Cesare Chiodi "Il Castello di
Graines" Articolo, tratto da Rivista Mensile del Touring Club Italiano, pp. 357- 360, numero 7 del luglio 1911, edizione XVII. Formato 23.5x17 cm., con illustrazioni in b.\n. Prezzo: Euro 15,00 (da concordare).
La smagliante nota dei
prati, il biancheggiar dei casolari e dei villaggi conferiscono alla
valle una ridente impronta di gaiezza alpestre. Non così dovette essere
nel buon tempo antico quando una immensa foresta la rivestiva tutta,
coprendola di un velo più misterioso, affascinante e bello di una
bellezza più selvaggia. Raro ed interessante, contraddistinto da un
testo sobrio ed elegante, Il castello di
Graines è un articolo comparso nel numero del 1911 de Rivista
Mensile del Touring Club Italiano, nel mese di luglio: la copia
in mio possesso, peraltro in ottime condizioni, è purtroppo stata
barbaramente tagliata dal giornale originale e non conserva indicazioni
inerenti alla data di pubblicazione. Non così, ad esempio, nel caso del
notevole articolo Nel
regno dei Challant. La valle d'Ayas, firmato da Marziano
Bernardi sulla medesima Rivista, nel maggio del 1922. L'articolo
presente tratta gli aspetti storici, leggendari e paesaggistici del noto
maniero di Graines, presso Brusson.
Notevole il frontespizio acquarellato che, come le sei fotografie in
bianco e nero, reca la firma CTI; si
tratta di immagini dal grande valore storico, in modo particolare quella
ritratta a pagina 359, la cui didascalia recita La
torre come era prima dei restauri. Il brano è firmato da Cesare Chiodi, ingegnere
milanese (1885-1969), docente sin dal 1929 presso la Facoltà di
Ingegneria e, successivamente al 1936, anche in quella di Architettura.
Assessore all'Edilizia per il Comune di Milano, si occupò, tra le altre
cose, dello sviluppo della rete metropolitana; si ricorda in particolare
il suo La città moderna. Tecnica urbanistica,
pubblicato nel capoluogo lombardo dall'editore Hoepli, nel 1935. Particolarmente interessante l'analisi
retrospettiva condotta dall'Autore tra le rovine del maniero, abile nel
rievocare le signorili battute di caccia, il passaggio dei rampolli
della Casa di Challant, i cupi momenti di tensione e paura vissuti dal
volgo asserragliato dietro le mura del castello. Come semplice leggenda,
e non certo verità storica, viene trattata la ben nota usanza di
ricoprire con la terra gli ultimi nevai del Vallone
di Graines, in modo da non ferire la nobile pelle delle castellane
di Graines, peraltro mai vissute nel rude e militaresco maniero; Chiodi
inaugura dunque una tradizione narrativa ed analitica di stampo più
prettamente scientifico, base della moderna manualistica storica e
culturale dedicata alla Val d'Ayas. Un articolo interessante,
coerente ed approfondito, purtroppo strappato dalla propria Rivista. |