come una cima triangolare ed elevata, con una erta cresta rocciosa settentrionale che si inserisce nella fascia di roccia ai piedi dell'anticima: la cresta nord consta di due modesti gradini regolari, il secondo dei quali contraddistinto da due piccoli "corni" rocciosi, non definibili gendarmi. Al disopra, la cresta acquista inclinazione e risale fino ai piedi dell'anticima, ove la pendenza diminuisce; l'esposizione, sul versante occidentale, è notevole. Poco più a destra (sud) l'ampia fascia rocciosa è intervallata da un erto ed irregolare canaler erboso, molto ripido e capillarmente intervallato da roccette ed affioramenti; la dorsale rocciosa superiore usufruisce di questo canale come scarico per cospicue quantità di detriti instabili.

Oltre al canale riprendono le erte rocce, declinanti verso meridione; alla base del versante occidentale del Palon, proprio ove termina la parte più meridionale del versante, un profondo intaglio roccioso cela una sorgente. L'acqua che ne sgorga a guisa di cascatella discende ripidi pendii verso sud, fino agli ampi pascoli soprastanti il medio Vallone di Nana. Abbandonato il sentiero si volge dunque a destra, per chi proviene dal rifugio, scendendo lungo un dosso erboso inclinato verso oriente, fino ad una profonda depressione erbosa. Da qui si rimonta una prima fascia cosparsa di pietre di medie dimensioni, relativamente stabili, traversando in assenza di traccia verso sinistra (nordovest) fino ad un rialzo del pendio, che diviene conseguentemente più erboso. Sopra tale modesto salto erboso riprende la grigia pietraia, posta a guardia dell'accesso al Palon. Questa volta la distesa consta quasi esclusivamente di miriadi di pietre piccole ed instabili, grandi da pochi centimetri cubici alle dimensioni del pugno di un maschio adulto.

Si risale anche questa pietraia, maggiormente inclinata (fino a 45° nella parte superiore) puntando all'evidente centro del versante occidentale del monte, là ove la fascia rocciosa grigio-chiara si interrompe brevemente. Alcuni dossi rocciosi intervallano la base del canale, che a sua volta, in realtà, è una semplice interruzione parzialmente erbosa delle possenti rocce del Palon. E' opportuno analizzare per tempo la propria via di salita sin dall'accesso del canale, per non ritrovarsi poco più in alto su verticali tratti d'erba olina e zolle di terra umida, cedevolissima; aiutandosi con una corta piccozza si risale in totale assenza di traccia e con forte rischio di rovinose cadute, inizialmente in linea retta verso l'alto, con pendenza di circa 50°. Si superano insidiosissime fasce rocciose appena affioranti e costantemente umide, la cui superficie generalmente liscia non consente buoni appigli: la prima parte della salita è oltretutto ostacolata dalla sovrabbondante presenza di minutaglie e detriti, assolutamente instabili. A circa metà versante si devia verso sinistra (nord-nordovest) puntando le rocce che, declinando verso il basso, delimitano il cosiddetto canale; qui si trova una rientranza evidentemente usata come riparo dagli stambecchi, invisibile dal basso.

Poco sopra, visibile solo dal centro del versante, una singola e verticale fascia di minerale biancastro spicca tra il grigiore della roccia. In alcuni tratti, la pendenza è pressoché verticale, obbligando alla massima attenzione vista l'assenza di appigli sicuri e di profonde, stabili rientranze per i piedi. Si sale evitando chiazze di sfasciumi annidate tra le roccette principali, puntando un evidente canalino erboso sui 45° che, piegando lievemente verso sinistra, porta infine ad accedere alla ristretta sella tra le due cime. Il canalino, ovvero la parte superiore del canale sottostante, è a sua volta molto erto e sdrucciolevole, anche se meno incline ad opporre sfasciumi. La sella è larga circa due metri, pianeggiante ed erbosa, sufficientemente ampia; a sinistra si accede immediatamente, prestando attenzione alle roccette inclinate e scivolose se bagnate, all'anticima.

Tali roccette recano una sorta di rientranza all'interno di una fessura, comoda in discesa per inserire il tacco dello scarpone ed avere un solido appiglio. L'anticima, sassosa e pianeggiante, si presenta come punto di uscita della cresta settentrionale. Dall'anticima si rientra sulla selletta, fronteggiando alcune roccette che costituiscono la breve cresta intermedia alle due cime. Si evita del tutto questa piccola dorsale, aggirandola sulla sinistra (oriente) ed usandola come comoda balaustra, risalendo su erba per pochi metri ed accedendo da est alla vetta del Palon di Nana; la spaziosa sommità, posta a N45 51.738 E7 42.342, constava nei primi giorni di settembre 2008 di un semplice ometto. Poco più ad oriente sorgono le due vette gemelle della bella Quota 2726, fedele ancella del Palon, ma lo spazio intermedio è pressoché vuoto: una sassosa ed esposta cresta decade vertiginosamente tra le due sommità dal Palon di Nana, risalendo fino alla vetta più settentrionale della 2726, con aperti baratri a nord ed a meridione. Il panorama, da questo balcone posto nel cuore del Vallone di Nana, è inedito e stupefacente: un colpo d'occhio immediato e libero sulla Becca di Nana (Falconetta), sul Colle omonimo, sul possente Grand Tournalin e sul Petit Tournalin, sul Monte Croce, sull'intera e sinuosa cresta del Monte Facciabella, nonché sulle stupende vette orientali dell'alta Ayas e sul ghiacciaio della testata settentrionale. La discesa si rivela particolarmente ostica, opponendo in modo fastidioso continui ostacoli (sfasciumi, tratti verticali su erba olina o detriti, roccette da traversare con forte esposizione, e così via) fino alla pietraia sottostante. In definitiva, viste le difficoltà oggettive - certo non insuperabili o d'elevato grado alpinistico, ma particolarmente e perversamente insidiose - si torna a sconsigliare fortemente la salita al Palon di Nana.

Tempistica

Ecco i dati registrati nel corso della prima salita di Varasc.it al Palon di Nana, effettuata martedì 2 settembre 2008, con tempo variabile. Partito alle 07.15 da Champoluc, causa cessazione del servizio navetta estivo, sono giunto alle 07.43 a Saint Jacques, arrivando alle 09.25 alla pietraia sottostante il versante occidentale del monte. Un'apertura nella coltre di nubi ha consigliato una rapida risalita, per approfittare della visuale: per le 10.30 ero sull'anticima settentrionale, alle 10.34 in vetta. La discesa si è rivelata particolarmente ostica: iniziata alle 11.00, è terminata alle 11.40 sulla pietraia inferiore, 11.50 al Rifugio Grand Tournalin. La descrizione dell'esperienza ha confermato l'opinione negativa dei gestori del rifugio, sottolineando il carattere pericoloso del versante occidentale del Palon di Nana. Ripartito alle 12.20, sono rientrato a Saint Jacques alle 13.23, a Champoluc alle 14.00.

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