Nei boschi di Rovarey Piacevole ed insolita
escursione, questa gratificante e semplice camminata nei boschi
soprastanti il Castello di Verrès permette di
scoprire un angolo ben poco conosciuto della bassa Valle di Challand,
realizzando un interessante "anello" su mulattiere e comodi
sentieri. Questo percorso è particolarmente adatto a brevi escursioni
con bambini o cani, in caso di poco tempo o condizioni meteo poco
favorevoli a percorsi in quota; nel periodo autunnale è particolarmente
rinomato per la raccolta "ludica" delle castagne, un tempo
alimento di capitale importanza nella cultura e nell'agricoltura alpina.
E' interessante notare come la zona offra altri due tracciati di
notevole bellezza, uno alla volta dell'Alpe Piet (656 metri) e l'altro,
ben più lungo, che risale fino all'altezza di Isollaz, nei probabili
paraggi della Torre di Bonod o
Bonot, lungo il profondo solco dell'Evançon. Si segnala che, da
giugno 2010, ulteriori spunti di analisi inerenti al passato di Rovarey
sono offerti dalle fonti
testamentarie medievali recensite da Varasc.it. La realizzazione del breve
itinerario richiede poco meno di un'ora ad andatura sostenuta, con un
dislivello di 122 metri dai 516 del Castello di Verrès
ai 638 di Rovarey. La percorrenza, registrata in data 26 settembre 2009
mediante apparecchio GPS, è di 3.27 km. Suggestivo l'ambiente
silvestre, prevalentemente popolato da grandi castagni e saltuarie
querce, il cui sottobosco cela insospettabili esemplari di fauna minore.
Inaudita, in mezzo a tanta folta vegetazione, la presenza di ben due
frazioni di Verrès, la citata Rovarey e la
soprastante Omens, entrambe raggiungibili mediante una comoda strada
asfaltata; da Omens (790) parte l'affascinante e lungo itinerario alla
volta della Punta Granlà e del Monte
dell'Aquila, solitarie cime accennate da Gino Buscaini e descritte
esaurientemente nel 2008 dal manuale Le
Vette della Val d'Ayas. Una più aggiornata situazione
cartografica è offerta dalla Carta
dei Sentieri numero 12, edita da L'Escursionista Editore di
Rimini; tale carta mostra anche il valico del Torrente Roesaz, non
segnalato dalla Carta
dei Sentieri n.2. Vai
alla Galleria fotografica- Vai a GPS La salita a Rovarey ha
origine nel piccolo parcheggio a lato del Castello di Verrès, a meno di
200 metri in linea d'aria dal maniero. Scendendo verso il castello si
supera dapprima un negozio di libri e souvenir, oltre al quale si trova
una casa con abbeveratoio, in funzione anche nel periodo invernale. Qui
si trovano anche due paline gialle della segnaletica: una delle due
indirizza a destra verso la Cappella di Rovarey, attribuendole 35
minuti di percorrenza. Inizia così una bella ed ampia mulattiera che si
inoltra verso nordest, presentandosi usualmente gelata e scivolosa nel
periodo invernale e postnatalizio; essa attraversa alcuni pascoli,
bordata da muretti in pietra e piccoli alberi, sul lato destro del
castello originariamente costruito dai De Verretio, ceduto ai potenti
Savoia e da questi concesso al grande Ibleto
di Challant, il quale creò ex novo l'attuale struttura a partire
dal 1372. Superando una piccola buca delle lettere in metallo nero,
integrata nel muretto a sinistra della mulattiera, si supera la Maisonette
Bouleau, oltre la quale, volgendosi indietro, si ha modo di ammirare
pienamente la possenza dei bastioni rinascimentali saggiamente voluti da
Renato di Challant e dalla sua nobile consorte, Mencia di Braganza,
edificati a partire dal 1536. Ampie ed aggressive volute di pietra
arrotondata, semicelate dalla vegetazione, chiaramente destinati ad un
solo, duplice scopo - acquartierare le bocche da fuoco provenienti da
Valangin e, al contempo, proteggere il maniero e la sua guarnigione dal
fuoco nemico. Si raggiunge così, a poca
distanza, la frazione La Barmaz, posta a 512 metri di quota ed a N45
40.250 E7 41.931; da qui, secondo la Carta dei Sentieri n.2,
diparte il sentiero 4A per Rovarey, ma la segnaletica locale non fa
riferimento a tale numerazione. La mulattiera attraversa la frazione,
composta in realtà da poche strutture e fornita tuttavia di acqua. Si
risale sulla soprastante strada asfaltata che porterebbe ad Omens, ma
solo per attraversarla: appena oltre, difatti, la mulattiera riprende
ben visibile ed in netta salita, sempre tra gli alberi. Si supera, su
piccolo ponte, una roggia. Il fondo in pietra è perennemente nascosto
da un scivoloso strato di fogliame secco, particolarmente abbondante in
autunno; pietre scure e curiosamente regolari fanno capolino
nell'ombroso sottobosco, ai lati, tra suggestivi giochi di luce. A 560
metri di quota si attraversa l'ampio fronte di una antica frana ormai
interrata e nascosta dal castagneto, sul cui margine, quasi a dividerla
per pochi metri dal sentiero, corre ancora il bordo di una antica
roggetta. A 658 metri si raggiunge un evidente bivio, provvisto di segni
gialli (cerchi privi di numero su una roccia, a destra del sentiero, e
copiose frecce). Si prosegue a sinistra, in semipiano, seguendo i segni
gialli e notando, poco oltre e sulla destra della traccia, un curioso barmet
nella roccia. Si apre quindi un'ampia e panoramica radura, ove il
sentiero procede verso nord: notevole panorama verso Verrès, verso il Mont
Conge con la Croce di Saint Gilles, nonché sulla SR45 che risale la
Val d'Ayas. La radura ospita una grande legnaia e, poco oltre, una breve
staccionata a sinistra del percorso; proseguendo, si nota a sinistra e
poco sotto il tetto della Cappella di San Grato. Si raggiunge così la
massiccia e sgraziata cabina dell'Acquedotto di Rovarey, costruita nel
1988; un piccolo prato la separa dalle case, guardate da alcuni cani cui
occorre approssimarsi con cautela. Collocata sulla strada
asfaltata, la nota Cappella di San Grato è stata descritta da monsignor
Edoardo Brunod, che ne rintracciò l'atto di fondazione risalente al
28 febbraio 1677, a cura del notaio Valaise. Ben più colpito ne fu Ugo
Torra, il quale nel 1963 descrisse il piccolo paese: (...)
Di fronte a noi, sul versante opposto della valle ancora stretta,
scorgiamo altre povere case, precedute da romantica cappellina. Sono
solitarie, misteriose, strette fra rocce e vigorosi castagni che appena
le lasciano intravvedere. Ne voglio parlare, anche se Rovarey, così si
chiama, appartiene a Verrès. Lo si raggiunge per la mulattiera della
Rocca, che di qui ci appare sotto nuove prospettive. All'improvviso
siamo alla suggestiva cappellina vista poc'anzi. Sulla facciata,
protetta da un capace avantetto, rimane la modesta grazia di un vecchio
affresco (Deposizione e un Santo). Torra
specificò ancora: (...) è stata restaurata
nel 1943 da Pio Rovarey. (...) E' notevole la sua piccola campana che
reca la scritta: Humbert Chavalier - 1682. Proprio a lato della
cappella, tra un cespuglio di rose e la moderna palina che segnala sulla
strada asfaltata l'arrivo a Rovarey, discende un sentiero che rende
superflua la suddetta strada: i primi metri sono ben lastricati, il
resto è piacevolmente sterrato. Una palina attribuisce 30 minuti di
percorrenza per Verrès, il cui panorama è
purtroppo funestato da tre grossi cavi dell'alta tensione. Si discende
nel bosco fino ad una piccola, segreta radura a quota 595 metri, alla
cui destra si trova una villetta: si resta sul sentiero, in quel tratto
costituito da erba e provvisto di opere di contenimento, raggiungendo la
strada sterrata che serve la casa. La sterrata confluisce sulla strada
asfaltata per Omens, ove tuttavia subito campeggia, in alternativa, un
sentiero. Il percorso è protetto sul lato destro da una continua
staccionata di legno e corre nel bosco, al disotto della strada; si
notano alcuni vetusti segni di vernice rossa, circolari, sulle rocce a
sinistra del sentiero, a circa 555 metri di quota, ove c'è anche un
antico muretto di contenimento. Si supera un capannone probabilmente
adibito a fienile, poi un'abitazione, tornando dunque a La Barmaz e
riprendendo il breve tratto di mulattiera che la collega al castello, già
percorso all'andata; negli ultimi metri, una deviazione permette di
scegliere se raggiungere la base del percorso che sale al Castello di
Verrès oppure, più direttamente, il parcheggio da cui è iniziato
l'itinerario. |