Il ridente e soleggiato pendio occidentale della conca superiore della Val d'Ayas ospita, tra pascoli, terrazzamenti e boschi, antichi villaggi che costituiscono veri e propri tesori di cultura ed architettura alpina.
Il capoluogo ne è anzitutto Antagnod (1694-1700 metri di quota, N45 49.004 E7 41.374) che, insieme a Champoluc, costituisce uno dei maggiori centri abitati della Val d'Ayas. Pertanto è adeguatamente servita da vie di comunicazione in grado di supportare le esigenze turistiche dei periodi di massimo affollamento, specialmente da parte della bella strada panoramica che sale da Champoluc e che scende verso Lignod. Questa strada, definita Strada Regionale 5, è troppo spesso percorsa di fretta in automobile o in corriera: per questo motivo si perdono di vista angoli di Ayas singolarmente affascinanti, quali piccoli villaggi sospesi di fronte a panorami magnifici oppure antiche abitazioni, affreschi ormai sbiaditi, bassi rascard parzialmente affondati in pendii lussureggianti di vegetazione. Un'escursione a piedi o in bicicletta alla volta di Antagnod può regalare scoperte insospettate, arrivando a stupire perfino chi conosce Ayas da sempre - e tuttavia non ha mai fatto capolino in questi hameaux così ristretti e caratteristici. Lo scopo di questa sezione de Varasc.it, dunque, è duplice: ovviare ad un'eventuale lacuna conoscitiva e, allo stesso tempo, incoraggiare la visita di questi paesi.
Nel 1899, l'abbé Amé Gorret e Giovanni Varale descrissero i villaggi in costa tra Antagnod e Champoluc nell'opera Guida illustrata della Valle di Challant o d'Ayas, definendoli Bisson (Bisous), Magnéaz, Pallonettaz e Palin. Da Palin o Pallenc partiva allora il sentiero per il Colle di Nana.
La salita ha inizio ai quasi 1600 metri di Champoluc, là dove (al termine della Passeggiata della Luna, o altrimenti poco oltre il ristorante Churen) comincia la SR5 per Antagnod, debitamente evidenziata dalla segnaletica stradale, invernale e non. Una curva ci porta al primo rettilineo che, in pendenza costante, supera un bed & breakfast per terminare esattamente sopra all'inconfondibile torretta dei ripetitori sovrastante il caratteristico Paese vecchio di Champoluc. Proseguendo, dopo altri due rettilinei ed una svolta, la strada ci consegna all'abitato di Champlan (N45 49.856 E7 43.210), sulla sinistra della carreggiata. Notiamo che questo tratto iniziale presenta la maggiore pendenza dell'intera salita fino ad Antagnod, informazione utile per chi ha deciso di effettuarla in bicicletta. Champlan, o meglio il nucleo principale del paesino, ci accoglie con una fontanella pressoché invisibile se non al ritorno verso la strada soprastante. Il borgo si presenta arroccato ai due lati di un vicolo molto stretto ed ombroso, riparato dalle facciate e dalle balconate di antichi rascard: qui sono accreditate costruzioni risalenti al 1540, al 1653, al 1747, 1752 e 1840. Il panorama, sebbene Champlan non goda della quota più elevata dei villaggi successivi, è apprezzabile: notiamo subito l'intero centro di Champoluc con la chiesa di Sant'Anna, poco distante in basso, e possiamo permetterci un colpo d'occhio iniziale sul Crest e sulle prime case di Mascognaz.
Di ritorno sulla SR5, si cammina per qualche minuto alla volta di Pallenc (o Palenc, N45 49.734 E7 42.710), affrontando come anticipato l'ultimo tratto di pendenza rilevante. Da notare che Mario Aldrovandi, nel 1969, definì il villaggio Pallinc. L'accesso a questo piacevole paesino di media montagna è celato da una deviazione sulla destra della carreggiata, immediatamente successiva al ristorante "Le Sabot": impossibile mancarla, tuttavia, poiché il ristorante espone sempre alcune bandiere ben evidenti, per non parlare della grande croce lignea e del cartello con il nome del villaggio in bella vista. La deviazione è lunga meno di cento metri, e ci riporta in direzione dei lontani ghiacci della testata settentrionale. Nelle belle giornate il panorama è impressionante, comprendendo praticamente l'intera costiera orientale di Ayas: dal lontano candore del Castore alle sagome severe del Sarezza e della Testa Grigia, fino all'inconfondibile Mont Pers, lo Zerbion, all'estrema destra. Pallenc, circondata da verdi pendii adibiti a pascolo e sovrastata a poca distanza da un fronte di conifere, ci accoglie con una piccola cappella dal colore giallo un po' decaduto, sulla destra della stradina, il cui architrave rimanda al 1842. Essa è dedicata alla Santa Croce e fu costruita nel 1840 dal canonico Jean-Martin Brunod. Ai lati della porta si notano due basse finestre con inferriate, mentre sulla sinistra del tetto spicca un piccolo campanile chiaro. Subito dopo la cappella, questa volta sulla sinistra, compare una fontana, gradita sorpresa per chi ha sopportato il forte sole che abitualmente inonda questa sponda di Ayas.
Ci si trova nella minuscola piazzetta da cui si accede a Rue de la Vardaz, a sinistra, ed a Rue Borbon, uno stretto vicolo parallelo alla regionale sottostante. Proprio percorrendo Rue Borbon notiamo innanzitutto due curiose colonne coniche sostenenti una bassa casetta, e più oltre, una serie di balconate lignee che si protendono da antiche abitazioni che parrebbero uscite da un volume di architettura alpina. E' particolarmente notevole la bella casa al civico 6, edificata in pietra al pianterreno ed al primo piano, mentre caratteristici "funghi" sostengono il piano sovrastante, in legno. Ricordiamo che questo paese ospitava edifici con iscrizioni risalenti al 1555, 1573, 1765, 1768, 1777: nella bella stagione, nel silenzio tranquillo di questo paese ed osservando i movimenti ritmici della fienagione, può sembrare quasi di tornare al tempo in cui queste case vennero costruite. Lasciandoci alle spalle simili illusioni vagamente bucoliche, si riprende il cammino.
La SR5, mediante un marciapiede breve ma estremamente panoramico!, ci consegna subito al paese successivo, Palouettaz. Per raggiungerlo, paradossalmente, occorre raggiungere il cartello d'ingresso del borgo successivo, Magneaz (N45 49.574 E7 42.418), girando a destra in vista della salitella parallela alla carreggiata. Si tratta di un borgo antico e dal passato certo importante, come testimonia la più probabile etimologia del suo nome, Magnus.
Palouettaz (N45 49.619 E7 42.510) si articola attorno a Rue des Fleurs, altro esempio di brevissimo passaggio molto stretto ed ombroso tra facciate spesso ravvicinate, tipico della topografia urbana di montagna. Il lato a monte di questa stradina ospita belle costruzioni in legno e pietra, recentemente ristrutturate, tra cui una caratterizzata da un affresco religioso e da un'iscrizione sulla trave, 1754. Un'abitazione molto curata esibisce la targa "Osteria", pur trattandosi di una casa privata. Il lato a valle del paese è più aperto e, tra orticelli e giardini, lascia intravedere la carreggiata sottostante.
Il villaggio seguente è quello di Bisous (N45 49.285 E7 41.818). Anche questo paese è traversato dalla SR5, e proprio sul ciglio stradale sorge la chiesetta dedicata alla Madonna delle Nevi, in piazza Pierre Fourmier. Secondo Monsignor Edoardo Brunod, essa risale al 1630, poichè il 5 agosto tale Jean Fournier fi legò la messa patronale. Il 20 maggio 1630, Jean- Pierre Fournier vi aveva istituito una messa per il giorno di San Marco. La cappella custodisce una statua di Sant'Antonio, in legno, del XVII secolo, ed una pietà del medesimo periodo. La facciata della struttura è ampia e candida, con due basse finestre ai lati della porta ed una quasi ellittica, più in alto, la cui inferriata reca la data 1830. A sinistra, sopra il tetto, spicca il piccolo campanile, mentre la parte superiore della facciata mostra tre affreschi di carattere religioso, in posizione dominante la raffigurazione della Signora patrona dell'edificio sacro.
Sulla sinistra della piccola piazza si scende in Route de la Val, mentre sul lato opposto, tra la chiesa ed il lavatoio, sale il Chemin de la Crogea, presto un sentiero tra l'erba. Sempre in piazza Fourmier, pochi metri prima della chiesa di Bisous e sul lato sinistro della SR5, arriva il tratto di Krämerthal proveniente da Magneaz. Lasciamo Bisous continuando lungo la Regionale che, subito dopo il villaggio, ci offre un breve rettilineo alberato sulla sinistra, al cui termine notiamo la deviazione per i 1831 metri di Mandriou. In direzione dello Zerbion, più oltre, notiamo inoltre la massiccia sagoma chiara degli impianti di risalita per il Pian Pera (2306 metri), posti a 1734 metri di quota. Risulta quasi paradossale che un borgo piacevole e rinomato come Antagnod sia introdotto da una struttura simile (necessaria e funzionale quanto si vuole, ma certo non facile ad inserirsi nell'ambiente circostante) e nonostante tale dicotomia, è proprio qui che siamo arrivati. Antagnod sorge a 1694 metri di quota: cifra indicativa, poiché basta un'occhiata iniziale per notare come l'intero paese si sviluppi lungo un ampio e soleggiato pendio. Si conclude qui la nostra salita tra alcuni magnifici e poco frequentati villaggi e hameaux ayassini, minuscoli centri abitati d'altri tempi che paiono ancora sorpresi dall'irruente arrivo della strada regionale e delle relative modernità quali automobili, fermate d'autobus e turismo.
Champlan, Pallenc, Palouettaz, Magneaz, Bisous ed infine Antagnod... D'estate come d'inverno, ecco sei paesi di dimensioni che in pianura parrebbero irrisorie, e che tuttavia riassumono efficacemente la bellezza e l'unicità dell'ambiente montano. Sei borghi baciati dal sole estivo ed invernale, ricchi di scorci magnifici e di segreti da scoprire nel tempo, sei borghi affascinanti di cui la presente relazione può solamente mostrare qualche aspetto, lasciando il piacere della scoperta di tutto il resto all'iniziativa del lettore.