Dopo il Monte Zerbion, la Becca di Nana o Falconetta è la prima, grande cima che si incontra risalendo da sud a nord lungo l’aspra cresta che separa l'alta Val d’Ayas dalla confinante Valtournenche. Con i suoi 3010 metri è una vetta imponente che gode di un panorama pressoché totale su tutta l'alta Ayas, sul massiccio del Monte Rosa e perfino sul Monte Bianco; a sud, invece, la massiccia piramide dello Zerbion e il solco del Colle Tantané non celano i lontani contrafforti dell’Emilius e della Grivola, oltre al profondo solco della Vallée e a decine e decine di altre cime.
La sua lunga dorsale sommitale, culminante in un piccolo rilievo adorno di lapidi in memoria dei caduti in montagna, offre colpi d'occhio di grande impatto, specialmente verso nord, ove sorge l’inconfondibile sagoma del Petit Tournalin e del retrostante Grand Tournalin. Dalla Becca di Nana nasce verso est-nordest la cresta che chiude a nord il profondo e verdeggiante Vallone di Nana.
Per la salita a questa vetta, soprattutto per la via nord, si consiglia il manuale Le Vette della Val d'Ayas, utile per ricostruire "sul campo" l'esatta successione dei numerosi punti di riferimento.
Vi è una particolarità in più che rende nota, e amata, questa cima. La Falconetta ospita un altare in pietra e una grande croce metallica eretti dagli Alpini che, ogni 14 agosto, vi celebrano una funzione religiosa dedicata ai Caduti della montagna. Dall'estate 2009 la vetta ospita anche un ampio e profondo bussolotto coibentato ed interrato, realizzato da Giorgio Francia ed appositamente studiato per resistere al rigore invernale. La croce, nel 2010, è stata parzialmente rivestita di filo spinato per scoraggiarne l'arrampicata (!); nell'estate 2011 non si sono osservate modifiche lungo la via di salita o la lunga dorsale sommitale, ad eccezione dell'erezione di un massiccio ometto di sassi per segnalare l'uscita della via settentrionale. Non si sono rilevate differenze degne di nota in tal senso negli anni successivi, nelle annate 2016-2017-2019-2020-2021 e più recentemente nel 2022 e 2023.
Becca di Nana. Le vie di salita
Vi sono tre possibili itinerari di salita a questa vetta, ognuno peculiare per impegno, bellezza del panorama e differenza di terreni: il primo sale da Mandriou o Mandrou e comporta 1175 metri di dislivello, il secondo sale da Saint Jacques via Rifugio Grand Tournalin e comporta 1321 metri di dislivello. Particolarmente doveroso è il riferimento alla già citata funzione religiosa che vede protagonista questa cima il 14 agosto.
Falconetta o Becca di Nana. Itinerario meridionale
Stimato in 3.15 h di percorrenza, il classico sentiero 3A parte dall'isolata e panoramica Cappella Sarteur all'alpe Vascoccia (N45 50.161 E7 41.480), soprastante Mandriou o Mandrou (1835, N45 49.703 E7 42.222). E' importante tenere presente che vi sono sorgenti, ma in zona di pastorizia, per cui si suggerisce di provvedere alla propria provvista idrica. Dietro alla cappella vi è una malga con una lunga stalla (attenzione ai cani): il sentiero parte in questo punto e porta rapidamente ai 2327 metri del pittoresco e verdissimo Pian Pera, solitamente adibito a pascolo. Qui si trova una piccola sorgente d'acqua, segnalata e a quota 2429 metri, in posizione N45 50.307 E7 41.014, solitamente utilizzata dalle mandrie al pascolo e perfettamente fruibile dal 2016 al 2022.
Il vasto lato meridionale della splendida Falconetta è già visibile da questa ampia conca. Il 3A attraversa il pianoro poi sale verso destra a mezza costa, tra i verdi pendii, in direzione del ghiacciaio; è sempre ben segnalato e profondo, in alcuni tratti quasi interrato. Arrivati a un ampio poggio erboso da cui il panorama è particolarmente spettacolare, piega invece a sinistra in direzione della sommità rocciosa, attraversando poi un tratto di sfasciumi non degno di nota. Si piega quindi dietro e sotto la vetta, dove il panorama è ora più che mai relativo alla Valtournenche ed al bellissimo Monte Bianco, e si giunge infine in vetta, a 3010 metri.
La vetta è costituita da una cresta relativamente poco larga ma molto allungata, complessivamente spaziosa, che inizia con un piccolo altare e una croce metallica per finire, una cinquantina di metri più a nord, con basse rocce su cui sono ricordati molti alpinisti scomparsi in montagna. Il ritorno avviene dalla stessa via, ma gli escursionisti più capaci conoscono la variante (scoscesa e priva di tracciato) che dalla vetta scende a sinistra verso il Colle Vascoccia, superando un breve tratto roccioso e ripidi pendii. E’ una variante che serve ad accorciare il tragitto, oltre che - volendo - a concludere la giornata al Rifugio Tournalin e quindi a Saint Jacques; non è consigliata da Varasc.it.
La via principale descritta in precedenza, in entrambe le salite dell'estate 2011, si è confermata evidente e ben segnalata, così come nel tardo autunno 2014, negli anni seguenti, e in particolare nel mese di luglio 2016 e nell'estate 2017, nonché negli ani 2019, 2020, 2021, 2022 e 2023.
Falconetta o Becca di Nana. Secondo itinerario (via settentrionale)
Questa vetta è accessibile, come anticipato, anche da nord: si parte dal Rifugio Grand Tournalin salendo verso il vicino Colle di Nana mediante il 4A (E) al quale si accede dal prato sulla sinistra della carrabile, per chi sale, tra alcuni massi con segnaletica gialla.
Si tratta di un percorso più impegnativo di quello meridionale, ed il suo primo tratto avviene su sfasciumi instabili ed umidi. Una volta giunti al valico, in prossimità del caratteristico ometto dell'Alta Via n.1, è sufficiente piegare a sinistra (sud) verso la base di sfasciumi e schegge del contrafforte roccioso più settentrionale della Falconetta: qui si nota subito l'inizio del sentiero che si risale, con alcune svolte, in ombra. Nell'estate 2011 il sentiero è apparso segnalato da nuovi bolli e frecce rosse, piuttosto frequenti fino alla vetta; si cammina principalmente su sfasciumi e tratti di terra umida, bordata d'erba e roccette. Si raggiunge quindi la cresta vera e propria passando sul lato orientale, a sinistra, sopra alla conca del Rifugio Tournalin: a tratti si incontrano piccole frane di sfasciumi lungo il sentiero, che resta comunque ben visibile e mai troppo esposto.
Si rientra sul filo della dorsale superando alcuni modesti avvallamenti di roccia, con cautela in caso di acqua o ghiaccio: un intaglio premette ad una zona più larga, ormai in vista della vetta vera e propria (croce e, il 14 agosto, bandiera) dove sorge un alto ed evidente "fungo" di roccia chiara, a 2962 metri. Non è raro incontrare stambecchi in quest'area, poiché vi abita un branco stanziale.
Si passa a sinistra del grande monolito di roccia, accedendo al rialzo terminale della cresta, incontrando a 2988 metri una vasta paretina bianca, lievemente curva ed adorna di una nuova freccia rossa dall'estate 2011, al disopra della quale corre una cengia esposta: tale cengia può essere direttamente risalita, con tratto molto esposto, oppure si può passare lungo la parete e sotto la cengia, verso destra (ovest) su roccette e sfasciumi morbidi, cedevoli. In questa zona, bambini ed escursionisti poco esperti o impressionabili vanno rigorosamente sorvegliati e aiutati. Continuando sotto ed a destra della parete bianca si giunge ad uno stretto passaggio che permette di rimontarla, su sfasciumi: si torna indietro accedendo alla parte superiore della parete chiara, ma (per ben tre volte) occorre guardarsi da speroni rocciosi molto bassi ed insidiosi per la testa o lo zaino.
E' infatti consigliabile procedere quasi carponi, avendo cura di eliminare qualsiasi possibile appiglio - bacchette, fettucce etc. - dallo zaino stesso. Si sale quindi in cresta, a poca distanza dall'altare e dalla croce, senza ulteriori problemi. Una breve via più discosta e meno consigliabile vede la salita diretta della grande cresta sommitale dallo sperone nord, soprastante il grande "fungo" di roccia, ma non è suggerita da Varasc.it, benchè sia stata segnata sommariamente con piccoli bolli rossi.
La zona circostante la fascia chiara e l'uscita in vetta è parsa molto umida e slavata dallo scioglimento nivale, il 16 luglio 2016. Si raccomanda cautela. In epoca più recente sono state predisposte alcune catene di sicurezza, presenti a giugno 2022.
Becca di Nana. Terzo itinerario, via orientale
Il 25 giugno 2022 è stata realizzata una discesa integrale e direttissima, dal pendio sottostante la vetta della Becca di Nana al Colle Vascoccia, proseguendo poi per il Monte Facciabella. Si tratta di una discesa libera e intuitiva, per pendii ripidi d'erba con passaggi elementari su roccette, e tuttavia abbastanza esposta. Si consiglia al lettore l'itinerario meridionale oppure, per i più allenati e sicuri, quello dal Colle di Nana.
Becca di Nana. Storia, letteratura, geologia
Nel 1923, l'opera Itinerari alpini V. Dall'Attendamento S.A.R.I. in Valle d'Ayas descrisse sommariamente (!) il Becco di Nana, m. 3019. Dal colle di Nana si raggiunge facilmente in venti minuti. Nel 1962, La Valle del Cervino di Francesco Cavazzaro descrisse il Bec di Nana (m 3010 IGM e TCI). Montagna che sembra, dal basso, aver la forma di rotondo cupolone: invece la vetta è formata da una cresta orizzontale. Il punto più alto è sormontato da una croce.
Questa vetta è chiamata correntemente Falconetta per via, apparentemente, della grande quantità di falchi che ne popolavano la sommità negli scorsi decenni. La Becca di Nana, da un punto di vista prettamente geologico, appartiene alla zolla africana scontratasi in epoca terziaria contro la zolla europea, causando la fine dell'oceano della Tetide. Alla base della Falconetta, oltre che a nord ovest ed a sud del vicino Colle del Pillonet, troviamo micascisti superficialmente brunastri o color ruggine, originati da antichi paragneiss, a loro volta derivanti dall'orogenesi dell'era paleozoica.
Tempistica
Per quanto concerne il primo itinerario, ecco i dati registrati nella salita del 14 agosto 2004: partito alle 07.50 da Mandrou, sono giunto in vetta alle 09.50. Per il secondo itinerario (N), invece, ecco la tempistica relativa al 14 agosto 2007: partito alle 08.35 dal rifugio Tournalin ho raggiunto alle 09.04 il Colle di Nana, il "fungo" roccioso (2962) alle 09.30. Alle 09.40 ero alla cengia bianca, 09.50 sulla cresta sommitale.
Varasc.it è tornato alla Becca di Nana venerdì 14 agosto 2009, in occasione della trentacinquesima edizione della Funzione religiosa alla Falconetta, o Bec di Nana. Partito alle 06.40 da Saint Jacques ho raggiunto l'alpe Croues alle 06.55, l'alpe Nana Inferiore alle 07.14. Per le ore 08.15 ero al rifugio Tournalin, ripartendone alle 08.30 e raggiungendo alle 09.30 la vetta della Becca di Nana. Una seconda salita, coniugata con la Becca Trecare, ha richiesto circa 2.30 ore il 21 agosto 2010; domenica 31 luglio 2011, la salita ha avuto inizio alle 09.12 dalla Cà Zena, soprastante Mandrou, con arrivo in vetta alle ore 11.30 e rapida discesa a causa dell'incipiente maltempo.
Varasc.it è tornato in vetta alla Becca di Nana domenica 14 agosto 2011. La salita, iniziata a Saint Jacques alle ore 07.08, ha toccato il Rifugio Grand Tournalin alle 09.08 e la vetta della Becca di Nana alle 10.40, lungo la via settentrionale. Il sentiero è apparso segnalato da nuovi bolli e frecce rosse, alcuni tratti molto umidi e scivolosi hanno richiesto attenzione e cooperazione con gli altri viandanti. Ripartiti alle ore 11.45 abbiamo raggiunto alle 12.20 la Cappella Sarteur e, alle 14.00, il paese di Saint Jacques.
La salita di domenica 19 ottobre 2014 da Mandriou ha richiesto circa 3.25 ore. La salita del 30 ottobre 2016, in condizioni ottimali, non ha evidenziato variazioni rispetto a quanto descritto.
Il 3 giugno 2017, non si sono notate variazioni durante la salita dal versante meridionale.
La salita del 25 giugno 2022 e le precedenti degli anni scorsi non hanno evidenziato differenze rispetto a quanto descritto.
La salita dell'8 ottobre 2023 ha richiesto da Mandrou 2.35 h, senza evidenziare differenze degne di nota.