Castello di Villa-Challand e Quota 965 Privilegiato balcone sulla
bassa Ayas, il castello di Villa (metri 867, N45 41.089 E7 42.001) permette una magnifica
visione sulla zona di Verrès, sulle imponenti vette circostanti il Vallone
di Dondeuil e sulla circostante area umida della Riserva
Naturale del Lago di Villa, istituzione fondata nel 1992 per proteggere la
flora e la fauna peculiare di quest'angolo di montagna. Il castello
(N45 41.089, E7 42.001) rappresenta l'occasione per una breve
escursione di difficoltà turistica, adatta anche a famiglie con
bambini; la zona immediatamente circostante i ruderi, tuttavia, è
cosparsa di roveti e detriti provenienti dalle mura esterne. L'interno
del maniero, infine, è chiuso al pubblico con recinzioni a causa del
rischio di smottamenti, nonché per proteggere l'integrità della
struttura. Vai alla Galleria fotografica -
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Bruno Orlandoni, nel suo articolo La Culla degli Challant in Pagine della Valle d'Aosta n.2, giugno 1995, affermò: In realtà sarebbe più giusto dire che appare e non appare. Se si sa dov'è lo si vede benissimo. Ma bisogna saperlo. Il maniero viene mostrato nelle sue diverse fasi storiche - pre e post restauro ed ampliamento voluto da Ebalo Magno - nell'ottimo testo pubblicato da Francesco Corni nel 2008, "Segni di pietra. Torri, castelli, manieri e residenze della Valle d’Aosta".Accesso al castello di Villa E' innanzitutto necessario
portarsi a Challand-Saint-Victor (750), lungo la strada statale 506.
La deviazione, per chi sale da Verrès, è sulla sinistra; ben
visibile la segnaletica inerente a "Castello di Villa",
"Chateau Challand". Un breve tratto asfaltato con tornanti
conduce ad un rettilineo pianeggiante, nel bosco, al cui termine si
vede il cartello "Lac de Villa- Réserve Naturelle", con la
carta stilizzata dell'area umida. Alle sue spalle, un secondo cartello
impedisce il transito alle vetture non autorizzate. Poco prima, sulla
sinistra del cartello (per chi sale) si nota una prima palina
metallica grigia di Benvenuto. Qui parte un ampio sentiero tra gli
alberi che sale dolcemente, con fondo in terra battuta intervallato
dai canalini trasversali in pietra per il deflusso dell'acqua e da
qualche rara radice; il sottobosco è sgombro, la salita agevole. Si
incontrano altre paline, dedicate agli "Ecotoni", al
"Castagno", alla storia del luogo, mutuata "dai Celti
agli Challant". Sono
sufficienti quindici minuti per giungere ad una ristretta radura basata
su alcuni roccioni interrati, adiacente al castello che si presenta
come una costruzione diroccata di due piani, con finestre e muri in
pietra, alquanto rovinate ma tuttora possenti; il rientro avviene per
la medesima via. Arrivando da sud si nota ancora il fossato, ormai
colmo d'erba e rovi, dove un tempo si trovava il ponte levatoio;
secondo Ugo Torra, il muro
sovrastante misura circa 23 metri, quello orientale 30. L'intera
struttura appare comunque in rovina, a causa del tempo, della
sottrazione di materiali edili e della caccia ai tesori che ne hanno
minato le fondamenta: è tuttavia sufficiente un colpo d'occhio ed un
minimo di conoscenza storica per notare come importanti punti della
valle siano immediatamente visibili da questo nido d'aquila. Il colle
Dondeuil (2338), insospettabile teatro bellico, e la sottostante Torre
di Bonod, legame con la zona di Graines
(1375), l'intero fondovalle fino al suo accesso, Verrès. Magnifica
visuale sulla Becca Chalex (2356), la Becca
Torché (3016), il Corno del Lago
(2747) ed il Monte dell'Aquila (2580). Salita alla Quota 965 A poca distanza dal castello di Villa si eleva, boscosa e panoramica, la Quota 965, da non confondere con il Monte Saint Gilles (920). Per raggiungerla dal castello è sufficiente tornare sul sentiero di arrivo, imboccando - appena oltre l'affioramento roccioso prospiciente al maniero - una visibile deviazione sulla sinistra, che procede verso ovest fino ad una piccola radura panoramica, con fondo roccioso. Segue la palina numero 11, dedicata alla Phytoalimurgia, o studio delle piante commestibili. Seguono, nel bosco, la numero 10, "Curarsi con le piante" e, a sinistra del sentiero, in posizione panoramica, la 9, "L'Orogenesi alpina". Procedendo verso occidente, nel bosco, si perviene ai piedi di una vasta elevazione rocciosa. A sinistra si notano le rovine di una costruzione, oltre la quale si trova la palina dedicata alla "Vita contadina d'antan". Salendo agevolmente le rocce si trova, sulla destra, un ammasso di detriti che indica una antica struttura (forse un punto di avvistamento, data la posizione?, o una piccola malga). A poca distanza il sentiero svolta, la vegetazione lasca spazio alla roccia, raggiungendo la vetta della Quota 965. Vi sono tre pannelli, il centrale più ampio, dedicato alle "Aree umide"; il panorama è piacevole, in particolare sul sottostante laghetto di Villa (821 m.). Vai
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Un po' di storia Da giugno 2010, ulteriori spunti di analisi dedicati al maniero di Villa, culla di Casa Challant, sono offerti dalle fonti testamentarie medievali recensite da Varasc.it. "Thomas, comes Maurianensis et in Italia marchio, concedimus dilecto nostro Bosoni vice comiti Augustensi castrum de Villa in feudum in augmentum sui feudi ut in eo edificet et castellet". Il 13 aprile 1200 il maniero (peraltro già esistente) venne ceduto dal potente conte Tommaso I di Savoia al visconte aostano e capostipite degli Challant, Bosone II, in riconoscimento dei servigi resi alla casata. Il testo sopra citato pare riferirsi al diritto di "edificare", di "costruire", probabilmente non ex novo, bensì sui ruderi di una precedente struttura difensiva. Il castello di Villa, vera culla della dinastia come rilevato da Bruno Orlandoni, passò da Bosone II di Challant a Goffredo I ed Aimone III, quindi ad Ebalo Magno. Secondo lo storico De Tillier, proprio il grande Ebalo di Challand avrebbe prediletto questo luogo, restaurandolo ed estendendolo per potervi risiedere; un riferimento a questo insigne sire ed al suddetto castello è offerto anche da Renato Willien, nell'ottima Nouveau Guide de la Vallée d'Aoste, edita nel 1968 (pagina 87). Un altro cenno storico alla struttura risale al 19 dicembre 1241, in un documento del visconte Gotofredo di Challant ad Amedeo VI di Savoia; il castello è citato ancora nel 1277 e dieci anni più tardi. Suo residente fu Ebalo Magno; nel 1351 il maniero era presidiato da quindici fanti. Nel 1370, ipotecato, venne riscattato da Bonifacio e Giovanni di Challant. Dalla originale torre quadrangolare, di cinque metri per sette, il maniero si sviluppò intorno ad un muro perimetrale, mentre la parte meridionale delle mura venne addossata ad un nuovo edificio di nove metri per sette. Si allungarono di ben 30 metri le mura a sud ed a nord, ampliando le dimensioni della corte. La zona orientale ospitò quindi sia la cappella, nell'angolo di sud est, sia un altro edificio di 11 metri per 6. Il castello di Villa, da semplice presidio militare, divenne dunque nel 1300 una struttura capace di accogliere i dignitari della casata, ben difesa e servita da un viottolo d'accesso a tratti scavato nella dura roccia. La cappella, secondo lo studioso Alfredo D'Andrade che la visitò nel 1885, conteneva (...) resti di pitture figurative che sembrano state fatte con accuratezza. Nel corpo della stessa cappella vi sono altre pitture che sembrano state decorative. Alcune stelle rosse su fondo bianco sono intelligibili, e delle stoffe su fondi gialli. Ad ogni modo, il perimetro venne ulteriormente fortificato intorno al 1430 nell'ambito della disputa territoriale tra la nobildonna Caterina di Challant, spalleggiata dai fratelli d'Introd, ed i loro rivali contrari alla successione femminile al defunto conte, Francesco. Vennero ricostruiti il ponte levatoio e parte della cinta muraria, ingaggiando il maestro valsesiano Vuillermetus de Pecio per procurare lose pro copriendo ipsum castrum Ville Challandi. Sempre intorno a quest'anno vennero collocati nel maniero un castellano ed otto fanti, sottolineando la posizione strategica del luogo: si narra che, nella cappella, i soldati fedeli a Caterina ed al marito, Pierre d'Introd, giurarono di lottare fino alla morte per i loro signori. Nel luglio 1453 gli uomini della camera ducale, giunti a Villa con l'ingiunzione perentoria di restituire il castello a Margherita di Challant –sorella di Caterina, la quale ne aveva riscattato l'eredità paterna- scoprirono che il maniero celava sessanta armigeri, riuscendo a fuggire riportando gravi ferite. La fine della ribellione di Caterina consegnò la struttura al declino e, probabilmente, al riutilizzo di materiali edili in costruzioni civili. Probabilmente, lo stesso Ibleto di Challand asportò materiali da Villa durante la costruzione della vicina rocca di Verrès.
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