La Quota 2934 è una delle numerose elevazioni, prive di una denominazione ufficiale o quantomento di un nome attualmente stabilito, presenti lungo la dorsale intervalliva Ayas-Valle del Lys, malgrado la discreta quota raggiunta - quasi tremila metri - e l'elevata panoramicità. La 2934 coniuga inoltre un ambiente isolato ed affascinante, assolutamente non frequentato, ad una innegabile facilità dell'avvicinamento, servito - fino al sottostante comprensorio dei Laghi Pinter - da sentieri conosciuti e ben tracciati.
La Quota 2934 è posta immediatamente sopra ed a sudest del maggiore dei tre Laghi Pinter, le cui rive, come illustrato nel volume Le Vette della Val d'Ayas, vantano interessanti particolarità geologiche, analizzate dagli studi del celebre professore Umberto Monterin. Si propone come una vetta triangolare, allungata sull'asse intervallivo in direzione nord-sud, con i lati obliqui che convergono fino alla vetta in modo similare ed esteso. La Quota ne ricava una conformazione più allungata che elevata, malgrado, come sottolineato, la sensibile altezza. A sud, appena oltre il remoto Colle di Mascognaz, sorge la lunga "muraglia" della Gran Cima, nei confronti della quale la 2934 risulta perpendicolare; a nord, il Colle Pinter, il Monte omonimo e la possente Testa Grigia. Il dislivello dai 1979 metri del Crest Moreleté è di 955 metri, che scendono a 244 dal lago maggiore. La difficoltà, dall'imbuto emissario di tale lago, è EE in assenza di traccia e su terreno instabile, adatto ad escursionisti ben allenati e capaci di affrontare terreni insidiosi, abituati alla navigazione con bussola, cartografia ed osservazione dell'ambiente.
La salita in vetta richiede l'arrivo al più grande dei tre Pinter, posto a 2690 metri ed a N45 49.006 E7 46.839. A circa 2720 metri, una volta oltrepassato il caratteristico "imbuto" dal quale defluisce in una bella cascata l'acqua del Lago Pinter, si trova una traccia di sentiero in terra battuta, celata da grandi rocce, con molti ometti. Si procede verso sud, puntando la parte terminale della Gran Cima, voltando infine a sinistra (sud-sudest) in corrispondenza di tre ometti disposti a triangolo; osservando il fronte della vasta pietraia a sinistra si nota anche un grande masso sopraelevato, di colore rosso cupo, con due massi minori e grigi sul vasto dorso. Si procede verso oriente in assenza di traccia, sui declivi dell'ampia pietraia che colma l'intero valloncello formato dalla "muraglia" settentrionale della Gran Cima, dalle propaggini occidentali della Quota 2934 e dal colle stesso. Tale valloncello è profondo circa 700 metri. La pietraia è chiara e scistosa, composta da grandi massi stabili e lisci, intervallati però da infiltrazioni di pietrame minore estremamente instabile e franoso, pericoloso. Vista la distanza tra i massi maggiori, si è frequentemente obbligati a scendere e risalire, con dispendio di energia e di tempo; la parte centrale della pietraia oppone anche svariati, piccoli saliscendi, che obbligano a discese e risalite laboriose, non limitabili ad un passo o ad un piccolo salto. Si ricorda che in inverno questo valloncello è caratterizzato da violente valanghe, incanalate verso il basso dalla conformazione del luogo. Si sale progressivamente verso oriente, mantenendosi al centro dell'asse del valloncello.
A 2800 metri, sul lato sinistro (settentrionale) di tale valletta subentra alla pietraia un modesto declivio d'erba, muschio e sfasciumi, sensibilmente più agevole da risalire. Al posto delle pietre chiare e scistose della pietraia sottostante si incontrano ora ampie colate franose di colore rosso cupo o nerastro, ricche di ferro. Si risale con attenzione il pendio sudoccidentale del monte, senza pervenire al Colle di Mascognaz, un valico dimenticato ed altamente suggestivo che si trova a 2861 metri di quota, a 271 metri in linea d'aria a sud della Quota 2934.
La vetta è conformata da un massiccio agglomerato di grandi e lisci massi ferrosi, dall'intenso colore rossastro, agevoli da risalire se ci si aiuta con le mani. La vetta è ristretta, sufficientemente vasta per tre persone, estremamente esposta ad occidente sugli aspri e ripidi pendii di sfasciumi e terra grigia che decadono sulla pietraia del maggiore dei Pinter. La dorsale sommitale, oltre ai massi rossastri, ritorna pianeggiante e relativamente sgombra, continuando per qualche metro alla volta del Colle Pinter. Il panorama è eccellente, specialmente nell'arco che spazia dalla Testa Grigia al Monte Sarezza, dalla dorsale occidentale dell'alta Ayas al Monte Pezzei ed al Monte Chaleau, alla Quota 2777, alla Gran Cima che si inarca prima di cadere al disopra del Pian Gony. Insolita vista anche sul versante nord del roccioso Corno Vitello.
Tempistica
Per quanto concerne il tempo necessario, ecco infine i dati rilevati nel corso della prima salita effettuata da Varasc.it il 5 agosto 2008. Partito alle 07.40 dal Crest, ho raggiunto a piedi via carrabile - per chiusura del sentiero 11A per il Colle Pinter, a causa di lavori poi conclusi a fine stagione estiva 2008 - l'Alpe Ostafa alle 08.20. Alle 09.30 ero oltre il Lago Pinter, arrivando in vetta alla Quota 2934 alle 10.24.