Magneaz

..la grossa borgata di Magnea, ridente e tranquilla nell'ampia luce

Ugo Torra, 1963 

Uno dei più affascinanti, antichi e panoramici villaggi dell'alta Ayas, Magneaz si trova in posizione invidiabile a poca distanza dalla vicina Antagnod (circa 1.7 km in linea d'aria), inserito in un contesto di piccoli villaggi che risalgono da Champoluc la costa occidentale del solco vallivo. La quota del villaggio varia dai 1700 ai 1710 metri, mentre la posizione (registrata nei pressi della chiesa) è N45 49.574 E7 42.418. Il paese sorge lungo la SR5 che collega Antagnod a Champoluc, presenza a tratti invasiva e poco consona, vista l'attività frenetica ed il rumore, a questo luogo antico e tranquillo.

Il villaggio, volendo abbandonare la strada asfaltata, cela luoghi e scorci incantevoli. Davanti alla sua chiesa, sul lato sinistro di Rue de la Traversa, si può scendere in una stretta via pavimentata in cubetti, che costituisce un segmento dell'antica Krämerthal per Aosta: un cartello segnala "venti minuti per Bisous". Imboccandola si scende sotto al livello della strada regionale, tra antiche e possenti case in legno e pietra, rascard d'altri tempi ai cui piedi si aprono oscuri recessi polverosi: particolarmente rappresentativi i civici 1 e 6. Il numero 6 presenta vecchi affreschi oltre ad una meridiana ormai consunta dal tempo, unitamente ad una curiosa finestra rotonda, in alto. La recondita stradina è Rue Capitaine Quey, con riferimento a Claudio Quey che servì militarmente sia Emanuele Filiberto che Carlo Emanuele I, il quale lo nobilitò nel 1614 riconoscendone la fedeltà. Sulla sinistra diparte in lieve discesa Rue Joseph Denarier, mentre Rue Quey termina poco oltre, dopo il civico 19 (una bella casa in pietra dall'ampia facciata, con un affresco raffigurante probabilmente tre santi, posto in mezzo a quattro finestre bordate di bianco).

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Appena oltre il civico 23, seminascosta sulla destra, sorge la cappella dedicata alla Notre Dame de Guerison, una struttura recentemente riattata che porta sulla volta la dicitura Ex vote Marie Anne Burgay 1864; vi si possono ammirare affreschi dedicati a St. Jean Baptiste, St. Lucie, St. Joseph. Magneaz termina qui, appena sotto il guard-rail della SR5: Rue Quey però continua, inizialmente asfaltata, in mezzo al pendio lussureggiante alla volta del paese seguente. La vista sul Monte Zerbion è molto suggestiva, rivaleggiando con la spaziosità del colpo d'occhio che si può dedicare al fondovalle, lungo la curva dolce dei pascoli declinanti in basso, a sinistra. A poca distanza la stradina compie una curva e termina in una piccola forra alberata, nella quale ricade un ruscello che passa sotto il manto stradale. A destra una breve salita riporta sulla strada regionale, mentre a sinistra la stradina diviene una mulattiera che continua tra i prati alla volta di Bisous (N45 49.285 E7 41.818).   

La chiesa di Magneaz 

Antichissima è la storia di questo borgo, il cui nome deriva probabilmente dal latino Magnus, sottolineandone tuttora la probabile importanza di un tempo; alcune tradizioni lo vorrebbero addirittura il primo insediamento dell'alta Ayas. Giacomo di Challant, nel 1457, inserì Magneaz (Magnea ed Antagnio, secondo il Duc) in un atto di donazione rivolto a suo fratello Guglielmo; nel 1806 il paese ebbe la sua prima, moderna struttura scolastica, venendo citato ufficialmente per la prima volta nella Carta degli Stati Sardi del 1846. Secondo un'antica tradizione la chiesa di Magneaz fu la prima in Val d'Ayas a fungere da parrocchia. La storia di questa struttura votata alla Visitazione affonda nella notte dei tempi, perdendosi addirittura nella leggenda ed addentrandosi in periodi oscuri: la prima chiesa risalirebbe all'anno 585, con dedica a San Pietro Apostolo. Nei suoi pressi, secondo Torra, vennero scoperte ossa umane, segno di un antico cimitero. Monsignor Edoardo Brunod ricorda l'esistenza della cappella e di un ospedale nel 1413, allorquando venne redatto da Giacomo di Pilaz l'Atto della visita pastorale. Restaurato nel 1821 (dopo l'interdizione di monsignore de La Palme) e nel 1959, si propone oggi come un edificio a pianta rettangolare con presbiterio caratterizzato da volta a vela, a sua volta suddivisa da eleganti costoloni; al loro centro spicca lo stemma dei signori di Challant. Il massiccio campanile a pianta quadrata emerge dal centro della facciata: una torre campanaria di tutto rispetto se paragonata alle piccole strutture delle cappelle di altri villaggi, dotata oltretutto di orologio. Alla destra della torre la struttura muraria è più bassa rispetto alla parte opposta ed ospita sotto al tetto due affreschi, il primo raffigurante una Madonna con Bambino, il secondo (più grande) con dicitura Sancte Grate Proctetor Noster. L'ingresso alla chiesa è situato sinistra del campanile, raggiungibile tramite brevi gradinate. 

Al campanile è poggiata una grande croce lignea. Il grande crocifisso ligneo, protetto da una tettoia decorata, mostra i segni della Passione di Cristo ed è stato interamente restaurato nel 1998. La rappresentazione sacra si colloca nel canone Arma Christi e raffigura la tunica contesa tra i legionari ai piedi della croce, le mani ed i piedi mutilati dai chiodi, la corona di spine, i denari di Giuda, le tenaglie dei carnefici, l'arma levata per difendere Gesù durante l'arresto. Si notano anche la lancia di Longino, che trafisse il costato di Cristo, il martello usato per inchiodarne le estremità alla croce, ed infine un gallo simboleggiante la negazione di San Pietro.

Sopra la porta si nota una nicchia di modeste dimensioni, all'interno della quale è raffigurata una Madonna in piedi. Il presbiterio risale al Quattrocento ed è la parte più antica della chiesa odierna; è notevole l'altar maggiore in legno intagliato, risalente al secolo XVIII ed abbellito da quattro colonne tortili con statue della Madonna, di Santa Barbara (XVI secolo) e di San Paolo (XV). Alle sue spalle si celano due affreschi che, secondo Brunod, risalgono al XVII secolo. 

L'interno della chiesa di Magneaz

L'altare maggiore della chiesa di Magneaz, ampiamente descritto (insieme alle altre peculiarità storiche, artistiche ed architettoniche di questo villaggio) dagli studiosi Gabriella e Gian Piero Morchio, risale al Settecento. E' costruito in legno dipinto e parzialmente dorato, strutturato sullo schema delle quattro colonne tortili intervallate da tre nicchie. Le cavità riparano una statua della Madonna e del Bambino, oltre a due rappresentazioni di San Paolo e Santa Barbara con corona e libro; una nicchia soprastante, caratterizzata dalla scritta Ecce Conditor Ecclesiae, ospita un San Pietro seduto e risalente all'inizio del XVI secolo, ritratto con tiara e croce arcivescovile. Anche la statua di Santa Barbara risale al medesimo periodo e ne condivide la probabile provenienza, ovvero la Svizzera centrale. 

Esiste anche un altare minore, sul lato destro della cappella, dedicato a San Germano di Auxerre; le quattro colonne tortili ne custodiscono la sola statua. Sulla sinistra si nota invece un dipinto con labile iscrizione Obino Pinet 1663, ritraente Santa Barbara, Santa Agnese, San Pietro e San Paolo.

L'altare maggiore, di per sé splendido e degno di ammirazione, cela in realtà ulteriori particolari. Innanzitutto, un antico affresco ancora visibile a chi voglia appressarsi nei ristretti passaggi laterali, raffigurante la Madonna Nera di Oropa e San Giovanni Battista. Si nota anche l'iscrizione Ecce Agnus Dei. Secondo i coniugi Morchio, l'affresco risale alla seconda metà del Seicento; tale collocazione cronologica si fonda, tra l'altro, sulla disamina della corona della Vergine e sull'ordine, risalente al 15 maggio 1658, di proseguire nei lavori di restauro della cappella. L'ordine venne emanato dal vicario generale di Aosta in seguito alla lamentela di Paul-Emanuel Quey, secondo il quale alcuni abitanti non avevano ancora corrisposto i fondi necessari al restauro; si ritiene dunque che la creazione dell'affresco sia successiva a tale ingiunzione. Un'ulteriore, misteriosa ed affascinante scoperta attende chi osi avventurarsi ai lati del massiccio altare ligneo, nella penombra retrostante: si tratta di una labile iscrizione in caratteri gotici, le cui sole parole ancora comprensibili risultano Martinus Quey et Antoni, con chiaro riferimento all'importante famiglia Quey. Secondo i coniugi Morchio, tale scritta deve essere interpretata come appartenente ad una cappella più antica, risalente al tardo XV secolo e votata a San Pietro, probabilmente edificata o promossa dai nobili Quey. La cappella custodisce anche un antico confessionale in legno, realizzato, secondo la tradizione locale, da un militare napoleonico che volle diventare abitante della Val d'Ayas.

Magneaz. Storia e fonti testamentarie

Il villaggio venne citato nel testamento del signore di Montjovet, Jacquemet di Challant, risalente al luglio del 1361: (...) legavit et jure legati reliquit capelle Beati Petri, sita in ecclesia Beati Victoris de Villa: florenos sexdecim boni auri; quos florenos illi de Magneaz eidem faciunt super alpe de Aventina.

Il canonico Pierre-Etienne Duc nella sua opera La prévôté et la paroisse de Saint-Gilles Abbé à Verrès, pubblicata nel 1873 ad Ivrea presso l'Imprimerie du séminaire, scrisse: Dans un acte de reconnaissance, passé le 15 janvier 1440, en faveur du chapelain de St-Michel à l'église de Challant, on voit que l'église de St-Martin d'Ayas était déjà au hameau d'Antagnod, en effet le dit acte fut écrit in stabulis domus Curae Sancti Martini apud Agatium in villa de Antagno. Primitivement dédiée à S. Pierre, l'église d'Ayas se trouvait une lieue plus haut, au village de Magnéa.

Nel 1928 la descrisse il dotto abate Bonin: Magnéa (lat. magnus, grand). Village d'Ayas où s'élevait autr. l'église de la Paroisse. Ce hameau, situé au centre du territoire, avait alors beaucoup plus d'importance que maintenant. Il y a deux siècles, on y comptait encore plus de 30 familles; auj. il est réduit de la moitié.

Nel 1963 anche Ugo Torra visitò il villaggio. Ben più importante d'ora doveva essere in altri tempi questo villaggio che ospitò, secondo la tradizione, la prima Chiesa parrocchiale di Ayas. Sarebbe stata così anche una delle prime località abitate della valle.

Secondo l'Abbé Joseph-Marie Henry, infine, La bénédiction de saint Germain qu'on donne aux enfants est pratiquée encore aujourd'hui en beaucoup de lieux parmi lesquels Bard, Gressoney-Saint-Jean (...), Magnéa sur Ayas.

 

 

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